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mercoledì 10 aprile 2013

Rocky IV (1985)


Regia: Sylvester Stallone
Anno: 1985
Titolo originale: Rocky IV
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (6.4)
Pagina di I Check Movies
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Il quarto è quello con cui ho iniziato. Quindi nostalgicamente si merita un voto chiaramente alto, troppo per ciò che poi in effetti è. Per questo motivo separo la recensione in due parti.

Commento anni 80: (8/10)

Visto e rivisto più volte, da consumare il nastro della videocassetta. Siamo di fronte alla più difficile delle sfide, un uomo solo contro il gigante biondo che viene dai ghiacci, nella gelida Russia, lontano da tutto e da tutti. Ma con il cuore e la mente vicini all'amico Apollo, tristemente ucciso sul ring. Un'umiliazione totale per l'ex campione che beffardo combatte in quella che crede una passeggiata dimostrativa, ma si rivelerà la lotta tra le due super potenze degli anni ottanta. Momenti memorabili quelli di sofferenza ed allentamenti spartani che vedono il nostro Rocky farsi carico di una vendetta, acclamata da una nazione intera e dallo sport. Il temibile Drago e la tecnologia di cui dispone non pareggeranno mai la grinta, la tenacia e la tecnica del campione americano. Forte di una colonna sonora ancora una volta strepitosa, abbiamo uno dei momenti più alti della pellicola nella scena colma di flashback (ripresi da tutta la saga) in cui il protagonista corre in macchina dopo la morte di Apollo. Restano poi memorabili anche la stessa entrata in scena, teatralmente americanissima, di Creed sul ring di Las Vegas accompagnato da James Brown e quel  "ti spiezzo in due" nella traduzione italiana, che ha fatto scuola.

Commento 2013: (6/10)

Può essere considerato anche come una diramazione del terzo sequel: sempre vendetta, sempre riscatto, ma con un nuovo nemico questa volta non solo personale, ma di tutto un blocco. Ecco quindi creato a tavolino il Golia di poche parole e grugniti che ridicolizza lo sport americano. Senza cattiveria (Mr. T. potevamo odiarlo, ma lui che ha fatto?) con la sola colpa di essere forte e russo. Poi però si fa la bua ed inizia a sbandare. Infine abbiamo Rocky che lancia un messaggio di pace rivolto a tutti, voltagabbana sugli spalti compresi. Un discorso da analfabeta che fa applaudire anche la nomenklatura russa. Con una trama così semplice, breve e lineare Stallone completa il percorso involutivo del personaggio, cancellando quasi totalmente Balboa visto come uomo ed intensificando il suo essere pugile. Tutto il film è infatti incentrato su due incontri e sugli ormai famosi allenamenti. La contrapposizione con Ivan Drago è forte ed il dualismo lo vediamo non solo in chiave politica ( non è cattivo o brutale), ma anche per queanto concerne il modo di vedere lo sport ed il raggiungimento dell'obiettivo. Eppure sono gli USA degli anni ottanta ed essere all'avanguardia (Paulie ha addirittura un robot parlante in casa), mentre in Unione Sovietica c'è chi usa ancora il carretto sulla neve. Ma il vecchio contro il nuovo è dato anche da questo e su questo si basano i due allenamenti. Seppur con molte riserve, specie se rivisto oggi, il film ti prende grazie alle due belle scenografie messe in atto all'MGM ed a Mosca, ma Stallone lascia per strada conflitti e rivalità, arrivando velocemente ad un finale in cui "tutto il mondo può cambiare". Ma per cosa? Per un combattimento sul ring? Rocky però incassa, anche al botteghino.

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