giovedì 4 ottobre 2012

Impostor (2002)


Regia: Gary Fleder
Anno: 2002
Titolo originale: Impostor
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.1)
Pagina di I Check Movies

Impostor è uno dei tanti film basati su racconti o romanzi di Philip K. Dick e come tradizione vuole è difficile trovare una trasposizione cinematografica che non sia buona. Nonostante la poca notorietà, anche questa pellicola fa il suo dovere e riesce a colmare alcuni limiti che ha da sempre avuto la penna di uno dei più grandi visionari del secolo scorso. Di Dick infatti apprezziamo le idee, l'immaginazione e quel senso paranoico che riesce ad insinuare in quasi ogni suo lavoro. Nonostante i numerosi libri letti di questo sensazionale autore, tale racconto (in italiano semplicemente L'Impostore) mi mancava, ma non per questo non riesco a cogliere in esso tutta la bibliografia che il buon Dick ci ha abituato ad apprezzare. Niente è quel che sembra e tutto resta confuso: la regia evidentemente conosce l'autore e riesce ad evidenziare i suoi pensieri più forti. Pur non essendo un capolavoro le ambientazioni e gli scenari restano piacevoli, sorprendentemente poveri di dettagli creati da effetti speciali, ma ben costruiti. Il mondo distopico creato, mette in soggezione e ti fa paura. Non per la guerra in atto contro una razza aliena superiore a noi, ma per ciò che il regime militare impone. La parte orwelliana di Dick si respira a pieni polmoni in questo film, dove un innocente può essere colpevole anche solo con un minimo dubbio da parte del giudicante. Non è certo una novità giocare su questi temi, ma la proiezione futuristica rende bene l'idea. Ciò che manca è il fatto di rendere il tutto veramente sensazionale, a partire dal dubbio amletico del protagonista (Gary Sinise) su chi veramente lui stesso sia. Alcune scene d'azione sono simpatiche, ma ci stanno come il cavolo a merenda, io personalmente avrei preferito marcare di più le problematiche psicologiche, visto che inoltre è stato scelto come anti eroe un cittadino non votato all'avventura. L'opera si lascia guardare, con la consapevolezza che esista altro di più raffinato.

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