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sabato 31 agosto 2013

Terapia D'Urto (2003)


Regia: Peter Segal
Anno: 2003
Titolo originale: Anger Management
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (6.1)
Pagina di I Check Movies

Le commedie con Sandler sono quasi sempre risultate divertenti, soprattutto quelle di qualche anno fa. Anche questa non è da meno, sebbene sia alquanto leggera ed un elemento che la caratterizza sia la presenza del grandissimo Jack Nicholson. A quanto pare i fenomeni si trovano a loro agio in ogni genere cinematografico. Ok, qui non c'è nessuna opzione per vincere il premio Oscar, e lui non fa niente di così particolare da andare sopra le righe, ma è sempre una bella presenza ed un ottimo ingrediente da usare. La trama è semplice e prende aspetti assurdi ed irreali, salvo poi ridimensionarsi leggermente nel finale, in cui si poteva scegliere se abbassare i toni o proseguire con una farsa che avrebbe potuto degenerare. Apprezzo la scelta fatta, perchè preferisco maggiore realismo in talune situazioni anche se se spesso divertenti. Numerosi anche gli attori, forse nomi di minore importanza del cinema (Luis Guzman, John Turturro, Marisa Tomei, Woody Harrelson e Allen Covert), che compaiono a più riprese senza prendere troppo spazio. Si segue ogni passo in maniera leggera e simpatica, senza alcuna esagerazione. Film del giovedì sera con l'autunno che si avvicina.

La Fredda Luce Del Giorno (2012)


Regia: Mabrouk El Mechri
Anno: 2012
Titolo originale The Cold Light Of Day
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (4.8)
Pagina di I Check Movies

Va bene che ora come ora abbiamo già visto di tutto sul genere spionaggio e che quindi ogni cosa che si presenti o è sbalorditiva e ti resta nella mente, o risulta poco convincente, ma non piace molto quando la trama presenta troppe lacune per lasciare spazio solo a qualche inseguimento in macchina. Già il titolo trae in inganno, perchè ti puoi aspettare qualcosa di più profondo, ed invece hai un mix di elementi perdenti già visti altrove. I cattivi che non sono proprio cattivi fino in fondo, i buoni forse sono buoni, ma un pochino no, il tradimento degli amici che ora non sai più se sono fidati, il mitico Mossad che per poco non si fa inculare da una donna vecchia (Sigourney Weaver) con la pistola. Poi ci sarebbe anche Bruce Willis, che però dura poco. Ad un certo punto di aspetti di vederlo tornare e che sia tutto un bluff... Fortunatamente il regista non arriva così in basso, e propone invece alcuni tenui colpi di scena, giusto per stordirti un altro po'. Ad ogni modo non male alcune scazzottate, un po' di sparatorie e gli inseguimenti, sebbene come già detto, tutto già visto altrove, senza nessuna novità interessante. Ovviamente le spie sono sia buone che cattive allo stesso tempo e l'eroe di turno (Henry Cavill) dovrebbe sembrare il ragazzo comune che si trova suo malgrado a risolvere il misterioso caso della valigetta scomparsa. O rubata. O venduta. Trama per niente scoppiettante, elaborata così tanto che non capisci il motivo per cui ci sia tutto questo darsi da fare. Poliziotti corrotti da agenti stranieri, poliziotti che ti inseguono quando sei solo e poliziotti che mancano per almeno trenta minuti di pellicola in cui tutti mettono a soqquadro Madrid con proiettili che volano ovunque. Dai, passiamo oltre.

martedì 27 agosto 2013

Margin Call (2011)


Regia: J. C. Chandor
Anno: 2011
Titolo originale: Margin Call
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.1)
Pagina di I Check Movies

Crisi economica e cinema. Ma non c'è Oliver Stone alla regia, eppure non ne ho sentita la mancanza, con tutto il rispetto parlando. Già perchè il praticamente sconosciuto Chandar riesce a trasmettere alla perfezione ciò che il mondo finanziario sta vivendo in questi anni. Lo fa puntato l'occhio della telecamera negli sgabuzzini del potere, abitati da cinici e materialisti uomini che alla fine forse sono solo uomini. Che hanno sì possibilità di scelta, ma non troppi spazi per manovrare. Alla fine il soldo, quello che ci permette di mangiare, ma anche di avere un'auto, una casa, l'ultimo gadget tecnologico, la vacanza estiva, le cure mediche e così via, è il vero padrone ed è difficile rinunciarci. Non si tratta però solo ed esclusivamente di vile denaro e di giochi di prestigio che arrembanti arrampicatori sociali spostano qua e là. La pellicola non è fredda e tecnica, ma mette a nudo i pensieri di chi, nella normalità della propria vita, svuota forzieri per riempirne altri. E' giusto? Quanto guadagna il capo? Devo farlo? Il destino dell'economia mondiale, delle nostre vite insomma, passa da qualche numero, da qualche previsione, da qualche azzardo. Ciò che ci permette un'apparenza libera e dignitosa, può anche farci crollare il mondo addosso. Tutto nell'arco di una notte. O poco più. E vince chi arriva primo, chi è migliore o chi imbroglia. Tutto questo raccontato in maniera umile e lineare, in spazi chiusi ed azzurrini tendenti al buio della notte e delle decisioni da prendere. Da vedere anche per il cast che vanta Jeremy Irons, Kevin Spacey e Zachary Quinto. Attendo al varco il prossimo lavoro di Chandor, per ora promette bene.

Scemo & Più Scemo (1994)


Regia: Peter Farrelly
Anno: 1994
Titolo originale: Dumb And Dumber
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.2)
Pagina di I Check Movies
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Magnifico. Anche a distanza di anni, la comicità demenziale che consacra Jim Carrey resta esilarante e non preistorica. Situazioni che hanno dell'assurdo, ma non per questo troppo lontane dalla realtà. Battute alle volte geniali che possono far tranquillamente parte del parlare quotidiano ed un insieme di gag che si susseguono per insaporire un trama semplice e lineare. Non si perde tempo in troppi cambi di rotta e si arriva senza fatica al dunque. Quando sembra che una scena sia conclusa ecco che arriva il colpo di grazia, come ad esempio nel finale. "Fagli il culo, Grande Mulo" con il prepotente di turno che si accanisce con il più debole, ma viene battuto per ben due volte, così come i malavitosi, a suon di colpi di fortuna e coincidenze che hanno dell'incredibile. Le parti che fungono da collante sono poche e sebbene non contengano elementi divertenti, possono riunire tutte le altre situazioni che vengono a formarsi dando un senso alla trama. Jeff Daniels inizialmente fa fatica, come personaggio, a stare dietro a quello di Carrey il quale dispone anche di una mimica facciale sempre adeguata a tali circostanze. Via via che si procede però, l'uno non può fare a meno dell'alto, pur essendo impercettibilmente chi spalla chi protagonista. Provate a rivivere sulla vostra pelle alcuni momenti clou della storia, non è poi così impossibile. Chiudo con un magnifico "ascolta Mary, so che può sembrarti un po' avventato..." paladino di mille riproposizioni ed interpretazioni audaci.

Trovata, finalmente! #5

Non ricordo bene la prima volta che la sentii quando fu, ma era ai tempi del liceo, ovviamente come sempre accade, per caso. Internet non era come oggi, quindi anche una volta sentita, se poi la dimentichi o scordi il titolo e l'autore, è un bel casino. Sempre a caso ricordo che la ritrovai tempo addietro con AudioGalaxy. Ci feci anche un cd da ascoltare in macchina, di quelli misti, con tracce di ogni genere. E per la seconda volta andò nel dmenticatoio. Non era importantissima, orecchiabile al punto giusto, ganzetta, ma non di quelle che ti fanno star sveglio la notte per scoprirne titolo e melodia. Però il vuoto per un bel po'. Poi durante la vacanza in America, mentre eravamo a Jackson, Wyoming in un negozio dove poteva entrare qualsiasi animale tenuto a guinzaglio, era la musica di sottofondo. Mi si è accesa subito la lampadina in testa. Eppure questo ritornello lo avevo già sentito... Ma cosa era? Chi erano? Faceva talmente parte di me che mi sono convinto di averla addirittura nella compilation da strada che tenevamo in macchina. Credevo davvero che la stessimo ascoltando tutti i giorni durante il nostro viaggio, e che quindi bastasse andare a spulciare titolo per titolo tutte le tracce in nostro possesso. Avrei quindi potuto perderla nuovamente, facendo affidamento soltanto su di una mia percezione. Ma decisi di registrarla con SoundHound, così poi giorni dopo, quando mi ritornò a mente ( enon era presente nella nostra compilation) scoprii che si trattava di No Rain dei Blind Melon. Eccola:




Un Giorno Questo Dolore Ti Sarà Utile (2011)


Regia: Roberto Faenza
Anno: 2011
Titolo originale: Somaday This Pain Will Be Useful To You
Voto: 3/10
Pagina di IMDB (5.4)
Pagina di I Check Movies

Uno strazio supremo. Come diceva il mio professore della Sorbona, guardare questo film è come tritarsi le palle, buttarle nel cesso e tirare lo scarico. Veramente qualcosa criminale proporlo per una serata, anche in compagnia di chi adora i film drammatici. Qui di drammatico c'è il fatto di star seduti sul divano, cercando di usare lo smartphone per evadere. E' l'unica via d'uscita. C'è questo ragazzetto (Toby Regbo) che è un vero disadattato sociale, nel senso che non ha voglia di fare nulla, non sa fare niente e crede di essere abbastanza alternativo perchè gli piace stare solo. Forse è anche un po' gay, ma invece no, non si sa, non sarebbe importante. La cosa tragica è che non riesce ad adattarsi a niente, ma può vivere tranquillo perchè in famiglia c'hanno diversi soldi e tutti gli vogliono bene. Qualche randellata in più non gli avrebbe fatto che bene, invece lo mandano da una psicologa finto alternativa pure lei (Lucy Liu) che gli scippa soldi facendolo correre. Uno poteva anche pensare che alla fine si ficcasse la strizzacervelli, ed invece niente, neanche si presenta l'occasione. Solo noia allo stato puro con quella faccina da idiota smunto che mangia insalate biologiche e fa gli scherzetti all'amico gaio. Esilaranti proprio, un po' come l'inutile figura del babbo ricco (Peter Gallagher) e del ganzo della mamma che serve per riempire un paio di minuti di vuoto. Se insistono per farvelo vedere cercate di accusare un attacco di morbillo. O di ebola.

lunedì 26 agosto 2013

L'Uomo Senza Ombra (2000)


Regia:  Paul Verhoeven
Anno: 2000
Titolo originale: Hollow Man
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (5.7)
Pagina di I Check Movies
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Partiamo dalla fine, visto che Verhoeven mi ha fatto arrabbiare. E' brutta, senza sostanza, priva di alcun impatto emotivo, come se fosse tirata via. Lasciamo perdere il lieto concludersi della vicenda, proprio con uno scontro finale doveva andare a parare? Ho molta stima di questo regista visto che ha tirato fuori dal cilindro pellicole memorabili come Atto Di Forza , il primo Robocop , Starship Troopers e Basic Instinct. Anche qui sembra riuscire molto bene nell'intento di portare sul grande schermo il famoso uomo invisibile, grazie soprattutto a Kevin Bacon (sempre tra i miei preferiti) ed all'ausilio di effetti speciali veramente degni di nota. In tutta sincerità davo almeno un paio di anni in più alla pellicola, collocandola nella seconda metà degli anni novanta, ma c'è da dire che sono superlativi comunque. Soprattutto la digitalizzazione di Bacon, che per buona parte della storia rinuncia alla propria faccia sullo schermo. Non è da tutti fare una scelta così coraggiosa. Si gioca tutto sulla sua invisibilità, su quel corpo che non c'è, ma che dà il via ad un ego già di per sè smisurato (qui io sono Dio [cit.]) che oltre a fare la storia è la storia stessa. Verhoeven tramuta in realtà il sogno di molti (ah se fossi invisibile solo per una giornata farei...) regalando questo dono ad uno scienziato non tanto pazzo quanto egocentrico, cinico e se vogliamo malvagio. Chi meglio di Bacon avrebbe potuto entrare in questa parte, dove la scienza diviene strumento di morte? Il resto, Brolin compreso, solo comparse, prevedibili ed anche inutili. L'importante qui è rendere visibili ciò che invece non lo è e mettere a nudo la vera natura umana. Invisibili invece sono i dialoghi, la sceneggiatura e la trama: tutte cose che purtroppo non si vedono e lo rendono in parte scadente e svogliato.

VER vivrà, grazie a Google

Questo articolo annulla e sostituisce il precedente. In effetti ero stato abbastanza precipitoso e mi ero fasciato la testa prima di rompermela, maddeh... Era abbastanza grossa come cosa no? Ad ogni modo, l'email inviata ieri sera ha avuto i suoi buoni risultati. Poco fa infatti squilla il cellulare: non è Larry Page che chiama, ma Anna Claudia del Google Enterprise Support. Voce dolce e rassicurante, mi mette subito a mio agio ed inizia la chiara ed esplicativa chiacchierata per risolvere il mio problema. Ero un po' sconfortato fino a poco prima, nonostante i dodici mesi di tempo per gestire la faccenda, ma prima si risolve e meglio è, nevvero? L'inghippo stava nel fatto che finora ogni rinnovo è stato gestito da Wallet (ex Checkout) come avevo immaginato, ma che con le modifiche a Google Apps avvenute a dicembre scorso c'erano da aggiornare i miei dati di fatturazione bla bla bla. Anche l'email di avviso dell'imminente rinnovo del dominio era differente dalle vecchie. Comunque se qualcuno riscontrasse il mio stesso problema e non riuscisse ad accedere al pannello di controllo dico subito che non deve utilizzare l'user ID del proprio account (sebbene Google te lo indico come di default) ma nickname@tuodominio.org o com o quel che sarà. Da lì è tutta una passeggiata anche se sono stato seguito passo passo nelle operazione da Anna Claudia. Un voto altissimo al centro assistenza che ha come pari solo quello di Amazon, ma se consideriamo che questo è un servizio gratuito che non ti vende niente potrei dire che sta al primo posto per gentilezza ed efficienza. Tengo quindi a rassicurare tutti i miei lettori, compreso me medesimo: basta strapparsi i capelli, VER vivrà con il solito dominio, il solito fornitore, la solita attenzione.

VER potrebbe morire

VER potrebbe avere i giorni, anzi i mesi contati. E sarebbe una vera catastrofe se non dovessi riuscire a risolvere. La colpa, a quanto ne so, è tutta di Google che non prevede alcun centro di assistenza clienti che sia valido. Provate a contattarli:le trafile già provate con i mala servizi italiani sono niente a confronto. Tutto ebbe inizio tre anni fa quando registrai il dominio vomitoergorum.org proprio tramite le Google Apps. I rinnovi automatici sono stati semplici ed indolori, compreso l'ultimo che mi dà diritto ad utilizzare il nome fino al primo settembre 2014. Per semplice curiosità e per avvantaggiarmi con i tempi, volevo accedere al mio pannello di controllo per visualizzare le modalità di pagamento (la carta di credito usata scade il prossimo maggio), ma inizia una vera maratona della disperazione. Google Apps nel frattempo è divenuto un servizio business a pagamento, e l'accesso alla dashboard risulta impossibile, ricevendo il semplice messaggio di errore: richiesta non valida. In tutti i servizi disponibili non c'è nient altro che mi permetta di modificare o aggiungere nuovi sistemi di pagamento e studiando approfonditamente la FAQ il mio errore non è contemplato. Non ho infatti perso password, non ho dimenticato l'user ID e non ricevo il messaggio di problemi al server. Solo che non entra. Il centro assistenza telefonico o via email è solo per i clienti che hanno un upgrade del piano e per farlo devi necessariamente entrare e richiedere l'avanzamento. Non potendo entrare non posso farlo. E non dispongo del PIN per poter parlare con un operatore. Provo quindi a fare la procedura per creare un nuovo piano, ma appena inserisco il mio dominio risulta già in uso. Eh sì, lo uso io. Da qui sono riuscito ad entrare in un form per l'assistenza, che però ho il dubbio che non riguardi il mio problema. Speriamo che risponda alla mia email in cui ho spiegato bene i motivi che mi impediscono di entrare. L'unica altra speranza è che il servizio di rinnovo si appoggi direttamente a Google Walllet (il vecchio Checkout), ma ho i miei dubbi visto che tutti gli altri rinnovi sono presenti nella lista transazioni e questo invece no. Dalle email ricevute in questi giorni infatti sembra proprio che, a differenza degli anni passati, il tutto sia gestito da Google Apps e non da Checkout / Wallet. Speriamo, in questi 365 giorni a disposizione di trovare una soluzione.

domenica 25 agosto 2013

Sampdoria 0 - Juventus 1

Finalmente di nuovo calcio. Mi sono disintossicato dal pallone per praticamente tutta l'estate, e mi sono pure perso il nostro primo trofeo stagionale conquistato a Roma contro la Lazio in quanto ero all'aeroporto di Chicago. Ma ora rieccoci, ci risiamo e mi è toccato fare le tre passate per guardami la partita registrata. Pur conoscendo il risultato, è stata una goduria. A Marassi non è sempre stato semplice e la Samp nello scorso campionato ci ha dato parecchie noie. Questa sera l'antifona però è cambiata ed inoltre segna un attaccante. Ecco a voi Tevez, il brigante. Gollettino semplice, facile metterla dentro da lì, ma intanto lui c'era. Tre punti in cassaforte e dopo lo stop del Milan con il Verona, si inizia veramente bene. Tutti sappiamo che la nostra preparazione non può essere al top già dalla prima giornata, e sebbene l'avversario fosse sulla carta molto scarso, il campo pesante poteva essere uno svantaggio aggiuntivo. Niente paura per i nostri colorati di giallo con la seconda stupenda maglia, che non fanno una partita esemplare da ricordare per secoli, ma costruiscono (o ci provano) una serie di azioni abbastanza pericolose. Quanto basta per vincere e riportarci là da dove abbiamo terminato. Capolista oggi, come capolista ieri. Iniziate a salutare, prego.

sabato 24 agosto 2013

Paul Auster - Uomo Nel Buio


Autore: Paul Auster
Anno: 2008
Titolo originale: Man In The Dark
Pagine: 152
Voto: 3/5
Pagina di Anobii
Acquista su Amazon

Trama del libro e quarta di copertina:

August Brill ha 72 anni, ora vive nel Vermont a casa della figlia per rimettersi da un grave incidente d'auto. Nelle notti d'insonnia tiene occupata la mente immaginando storie che lo conducano lontano dalla sua vita, da ciò che vorrebbe dimenticare: la recente morte della moglie e l'orribile assassinio in Iraq del fidanzato della nipote che laggiù lavorava in un impresa di costruzioni. Sdraiato nel buio, immagina un'America dilaniata dalla guerra civile scoppiata nel 2000 durante la prima contestatissima elezione di Bush; un'America parallela nella quale non è avvenuto l'attentato dell'11 settembre. Mentre il destino del protagonista della storia fantapolitica diventa sempre più incerto, la nipote, anch'essa insonne, raggiunge il nonno e August capisce che non può più sfuggire ai racconti veri, alle vicende della sua vita.

Commento personale e recensione:

 Auster mixa una storia fantastica ad una reale grazie al collante della tristezza e del fallimento. Pensieri sparsi, messi giù da un grande maestro della narrativa, che ti acchiappano e ti entrano in testa. Niente di nuovo o di filosoficamente tenace, soltanto ricordi, rimpianti, rimorsi e dolore. La vita vera, reale, intramezzata da un'ucronia creata da una mente stanca ed affaticata. Tutto in una manciata di attimi irrisori se confrontati al percorso che il protagonista ha dovuto affrontare. Sbagli, errori, ma anche molte cose buone, che vengono fuori lentamente. Una lettura da portare avanti, con semplicità ed amore per l'esercizio letterario che in questo caso non è fine a se stesso.

venerdì 23 agosto 2013

Karate Kid III - La Sfida Finale (1989)


Regia: John G. Avildsen
Anno: 1989
Titolo originale: The Karate Kid, Part III
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (4.6)
Pagina di I Check Movies

Terzo capitolo della saga di Karate Kid creato solo per far passare il buon vecchio Daniel LaRusso (sempre Ralph Macchio truccato da giovane) per un bimbominkia che crede a tutto. Questo film è più legato al primo che al secondo se consideriamo la trama, ma per la sua scarsa importanza si rivela un annunciato insuccesso. Avildsen (ma chi glielo ha fatto fare?) cerca di stuzzicare l'attenzione riproponendo il tema della cattiveria contrapposta alla bontà rispolverando Kreese. Tutti i cattivi ridono sguaiati anche quando vengono conciati per le feste dal pacato maestro Myagi e il piccolo Daniel continua il suo percorso spirituale per capire ciò che è bene e ciò che è male. Spazzare con la granata per terra è cosa buona e giusta. Rompere il naso ad un farabutto che fa il furbo ed importuna la tua ragazza invece è sbagliato. Ma nel frattempo viene perdonato anche per le cose più idiote come devastare un bonsai all'atto rubato. Gli allenamenti non hanno nulla di interessante, neanche quelli con il maestro Silver (i due attori sono coetanei, ma non sembra) in cui si limitano a colpire delle tavole di legno. E quelli di Myagi si riducono a ginnastica respiratoria pre parto. Niente mosse segrete, niente metti la cera. Atterramento in stile judo e finta gomitata sulla spalla per vincere il titolo più ambito di una qualche contea sperduta nella periferia più remota di Los Angeles. Guardato solo per giungere senza vuoti al nuovo Karate Kid di Zwart, anche se scopro adesso che ce ne è addirittura un quarto prima. Oibò.


Effetti Collaterali (2013)


Regia: Steven Soderbergh
Anno: 2013
Titolo originale: Side Effects
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.2)
Pagina di I Check Movies

Ben fatto. Ci vuole qualche minuto affinchè decolli, ma è accettabile. Inizia come un normale film drammatico per poi lasciare spazio alla parte thriller in cui apprezziamo Jude Law che studia ogni cosa e e crea una trappola psicologica per lanciare il contrattacco. La pellicola è ben fatta ed intrigante, il colpo di scena è leggermente anticipato e per i più abituati al genere non sarà certo una sorpresa, ma gli attori tengono bene la parte e non mutano troppo il loro modo di essere e di agire. Questo nonostante la spinta che subisce la trama nei momenti più importanti. Non è però qualcosa che ti abbaglia, e che ti fa stare appiccicato allo schermo fino alla fine. Si tratta di un normale, più che mediocre, thriller dai risvolti interessanti, ma nulla più. Nel limbo tra il ben fatto ed il già quasi visto, con la bilancia che pende leggermente verso l'alto. Diciamo che Steven Soderbergh svolge il compitino senza esagerare e lo fa elegantemente, non aggiungendo niente che lo possa imprimere nelle nostre menti o in quelle della critica più smaliziata ed affamata.

giovedì 22 agosto 2013

Foto e video della Gita ai Parchi

Credo di essere riuscito a recuperare ed a caricare tutte le foto ed i video da me fatti durante la Gita ai parchi. Non sono un amante della fotografia, ed anzi alcune volte trovo una perdita di tempo (scusatemi) lo stare a cercare l'angolazione giusta ed il momento per catturare qualcosa che stai già vedendo live. Certo, il ricordo, la composizione artistica... Ma neanche ho gli strumenti adatti. O la pazienza e la capacità. La maggior parte delle fotografie le ho scattate con il Nexus 4 ad una risoluzione di 1,3 Megapixel invece degli 8 consentiti... Sono più facili da caricare al volo sui social network. Idem quelle fatte con la macchina fotografica, in cui mi pare adotto una risoluzione di poco superiore. Anche i video fatti con la gopro non sono a 1080p , ma ho scelto il 720 a 60 fpm. Perchè? Boh era più giusto così. Tanto c'era gettons che scattava come un forsennato a risoluzioni migliori.

Foto:


Video dei quad sul Grand Teton:

Video di Attraversando il Wyoming:

Video del Rodeo di Logan, Utah

Video Old Fall River Road:

 Video Chittenden Road at Yellowstone Park

Video Old Faithful

Video Arches National Park

Video cascata a Yellowstone

Cren, Rafano, Wasabi, Horseradish, Barbaforte o Rusticano

Il titolo ed alcuni spunti lo ho copiato spudoratamente dal blog Vagabonding su cui sono capitato casualmente mentre cercavo informazioni su di un ingrediente killer che picca da morire. Piccolo prologo: a me piace mangiare piccante, in una maniera giusta e controllata. Di quelle che danno sapore e non ti fanno stramazzare al suolo agonizzante pregando un pompiere di spengerti l'esofago. Ho comunque provato e trovato roba forte che puoi mangiare abbinata ad altre pietanze, senza che ne demoliscano il sapore. Ha poca utilità ad esempio la pizza mangiata questa estate in un locale di San Vincenzo di cui non faccio il nome (solo perchè non lo ricordo) che era più una sfida con il cameriere, oppure le penne arrabbiate cucinate da Squama alcuni anni fa. Comunque tornando a bomba quattro anni fa a San Francisco insieme a dei gamberi mi portarono delle vaschette con alcune salse. Ingenuamente inzuppai un pezzo di pane in una che poteva sembrare maionese più densa o simile. In due secondi netti sono morto. Avevo già assaggiato, con attenzione, il wasabi che dovrebbe essere in un certo senso suo cugino. Ma niente di così traumatico. Chiesi al cameriere il nome e lo scordai, forse ancora in balia del veleno dentro il mio palato. Da quella volta ho toccato con molta diffidenza ogni salsa bianca prima di metterla in bocca. Poi a Cody un paio di settimane fa servono a gettons una bistecca, con la solita salsina (che mi segno, hanno detto chiamarsi horseradish). La provo, ingordo, ma fortunatamente più preparato. Ed eccola di nuova di lì: un'arma perfetta per uccidere qualsiasi vostro nemico. Chissà se si trova bene qui da noi, o come la si prepara? magari a piccole dosi e conoscendone le proprietà può essere un abbinamento interessante.

Dexter [Stagione 2]


Anno: 2007
Stagione: 2
Titolo originale: Dexter
Numero episodi: 12

Non è passato molto tempo dalla recensione sulla prima stagione  quindi questa l'ho vista in maniera abbastanza accelerata. Del resto, c'è da dire che ti prende. Esattamente come l'altra, nelle ultime puntate si creano una serie di eventi a catena che forse in maniera frettolosa danno le risposte che cercavamo per tutta la stagione, ma è un male di poco conto. Ho visto quattro puntate solo ieri notte, perchè è davvero difficile staccarsene. Il personaggio principale resta sempre Dexter, questa volta molto più umano e combattuto, nel senso che se nella prima stagione poteva sembrare tutto d'un pezzo , sotto certi aspetti invicibile e calcolatore come un computer, qui lo troviamo fin da subito spassato. Riesce a commettere un errore dietro l'altro, non sa gestire la sua vita da mostro e le complicazioni della finta vita reale che porta avanti, si fa domande sul suo passato e sul suo futuro. Ed in pratica quasi lo catturano. Deve molto alla sorte ed alla fortuna, soprattutto nel finale, piuttosto che alle sua abilità di serial killer prezzolato. Ma davvero si segue con facilità ed i personaggi restano ben costruiti, anche quelli di minor spessore che hanno comunque un impatto importante in tutta la storia.

martedì 20 agosto 2013

Oblivion (2013)


Regia: Joseph Kosinski
Anno: 2013
Titolo originale: Oblivion
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (7.1)
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Questo me lo sono scelto, da una vasta collezione di titoli presenti sempre sul volo Alitalia (quello di ritorno). Mi dichiaro vittima del trailer. Già, perchè è uno duei film da cento milioni di dollari spesi male. Sarà anche troppo cattivo, ma manca decisamente di spina dorsale. Ora ok, se fosse diciamo l'unico film su questo genere e di questo genere, forse potrebbe meritarsi un paio di punti in più. Peccato però ci siano decenni fantascientifici alle sue spalle che mi hanno stuzzicato in maniera molto più positiva. Il regista ha scritto la novel story su cui si basa tutto quanto, forse bastava riadattare un racconto preso quasi a caso da qualche collezione di Philip K. Dick. Non venitemi a dire che che il colpo di scena della trama non ve lo aspettavate perchè non posso crederci. Fin dalle prime battute lo si può intuire, pur senza avere particolari neuroni telepatici, così come il rapporto (solamente accennato) tra personalità e clonazione poteva essere studiato in maniera più convincente. Gli effetti speciali poi sono gradevoli, ma niente che ti lasci a bocca aperta. Come spesso accade a pellicole del genere il finale pare troppo ottimista e tirato via. Nessuna spiegazione del perchè il clone 49 abbia un bug di memoria, nessuna spiegazione sul fatto che l'alieno cattivo che tiene in scacco il mondo da decenni si faccia fregare come una mammoletta. Giriamo pagina che è meglio.

lunedì 19 agosto 2013

Gambit - Una Truffa A Regola D'Arte (2012)


Regia: Michael Hoffman
Anno: 2012
Titolo originale: Gambit
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (5.6)
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Ammetto di non ricordarlo molto. L'ho visto su un volo Alitalia di mille ore che non aveva i monitor singoli, ma eri costretto (quasi come in Arancia Meccanica) a vedere cosa mandavano in onda. Ok, c'era Cameron Diaz, la commedia è mezza britannica quindi ci poteva anche stare. Non ho visto l'originale del 66 che presumo sia migliore. Non deve essere difficile, anche se il problema di fondo penso stia nella trama che è un po' facilotta e dal finale che potrebbe risultare scontato. Sebbene la sceneggiatura sia scritta dai fratelli Cohen questo non significa quasi nulla. Si capisce che non mi è piaciuto? Non che mi aspettassi qualcosa di più, in fondo per chi si accontenta può risultare divertente ed alcune figure (Colin Firth) sono più interessanti di altre (proprio Cameron Diaz), dando una marcia più intraprendente alla pellicola. Se escludiamo la sorpresa del sogno infranto nella parte iniziale, per me manca tutto il resto affinchè la commedia possa risultare riuscita. Alcune scene, che possono apparire come vere e proprie gag, risultano infantili, poco originali ed addirittura troppo lungo fino a divenire noiose. Può essere un comodo passatempo, ma niente di più.

Days 14, 15 & 16: atti finali e ritorno @ Home 2.0

L'ultima sera passata con gettons a Las Vegas la maledetta non ho usato il suo pc per scrivere l'articolo perchè stava preparando le valige e mi faceva pena. E' comunque stata un'altra giornata votata al dio danaro con mattinata di shopping all'outlet e pomeriggio a giocare perdere tutto il malloppo alle roulette (russe). In fin dei conti una cosa ho imparato di nuovo: è una città deleteria, alla lunga ti assorbe molte energie. Fuori fa caldo, dentro ti succhiano ogni cosa. Due aperitivi gratis ci son costati duecento dollari. Passiamo la serata al Bellagio con cameriera di un altro pianeta, altro livello che rende cagnacce le altre, per poi gustarci l'ultimo spettacolo del Cirque du Soleil, un qualcosa di altrettanto meraviglioso. Teatro misto a racconto, effetti speciali live ed acrobazie come mai ne avevo viste prima. I mie bulgari a confronto sono solo un fortunato salto non iperbolico. Respinta la domanda di assunzione. Ci ributtiamo nel gioco e perdiamo ancora. Valutiamo con attenzione il Caesar's e lo squallido Flamingo per poi tornare mesti nella nostra brandina in settantadue metri quadri di suite. La gita ha così fine con gettons che saluta, parte ed inizia il suo viaggio di ritorno. Per me c'è ancora una buona giornata che dedico al centro benessere con una certa Gina, la quale con le mani ci sa fare. Guadagno otto punti felicità, ben messi nel cassetto dei ricordi. Tocca poi a me partire, con tappa a Chicago che vedo in tour notturno grazie al mio autista privato, italiano di antiche origini, affabile ed alla mano. Rinuncia rumorosamente alla mancia, roba incredibile. Poche ore di sonno ed alle 5:30 locali sono già in piedi pronto per una passeggiata esplorativa sulla Michicagan ed oltre. C'è anche tempo per l'Art Institute che mi ruba circa due ore ben spese. Ed ancora in viaggio, altra mattanza. Roma, Pisa, Piomba, Canaletto. 32 ore sveglio, ma sembrano cento. Stasera si esce, per riprendere il ritmo del fuso corretto, quello di Roma dove ieri la Juventus ha fatto l'americana con la povera Lazio.

venerdì 16 agosto 2013

Day 13: Las Vegas, "gangsta" city

Las Vegas e' molto pericolosa. Dopo che ieri il clan Mentefredda ha sbancato tutti i casino' trovati sul suo cammino, si e' sparsa la voce. Qualcuno avrebbe voluto toglierci di mezzi. Siamo personaggi troppo scomodi per una citta' del genere. E' cosi' che questa mattina (in cui avrei potuto dormire bellamente e russare un altro po') ho fatto in modo di alzarmi comunque presto: alle nove avevo appuntamento dal barbiere del Mandalay Bay per cambiare un po' il mio look da gitano. Tutto come negli anni cinquanta, dalla poltrona all'attenzione per curare la mia barba. Ho approfittato della vincita di ieri per concedermi un Royal Shave, comprendente massaggio al viso ed alla testa. Roba forte. Poi e' stata la volta del vestiario. Nonostante qui faccia un caldo bestiale, era poco carino presentarsi sempre in pantaloncini corti ed infradito. Quindi perché privarsi di un gessato, camicia, scarpe bicolore spectator e papillon? Al Pacino e' entrato in me: non potevamo gironzolare per i tavoli verdi senza un adeguato abbigliamento. Gia' che ci s'era abbiamo anche fatto un po' di pratica con le armi da fuoco ad un poligono (che gettona continua a chiamare pentagono) provando vari tipi "ferri". Tra le sagome da scegliere c'era quella di Bin Laden, che e' stato crivellato di proiettili. Oltre alla pistola ho potuto usare un Uzi, un AK47 (quello della foto) ed uno shotgun che cribbio se c'aveva rinculo. Dopo tutto questo siamo tornati ai tavoli da gioco ed alle attrazioni che piu' contraddistinguono Las Vegas. Oggi abbiamo perso tutto. Certe volte anche se te la senti non va, e rinunzio (scusate oh) anche alle note a pie' di pagina.

giovedì 15 agosto 2013

Day 12: Las Vegas chiama, noi sbanchiamo

Eravamo un tantino stanchi. Non tanto dei Parvhi in se', che sono stati bellissimi, ma della vita da nomadi che abbiamo intrapreso. Sveglia presto, lunghi tragitti in macchina ed a(dap)piedi, motel infimi e stress a tutto spiano. Avevamo bisogno di un po' di buono e sano relax, e proprio per questo motivo abbiamo scelto di percorrere tutti in una botta i quasi 900 chilometri che ci distanziavano da Las Vegas, nostra ultima meta. Visto che il navigatore ci ha fatto passare da sud del Grand Canyon, ne abbiamo approfittato per una sosta dedita al pranzo nella ridente cittadina di Williams, proprio sulla route 66. Qui omelette di un certo peso specifico  in un locale che ti riporta ai tempi di Happy Days. Se andavi in bagno potevi trovarci pure lo scheletro di Fonzie (per i piu' giovani: quello che ha inventato le famose patatine che devi leccare senno' non godi). Ad ogni qual modo, si riparte e ci si butta verso Sin City. Guadagniamo anche un'ora visto che nel fuso del Pacifico, quindi adesso le ora di differenza con l'Italia sono nove. Non abbiamo accusato il car lag. E poi eccoci qui al Luxor. Tante cose non si possono dire perche' qui va di moda cosi'. Un piccolo appunto per il Kajimiro: si spende troppo, niente Nexus 7, siamo troppo viziosi. Pero' posso vantarmi di aver battuto il sistema. Non c'e' casino' che tenga. Siamo troppo forti. Imbattibili. Al New York New York ce la caviamo con una vincita netta di soli dieci dollari, al Bellagio facciamo il culo a tutti con 130 e al Luxor tanto per gradire prima di venire a letto 70. Il tutto al netto della mance rilasciate qua e la'. Ci si ripaga la vacanza, non hanno ancora conosciuto gi italiani veri qui. Alcune note a pie' di pagina:
- durante il lungo viaggio in macchina ho appreso il perche' di "Lady" Portopiria. Massima stima. Rispetto assoluto per lei.
- Hanno rotto le palle con questi restauri alle autostrade
- Se te la senti, punta quasi tutto su cio' che vincera'.

mercoledì 14 agosto 2013

Day 11: Mesa Verde e Four Corners

Gettons e' un pazzo furioso. Siamo finiti all'Aneth Lodge di Cortez, Colorado. Ok, e' il peggior dormitorio di sempre con reception che chiude alle 22, bagno fatiscente, asciugamani come salviette, moquette lurida e tutta l'ambientazione abbastanza truce. Il guaio (suo, non mio o di VER) e' che la connessione faceva alquanto pena. Cosi' ho dovuto assecondarlo (come potrei lasciare un pazzo fuorioso da solo?) e siamo andati in giro a cercare reti wifi aperte, con mediocri risultati. A rischio arresto (lui avrebbe potuto uscire facilmente per malattia da pazzoide). A Cortez ci siamo finiti dopo una giornata a Mesa Verde, sito storico di un certo rilievo dove gli antichi di queste parti, quando da noi c'era il medioevo iniziavano a costruire villaggi di circa cento persone all'interno dei canyon. Non voglio stare a discutere sulla superiorità dei nostri etruschi rispetto agli Anasazi (importanti tipo i Camuni), pero' ha un certo fascino vedere i cliff dwellings costruiti e scavati nella roccia. Puntavo molto su questo parco, ma nel complesso mi ha un po' deluso in quanto molto grande geograficamente, ma perlopiù tutto uguale a se stesso. Anche oggi non sono mancate le lunghe camminate, tanto per vedere quali sono i nostri limiti. Nel (ad al) tardo pomeriggio c'e stato tempo anche per andare in quattro Stati: Arizona, New Mexico, Colorado e Utah. Sono anche riuscito a non stare in nessuno di essi (la foto ne e' la prova documentaristica e storica). Per la serata, dopo la cena a base di sushi (tipico da queste parti ...) sapete gia' come e' andata: io a fare da balia al pazzo scatenato. Avrei voluto dimostrargli la mia forza interiore, non pubblicando nessun articolo per oggi, ma poi ci sarebbe rimasto troppo male. Alcune note a pie' di pagina:
- un pranzo leggero non puo' essere fatto con pita di mais, chilli, pollo e salse varie
- se ridi metre bevi il Powerade non ti da' energia, ma te la toglie. Perdi anche due punti vita e cinque di mana. Pero' guadagni un punto esperienza. Abbine cura.
- Ho chiesto in un pueblo anasazi se avevano il Nexus 7, ma niente da fare. Domani provo in pieno deserto.
- La funzione della macchina fotografica "contro sole" riesce a farti fare foto da paura
- Proposta variante de I Bulgari a Four Corners: due italiani ci hanno riconosciuto e quasi applaudito.


martedì 13 agosto 2013

Day 10: Ballon & ATV at Canyonlands

Alzarsi alle 5:30 del mattino e' faticoso e ti stordisce, ma se lo facciamo per andare a divertirci piuttosto che andare a lavoro, puo' essere meno traumatico. Il punto di ritrovo per partire in mongolfiera era a nord di Moab, e noi puntualmente siamo andati a sud dove nessuno ci attendeva. Allora a tutta birra per rimediare e salire sul cesto proprio con il sole nascente dal deserto che ci faceva da sinfonia visiva. Saliamo di quota e possiamo ammirare le meraviglie che ci circondano, e che rendono questo angolo di Utah davvero speciale: da una parte Arches, dall'altra Canyonlands. Poco dopo le otto siamo pronti all'atterraggio (con tanto di ribaltamento della mongolfiera: very funny ed un goccio di tensione) e gli americani hanno voglia di festeggiare con dello Champagne. Roba da alcolizzati a quell'ora, senza colazione sullo stomaco. Vito che e' presto ed abbiamo tutto il giorno davanti, non ci facciamo mancare nulla e corriamo a prenotare di nuovo i quad (qui ATV) per poter vivere appieno il Canyonlands National Park. Questi, a differenza di quelli usati a Grand Teton sono più' difficili da usare, a trazione posteriore ed a marce. Inizialmente abbiamo anche un po' di paura: se sbagli non picchi contro un albero, ma ti fai un bel salto lungo il dirupo e semplicemente muori, magari esplodendo. E' solo un gioco da ragazzi pero' prenderci la mano per andare su e giu' nei canyon e controllare tutto dall'alto dell' Hurrah Pick, che sovrasta tutto quanto. Il resto del pomeriggio lo passiamo sempre all'interno del Parco, facendo anche dei percorsi fuoripista non segnalati, per sostare proprio la' dove puoi vedere a centinaia di metri sotto di te. Spettacolo mozzafiato, cosi' come la mining roiad tutta sterrata con curve a gomito in discesa, senza alcuna protezione o guardrail di sorta. Se uno ama gli sport estremi o l'avventura, Moab fa ala caso suo, perché e' tutta dedicata a queste attrazioni. Ceniamo anche nel localissimo Frankie D's, un pub dove ceniamo sul bancone mentre i brutti ceffi del posto giocano a biliardo alle nostre spalle. Sembra il bar in cui Schwarzenegger prende i vestiti ai motociclisti. Giornata molto intensa, alcune note a pie' di pagina:
- Mel si fa salutare pugno contro pugno. Un vero ragazzaccio.
- La mia carta d'identita' non e' francese, c' anche scritto
- Tutte le Jessica sono fiche

lunedì 12 agosto 2013

Day 9: Arches National Park

Piu' passano i giorni vissuti in questa maniera e piu' siamo spossati. Nel senso che arrivati a "casa" la sera proviamo un certo senso di devastazione. Sveglia presto la mattina, macchina, colazione, macchina, destinazione, percorsi a piedi, macchina, cena, macchina, motel. Certe volte manca il pranzo, per fortuna hanno inventato la carne di ogni animale essiccata e cosi' anche la frutta. Questa mattina abbiamo attraversato lo Utah in direzione sud est per arrivare al Parco simbolo dello Stato: Arches. Come sapientemente suggerisce il nome e come potete osservare dalla foto allegata, e' caratterizzato da numerosi archi naturali che si sono formati nella roccia. Ne esistono di ogni tipo e dimensione, sono inoltre messi un po' qua ed un po' la' non sempre facili da raggiungere. Oltre i vari punti di osservazione raggiungibili in auto, ci sono i trail da fare a piedi. Si tratta di sentieri, lunghi anche dieci chilometri che attraversano canyon e montagne. Farli non e' uno scherzo, e dico sul serio. Se vi ricordate il film 127 ore potete farvi una piccola idea di cosa abbiamo di fronte. I paesaggi di questo tipo, da vivere e toccare con mano, sono i miei preferiti, ed eleggo in questo nono giorno, Arches il migliore della vacanza. Non siamo riusciti a finirlo tutto, ma domattina abbiamo (tempo permettendo) la mongolfiera alle 6:15 (oibo' porinoi) che ci dara' una visuale dall'alto sia di Arches che di Canyonlands. Nel pomeriggio dovremmo affrontare altri percorsi. Alcune note a pie' di pagina:
- Se ad inizio percorso trovate un cartello che indica 2 litri d'acqua non e' un suggerimento per tutta la giornata, ma un consiglio di sopravvivenza per il trail
- per fare una foto da cartolina devi sterminare le formiche asiatiche. Gettons in versione furia puo' farlo
- il gatorade in polvere e' cosa buona e giusta
- A Yellowstone una fontanella ogni dieci metri e faceva fresco, qui l'acqua non la vendono dentro al parco e devi fare la solita caccia al tesoro

domenica 11 agosto 2013

Day 8: Antelope Island e Salt Lake City

Arrivando ieri in nottata, la citta' ci era sembrata un avamposto industrializzato nel quasi deserto dello Utah, cosi' questa mattina abbiamo deciso di ignorarla e percorrere qualche miglio per raggiungere il lago salato ed Antelope Island che e' parco statale. Avete presente il libro game Guerrieri della Strada? Ecco, sarebbe un'ottima location per un'ambientazione post apocalittica. Li' e' il deserto. In mezzo c'e' l'acqua ok, ma la sensazione e' di desolazione piu' pura. Spiagge bianche, colline rocciose con pochi arbusti. Abbiamo avuto anche il coraggio di fare un trial armati di niente, sotto il sole di mezzogiorno. Ed io ho avuto la sciagurata idea di raggiungere quello che da lontano sembrava un simpatico e suggestivo molo naturale. Tenete presente che sull'isola ci sono tre specie viventi: i bufali (poverini, ultimo anello nella catena alimentare), i super ragni che creano ragnatele in kevlar in cui imprigionano le suddette bestie, e le pulci che spolpano tutto cio' che trovano. E per raggiungere quel moletto dovevi tirare i dadi. Aggiungiamo anche il fatto che per trovare acqua bevibile nell'isola devi far una specie di caccia al tesoro: neanche i bagni hanno i lavandini da cui potersi abbeverare. Terminato il parco allora puntiamo sulla citta' dei mormoni che, nonostante la prima impressione, e' veramente bella, elegante, ben tenuta e soprattutto pacata. Abbiamo anche il piacere di poterla visitare su due ruote, visto che e' molto bike friendly, con piste ciclabili ed il noleggio pubblico che ci e' costato solo 5 dollari. Il Liberty Park ci incanta con i suoi prati verdi ed il laghetto con le anatre che ti passeggiano vicino mentre fai il riposino. Cena di un certo livello al decimo piano del Joseph Smith Memorial Building, con vista sulla citta' illuminata. C' stato spazio anche per una bevuta in un tipico e trasgressivo pub (nightclub dice) con gente del ghetto e poi foto della citta' di notte da Ensign Vista Drive Pick, con un volontario della sicurezza che ci fa sgombrare (usando luci ed altoparlante) perche' secondo lui (e secondo i cartelli) non si puo' parcheggiare li'. Alcune note a pie' di pagina:

  • le infradito sono comode, ma non per tutte le occasioni
  • Al ristorante dei mormoni non ti servono gli alcolici e la root beer e' qualcosa tipo il chinotto dolce
  • ogni cosa a Salt Lake City appartiene a Gesu' Cristo. Anche noi.
  • se hai sete, abbine.
  • Jessica Jones non e' mormona

sabato 10 agosto 2013

Day 7: la fiera del West


Lasciamo il tipico e suggestivo ranch di Jackson e ci dirigiamo al Teton Village per completare la nostra visita al Parco. Qui prendiamo una funivia (che loro chiamano tram) la quale da 1923 metri ci porta fino a 3185. Ovviamente da li' la vista non e' affatto malaccio: sia se guardiamo in basso per tutta la valle, sia se spostiamo lo sguardo di lato ed ammiriamo le altre vette vicine. Dopo le ultime rifiniture ci tocca un altro lungo cammino che ci porterà' fino a Salt Lake City in tarda serata (totale da inizio vacanza 1400 miglia), all'Airport Inn (che ha una connessione ridicola in camera, ma ottima in corridoio dove stiamo stazionando, ed un prezzo stracciato, colazione inclusa). Pero' andiamo in ordine: dopo aver toccato nei giorni scorsi il Colorado ed il Wyoming finiamo la parte sud ovest di questo Stato ed entriamo in Idaho. Quindi ranch e farm si alternano con una certa frequenza, intramezzati da piccoli borghi che contano anche cento anime ed hanno le pompe di benzina come negli anni cinquanta. Dopo tanta natura si inizia a respirare un po' di buon vecchio west. Riusciamo a pranzocenare alle 18:00 nei pressi di Logan, Utah al Callaway, uno di quei posti che si trovano lungo la strada ed accolgono camionisti, viaggiatori e turisti affamati. A Logan ci mimetizziamo con la vera popolazione autoctona per quanto possa risultare possibile. Qui c'e' un fiera. Di quelle vere, alle quali accorrono numerosi cowboy e mandriani di tutte le fitta' vicine. Quelle fiere dove ci sono le bestie e la gente che le sceglie, i trattori non sono quelli di Venturina e lo zucchero filato si contende il titolo del più' mangiato solo con i sacconi pieni di popcorn. Qui gli uomini hanno jeans, camicia a quadri e cappello. Le donne stivali e trecce ai capelli. Il posto ideale quindi per assistere ad un rodeo vero e proprio. con posti in platea numerata. Lo spettacolo e' davvero emozionante, bello, genuino ed originale. Senza esagerare direi che eravamo gli unici non americani ad assistervi. Alcune note a pie' di pagina:
  • Se lasci quasi meta' insalata perche' veramente scoppi, ti chiedono se vuoi un box per potertela portare via
  • Giant significa panettone
  • Stare in piedi assieme ad altre centinaia di persone in silenzio, con la mano sul cuore, mentre viene cantato l'inno nazionale e sventola la Old Glory, puo' farti commuovere
  • Jessica Jones accetta il tuo invito al ballo di fine anno solo se sai atterrare un toro con un'autentica mossa di wrestling. E poi ci fai l'insaccato.
  • In America fabbricano il ghiaccio

venerdì 9 agosto 2013

Day 6: Grand Teton con il quad

Il Grand Teton ci era piaciuto particolarmente durante il breve assaggio di ieri, ed oggi lo abbiamo attraversato, con vedute mozzafiato della criniera montuosa, con i nostri due quad: Quid e Quod. In America sono molto sbrigativi, anche quando noleggi un affare del genere e non sai di preciso cosa farci. Ci hanno dato un pick-up Chevrolet talmente grande che il nostro SUV sembra una Panda con un bel rimorchio che conteneva i due ATV da noi prenotati. Ho dovuto quindi guidare per una trentina di miglia per giungere ai percorsi adatti, e far scendere i due veicoli. Gia' questa parte e' stata ganza, figuriamoci il resto. Siamo partiti subito a fuoco, tra polvere, terra e foresta riuscendo a completare tutti i percorsi ed ogni view point disponibile. Al di la' dello spettacolo naturale (che ci ha fatto decidere di modificare il piano di viaggio e restare da queste parti anche domani) e' stata un'avventura davvero divertente. E non ci siamo risparmiati nulla, dalle salite più impervie alle discese a rotta di collo, facendo anche il percorso 4210, quello per esperti. Ed in certi momenti non e' stato per niente facile. Ho caricato dieci video su Youtube (mentre sto scrivendo non ancora disponibili) dal titolo Grand Teton Quad. Il numero 9 ed il numero 10 sono i migliori e si vede anche mentre mi pianto simpaticamente contro un albero. Alla fin fine un'esperienza indimenticabile. Ci siamo poi lanciati di corsa per una doccia all'anticrisi Spring Creek Ranch che per la modica cifra di di 280 dollari ci permettera' di dormire. E' favoloso come posto, e la camera molto bella e caratteristica, ma qui giocano troppo sul fatto che i posti disponibili sono pochi per il numero di turisti che arriva. Senza internet e senza prenotazioni online avremmo dormito in macchina. In serata girata per l'artistica Jackson e cena in squallido style da un messicano per risparmiare qualcosa. Alcune note a pie' di pagina:

  • [voce lagnosa] daiiii, vaii, vaiiii, daiii, non ti fermareeee
  • in acrobazia (si capisce al termine del video numero 10) sono stato disarcionato dal mio quad. Niente a confronto di quanto successo a Samyh... Capriola e tutto risolto.
  • Se cercate un quadro, una foto o un qualsiasi altro oggetto artistico sopra i 1000 dollari non perdete tempo ed andate a Jackson
  • [voce lagnosa] daii, vaii, odio la Gopro, daiii

giovedì 8 agosto 2013

Day 5: Yellowstone atto secondo

Siamo arrivati al quinto giorno di questo life changing trip, ma sembra quasi di essere qui da una vita. Ogni ora e' differente dall'altra ed ogni luogo toccato e' cosi' diverso e distante dal precedente che pare di vivere storie parallele. Lo spettacolo che la natura ci mette di fronte non puo' essere buttato giu' in due righe. Ne' tantomeno essere fotografato nel migliore dei modi per poter raggiungere l'obiettivo. Oggi abbiamo terminato (saltando diversi punti di interesse, dovendo fare una cernita) la visita a Yellowstone, partendo da Mammoth e proseguendo verso est per poi dirigerci a sud. Ancora molti trial da percorre a piedi, nonostante la caviglia menomata, ma in ottimistica via di guarigione. Certo e' che la forza di volonta' e la curiosita' ti spinge a superare ogni limite; terminati geyser e zone termali e' la volta dei canyon, delle foreste e delle cascate. Yellowstone e' un parco infinito, che non si vergogna certo di avere mille attrattive. In serata entriamo nel Grand Teton National Park, e nessuno  me ne voglia, per certi aspetti sembra ancora piu' bello del fratellone maggiore. I monti ed il lago creano una cornice descrivibile solo con il "boia deh" che anche gli americani capirebbero. Alloggiamo al Flat Creek Inn con connessione internet degna di essere chiamata cosi' e festeggiamo il mio compleanno al Million Dollar Cowboy Bar di Jackson: dico solo che al posto degli sgabelli al bancone, hanno le selle da cavallo... Giratina per la cittadina, tutta negozietti molto interessanti e di un certo rilievo (soprattutto quelli fotografici ed artistici) per poi goderci un gruppo live con tanto di pista da ballo. Alcune note a ie' di pagina:

  • Per non disidratarsi e' bene bere molto. Ai piu' "pomatina" e' permesso l'uso di crema idratante
  • Devi sempre salutare chi incontri per strada
  • Quando hai fretta, troverai i lavori in corso sulla strada, e non puoi rilassarti
  • Tutti gli invitati al mio compleanno si sono presentati alla cena

mercoledì 7 agosto 2013

Day 4: Yellowstone atto primo


Avrei voluto scrivere un resoconto abbastanza dettagliato sulla visita dentro al Parco fatta oggi, ma due calamita' di un certo livello me lo hanno impedito. La prima e' che internet qui dentro e' accessibile tipo l'ora d'aria per i carcerati (ed un po' ci sentiamo così' in effetti) quindi e' probabile che la pubblicazione di questo articolo sarà' in differita. L'altra e' che gettons ha lasciato in macchina la cartina con tutti i punti d'interesse visitati ed ora zero voglia di scendere a prenderla. Quindi per adesso, niente foto, niente video, niente nomi. Ci sarà' tempo e maniera per tutto. AD OGNI MODO dopo una colazione americana al Lake Lodge ci siamo messi in viaggio abbastanza presto per procedere con alcuni trip sulla spiaggia del lago per poi giungere a West Thumb per guardare i primi geyser. Non ne avevo mai visto uno, ed in tutta la giornata ne abbiamo fatta una bella scorpacciata, quasi da star male. Del resto (vado a memoria) Yellowstone ha circa il 75% dei geyser del pianeta e ce ne sono di tutti i tipi: dal mitico Old Faithfull che schizza ogni 91 minuti, al Castle che mantiene sempre una colonna di vapore a tante altre decine. Colorati, bianchi, azzurri, neri, profondi, piatti, piccoli come una pallina da tennis o grandi come una piscina olimpionica, difficili da raggiungere come il Lone Star che ci ha visto percorrere a piedi alcune miglia o quelli che si trovano lungo il bordo della strada. Prendete la cartina dal sito, e cercate di contare tutti quelli indicati: ecco, ce ne sono tanti di più'. Ma Yellowstone non e' solo geyser, ci sono anche laghi, torrenti (creek), canyon, animali, foreste e cascate cristalline. Oltre ad i trial da effettuare a piedi (o in bici) abbiamo trovato il tempo per goderci un bel bagno nel fiume, Credevo che l'acqua fosse gelata, ed invece simile a quando da noi non e' troppo calda. Sara' per la composizione termale o solo perché' s'e' avuto culo, NEVVERO? Poi altro trial al tramonto all'artist_qualche_cosa ed uno al quasi buio lungo un fiume. Ora eccoci qui al Mammoth Hotel dopo una buona cena. C'e' internet in camera? GIAMMAI. Alcune note a pie' di pagina:
  • anche se e' una cosa tipica, bere il caffe' americano necessita di tanta forza di volontà. E' uno dei mali del mondo.
  • Ho preso una storta alla caviglia tanta roba, da restare immobili a vita. Ma soffro in silenzio senza dirlo a nessuno
  • Fare il bagno in mutande e cambiarsi sulla spiaggia sa un po' di zingaro, ma tante'…
  • La grappa con la mosca, invece della sambuca senza, fa cacare.
  • Il segnale telefonico non c'e' ne' con la Tre ne' con la Wind. Mi va su di una compagnia che non mi fa chiamare all'estero. 
  • Buon compleanno a me.

martedì 6 agosto 2013

Day 3: attraversando il Wyoming

Ci lasciamo alle spalle Cheyenne ed affrontiamo una traversata di circa settecento chilometri che ci porterà' all'interno del Parco Nazionale di Yellowstone. Si', quello famoso, quello dell'orso Yoghi, quello istituito nel 1872 quando tutto il resto del mondo neanche sapeva cosa potesse essere un Parco Nazionale. Gli spazi, sono immensi, si perdono a vista d'occhio e che si tratti di praterie verdi e piatte o di ammassi rocciosi brulli ed incolti, ti si riempie comunque il cuore. Sei nel deserto, non di quelli aridi e sabbiosi, ma di quelli dove per miglia e miglia non trovi neanche un'uscita, una costruzione, una casa qualsiasi. Solo la tua auto e la strada che si lancia dritta verso Nord. Poi vedi altri come te , con il desiderio del lungo viaggio in terre remote e spaziose. L'America si presta bene per queste cose: i nostri compagni di viaggio guidano Harley come da noi le Vespe ed i caravan, o le case mobili portate da grandissimi SUV sfrecciano vicini alle cas(s)ette delle lettere lungo la strada. Il costo della benzina aiuta: neanche quattro dollari a gallone, men di un euro a litro. Le poche cittadine che vediamo sono ben attrezzate per ospitare i viaggiatori con campeggi, aree di sosta, motel. Quando servono questi ci sono. Durante il nostro percorso ci facciamo anche attraversare la strada da un cervo, che curioso ed indispettito rischiava di finire trofeizzato. Immersi dalla natura arriviamo attorno alle quattro del pomeriggio a Cody dove possiamo pranzare al Proud Cut Saloon, una delle tante costruzioni di legno, dove se gli avventori sono armati di fucile, quello strano sei te, non loro. Saliamo cosi' verso il Buffalo Bill State Park e poi finalmente questo primo assaggio di Yellowstone, che promette bene. Siamo alloggiati al Lake Lodge, proprio sul lago, in una casettina di legno ben integrata nel paesaggio montano. Mentre scrivo sono con un Porto di fronte ad un camino acceso. Manca la pelle d'orso per terra, ma credo che qui la prenderebbero come un'offesa. Note a pie' di pagina:
- ho ritrovato la salsa piccante assassina gia' provata a San Francisco quattro anni fa. Dovrebbe chiamarsi horse radich, o qualcosa del genere. E' da infarto
- per la strada ci sono diversi copertoni e non ne capiamo il motivo
- abbiamo visto Bamby in un giardino a Cody
- questo articolo rischiava di non venire scritto perché la connessione e' praticamente inesistente qua dentro e gettons si e' dovuto prostituire con il barista per averla. Ma e' molto ballerina. Domani dovrebbe essere peggio.

lunedì 5 agosto 2013

Day 2: Rocky Mountain National Park

Gira voce che Denver sia stata colpita da pallottole di grandine delle dimensioni di palle da golf: noi non ci siamo accorti di nulla, impegnati come eravamo a configurare il fucking Garmin che ci hanno dato con la macchina a noleggio (un bel Chevrolet di quelli grossi). Cosi' lo abbiamo restituito, ci siamo catapultati ad un Best Buy in centro e ci siamo affidati al buon vecchio Tomtom. Sempre il migliore. E' stato lui quindi che ci ha salvato la vita e condotto verso l'Estes Park per poi raggiungere il Rocky Mountain National Park. Il tempo li' non sempre e' stato clemente, ma abbiamo potuto guidare tra vallate e monti, seguendo percorsi non sempre dei piu' semplici. Paesaggi alpini con tanto di ghiacciai e foreste onnipresenti durante il nostro cammino. Laghi, sentieri, salite ed ancora discese. Pranzo tipico con carne essiccata, merenda con succo di mela e pronti nuovamente per l'avventura. Soltanto oggi abbiamo percorso 350 miglia, le prime circondati dalle vette su citate, le seconde con distese piatte ed infinite che si perdono a vista d'occhio. Sono iniziati i primi book fotografici e le prime riprese con la Gopro. Purtroppo a Cheyenne siamo arrivati tardi e non abbiamo trovato immediatamente un posto dove poter dormire. Quindi eccoci qua al My Place che stiamo caricando immagini e video: ci vorra' tutta la notte, salvo nessuna interruzione. Domani ci attende una lunga giornata. Fossero tutte cosi' pero'... Con sfondo musicale il Boss e gli anni settanta a guidarci in questa stupenda gita. Piccole note a pie' di pagina:
- se chiedete un'aranciata media ricordatevi di avere tanta sete
- con il cambio automatico non serve cambiare
- potete essere anche in culo al mondo, ma la prima famiglia che vedrete uscire dall'albergo sara' italiana
- puo' darsi che un treno vi sbarri la strada ed inizi a suonare come un matto. E per spregio lo fara' per tutta la notte
- ditelo subito che la carne essiccata vi piace, altrimenti verra' finita seduta stante da gettons

domenica 4 agosto 2013

Day 1: la mattanza

Sono circa trenta ore che sono in piedi. E' stata la giornata delle file, della pazienza, della noia. Da Piomba a Pisa, poi il check in in compagnia di una ungherese, che ovviamente sarebbe andata a Budapest. Poi a Roma altro pit stop, con una italo venezuelana che non poteva non partire da sola per Caracas. Il volo di circa undici ore con una schermitrice pisana, ma che si lanciava a Portland, Oregon. Poi finalmente Chicago, in cui mi sono fatto ispirare dal nome stesso della citta'. Ed anche qui sette ore di attesa, estenuanti, massacranti, con ben due cambi di gate improvvisati giusto per dare un po' di sale alla faccenda. Giratina qui, giratina la', ma dopo aver visto due film in aereo, aver letto mezzo libro di Auster e spippolato un po' con lo smartphone ti passa la voglia di fare quasi tutto. E sai che non e' ancora finita. Poi entri in una scatoletta con le ali marcata American Eagle, in cui invece della compagnia femminile hai un tipo del ghetto che ascolta musica a palla dalle cuffie, lasciate penzolare sul collo. Tutti devono sentire. E se non lo fanno ci pensa lui ad improvvisare un po' di karaoke. Il volo fa anche la sua buona mezzora di ritardo perche' a Denver c'e' una tempesta. Finalmente scendo, trovo gettons ad attendermi ed aspettiamo la valigia. Invano, visto che era gia' pronta. Ancora attesa per il taxi e finalmente al Days Inn, che ce la fa prendere bene. Un motel come si deve. Abbastanza tipico e con un buon wifi gratuito che ci permette di collegarci con tutti voi. Domani inizia tutto, sveglia tra meno di sette ore e auto a noleggio. Domani, sara' un altro giorno.

sabato 3 agosto 2013

Si (ri)parte da qui

Levataccia, poco sonno, tante aspettative, alcuni ricordi. Qualcosa si lascia indietro, altro lo troverò più avanti. Non è solo una gita, è LA gita. Che poi sia ai Parchi, o altrove non importa. Tornerò certo, non è un addio ci mancherebbe, ma è la realizzazione di un'attenta preparazione che va a avanti da ottobre scorso. Sono cambiate molte cose dai progetti iniziali e non solo per quanto riguarda la mera preparazione del viaggio, ma con questa partenza avremo un nuovo inizio. Eccoci quindi al Day 1, che mi vede impegnato in più tappe: Piombino ---> Pisa, poi volo per Roma, ed ancora per Chicago. Quindi dopo solo sette ore di stop in aeroporto sarà la volta di Denver, tappa iniziale del nostro tragitto. Se tutto procede secondo quanto dichiarato da Alitalia ed America Airlines atterrerò alle 22:15 ora locale, quindi dopo oltre un giorno dal rilascio di questo articolo. Conto di riuscire a sopravvivere, ma soprattutto conto di trovare gettons ad attendermi. Dio non voglia che succeda qualcosa al suo volo: deve portare il pc ed il caricabatterie da auto. Tutti coloro che mi amano, quelli che mi odiano e quelli a cui resto indifferente, ma non possono fare a meno di leggere le mie avventure, potranno acquistare il numero di ottobre di National Geographic e quello di settembre di Playboy. Se invece avete fretta, fate un salto qui sul blog o seguite uno dei miei profili dei social network a cui partecipo: dovreste trovare articoli quotidianamente se troviamo accesso wifi. Ciao, a tutti, ci vediamo presto (se non sbanco a Las Vegas).