domenica 4 agosto 2013

Day 1: la mattanza

Sono circa trenta ore che sono in piedi. E' stata la giornata delle file, della pazienza, della noia. Da Piomba a Pisa, poi il check in in compagnia di una ungherese, che ovviamente sarebbe andata a Budapest. Poi a Roma altro pit stop, con una italo venezuelana che non poteva non partire da sola per Caracas. Il volo di circa undici ore con una schermitrice pisana, ma che si lanciava a Portland, Oregon. Poi finalmente Chicago, in cui mi sono fatto ispirare dal nome stesso della citta'. Ed anche qui sette ore di attesa, estenuanti, massacranti, con ben due cambi di gate improvvisati giusto per dare un po' di sale alla faccenda. Giratina qui, giratina la', ma dopo aver visto due film in aereo, aver letto mezzo libro di Auster e spippolato un po' con lo smartphone ti passa la voglia di fare quasi tutto. E sai che non e' ancora finita. Poi entri in una scatoletta con le ali marcata American Eagle, in cui invece della compagnia femminile hai un tipo del ghetto che ascolta musica a palla dalle cuffie, lasciate penzolare sul collo. Tutti devono sentire. E se non lo fanno ci pensa lui ad improvvisare un po' di karaoke. Il volo fa anche la sua buona mezzora di ritardo perche' a Denver c'e' una tempesta. Finalmente scendo, trovo gettons ad attendermi ed aspettiamo la valigia. Invano, visto che era gia' pronta. Ancora attesa per il taxi e finalmente al Days Inn, che ce la fa prendere bene. Un motel come si deve. Abbastanza tipico e con un buon wifi gratuito che ci permette di collegarci con tutti voi. Domani inizia tutto, sveglia tra meno di sette ore e auto a noleggio. Domani, sara' un altro giorno.

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