martedì 30 aprile 2013

L'Ombra Del Dubbio (1943)


Regia: Alfred Hitchcock
Anno: 1943
Titolo originale: Shadow Of A Doubt
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (8.0)
Pagina di I Check Movies
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Altra importante pellicola di Hitchcock ambientata negli Stati Uniti, ma il genere è sempre il più amato dal regista inglese: il thriller. Se visto oggi può sembrare un film normale, la sua particolarità sta nel fatto di essere tra i preferiti dello stesso regista in quanto racchiude al suo interno molti elementi a lui cari: la tranquilla cittadina di provincia turbata dall'avvenimento malvagio, il mondo raccontato e rappresentato da volti tipici e comuni, il dualismo ed il doppio. Già fin dalle prime battute il tema del doppio salta subito all'occhio grazie ad inquadrature molto simili: sia Carlo che Carla (zio Charlie e nipote Charlie omonimi in lingua originale) distesi sul letto non tanto a riposare quanto a pensare. Ed è proprio su questi due personaggi (Joseph Cotten - che sembra Tom Hanks - e Teresa Wright) che si gioca tutto quanto: l'uno il male, affascinante e colmo di sotterfugi, l'altra il bene combattuta tra giustizia e moralità. La storia ricama decisamente molto bene sul rapporto tra la nipote ed il fratello della madre, un po' misterioso, ma anche apprezzato ed amato. Eppure nasconde qualcosa che solo lei, adorante e pendente dalle sue labbra, riesce a cogliere e smascherare. La famiglia tipo [sic.] qui riportata è così normale e colma di clichè che possiamo rivedere in ciascun componente della famiglia un nostro qualsiasi parente o amico. La stessa Carla è una spensierata ( anzi, vorrebbe esserlo) e normale ragazza degli anni quaranta (americani) che si ritrova prima a giocare pericolosamente e suo malgrado alla spia, e poi vittima di un cinico assassino senza scrupoli. Sappiamo fin da principio chi sia il colpevole, ma con maestria riesce a farci pensare ad altro, a distogliere la nostra attenzione, a puntarla sul come e sul perchè. Eppure lui è lì ed è colpevole (reo confesso peraltro) pure quando le forze dell'ordine non lo considerano tale. Magari pensi ad un possibile, ma improbabile equivoco, proprio mentre la nostra eroina rischia la vita per una, due, tre volte. Quindi dalla spensierata commedia leggera si passa alla più macabra e nera, pur non arrivando ai livelli di horror ci mancherebbe. Nota negativa sul doppiaggio italiano: sembrano tedeschi immigrati, soprattutto la "pampina". Assolutamente immancabile nella collezione visiva di chi ama il cinema.
Il disco bluray presenta i seguenti extra:
- Oltre il dubbio: making of (35 minuti)
- Disegni di produzione
- Fotografie di produzione
- Trailer

domenica 28 aprile 2013

Soluzione Estrema (1998)


Regia: Barbet Schroeder
Anno: 1998
Titolo originale: Desperate Measures
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (5.9)
Pagina di I Check Movies

Il film non è brutto e scorre bene. Peccato sia solo uno tra i tanti d'azione che di sicuro non fa niente per restarti nei ricordi. Gli attori principali sono Keaton e Garcia, ma potevano anche essere sostituiti da due volti a caso meno noti e non sarebbe cambiato poi molto. Tranne magari che in una scena verso la fine, quella sopra il ponte. Per il resto trama semplice e lineare con due colpi di scena che salvano la pellicola dall'essere ancora più mediocre. Il fatto di essere intrigante e puntare i riflettori sul carcerato che può salvare il bambino afflitto dalla leucemia è senza ombra di dubbio una mossa particolarmente importante, ma escludendo al storia in sè resta ben poco da analizzare. Infatti il compitino è stato fatto a dovere, ma mancano uno o più ingredienti per poter rimanere affascinati. Niente di particolare quindi se non un po' di adrenalina, sparatorie, esplosioni (ma va?) ed un inseguimento in auto. Il copione dell'action movie da pochi soldi insomma.

Torino 0 - Juventus 2

Torino è e resterà bianconera. Almeno una metà. L'altra sarà livida, dopo il risultato pesante di questo pomeriggio che catapulta i granata in zona retrocessione. Nonostante il risultato netto e tondo, altra partita decisamente sotto tono, al limite del noioso e del senza senso. Però tre punti ci servivano e tre punti abbiamo raccattato. Nessuno sconto, niente da perdere, ma tanto da guadagnare. Ed il bello è che ci crediamo fino alla fine, su tutte le palle, anche quando la gara sembra finita. O se vogliamo mai iniziata. Vidal tocca bene un pallone solo e lo infila dentro. Marchisio va sul tabellino dei marcatori a tempo scaduto, altrimenti avremo ricordato un'altra prestazione buia. Ma noi ci siamo, manca un solo punto per la matematica certezza del titolo. Abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno.

Fuga Dal Pianeta Delle Scimmie (1971)


Regia: Don Taylor
Anno: 1971
Titolo originale: Escape From The Planet Of The Apes
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (6.2)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon (cofanetto)

Il terzo capitolo della saga de Il Pianeta Delle Scimmie  è secondo me quello più riuscito e quello più profondo. Se infatti nelle due precedenti pellicole tutta la trama si svolgeva nella nella Terra del futuro, dominata da gorilla e scimpanzé, qui siamo tornati negli anni settanta, periodo in cui in America erano molto sentiti e dibattuti alcuni tempi come quelli della guerra e del pacifismo, dell'integrazione razziale e della voglia di avere un atteggiamento meno distruttivo nei confronti del nostro pianeta. In "Fuga" gli autori riescono a sottolineare tutti questi aspetti in maniera migliore rispetto al passato, proprio perchè lo spettatore si ritrova ad identificare i tre scimmionauti con gli astronauti dei capitoli precedenti. Solo che i "cattivi", da scrivere doverosamente con le virgolette, siamo noi: impauriti da ciò che non capiamo, ma anche da ciò che faremo. Pur trattandosi di una pellicola volta all'azione, i temi sopra indicati aleggiano sempre nell'aria e non passano assolutamente in secondo piano. Anzi, proprio la struttura della trama, spensierata ed allegra nel primo tempo, cupa e violenta nella seconda parte, riesce pienamente nell'intento. Nonostante il budget ridotto (le scimmie parlanti sono solo tre) chi sta difronte allo schermo si proietta con estrema semplicità all'interno della storia raccontata. Le scimmie ci sono amiche? Vanno temute perchè saranno i nostri bestiali padroni? Vanno ascoltate perchè (e mi ricorda molto Ishmael di Daniel Quinn) ci mettono in guardia sulla distruzione del nostro futuro?
La qualità video è di gran lunga superiore agli altri film, forse proprio per l'ambientazione e le location scelte che utilizzano scorci dei giorni contemporanei e per l'audio italiano abbiamo un normale DTS come negli altri dischi. I contenuti extra sono pochi:

- Commento del regista
- Colonna sonora (quindi senza dialoghi) per tutta la durata del film
- I segreti della fuga: solo sedici minuti di documentario
- trailer
- locandine promozionali
- galleria fotografica

sabato 27 aprile 2013

Che? (1972)


Regia: Roman Polanski
Anno: 1972
Titolo originale: Che?
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (5.7)
Pagina di I Check Movies

Fantastico, incredibile, onirico e soporifero. Ma anche noioso e senza senso. Che poi Polanski abbia voluto fare il ganzo  creando una storia confusionaria con la scusa del sogno per inserirci un bel nudo integrale, è un altro discorso. Ma il simbolismo e le metafore visibili non aumentano il valore alla pellicola, che a mio avviso resta indiscutibilmente basso. Una sorta di mondo all'interno di una campana di vetro, che vive con regole proprie assai deboli che lasciano intendere una forte voglia di liberismo sessuale, ma anche psicologico. Una pace dei sensi che però viene tormentata dai continui deja-vu e dal labirintico sistema di stanze che ospitano personaggi sempre più astrusi. La regola principale è quella dell'assurdo e se l'intento del regista era quello di propinarci alcuni elementi ricercabili del sogno, ci riesce , ma si prova anche un forte senso di disagio. Lo spettatore fatica a seguire un filo del discorso, che per volontà di Polanski stesso non esiste così come non esistono certezze. A mio avviso manca anche tutto il resto, ed il film risulta essere più tedioso che altro. Se la ragazza si fosse chiamata Alice, avremmo avuto spazio anche per il Bianconiglio ed il Brucaliffo. Un occasione persa per dormire e recuperare alcune ore di sonno.

venerdì 26 aprile 2013

Knockout - Resa Dei Conti (2011)

Regia: Steven Soderbergh
Anno: 2011
Titolo originale: Haywire
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (5.9)
Pagina di I Check Movies

Volevo dargli un punto in più nel voto perchè alla fine si tratta di un film di arti marziali con protagonista una certa Gina Carano che è professionista. Poi mi son ricordato che il regista, Soderbergh, è il solito di Bubble e così ho pensato che una punizione un po' più severa fosse da prendere in considerazione. Anche qui del resto fa il furbetto, usando nel cast nomi come quelli di Michael Douglas, Antonio Banderas e Ewan McGregor: poco più che comparse inutili. Per il resto sono tanti schiaffi e pedate, anche quando il tutto è risolvibile con una pistolettata o una bastonata sulle gengive. Insomma, ok che si voglia evidenziare l'importanza del corpo a corpo, ma mica siamo sul ring. Da un sicario professionista mi aspetto come minimo una raffica di Uzi a tagliare in due una vita. Invece qui si prende la rincorsa, in location per lo più desertiche e poco realistiche (nessun rumore anche dentro ai bar), si urla un po' e ci si scaraventa addosso ai muri. Qualche colpetto, una sorta di complotto, la CIA, e basta. Tutto già visto e tutto già studiato a memoria. Abbiamo il/la protagonista in gonnella, che mena come un uomo. E termina all'improvviso. Meno male.

The Hours (2002)


Regia: Stephen Daldry
Anno: 2002
Titolo originale: The Hours
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.5)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon

E' senza dubbio un film di classe. Di stile. Soprattutto grazie all'impressionante prova recitativa delle tre protagoniste: Nicole Kidman, Meryl Streep e Julianne Moore. Davvero qualcosa di sublime e da applausi. La prima è addirittura faticosamente riconoscibile e talmente ben inserita nella parte e nel periodo storico che sembra di aver a che fare con la stessa Virginia Wolf, di cui veste i panni. Tre storie, separate negli anni e negli intenti, che si intrecciano e tre donne che hanno in mano le redini del proprio destino e di quello degli altri. I dialoghi sono il punto forte e straziante di tutta la pellicola. Tanto che se volessimo privarci della visione recitativa del cast chiudendo gli occhi, potremo ascoltare il film, deliziandoci comunque. Tanto più che anche il sottofondo musicale è qualcosa di veramente degno e personale: tocca le corde di ciò che ti vibra dentro. Se vogliamo, la trama è leggermente stantia in alcune parti, proprio mentre credi che stia per decollare. Ad ogni modo spazio, tempo e sentimenti si fanno guerra tra loro per portare alla luce una splendida prova di cinema, che non stanca e non viene superata da niente. Da guardare con attenzione.

martedì 23 aprile 2013

Lee Child - A Prova Di Killer


Autore: Lee Child
Anno: 2002
Titolo originale: Without Fail
Voto: 3/5
Pagine: 469
Pagina di Anobii
Acquista su Amazon (cartaceo o ebook)

Trama del libro e quarta di copertina:

Questa volta succede tutto per colpa di una donna. Un'agente dei Servizi Segreti, assegnata alla protezione di personalità politiche avvicina Reacher e, in virtù del suo passato militare, gli chiede di commettere un crimine: violare le difese che proteggono il vicepresidente. Dovrebbe essere un test, una prova per vedere quanto è sicuro il sistema che circonda il politico. La paga è buona. La ragazza gli piace e poi... Perché no? Tanto dovrebbe essere tutto per finta. Si tratta di eludere dei veri professionisti, ma nessuno si farà male, nessuno sparerà... E Jack accetta.

Commento personale e recensione:

Altra avventura del nostro amato Jack Reacher, che pur essendo sempre un girovago, evidentemente inizia a sentire un po' la mancanza della vita militare. Ed è un bene, altrimenti le storie sarebbero molto più noiose. Invece ogni tanto si sveglia dal torpore e smette di essere un nullafacente.Qualche richiamo al primo romanzo (Zona Pericolosa), giusto per incuriosire chi non lo ha letto, con il ricordo del fratello che aleggia insistentemente per tutta la prima parte del romanzo. Poi la solita tanta azione, questa volta spalmata su quasi cinquecento pagine fitte anche di descrizioni accurate, che rallentano un po' il felice scorrere della lettura. Child cerca di dare maggiore spessore anche ai personaggi secondari, riuscendoci però in parte: una muore, l'altra non si sa se la rivedremo (speriamo di sì). Inizialmente, come si evince anche dalla quarta di copertina, può sembrare che Reacher cada vittima di un complotto politico, invece poi la storia prosegue su altri binari saggiamente costruiti. Sebbene con qualche forzatura romanzata tutti i nodi alla fine vengono al pettine, ed abbiamo una trama interessante e coinvolgente.

lunedì 22 aprile 2013

I Goonies (1985)


Regia: Richard Donner
Anno: 1985
Titolo originale: The Goonies
Voto: 8/10
Pagina di IMDB (7.7)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon

Non esiste avventura per ragazzi migliore di quella che troviamo ne I Gonnies. Provate pure a sviscerarvi il cervello e spremere le meningi, ma qui siamo quasi su di un altro pianeta, pur senza scomodare E.T. Forse solo Stand By Me riesce a stargli vicino, sebbene il genere sia un po' distante. Ma resta un fatto: erano gli anni ottanta e questi film cult per la mia generazione resteranno pietre miliari per l'infinito ed oltre. Ad ogni modo non si tratta di giudicare una pellicola con la nostalgia che in me: altri lavori del passato sono stati giudicati per quel che sono, ma qui appunto il livello è superiore. Le battute che fanno scuola, la banda degli amici, i pirati... Non manca un ingrediente di successo che non sia stato ben dosato. In quasi due ore non ci si annoia mai, a dieci anni come a trenta, come a cinquanta: la trama è colma di dettagli e colpi di scena: lo sfratto imminente, la mappa del tesoro, i "tracobetti" per raggiungere il tesoro, ma anche la banda Fratelli e gli speculatori edilizi. Poi i personaggi: è verro che il protagonista assoluto è Mikey Walsh (Sean Austin), ma anche gli altri hanno un ruolo importante e difficilmente descrivibile come marginale: il fratello bullo Brandon (Josh Brolin), il furbo ed irriverente Mouth (Corey Felman), il goffo ed affamato Chunk (Jeff Cohen), il giovane inventore e nerd Data (Jonathan Ke Quan), la bella Andy (Kerri Green) e la saggia Stef (Martha Plimpton). Tutti attori giovani, che si muovono con un coordinamento fantastico e sono a loro agio all'interno dell'avventura più grande della loro vita. Willy L'Orbo sullo sfondo, come il sogno di un ragazzino, ma anche il fulcro dell'intera storia. Inutile continuare ad infiocchettarlo: tutti sanno chi sono i Goonies è cosa sia questo film, da apprezzare sempre e comunque.
Il bluray è su doppio strato (quindi usa 50 GB) e mantiene il formato originale 2,35:1 rendendo una buona qualità video, anche se nelle scene più scure non è esaltante. Si tratta però di una pellicola di molti anni fa e avendola vista solo in tv o VHS siamo decisamente su altri livelli. Per l'audio abbiamo un Dolby stereo 2.0 che non fa gridare ovviamente al miracolo, ma che si comporta egregiamente soprattutto nei dialoghi. Purtroppo le frasi in lingua spagnola sono sottotitolate solo in inglese: per attivare l'italiano i subs vengono messi per tutto il film e non solo per quelle parti. I contenuti speciali sono scarsi: trailer, video musicale, making of di sette minuti, scene eliminate per sette minuti (finalmente quella relativa alla piovra, di cui parla Data alla fine del film) ed i commenti interattivi (visionabili anche separatamente).

domenica 21 aprile 2013

Juventus 1 - Milan 0

Cinque partite ancora e quattro punti da totalizzare. Diciotto (18) sul Milan appena battuto in una delle partite più orribili da ambo le parti. Poche emozioni, pochi tiri, formazione a mio avviso sbagliata, ma non importa. Siamo lassù ad eoni di distanza su tutti gli altri. In Italia, è chiaro, non c'è un avversario che possa impensierirci. Purtroppo in Europa la storia è diversa, pur essendocela giocata e restando tra le migliori otto squadre. Appena sentita l'intervista ad Amelia (la colpa maggiore del gol è di Abate però) che dimostra di essere scarso non solo come secondo portiere, ma anche come sportivo. Allegri è stato più furbo, cercando di rinviare l'attenzione sul prossimo Campionato dove spera di poter essere competitivo. La Juve ad ogni modo non fa sconti e non fa inciuci con Berlusconi: noi vinciamo ed esultiamo. Contro tutti, indistintamente. Non ci sono giochini, calcoli o combine. Salutate la capolista, e sperate, sperate, sperate. Tanto è gratis.

Halloween II - Il Signore Della Morte (1981)


Regia: Rick Rosenthal
Anno: 1981
Titolo originale: Halloween II
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (6.4)
Pagina di I Check Movies

Più che il sequel di Halloween - La Notte Delle Streghe  è il suo secondo tempo. Non solo dal punto di vista della trama, che riprende esattamente da dove aveva lasciato Carpenter, ma anche in tutto il suo modo di essere. Inoltre pur essendoci Rick Rosenthal alla regia, il soggetto è sempre scaturito dalla penna del solito Carpenter e di Debra Hill, così come la sceneggiatura. Le musiche sono le stesse e la fotografia affidata ancora una volta a Dean Cundey. Insomma, i soliti ingredienti, ma nonostante questo non stanca. E non solo: ha un casino di difetti che lo rendono quasi ridicolo, non migliora praticamente nulla rispetto al prequel, eppure resta un film di riferimento. Addirittura la trama può risultare quasi elaborata grazie al colpo di scena in cui scopriamo che Laurie (Jamie Lee Curtis) è la sorella di Myers. E' difficile spiegare come riuscire ad affezionarsi ad una pellicola che a conti fatti fa poca paura (forse se vista ora), ma che presenta ritmi giusti per un horror. Il cattivo è invincibile e dotato di forza sovrumana, ma anche goffo ed impacciato. Nonostante ciò le sue vittime non riescono quasi mai a fuggire e si ritrovano sgozzate o accoltellate: in questo secondo episodio abbiamo finalmente qualche schizzo di sangue in più e va bene per un secondo tempo in crescendo, che vuole essere più violento e più al passo con tempi (nel mondo reale sono passati tre anni ed il pubblico desidera la morte). Tifiamo, o almeno io con la mia mente perversa, per Myers: prendila ed uccidila, falla finita. Ed invece no, riesce sempre a scappare ed a farla franca. Ovviamente perchè ogni volta che lui si muove c'è la musichina, e lei la sente. Easy. Ma nel frattempo le comparse cadono come mosche. O muoiono affogate nell'acqua a bollore come in Profondo Rosso.

venerdì 19 aprile 2013

Karate Kid II - La Storia Continua (1986)


Regia: John G. Avildsen
Anno: 1986
Titolo originale: The Karate Kid, Part II
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (5.6)
Pagina di I Check Movies

Passano due anni nel mondo reale, quello in cui vive Ralph Macchio, ma soltanto sei mesi in quello in cui Daniel LaRusso è uno che mena forte. Eppure tutta questa differenza di età non si vede. Beh, meglio così, un punto a favore del realismo. Forse l'unico. Siamo in un Giappone anni ottanta proiettato ancora nel medioevo in cui le ragazze sono prenotate per essere maritate, la terra del villaggio è del maestro kattivo et mallevagio e l'onore è una questione di vita e di morte. Del resto se sono quel che sono lo devo soprattutto agli insegnamenti umili ed alla disciplina filosofica narrata dal grandissimo e venerabilissimo vecchio Miyagi. Un grande lui, un piccolo bambino io che seguiva il suo catechismo e non si accorgeva di quanto il film potesse essere brutto. Ad ogni modo il viaggio ad Okinawa era qualcosa di molto esotico e se Avildsen si è scordato di inserire qualche combattimento degno di nota, ci ha pensato nell'ultimissima parte, con calcetti a mezza altezza ed una serie di colpi in stile Rocky: niente colpo segreto ed acrobatico come quello visto nel primo episodio. In effetti la storia è ben più frammentata e difficilmente si capisce dove vogliano arrivare. Daniel San, si innamora della cinesina jappo di turno che gli prepara il tè con il rito dell'amore, salva un'altra bimba durante l'uragano e soprattutto spacca sei lastre di ghiaccio con un colpo. Forte il ragazzo, ma quanto a resistenza lascia molto a desiderare: appena lo sfiori si fa male. O magari simula per il calcio di rigore. Quando sembra finito però, sente i tamburi che suonano e inizia a schiaffeggiare come imbufalito. Termina l'incontro con una strizzata di naso all'avversario, che poverino avrebbe preferito morire. Altro che onore perduto. E' emigrato in Corea ed assembla telefoni per Samsung. Daniel invece è tornato in America ed ha un autolavaggio (a mano).

giovedì 18 aprile 2013

Multi monitor su Windows 7

La configurazione del mio "studio" nel corso del tempo si è talmente evoluta che avere il Philips che switcha tra il pc principale e l'eeeBox dedicato al p2p, certe volte poteva andare un po' stretto. Avendo avuto la possibilità di ampliare il parco monitor con l'arrivo del Samsung Syncmaster, mi son detto che provare l'esperienza del multi monitor poteva essere da provare. Con un paio di cavi si ottiene tutto ed anche la possibilità di avere il pc che butta il segnale su entrambi. Con Windws 7 è un gioco da ragazzi: una volta riconosciuti, basta decidere dalla proprietà dello schermo quale utilizzare come principale ed eventuale modificare la disposizione virtuale così che combaci con quella fisica. Nel mio caso infatti uso come primario il Samsung e come secondario il Philips. Possiamo scegliere sia di "duplicare" il segnale (non fa al caso mio) ed avere il solito identico desktop sull'uno e sull'altro oppure di usare la funzione "estendi questo schermo" che è sicuramente la più congeniale alle mie esigenze. Avremo pur sempre una taskbar (su quello identificato come principale) ma possiamo muoverci alla grande, su di uno spazio.. Molto più grande. Per questo conviene settare al meglio anche la sensibilità e la velocità del mouse o utilizzare alcune scorciatoie (ad esempio Win + P permette di passare dal singolo al multi monitor). Per sfruttare meglio alcune particolarità come spostare una finestra da un monitor all'altro, creare scorciatoie ad hoc oppure espandere qualcosa su entrambi, uso il software in prova UltraMon.

mercoledì 17 aprile 2013

Oltre Il Giardino (1979)


Regia: Hal Ashby
Anno: 1979
Titolo originale: Being There
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (8.0)
Pagina di I Check Movies

Allora, lo considero un buon film, ma alla lunga può essere stancante. E, durando oltre due ore, lo considero lungo, quindi davvero stancante. Una commedia dall'humor sottile, ricercato, con situazioni al limite dell'impossibile che si sovrappongono creando un equivoco dietro l'altro. La flemma di Sellers è sensazionale e si districa meravigliosamente nel mondo dei grandi, pur essendo un bambino nel corpo di un uomo di mezza età. Ma la società (quella di oggi ancora di più) è abituata a vedere tipi "strani" e nulla riesce a sconvolgere: ciò che è un'innocente verità dovuta ad un'ottusa visione del mondo, viene applaudita come una sensazionale battuta mediatica, da sottolineare come acuta e coraggiosa. Incredibile l'utilizzo della tv all'interno del film che è sia un feticismo che lo strumento per innalzare un uomo qualsiasi come esempio da seguire. La convinzione che Chance non sia ciò che in realtà è (ovvero un anziano con alcuni disturbi mentali, forse autistici) si solidifica su tutte le persone che incontra. Dal ricco ed apprezzato Rand (Melvyn Douglas), alla vogliosa moglie (Shirley MacLaine) ad addirittura il Presidente (Jack Varden). Ogni scena, pur nella sua colossale lentezza, ha un che di elegante, lasciando ad altri lo sfarzo ironico di battute demenziali. Riesce a dare allegria pur conservando uno sfondo profondamente drammatico, sebbene non triste. Con tutte le sue mancanze il buon vecchio Chance riesce sempre a dare un tocco di originalità e saggezza alla società ormai disinibita di fronte a tutto, ma mascherata dalla falsità non sempre intesa come cattiveria piuttosto che come modo di essere. L'essere e non l'apparire di questo nuovo ed enigmatico personaggio riesce a dare verve non solo nel privato delle quattro mura, ma anche all'esterno con tutto il Paese che pende affascinato dalle labbra di Giardiniere.

martedì 16 aprile 2013

Michael Connelly - Il Buio Oltre La Notte


Autore: Michael Connelly
Anno: 2001
Titolo originale: A Darkness More Than Night
Voto: 3/5
Pagine: 393
Pagina di Anobii
Acquista su Amazon (cartaceo o ebook)

Trama del libro e quarta di copertina:

Harry Bosch è impegnato in un caso che ha sconvolto l'intera Los Angeles: un famoso regista è accusato di aver assassinato una giovane attrice dopo averla violentata. Nel frattempo Terry McCaleb è costretto a interrompere il suo soggiorno sull'isola di Catalina, richiamato da una sua collega per un nuovo caso: un omicidio firmato, il cui unico indizio sembra essere la statua di plastica di un gufo trovata sul luogo del delitto. Seguendo il filo delle sue indagini, McCaleb arriva a collegare questo caso con l'assassinio dell'attrice a cui lavora Bosch e capisce di avere a che fare con uno dei serial killer più spietati degli ultimi decenni. Ma qualcosa gira storto e Bosch si trova, suo malgrado, a doversi difendere dal più atroce dei sospetti.

Commento personale e recensione:

 Per un po' ammetto di averci sperato. Come tutti sanno, non ho nessuna simpatia per Bosch , uno dei personaggi fissi di Michael Connelly, e questa volta il poliziotto in pensione McCaleb (già visto in Debito Di Sangue) sembra che possa incastrarlo per un omicidio. Purtroppo si capisce fin dalle prime battute che il colpevole non può essere lui, ma che è tutta un'orchestrazione per vederlo incastrato. Abbiamo quindi due personaggi ben costruiti e abbastanza forti strutturalmente che fanno a gara a levarsi l'un l'altro il ruolo di protagonista principale del libro. La trama è fitta e rocambolesca, ma mentre vai avanti sai anche quanto sia scontato il finale e l'unica cosa che ti manca è il tassello per scoprire come Connelly vuole arrivarci. Alla fine tutto torna sebbene con alcuni accorgimenti che minano la fluidità della lettura. Tutto sommato, però si va a vanti bene, specie nella seconda parte del romanzo, in cui ormai hai fatto l'occhio ai due personaggi che vedono congiungersi piano piano. Ormai aspettiamo la prossima volta per vedere Bosch morto o in prigione, in questa puntata è comunque meno odioso del solito.

lunedì 15 aprile 2013

Lazio 0 - Juventus 2

Undici punti di vantaggio sulla seconda non sono pochi, a differenza dei sette che bastano (su sei partite da giocare ancora) per vincere matematicamente il Campionato. Io dei conti me ne e me ne faccio bastare uno solo, al singolare: Antonio Conte. Avrà sbagliato qualche formazione anche lui, non c'è dubbio, ma è anche l'uomo che ci porta per il secondo anno consecutivo a prenderci lo Scudetto. Toccata di palle a parte, ormai abbiamo tutto in cassaforte, la superstizione la lascio ai timorosi ed agli sfiduciati, vorrei sapere chi ci ferma. Non basta un nome, ne servono quattro. E se la Lazio è stata archiviata questa sera, direi che ne restano davvero poche. Non importa più avere un gioco brillante, non importa più avere Marchisio per entrambi i tempi, non importa più l'attaccante da trenta reti. Basta al solita grinta e la solita voglia di vincere, quella che ti fa addomesticare i laziali in casa loro e guardare quanto stanno lontane quelle dietro. Grazie a tutti, salutate la capolista.

Labyrinth - Dove Tutto E' Possibile (1986)


Regia: Jim Henson
Anno: 1986
Titolo originale: Labyrinth
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.3)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon

Come molti film cult dell'infanzia è difficile dare un giudizio oggettivo su questo particolare "Alice Nel Labirinto Delle Meraviglie": non sempre ciò che un tempo hai giudicato un must da podio, oggi rivela tale. Se prendiamo che ad esclusione di poche storie poi il fantasy mi è particolarmente indigesto (ma questo anche da piccolo) non mi resta che valutarlo non tanto per la trama quanto per tutto il resto. D'altra parte lo si intuisce fin dalle mie prime battute che gli affibbio una certa e decisa somiglianza con la più famosa opera di Carroll, con l'aggravante che qui siamo nel bel mezzo di una favola per bambini e c'è poco spazio per significati nascosti o metafore. A meno che non siano sempre i soliti: la giovinezza che va via e la non accettazione della maturità. Questo tipo di interpretazione ha un po' rotto le palle, quindi mi piace pensare di più al fatto che la storia sia totalmente rivolta ad un pubblico giovanissimo. Uscito da questo forte conflitto interiore ecco che cosa mi resta (facendo finta di non vedere le parti "musical") della pellicola: un grandissimo ed esaltante monumento agli effetti speciali (per forza, c'è lo zampino di George Lucas come produttore esecutivo ed i più nerd ricorderanno il videogioco per Commodore) ed una scenografia che a tratti puoi definire mozzafiato. A tratti, perchè in alcune occasioni lascia davvero a desiderare. Ad esempio nella parte cantata in cui ci sono quei mostriciattoli rossi che si staccano la testa. Lì siamo ai limiti del ridicolo, così come all'interno della Città di Smeraldo (ops, comunque il riferimento a questa storia  vi è anche nel film) città dei goblin. Invece altre sono da fiato sospeso, come lo stesso Gogol (era più ganzo se si chiamava Google) uno dei personaggi più importanti, se escludiamo quelli reali interpretati da Jennifer Connelly e David Bowie che si fa bello anche con la colonna sonora. Un film che in ogni caso colpisce, in cui per arrivare dal punto A al punto B si deve fare un po' di strada, come del resto preannuncia il titolo, ma segue una sua linearità, spesso ironica se non divertente. Se non lo consigliassi sarei un criminale.
Così come se non consigliassi al versione bluray: ok, è un film degli anni ottanta, ma l'alta definizione qui esiste senza tanti fronzoli: il dettaglio è visibile ovunque. Ambientazioni scuro o colorate che siano non soffrono niente di vecchio ed è un piacere guardarlo così come ascoltarlo con un audio italiano in Dolby TrueHD. Di solito faccio alcune prove quando si tratta di film particolari: l'inglese, pur essendo nel solito formato, è migliore visto che ci sono parti cantate a cui si passa all'improvviso. la resa è quindi migliore in riferimento alle voci. Per gli extra abbiamo oltre ai soliti commenti interattivi ed alcuni inutili trailer:

- Inside The Labyrinth (56 minuti)
- Kingdome Of Characters (28 minuti)
- The Quest For Goblin City (30 minuti)

5 punti per... Cominciare

Ripropongo qui alcune interessanti proposte promesse da Ascolta Piombino che possono far riflettere (e molto) riguardo il futuro della nostra città. Il modo migliore per poterle giudicare è quello di analizzarle nel complesso, valutandole come un sistema a trecentosessanta gradi. Mi piace pubblicare quanto segue perchè ritengo che facciano parte un modello nuovo, lontano da certi schemi fin troppo utilizzati in passato. Sebbene non tutti i punti mi vedano particolarmente a favore, vedo l'impegno per una sorta di cambiamento. Piombino è sempre stata una cittadina fortemente industrializzata, che ha fatto delle fabbriche il suo punto di forza. Mi auspico, da lavoratore del settore, che tutto ciò che abbiamo oggi possa durare per molto altro tempo, perchè è linfa vitale per tutto il territorio. Resto però convinto che prima o poi qualche passo, anche decisivo e controcorrente, possa essere fatto in altre direzioni e non solo a parole. Di solo turismo non si campa, ma rendere la propria città più a misura d'uomo è un vantaggio anche per chi ci abita e renderla viva non può che essere qualcosa a cui tutti dobbiamo mirare. Certo non si risolve nulla con una gettata di cemento qua ed una struttura alberghiera là, ma il piano lanciato da Ascolta Piombino si rivela essere un ottimo punto di partenza per sradicarci dalla palude di crisi ed incertezza che oggi fa stagnare tutta l'economia. Oltre quanto proposto dalla lista civica (che potete leggere sotto) a me piacerebbe una Piombino in cui i collegamenti pedonali fossero curati ed in numero assai maggiore degli attuali, prevedendo passeggiate che incentivano le persone ad abbandonare i mezzi di locomozione a motore. Per questo anche maggiore attenzione al verde ed ai parchi cittadini, ma no solo: decentralizzare i negozi e riportando in vita alcuni quartieri, che sono solo dormitori. Feste, festicciole e magari anche il mercato settimanale, da collocare al di fuori delle solite quattro mura. Un servizio di trasporti pubblici (servono davvero bus così grandi?) che permetta, almeno chi resta in città di avere un'ampia scelta anche in fasce orarie difficili. Piombino non deve essere solo dal Cristallo a Piazza Bovio e Piombino non deve essere solo Lucchini e Magona.

domenica 14 aprile 2013

Da Askos affettati di mare

Difficilmente su VER si vedono recensioni in stile TripAdvisor sui ristoranti di zona ed i motivi sono molteplici: dalla troppa familiarità con i ristoratori, dai locali preferiti e dall'inadeguatezza di un blog per queste cose. Da qualche giorno però ci avevano consigliato Askos a San Vincenzo, quindi giusto per cambiare un po' ci siam proiettati verso la ridente [sic.] cittadina turistica. C'è crisi e si inizia male: aperitivo sul porto, con tavolo esterno perchè dentro avevano da apparecchiare (ore 20:15 circa...) con due chicchi di riso ed trenta grammi di frittatina ad only sei euro. Stica. A Piomba, male che vada so cinque euri e qualcosa mangi. Ma siamo vip e modelli quindi occhio alla linea. Comunque chiusa sta parentesi si fa a spallate per il corso deserto e ci si inoltra in questo ristorante le cui specialità sono gli affettati ed i salumi a base di mare. Apriamo il menù e con un po' apprensione scegliamo il tris di antipasti (che è quello nella foto) che oh, è davvero tanta roba. Potrei dire delizioso e squisito, ma sarebbe meglio lo assaggiaste voi. La cameriera / padrona ci spiega anche il corretto percorso per gustare meglio gli assaggi e la composizione dei prodotti. Voto: 9. Al di là della particolarità e rarità della cosa, anche la presentazione ed il gusto sono da alti livelli. Preciso che il piatto però costa diciotto euro. A mio avviso un prezzo troppo alto per un antipasto, sebbene le porzioni siano giuste e non scarne. Proseguiamo con il primo: chi prende la carbonara di mare (io) e chi gli gnocchetti alla bottarga: per la prima dimensioni abbondanti, anche se ad occhio non sembra, per l'altra portata dimensioni un po' più ridotte. Voto: 7,5. Vino bianco in bottiglia, ma non me ne intendo e lascio il voto sul 7. Per dolce semifreddo a qualcosa con biscottini alla cannella. Per me davvero buono, non pesante e gustoso. Voto 7,5. Acqua e caffè. Essendo gli unici avventori sia la signora che suo marito il cuoco si fermano con noi a fine pasto per intraprendere una lunga chiacchierata, decisamente simpatica ed alla mano che spazia dalla cucina alla pesca alla politica alla cultura. Il cuoco è un fenomeno, non solo ai fornelli. Un pozzo di cultura davvero e sa pure chi era Fufluns (scritto per bene, non come Funflus che tutti conoscete) a cui ha dato pure il nome di una sua pizza. Consiglio di VER: da provare assolutamente, consci del fatto che i prezzi sono da ristorante di pesce. Per quanto mi riguarda un solo appunto: per avere una frequenza più attiva dei clienti sarebbe necessario diminuire un po' i prezzi (ammetto che a fine serata ci hanno fatto un bello sconto). Anche se, e non passa inosservata la cosa, i prodotti sono tutti di alta qualità e non è mia intenzione vederli svalutati. Quindi se state leggendo il mio blog perchè siete di zona (Piombino, San Vincenzo, Venturina, Donoratico, Follonica, etc) fateci un salto e provatelo. Un locale del genere in una città tipo Firenze avrebbe la fila di ordinazioni, non perdete l'attimo.
PS: "fare sale" a Siena si dice "fare salatino".

venerdì 12 aprile 2013

La Casa Del Diavolo (2005)


Regia: Rob Zombie
Anno: 2005
Titolo originale: The Devil's Rejects
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (6.8)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon

Anche se dal nome non si capisce è il seguito de La Casa Dei 1000 Corpi, quindi possiamo ammirare le gesta sadiche della famiglia Firefly. Rispetto al precedente non è che sia molto diverso, salvo che nella scelta di un finale meno fantasioso e rocambolesco che lo rende un buon prodotto a tutti gli effetti. Se nel primo infatti risaltava una certa forzatura esageratamente improbabile se non impossibile, qui siamo con i piedi per terra e Rob Zombie riesce a dare maggiore realismo a tutto quanto. Ed al di là della trama, bruttarella, lo fa alla grande. Cioè, si vede che sa fare il regista e non si limita a creare un horror fine a se stesso. Inquadrature, fotografie, primi piani accentuati, montaggio alle volte frenetico altre statico... Magari usa un sacco di sistemi diversi, ma stai sicuro che non ti annoi. Forse la pecca è che stai più attento a come è girato il film che alle vicende in sè che ti prendono ma non ti avvolgono. Definirlo horror è un po' riduttivo, perchè qui siamo ai limiti del western preso e calato a fine anni settanta. E sembra davvero di essere in quegli anni, sia per i costumi che per i dialoghi, ma soprattutto per le tecniche utilizzate, a tratti siamo dentro ad un documentario. A corollario di tutto questo, una colonna sonora incalzante con musiche giuste al posto giusto, nel momento giusto. Insomma, tanta fiducia da parte mia, anche se trovare una parte paurosa (non ho detto violenta) è difficile all'interno della pellicola.

giovedì 11 aprile 2013

Atooma automatizza il tuo Android

Recentemente mi sono dato all'utilizzo dei tag NFC per avere alcune operazioni pianificate sui miei dispositivi Android. Per adesso devo dire che ne uso in maniera assidua e proficua soltanto due: uno per tablet che permette l'utilizzo ed il riconoscimento della tastiera blutooth ed uno assai più semplice per smartphone che mi attiva la sveglia ed alcune impostazioni per la modalità notturna. Niente di più, sebbene gli utilizzi possano essere maggiori. E' possibile però automatizzare i propri device anche senza l'ausilio della tecnologia NFC (comoda per certi versi, ma non utilizzabile in ogni occasione) grazie all'app Atooma, in beta pubblica. Possiamo creare tantissime mini applicazioni basate sul semplice fondamento di IF-THEN-ELSE che chiunque abbia, anche per sbaglio, un minimo di basi di programmazione ne ha sentito parlare. In pratica possiamo dire al nostro Android di attivare il wifi solo quando siamo in alcune zone o di leggere ad alta voce i messaggi che ci arrivano mentre guidiamo, giusto per fare un paio di esempi. Tempo fa provai un programma simile, Tasker (1.99 euro dopo la prima settimana di prova) ma lo ho trovato leggermente confusionario e poco immediato. Atooma invece è user friendly al massimo, con una grafica accattivante facilmente utilizzabile anche dai meno esperti. E' inoltre molto integrato dal punto di vista social essendo possibile condividere le proprie "creazioni" o usare quelle già fatte da altri utenti e messe a disposizione di tutti. Poi, cosa importantissima per me, interagisce con vari servizi web come Twitter, Facebook, Dropbox etc. Vi ricordate quando parlai di IFTTT (IF This Then That)? Ecco, qui il funzionamento è molto simile, solo che è rivolto ai vostri smartphone. Quando creiamo un nuovo scenario (o "atooma" appunto) abbiamo a disposizione quattro macro categorie: Mobile, Apps, Files e Actions (siamo ancora in beta, in futuro ci sarà anche la voce Objects, già visibile oggi, ma non utilizzabile). Scegliendo una di queste creeremo il primo SE (if) e poi potremo proseguire con i vari E (and) e FAI (do). Provateci, è più semplice che spiegarlo. Dal sito (o dall'applicazione) possiamo loggarci con il nostro account Google e far parte della community. Non è obbligatorio condividere i propri presets, e sebbene ad oggi non ci siano infinite istanze è già compatibile ad esempio per chi usa i tags NFC (migliorando e potenziando le applicazioni). Insomma per essere una beta ha numerosi vantaggi e margini di crescita. Un neo che ho notato durante l'utilizzo non è dato dal consumo eccessivo della batteria, ma dall'enorme quantità di dati che fa consumare qualora si decidesse di sfruttare i presets messi a disposizione da altri. In effetti sono un po' pesini. Per il resto ricordo che siamo ancora in fase beta e che quindi può migliorare ancora alla grande.

mercoledì 10 aprile 2013

Juventus 0 - Bayern Monaco 2

Grazie ragazzi. Grazie davvero e di cuore. Ci siamo stati, a testa alta e siamo usciti con onore. Ci avete provato, in un ritorno davvero ostico. Ho partecipato all'hashtag di Twitter #iocicredo più per scaramanzia che per altro. Ci speravo è vero, ma l'avversario ha dimostrato di essere più forte. Se non in tutte e due le gare, almeno su tre tempi su quattro. E' andata male, ma uscite tra gli applausi. Ci avrei credo diciotto mesi fa? Manco per sogno. Ed invece eccoci qui a giocarsela con le più forti d'Europa, uscendo sì, ma senza figurette indegne. Ed il prossimo anno ci risaremo. Questo è sicuro, certo, marchiato a fuoco nel nostro futuro. Bravi e complimenti, per me siete stati fantastici. Da oggi un po' meno cambi turno a lavoro, e mi spiace per le inseguitrici del Campionato: nessuna possibilità di rimonta per voi. Siamo tra le otto squadre più forti d'Europa, nonostante tutto.

Il Cile - Siamo Morti A Vent'Anni


Artista: Il Cile
Anno: 2012
Tracce: 9
Tipo album: studio
Pagina di MusicBrainz
Acquista su Amazon

Era un bel po' di tempo che non scrivevo qualcosa sulla musica. Ed un bel po' che non acquistavo un cd: l'ultimo è stato quello de I Cani, nel 2011. Quindi è già un evento di per sè, che merita un accenno di recensione. Appena arrivato, l'ho scartato e dato in pasto ad EAC in modo da creare un'immortale copia digitale in FLAC. Ma chi è Il Cile e perchè ho comprato il suo cd? Ho circa mille album, e mille modi che sembra stupido elencare, per poter ascoltare musica, gratis o al pago che sia. Inoltre il panorama delle etichette indipendenti o di chi si distribuisce gratuitamente, è talmente vasto, che anche pescando a caso avrei sicuramente beccato qualcosa di decisamente più spinto verso i miei gusti. Ma a me il video della title track mi ha gasato fin da subito, con il ritornello orecchiabile e una quasi somiglianza con i Negrita di XXX e Reset. Mi ha fatto tornare ad anni ed anni fa, quando ascoltavo il gruppo aretino a nastro. Così mi son fatto coraggio, nemmeno troppo considerando il prezzo, ed ho preso il cd a 4,99 euro su Amazon. Praticamente se siete fumatori, costa meno di un pacchetto di Marlboro. Pur avendo solo tre o quattro tracce su nove che meritano qualcosa, apprezzo alla grande lo sforzo. L'album inizia davvero bene, grazie anche a Cemento Armato che pur non essendo velocissima, diventa noiosa solo dopo molti ascolti. Manca di originalità se paragonato ad altri lavori in un arco di tempo ampio, ma la voce nel complesso è superiore a quella di tanti ragazzetti ben pettinati e con la faccia da duri. A mio avviso quindi promossa anche la parte dei testi, il punto più debole sta nella musica e negli strumenti. Tutto un po' troppo piatto, un dose di cattiveria maggiore avrebbe dato maggiore risalto e personalità ad un debuttante. Ok speravo meglio, ma resto affascinato ed ingabbiato nostalgicamente dal video:



Rocky IV (1985)


Regia: Sylvester Stallone
Anno: 1985
Titolo originale: Rocky IV
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (6.4)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon (cofanetto)

Il quarto è quello con cui ho iniziato. Quindi nostalgicamente si merita un voto chiaramente alto, troppo per ciò che poi in effetti è. Per questo motivo separo la recensione in due parti.

Commento anni 80: (8/10)

Visto e rivisto più volte, da consumare il nastro della videocassetta. Siamo di fronte alla più difficile delle sfide, un uomo solo contro il gigante biondo che viene dai ghiacci, nella gelida Russia, lontano da tutto e da tutti. Ma con il cuore e la mente vicini all'amico Apollo, tristemente ucciso sul ring. Un'umiliazione totale per l'ex campione che beffardo combatte in quella che crede una passeggiata dimostrativa, ma si rivelerà la lotta tra le due super potenze degli anni ottanta. Momenti memorabili quelli di sofferenza ed allentamenti spartani che vedono il nostro Rocky farsi carico di una vendetta, acclamata da una nazione intera e dallo sport. Il temibile Drago e la tecnologia di cui dispone non pareggeranno mai la grinta, la tenacia e la tecnica del campione americano. Forte di una colonna sonora ancora una volta strepitosa, abbiamo uno dei momenti più alti della pellicola nella scena colma di flashback (ripresi da tutta la saga) in cui il protagonista corre in macchina dopo la morte di Apollo. Restano poi memorabili anche la stessa entrata in scena, teatralmente americanissima, di Creed sul ring di Las Vegas accompagnato da James Brown e quel  "ti spiezzo in due" nella traduzione italiana, che ha fatto scuola.

Commento 2013: (6/10)

Può essere considerato anche come una diramazione del terzo sequel: sempre vendetta, sempre riscatto, ma con un nuovo nemico questa volta non solo personale, ma di tutto un blocco. Ecco quindi creato a tavolino il Golia di poche parole e grugniti che ridicolizza lo sport americano. Senza cattiveria (Mr. T. potevamo odiarlo, ma lui che ha fatto?) con la sola colpa di essere forte e russo. Poi però si fa la bua ed inizia a sbandare. Infine abbiamo Rocky che lancia un messaggio di pace rivolto a tutti, voltagabbana sugli spalti compresi. Un discorso da analfabeta che fa applaudire anche la nomenklatura russa. Con una trama così semplice, breve e lineare Stallone completa il percorso involutivo del personaggio, cancellando quasi totalmente Balboa visto come uomo ed intensificando il suo essere pugile. Tutto il film è infatti incentrato su due incontri e sugli ormai famosi allenamenti. La contrapposizione con Ivan Drago è forte ed il dualismo lo vediamo non solo in chiave politica ( non è cattivo o brutale), ma anche per queanto concerne il modo di vedere lo sport ed il raggiungimento dell'obiettivo. Eppure sono gli USA degli anni ottanta ed essere all'avanguardia (Paulie ha addirittura un robot parlante in casa), mentre in Unione Sovietica c'è chi usa ancora il carretto sulla neve. Ma il vecchio contro il nuovo è dato anche da questo e su questo si basano i due allenamenti. Seppur con molte riserve, specie se rivisto oggi, il film ti prende grazie alle due belle scenografie messe in atto all'MGM ed a Mosca, ma Stallone lascia per strada conflitti e rivalità, arrivando velocemente ad un finale in cui "tutto il mondo può cambiare". Ma per cosa? Per un combattimento sul ring? Rocky però incassa, anche al botteghino.

martedì 9 aprile 2013

Nick Mano Fredda (1967)


Regia: Stuart Rosenberg
Anno: 1967
Titolo originale: Cool Hand Luke
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (8.2)
Pagina di I Check Movies

Luke, o Nick come inspiegabilmente è stato "tradotto" nella versione italiana, è un carcerato dal carattere cinico ed ai limiti dell'anarchico, che finisce in carcere e non intende piegarsi alla regole che lo circondano. Giò, proprio il posto giusto per fare il duro e portare avanti le proprie idee liberali da sognatore. Il film, che vanta Paul Newman nella parte principale è del 1967 quindi abbiamo due modi di vedere questa pellicola: farlo con gli occhi dell'epoca oppure cercare di capirlo ad oltre quarantacinque anni di distanza. Non mi riesce nè l'una nè l'altra cosa per poter esprimere un giudizio in quanto non sono di quell'epoca, e pur avendolo visto per la prima volta ieri, non posso fare a meno di pensare che si tratta di una pellicola di decenni fa. Ci sta anche che sia uno dei primi film in cui vengano descritte le condizioni dei detenuti nel mondo carcerario, segnate con un messaggio libertario di fondo. Certo è che a distanza di anni, basta prendere un film a caso sull'argomento è lo trovi assolutamente più crudo e più schietto. Nick (o Luke) è qualcosa di più che un ribelle, dapprima incompreso e poi osannato dai propri compagni. E' l'icona di chi non si piega, di chi incessantemente non si arrende. Sebbene inizialmente non ci siano grandi o gravi ingiustizie nei suoi confronti, con il suo comportamento fa spazientire le guardie carcerarie facendole divenire degli aguzzini. Ed il suo braccio di ferro continua imperterrito, fino alla sua definitiva cattura e conseguente morte. Rigore e disciplina visti come qualcosa da cui poter anche fuggire, alienarsi, mettere da parte. Erano infatti gli anni del Vietnam e dei movimenti che sarebbero divenuti poi del '68, in cui molte cose vengono messe in discussione, anche e soprattutto dal cinema. Paul Newman rappresenta l'evasione, non solo letteraria dal carcere, che si respira nell'aria: non tutti hanno il coraggio di metterla in atto, ma almeno di sognarla e di avere un esempio da idolatrare. Ed alla fine, anche se viene sconfitto, le voci sul suo sorriso sornione rappresentano sempre una speranza per gli altri carcerati. Viste già decine di altre pellicole che sicuramente avranno preso spunto da questa, si rischia di non cogliere pienamente il messaggio e fossilizzarsi sulla linearità dei fatti raccontati: Nick fa l'idiota. Quando gran parte dei due anni di prigionia sono passati decide di fuggire, più per il gusto di farlo, che per le ingiustizie che la giustizia rappresenta.  Comunque c'è più gusto a vincere quando non si ha niente, e questo è vero.

lunedì 8 aprile 2013

Boardwalk Empire - L'Impero Del Crimine [Stagione 3]


Anno: 2012
Stagione: 3
Titolo originale: Boardwalk Empire
Numero episodi: 12

Dopo esser rimasto soddisfatto della prima e della seconda stagione, è tempo di applausi anche per la terza. Già perché non era affatto semplice riuscire a tenere il passo delle stagioni precedenti: livello altissimo sotto ogni punto di vista. Con l'esclusione di un paio di puntate che fungono da collegamento, abbiamo secondo me un prodotto ancora più maturo e se vogliamo migliore. Il salto temporale di due anni (1923 nella terza) non è stato fatto per caso e mette il segno sulla crescita evolutiva di ogni personaggi. Uno dei punti di forza è infatti tutta la squadra coinvolta: ognuno ha caratteristiche intelligentemente esposte. Ciliegina sulla torta di questa stagione è l'entrata in scena di Gyp Rosetti, vero e proprio antagonista di Nuky Thompson. I due sono perfetti, l'uno contro l'altro e vediamo quanto il personaggio di Buscemi debba adattarsi a quello di Bobby Cannavale. Entrambi risultano spietati come non mai, anche se l'irlandese viene dipinto in maniera più bonaria, il pubblico capirà quanto sia deciso a predominare su tutti. Rosetti d'altro canto è una figura ai limiti della psicopatia, ma riuscirà a mettere in ombra ogni altro personaggio secondario, compresi Al Capone e Lucky Luciano. A mio avviso la terza serie è la migliore di tutte.

Unstoppable - Fuori Controllo (2010)


Regia: Tony Scott
Anno: 2010
Titolo originale: Unstoppable
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.8)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon

Tony Scott e Denzel Washington in un film comune, basato su di una storia realmente accaduta e con i personaggi principali che sono eroi ordinari, gente di tutti i giorni. Non è esattamente la prima volta e data la linearità della storia, il risultato è buono ed abbordabile. La trama, giusto per restare in tema, segue i binari, senza mai deragliare, un po' a scapito di colpi di scena, peraltro improbabili ed inutili. Il fatto che si basi su di una storia vera non è deleterio per il finale: non è conosciuta ai più ed inoltre abbastanza romanzata e differente dall'originale. Insomma il disastro non sappiamo se ci sarà o meno. Arriviamo alla fine senza poi esserne particolarmente interessati. Buona parte del film in maniera abbastanza lenta ci presenta i due protagonisti e la serie interminabile di coincidenze che portano al problema da risolvere: un treno senza pilota, lanciato a tutta velocità contromano e con alcuni vagoni che contengono sostanze tossiche. Uno scenario raccapricciante, ma che non ti prende molto, che non ti fa sudare freddo. I rallentamenti che la storia riceve avrebbero avuto maggior seguito se fossero stati dei veri e propri approfondimenti sulla vita dei protagonisti, invece si riducono a delle mere presentazioni che servono solo a far scorrere i minuti. O punti sui personaggi o sull'azione. Non fai un mix su entrambi gli aspetti. Ed anche se nel complesso segui il film senza sbadigliare, resti un po' distaccato da tutta la trama. L'ansia non sale, tanto finisce bene. E se finisse male non ti sei attaccato troppo sentimentalmente a nessuno. Da guardare, con riserva.

MotoGP 2013: Qatar

Ancora Qatar,  ed ancora con il rischio della pioggia,  come quattro anni fa (secondo articolo di VER). Ed ancora emozioni. Già perché nonostante Lui non vincesse più come un tempo,  resta l'unico in grado di creare determinate cose.  Io per primo faccio un mea culpa e mi inserisco tra coloro che gradualmente hanno perso un po' di interesse per le gare in moto. Ma appena Lui rimonta in sella ti sbugiarda e ti emoziona. Imprechi se lo vedi andare lungo già da subito,  ma continui a guardare speranzoso perché dentro di te sai che non molla mai. Neanche se fosse in bicicletta mollerebbe,  ed allora perché dovresti mollare te? È il più forte di sempre,  quindi un numero lo può tirare fuori ovunque. Ed il palcoscenico è suo. Non importa se chupa chups arriva primo. La gara la fa Lui. Fue anni di Purgatorio con la Ducati e poi ancora Inferno o Paradiso (dipende dai punti di vista). Una rimonta sensazionale,  ma anche una grinta ed un manico che fanno ben sperare. Il MotoGP ancora una volta Vale di più.

sabato 6 aprile 2013

Juventus 2 - Pescara 1

Ci sono partite che devi vincere per forza. Anche con mille riserve, a cavallo tra quelle di Coppa. E ci sono partite che non sono per niente semplici: neanche se sulla carta la tua squadra è di un altro pianeta. Poi se passi il primo tempo a tirare senza segnare, a colpire pali ed a esaltare il portiere avversario, sembra quasi che qualcosa non giri per il verso giusto. Però alla fine il risultato pesa come un macigno e visto che dovevi vincere a tutti i costi lo fai. In maniera netta, ma sofferta pur senza subire neanche un tiro nella tua porta. Poi se ne subisci uno e quello diventa gol puoi tornare a temere che non sia la giornata ideale. Invece siamo sempre qui a più nove punti. Se il Napoli dovesse vincere. Nota curiosa: ti ammoniscono anche se esulti togliendoti i pantaloncini invece della maglietta. Vucinic adesso lo sa. E voi sapete che dovete salutare la capolista.

Ti Odio, Ti Lascio, Ti... (2006)


Regia: Peyton Reed
Anno: 2006
Titolo originale: The Break-Up
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (5.8)
Pagina di I Check Movies
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Sì ok, ce l'ho in bluray, ma non per scelta mia. E non è neanche un gradito regalo che scarti a denti stretti perchè dentro di te sai già di cosa si tratta. E' che faceva parte dell'allegra confezione del lettore BD Samsung. E ieri è toccato a lui. Una sola nota positiva: si vede il culo di Jennifer Aniston, che poi forse neanche è il suo, ma quello di una controfigura. E' la solita mielosa e cariata storiella d'amore tra due che si lasciano, ma si vogliono sempre bene. Punto. Non c'è altro, non c'è un vero e proprio stacco per la rottura, o qualcosa per farli realmente avvicinare. Se tralasciamo che lui è un arrogante bamboccione che non sa fare nulla, non resta che lei, una figura apatica, per nulla interessante. Tutto il contorno è poi talmente imbarazzante e patetico da dover sorvolare a tutti i costi. Il bello (anzi, è proprio il brutto) è che la pellicola dura oltre i cento minuti. Per raccontarci cosa? Nulla di nuovo, nulla di lontanamente mirato a somigliare a qualcosa di già fatto, pur avendo l'originalità di una ruota che gira. A meno che non abbiate accanto a voi una ragazzi con gusti estremamente ridotti, non guardate questo film.

venerdì 5 aprile 2013

Le Regole Della Casa Del Sidro (1999)


Regia: Lasse Hallstrom
Anno: 1999
Titolo originale: The Cuder House Rules
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.3)
Pagina di I Check Movies

Ok, si fa guardare, non è brutto, lo segui veramente bene ed alcune parti sono davvero interessanti. Mi sbilancio addirittura dicendo che avrebbe potuto essere una sorta di Via Col Vento  molto più corto ed ambientato in un'altra epoca. Almeno dal punto di vista del romanticismo e del sentimentale. Basato sul romanzo omonimo di John Irving i temi trattati sono forti quali la vita, la morte, l'aborto, l'amicizia e così via. Ne abbraccia davvero parecchi e pur non soffermandosi esplicitamente su molti di essi, questi vengono in ogni modo tirati fuori e studiati o mostrati. Davvero ben riuscito tutto questo se pensiamo che è concentrato in circa due ore: non dura poco, ma neanche ha le sembianze del polpettone. Poi c'è un grandissimo Michael Caine che per dirla alla Battiato ha tanto "carisma e sintomatico mistero": non ha caso ha vinto l'Oscar. Poi però sopraggiungono dei punti deboli che sono legati tra loro. Non ho letto il romanzo, ma credo che parte della colpa risieda lì. Il signore Rose che ha rapporti sessuali con la figlia (cioè via, la violenta e la impregna) è vista come una cosa quasi da tenerezza e da pena. Sarebbe ma da tagliargli le palle invece. Ripeto, magari del libro la situazione è presentata in modo differente, ma qui arriviamo al secondo problema. Il personaggio principale è teatralizzato da Tobey Maguire (sì, l'Uomo Ragno) che per me è una vera e propria frana inespressiva. Quindi il signor Rose visto con gli occhi di questo sfortunato Homer è una persona su cui non si può riversare alcunchè. Nè rabbia, nè vergogna. D'altra parte l'orfanello quasi dottore che raccoglie mele ha le palle mosce anche se va a letto con (tenetevi forte) Charlize Theron. Riesce a farsela scappare con nessun accenno di verve o di voglia... Niente. E' piatto. Se anche nel libro è così, faccio i miei complimenti a Hallstrom che ha scelto in assoluto l'attore più idoneo a fare la bambola gonfiabile. A parte questi piccoli dettagli il film si salva e non è male. Buonanotte principi del Maine, re della Nuova Inghilterra.

giovedì 4 aprile 2013

Cogan - Killing Them Softly (2012)


Regia: Andrew Dominik
Anno: 2012
Titolo originale: Killing Them Softly
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.4)
Pagina di I Check Movies

Poca roba, ma con una spruzzata di buon noir moderno. Non tutto da buttare quindi. Tanti dialoghi, sostanzialmente ben costruiti, ma che purtroppo alla lunga annoiano e stancano. Trama terra terra in un misto thriller e gangster movie in cui c'è il colpo, la caccia al colpevole (e non) e la cinica eliminazione. E' vero che ci sono sia Brad Pitt e Ray Liotta, nomi non sconosciuti, ma aggiungono poco alla pellicola. Forse niente ad esclusione di un po' di entusiasmo iniziale e due personaggi abbastanza interessanti, ma assolutamente non nuovi nel mondo del cinema. Anche se il sicario della mafia preferisce uccidere le vittime in modo delicato, non si fa poi tanti scrupoli quando deve premere il grilletto. Dal punto di vista fotografico la scena migliore è quando fa fuori Ray Liotta, in uno spettacolare slow motion con vetri infranti, sangue e bossoli che cadono. Il resto è calma piatta per una storia lineare con qualche inserto di attualità: la campagna elettorale americana di pochi anni fa con Obama in prima fila. Sì, ma poi? Come già detto tanti dialoghi, che equivale a dire tanti discorsi. Concreto, ma banalotto, non segnerà la storia del cinema.

mercoledì 3 aprile 2013

Usare NFC su smartphone e tablet

Se avete uno smartphone o un tablet di ultima generazione, leggendo le specifiche vi sarete accorti che è dotato di un chip NFC. Questa tecnologia permette(rà) pagamenti semplici e veloci grazie al telefonino che avrete sempre con voi. Meglio rispetto all'uso di una normale carta di credito? Forse ed in base al suo utilizzo. Certo che strisciare una Visa dopo il normale acquisto in un negozio non è che sia scomodo, ma la tecnologia NFC permetterebbe di fare altre operazioni come pagare un biglietto del bus o del treno, un parcheggio, le utenze e così via in maniera assai più immediata. Tutto con un unico dispositivo ed un'unica rete o applicazione. Potrebbe sostituire in un solo colpo le carte fedeltà ad esempio, o gli abbonamenti da tenere nel portafogli. Ancora oggi, almeno in Italia, tutto questo è quasi fantascienza, sebbene di giorno in giorno non mancano le notizie riguardanti esperimenti sull'utilizzo di questa tecnologia che in effetti sta prendendo piede. Un po' come è avvenuto, abbastanza silenziosamente, per i QR Code che oggi troviamo sistemati un po' ovunque. Avendo sia un Nexus 4 che un Nexus 7, entrambi dotati di chip NFC ho voluto testarli per farli "riconoscere" e scambiare dati tra loro. Basta avere abilitato la connessione NFC su ambedue i dispositivi e quindi avvicinarli (non è necessario che si tocchino): a questo modo si trovano e ciò che visualizziamo su l'uno può essere visto anche sull'altro, che si tratti di un sito, di una mappa, di una nota... Il trasferimento di file (ad esempio una foto o una canzone) avviene però tramite bluetooth, che si attiva di default durante lo scambio, in quanto NFC viene usato per l'accoppiamento, ma la velocità di connessione (poco oltre i 400 kbit/s) non è all'altezza per il trasferimento di grandi contenuti. Ad ogni modo piena compatibilità quindi tra i due prodotti Nexus. Oltre a questo è possibile usare la tecnologia NFC grazie a dei tags programmabili. Questi si trovano comunemente sotto forma di stickers da applicare dove più preferiamo e sono programmabili in base alle nostre esigenze. Se ne trovano come i cazzotti e la differenza tra l'uno e l'altro prodotto sta nella qualità del segnale che riescono a diffondere: con quelli più buoni basta un semplice tocco e l'accoppiamento si attiva, con altri invece bisogna attendere alcuni secondi. Ad ogni tag è possibile associare una o più azioni: ad esempio se ne avete uno vicino al comodino potete impostare che venga disattivata la suoneria e venga programmata la sveglia, in auto può attivare il GPS, il navigatore ed il palyer audio, appena arrivate a casa attiva la wifi e fa un check-in sui social network... Io ne ho attaccato uno sulla parte interna della custodia 
per Nexus 7 in modo tale che ogni volta la uso mi attiva il blutooth per connettere la tastiera fisica. Insomma le funzioni da settare sono moltissime, e sinceramente non proprio necessarie. Uno sfizio e niente più, ma grazie all'applicazione NFC Task Launcher possiamo semplificare alcune operazione di routine. Ogni tag è riscrivibile e riprogrammabile, anche se qui ci sono da fare degli importanti distinguo: i più comuni in commercio (e meno costosi) sono i Mifare Classic 1K. Questi non vanno bene per Nexus 4 o Nexus 10, mentre possono essere utilizzati in toto da Nexus 7 o altri device. Potranno essere visti e riconosciuti dal 4, ma non usati o programmati. Se volete andare sul sicuro dovete acquistare i modelli NTAG203. Questi hanno spazio disponibile di 140 byte contro i 700 dei Mifare Classic: restano più che sufficienti per poter avviare diverse applicazioni. Se guardate ad un utilizzo futuro anche per altri dispositivi conviene usare le NTAG203 in quanto compatibili con ogni tipo di hardware seguendo le direttive dell'NFC Forum Type 2. Per uno uso casalingo non fa alcuna differenza: sapete voi cosa avete e cosa userete grossomodo. Per un utilizzo più commerciale è bene andare sul più compatibile. L'altra sostanziale differenza tra un tag e l'altro sta nella distanza e qualità di segnale: le NTAF203 sono più performanti. Visto il costo irrisorio di entrambi i tipi (sotto i due euro per sticker) ho deciso di prenderli entrambi per testarne le differenze: la capacità di memorizzazione è alta in entrambi i casi e la distanza di funzionamento è comoda, ma non basilare. Quindi vada per la compatibilità totale. Detto questo non resta che sbizzarrirci creando nuove personalizzazioni da usare quando più ci aggrada.