martedì 16 marzo 2010

Philip Dick - I giocatori di Titano


Autore: Philip Dick
Pagine: 256
Editore: Fanucci
Data di pubblicazione: Jan 01, 2005
Voto: 
Pagina su Anobii

Descrizione del libro:

La popolazione terrestre si è enormemente ridotta dopo che la guerra globale ha devastato il pianeta rendendo sterile la maggior parte dell'umanità. Le  macchine intelligenti sorvegliano la vita quotidiana, le automobili e le farmacie parlano e litigano con gli utenti, e tutti, in modo ossessivo, giocano a Bluff. Si tratta di un gioco di carte che accoppia in modo sempre diverso gli individui, creando e sciogliendo matrimoni senza interruzione, in una paradossale lotteria che premia l'amplesso miracoloso che finalmente risulti fertile. Ma il Bluff attrae anche giocatori diversi, che potrebbero non essere umani, e che forse hanno piani minacciosi per il destino della Terra.

Commento personale:

Ironico
Lascio un voto "quasi" alto sebbene non mi abbia convinto troppo, ma dopo le ultime delusioni riguardanti la lettura di Dick, questa l'ho trovata decisamente superiore. Non siamo ai livelli dei suoi primi romanzi letti, ma è stato piacevole scorrere le pagine, con quasi un senso nostalgico. Possiamo infatti trovare molti ingredienti già utilizzati altrove, di quelli che sono serviti per le ricette da Gambero Rosso, e che ti lasciano soddisfatto. Ciò che salta subito all'occhio è l'ironia presente nel libro, che lo rende piacevole e divertente. Un mondo popolato da una manciata di umani, che si trovano loro malgrado a convivere con i Vug (alieni provenienti da Titano) dopo la guerra tra i due popoli. Un mondo in cui "i giocatori" non fanno altro che impegnarsi a Bluff, un gioco d'azzardo grazie al quale scommettono intere città o contee che passano da una mano all'altra. Un mondo dove "avere fortuna" è una dote di fondamentale importanza, sia per portare avanti il gioco sia per quanto riguarda il mettere al mondo dei bambini.
E' in questo mondo che Dick prova a raccontare la sua storia, pregna di colpi di scena, complotti, amnesie, abusi di droghe e tanta tanta confusione. La seconda metà del libro infatti secondo me è troppo repentina per quanto riguarda i colpi di scena (forse neanche l'autore aveva bene in mente la strada da seguire) ed è decisamente confusionaria, poco chiara. Spesso si perde (o Dick lo fa) il senso della narrazione ed anche il filo del discorso, ma tutto sommato è possibile assaporare i temi magistralmente trattati. Poteva fare meglio è vero, ma anche questo fa parte del suo modo di essere e di scrivere. Non è un grande scrittore di fantascienza, forse neanche un grande scrittore, ma di sicuro è un grande visionario.

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