venerdì 26 febbraio 2010

Il libro Acciaio, Piombino e chi non è d'accordo

 

Ok ne parlo anche io, a Piombino ne parlano già alcuni, anche se non molti a dir la verità. Io non lo ho letto, non so se lo leggerò e non so se mi piacerà o meno. Ma voglio parlarne. Almeno per atto dovuto alla mia città (se proprio c'è qualcosa da doverle..) e un po' anche per il gusto sibillino della polemica. Pur non avendolo letto, ne ho sentito parlare. Generalmente male, ma si sa, i gusti son gusti, e questo vale anche (e soprattutto) per i libri. Già qualche tempo fa ne discussi con Ikkio al fondo e i nostri sentimenti iniziali furono del tipo "Nooo, ganzo un libro su Piomba, che parla anche della vita operaia e dei giovani..". Mano a mano che passa il tempo, però, soprattutto su Facebook ho letto "storture di nasi" da parte di chi aveva acquistato il libro. Quasi nessuno si riconosceva nel romanzo e nell'ambientazione descritta dalla Avallone . Dovrebbe trattarsi di una storia molto romanzata con luoghi comuni su Piombino portati all'esasperazione, quindi che possono rivelarsi lontani dalla realtà. Ultimamente tra molti piombinesi sta nascendo (e ne sono felice) un senso di fierezza nell'appartenere a tale città, un affetto ed una voglia pratica di migliorare le cose che fanno sì che una lettura del romanzo resti antipatica fin da principio.
Vuoi per la famosa coda di paglia vuoi per il fatto che il libro forse ha generalizzato troppo determinati aspetti, alla gente, quella vera, quella che alla Lucco si fa il culo, quella che in cassa integrazione non sa come arrivare a fine mese, quella che la sera si fa l'aperitivo in centro e così via, proprio il libro non è andato giù. Nascono così gruppi su FB per ricordare che Piombino non è "ACCIAIO" e tra amici si parla di questo "evento" che ha sconvolto un po' qualche animo. Per quanto mi riguarda è e sarà solo un libro. Un romanzo. Una storia inventata che utilizza come ambientazione una realtà difficile e dolorosa, come potrebbe essere Piombino... Alla fine si tratta di un romanzo, ovvero di un racconto di fantasia che prende come pretesto ambientale una città come Piombino amplificando certe cose... 
Di sicuro un romanzo del genere può essere cattiva pubblicità per la nostra città, che sta cercando, faticosamente di togliersi di dosso il pesante fardello di essere conosciuta solo come polo industriale. Le varie opere atte a migliorare la recezione turistica o culturale potrebbero in parte risentirne, ma i piombinesi si son sempre saputi rimboccare le maniche... Piombino è anche altro e lo sappiamo, e sì  forse i giovani non sanno divertirsi al 100% in modo onesto come avviene a Biella (famosa città di divertimenti confinante con Manovella), ma di sicuro qua non è Scampia. Di macerie da rimuovere ce ne sono, così come di presunte o possibili vie Stalingrado, ma il territorio ci permette di poter voltare pagina (anche se già abbiamo iniziato). Per chi capita su questo articolo non essendo di Piombino, ed ha letto il libro, consiglio una visitina al blog Piombino in Foto  frutto del lavoro degli iscritti al gruppo di Flickr "Steel Town". Direi che tra acciaio ed acciaio preferisco quello raccontato con le immagini del Melone, del Musampa e degli altri fotografi.

10 commenti:

  1. grazie mille Janne, anche se prima di dire "Di sicuro un romanzo del genere può essere cattiva pubblicità per la nostra città" io ci andrei coi piedi di piombo (o di Piomba? ahahah)
    insomma, si fa la minestra sui discorsi, sennò.
    prima leggere, poi commentare.
    non caschiamoci scioccamente, in questa boDola (come si dice a Piomba)
    ;-)

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  2. Il fatto che "può" essere non significa però che "debba" essere così. Nel caso lo fosse "può" spronare gli animi (le vanghe, i martelli, le penne) degli addetti ai (non) lavori.
    Una (eventuale) cattiva pubblicità può anche essere punto di riflessione su ciò che Piomba trasmette ad alcuni. Che Piomba non è Viareggio, Castiglione o Parigi lo sappiamo. Che sia meglio o peggio però sta a noi deciderlo.

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  3. bada Janne, un ci prova' con me! ;-P
    dire che "di sicuro può essere cattiva pubblicità" significa che lo si sappia per certo che ci sia un motivo perché lo possa essere.
    ma se non l'hai letto, beh, mi sembra quantomeno azzardato. come fai a sapere che possa esserlo?
    la risposta è "per sentito dire".
    il senso della mia replica era appunto questo: non lasciamoci prendere dal vortice del sentito dire prima di esprimere un parere.
    sbaglio?

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  4. Sì "di sicuro" c'è la possibilità che sia cattiva publicità :)
    Comunque non è questo il punto. Non è un articolo giornalistico (il suo libro), è solo un romanzo, quindi ho anche spiegato che alla fine la sua è solo un'impressione romanzata. Quando finirò la mia saga di libri ambientati in una Piombino cyberpunk (altro che la San Francisco di Dick...) spero che vengano presi solo per libri :)

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  5. no, aspetta te "hai spiegato" cose che non hai letto, dai, non facciamola palloccolosa! si fa per ride', ovviamente.
    io posso anche sapere che Guerra e Pace è lungo e palloso ma non lo uso nemmeno nelle metafore, perché io Guerra e Pace non l'ho letto. Per lo stesso motivo, l'aver studiato la poetica di Flaubert non mi autorizza a scrivere un saggio dove parlo anche delle valenze sociali di Madame Bovary, se Madame Bovary non l'ho letto.
    Invece l'ho letto e devo dire che fa cacare, Madame Bovary.
    Ma lo faccio con cognizione di causa.
    E poi a Dick non ci siamo ma le Torri non è che siano idealmente così distanti dai Progetti dei romanzi di Gibson.
    Che ovviamento ho letto.
    Come avrei potuto non leggerli? ;-)

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  6. Salve, io non sono di Piombino ed ho letto il libro: l'ho trovato veramente esagerato, sia nella descrizione dei luoghi che della realtà industriale.
    Io sono di Pontedera, altra città post-industriale, fatta dalla Piaggio, da casermoni popolari e gente in cassaintegrazione. Mi sa che la signora Avallone non ha mai vissuto in una città che è cresciuta intorno alla propria fabbrica, croce e delizia della popolazione. Descrive gli operai e le loro famiglie come un genere sub-umano. In più, dal punto di vista della narrazione l'ho trovato scontato: sembra il bignami di altri libri ed altri film.
    Saluti
    LaZoe

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  7. Sì, ritroviamo qualcosa preso un po' là ed un po' qua, senza secondo me descrivere pienamente la vita operaia che fa da cornice alle due ragazzine.

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  8. Ho letto il libro, non sono di Piombino effettivamente l'immgine che trasmette di questo posto non è sublime, ma per me Silvia ha voluto concentrarsi su degli aspetti di vita un pò pulp un pò alla Niccolò Ammaniti che potrebbero trovare collocazione in qualsiasi altra zona della nostra Repubblica ha voluto descrivere situazioni e fatti comuni che possono sentirsi nel nostro telegiornale....la sua narrativa può anche non piacere.

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  9. Salve, scusate il disturbo. Ho appena finito il libro e conosco bene Piombino da anni, anche se non ci vivo. Ragazzi, qui è nata una grande scrittrice che di colpo dà a Piombino una fama internazionale. Che la realtà sia esagerata è ovvio, trattandosi di un romanzo. Come se si rimproverasse a Emile Zola di aver descritto una Parigi squallida e disumana. I ragazzi piombinesi non sono disperati - ne i loro genitori - come qui descritti, ma questa è la scrittura di un adolescente, piena di sentimenti estremi e brevemente definitivi. Esperta di psicologia quanto di filosofia, si vede. La Lucchini invece è tale quale, ci manca il puzzo di zolfo e la polvere nera che tuttora invade il porto. L'afa dell'ultimo altoforno, che si sente anche da un chilometro passando in macchina, la passeggiata su e giù fino a piazzale Bovio, l'Elba vicina da toccare e cosi lontana, la vaga nostalgia della cultura PCI - e come fa a saperlo, a soli 25 anni ! - la via Stalingrado che è una sintesi metaforica tra Poggetto-Cotone e Amendola, ha preso tanti elementi veri per ricostruire il suo mondo romanzesco. Oramai, quando vado a Piombino, non ho più bisogno di spiegare dov'è : basta dire "Acciaio" e, almeno qui a Parigi, tutti sanno che è quella città industriale davanti all'Elba. Grazie, Silvia !

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  10. Deh un po' come dire: ah è quella città di disperati con i casermoni sulla spiaggia. ok, vado da un'altra parte a fare le vacanze.

    Giustamente tra l'altro se uno dovesse trarre le conclusioni da un libro della serie Harmony come è Acciaio, in cui la vita in fabbrica, esasperata, è solo una cornice.

    Tra poco gireranno anche il film, speriamo magari vada un pochino meglio.

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