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domenica 3 gennaio 2016

Bronson (2008)




Regia: Nicola Winding Refn
Anno: 2008
Titolo originale: Bronson
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.1)
Pagina di I Check Movies
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Bronson è un gran bel film. Se non lo guardi con sufficienza riesci a vederne la drammatica poesia che ci gira intorno e che lo rende triste, grottesco, ben eseguito. Tom Hardy, l'uomo che sospettavo sapesse solo grugnire, si rivela una gradita sorpresa mentre si racconta. Anzi, mentre racconta sul palco, la vita del proprio personaggio, Bronson: il carcerato più famoso d'Inghilterra. E su quel palco, o con la camera che lo riprende in primo piano, pare si assistere ad uno spettacolo cabarettista in cui si mettono a nudo i pensieri di una celebrità malata. A tratti mi ha ricordato, nuovamente con tristezza, lo spettacolo di Mike Tyson in cui si racconta. Ma quella è un'altra storia. Winding Refn riesce a proporci la violenza rendendola artistica ed il soggetto qui usato si presta d'incanto: violenza pura senza che ci sia un obiettivo alto prefissato e da raggiungere. Non la violenza di Arancia Meccanica e neanche quella da picchiaduro o da pellicola carceraria, un tipo piuttosto di forma d'arte, malata e ricercata. La storia è raccontata in maniera grottesca, visionaria, senza che si abbia un linea temporale ben delimitata e precisa, intermezzando le scene di azione o di prigionia a monologhi, mutamenti facciali degni di un mimo, umorismo nero che capita quasi casualmente. La star è lui, un triste ragazzo in cerca di una notorietà che gli può causare soltanto guai e anni da aggiungere al proprio curriculum di carcerato. Triste perchè non è un prodotto dell'emarginazione, della società ingiusta o di cause di forza maggiore: Bronson si mette nei pasticci giorno dopo giorno grazie alla propria scelta scellerata di usare la forza e la violenza come trampolino di lancio per un successo ch solo lui riesce a percepire. Tra le decine di pellicole sul mondo del crimine e sui carcerati questa è senza dubbio tra le più originali. E credo che sia la migliore prova artistica di un Tom Hardy forse troppo sottovalutato.

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