giovedì 22 marzo 2012

Il perchè della mia adesione allo sciopero

Foto di Dottorini.com
Raramente aderisco agli scioperi di carattere politico, soprattutto se sono su base nazionale, in quanto non credo nella loro efficacia o semplicemente la maggior parte delle volte mi trovano in disaccordo le motivazioni. Discorso a parte relativamente a quelli che abbracciano cause specifiche riguardanti il territorio o il mio posto di lavoro. Oggi però ho deciso di partecipare alle due ore di sciopero a fine turno indette dalla CGIL (a cui non sono iscritto). Non tanto per la contrarietà alla modifica dell'articolo 18 in sé: ritengo che non abbia poi chissà quale importanza strategica nel mondo del lavoro italiano, che ha comunque bisogno di una rispolverata. Sono del parere però che neanche modificandolo, soprattutto di questi tempi, si risolvano i nostri problemi economici, si dia una spinta all'occupazione e si rendano più tranquille le nostre classi operaie. Pensiamo inoltre che una manciata di anni fa siamo andati a votare ad un referendum che ha visto vincere quella maggioranza che non voleva modifiche (io non ero e non sono tra questi) e che quindi il tema è ancora fresco e sentito. Ma quindi? Perché aderire allora? Perché, per dirla alla francese, mi hanno sghiandellato le palle. Conscio dell'inutilità di questa azione ho deciso di essere solidale e partecipare. Non è giusto che le scelte democratiche di un popolo, giuste o sbagliate che siano, vengano candidamente cancellate da un governo per di più non eletto che si affida ad una classe politica bieca e corrotta per portare avanti le proprie idee. La dittatura impostaci dalle banche fa affidamento sui burattini alle Camere, che appoggiano indistintamente ogni tipo di scelta, che un governo politico non avrebbe mai potuto fare. Non esiste opposizione. Di nessun tipo. Pur di non perdere il proprio status (illegittimo) infagottato di agevolazioni e puttanate di ogni tipo il Commissario Winchester di turno è pronto a vendere anche propria sorella. E chi lo prende nel cacapranzi siamo noi. L'ipocrisia della classe dominante (neanche fossimo nel medioevo) sta tutta nel massacrare i lavoratori, rendendoli schiavi delle tasse e dei debiti con un'oppressione senza pari. Ed importa un cazzo se spariscono trenta milioni dalle casse di un partito (quanti ne girano quindi?) o se ci scippano le pensioni dopo non aver fatto una sega in Parlamento. Poi ci pigliano pure per il culo dicendo che il lavoro fisso è monotono, dimenticando che senza di esso l'uomo comune non può neanche accedere ad un mutuo per il tetto sotto cui dormire. Bastardo di un Monti, te lo sai però, zerbino delle banche che ci hanno messo in ginocchio e dell'Europa arrogante che pretende di avere senza dare. Retorica estremista a parte, ecco che mi hanno fatto arrendere, saltare il fosso, stare dalla parte di coloro con cui non condivido colori ed idee politiche: rivoglio il mio articolo 18 e cazzo, se voglio cambiarlo lo faccio da me, votando.

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