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giovedì 28 febbraio 2013

The Millionaire (2008)


Regia: Danny Boyle
Anno: 2008
Titolo originale: Slumdog Millionaire
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.1)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon

Danny Boyle riesce sempre a tirar fuori prodotti piacevoli e di successo pur spaziando da un argomento all'altro (Piccoli omicidi tra amici, Trainspotting, 127 ore solo per ricordare quelli qui recensiti). Sa come far presa sul pubblico ed anche con il "milionario pezzente" (traduzione del titolo originale) è in grado di introdurre uno scenario decisamente genuino. Il rapporto tra cruda realtà e commedia leggera è fatto talmente bene che il film può essere indirizzato a qualsiasi tipo di pubblico: dai più giovani e spensierati ai più seri ed interessati. Le drammatiche se non tragiche condizioni di vita del personaggio principale (Dev Patel) vengono proposte tramite innumerevoli flashback che ci proiettano nel suo mondo fatto di discariche e sopravvivenza, delusioni e piccole vittorie quotidiane. Non è crudo e violento, ma neanche frivolo riuscendo quindi bene nel suo intento. La storia infatti va ben oltre la partecipazione di un giovane poverissimo indiano al famoso Chi vuol essere milionario? Visto che si tramuta a più riprese in una vera e propria avventura, tra l'altro curiosa e mai noiosa. La prima volta che vidi il film era presente un vizio nella traduzione italiana: nella scena in cui muore la madre del protagonista la frase "they are muslim, get them" diventò erroneamente "sono musulmani, scappiamo". Nella versione presente su Sky On Demand invece abbiamo quella corretta "sono musulmani, prendeteli" dando il giusto senso alla trama. Curiosità a parte, il film è ben strutturato con una fotografia molto curata ed una colonna sonora avvolgente. Non manca un certa ironia, per niente strafottente, alla base di alcune scene che alleggeriscono molto la crudezza dei fatti. La pellicola si  meritata la vagonata di Oscar e l'apprezzamento del pubblico.

mercoledì 27 febbraio 2013

Nassettone @ Home 2.0

Nassettone è arrivato ad Home 2.0 e questo potremmo considerarlo un avvenimento di portata storica. La leggenda narra che gettons sia stato suo padre (fondatore) e che con esso abbia vissuto idilliaci e spensierati attimi di amore cibernetico. Curato con dovizia e meritevole di centinaia di attenzioni, Nassettone è cresciuto nel tempo divenendo una figura forse troppo ingombrante, anche agli occhi della piccola Boo che afferma comunque (in uno slancio di assoluta sincerità): "ci siamo sempre sopportati con reciproca stima" . Ed è così che da compagno di mille avventure si è pensato ad una possibile sostituzione con un fratellino dalle dimensioni più contenute. Ma che farne di lui? Il rispetto e l'amicizia che legava Nassettone a gettons erano senza confini ed un addio definitivo avrebbe comportato il frantumarsi di due cuori tanto impavidi quanto fragili. Per questo, come quando un figlio diventa uomo, Nassettone ha preso il volo per il Continente, approdando ad Home 2.0 dove sarà in compagnia di tanti buoni amici, alcuni dei quali presi appositamente per lui. Gli fascerò le zampine e lo ninnerò con estremo amursi affinchè non si senta mai solo. Ho pure deciso di non tramutargli il nome in Nassolo, come tradizione vorrebbe. Vieni Nassettone quindi, saluta con manina e di' "ciao ciao" a tutti a quanti. 

Scarface (1983)


Regia: Brian De Palma
Anno: 1983
Titolo originale: Scarface
Voto: 9/10
Pagina di IMDB (8.3)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon (cofanetto edizione francese)

Coralmente perfetto, Scarface è uno dei migliori gangster movie che siano mai stati girati. Inoltre la criminalità organizzata presente nella storia non è la fascinosa mafia italo americana che già aveva (e sempre sarà così) attirato l'attenzione di pubblico e critica con la serie de Il Padrino. Qui, Tony Montana (Al Pacino) è un immigrato cubano arrivato nella Miami dei primi anni ottanta che cercherà di prendersi il mondo. Reale e contemporanea la storia colpisce per la violenza inaudita, sia fisica che del linguaggio (i fuck che si contano sono da record) e se pensiamo che è di trent'anni fa è facile anche immaginare cosa hanno provato coloro che si ricavano al cinema per vedere ciò che è diventato un cult negli anni a venire. Il personaggio di Tony Montana non deve ringraziare soltanto un trittico d'eccellenza come Al Pacino, Brian De Palma e Oliver Stone, ma tutto il contorno. Affinchè la prova del cattivo (su cui puntare il dito) sia riuscita alla perfezione c'è bisogno di coralità, quindi a mio avviso è stato perfetto tutto il resto del cast e tutti gli altri personaggi. Ognuno entra nella parte del film ed è appunto parte integrante di una storia tanto apprezzata. Da Manolo Ribera (la prima prova sul grande schermo di Steven Bauer) la spalla ideale per un mostro sacro del cinema quale Al Pacino era già, ad Elvira (sensualissima Michelle Pfeiffer) tanto bella quanto viziosa passando per tutti gli altri. Sfido a trovare un personaggio, anche marginale, che non sia utile all'economia del film o che sia fuori luogo: il narcotrafficante Sosa? Il poliziotto corrotto? Il malavitoso Lopez? Tutti quanti incarnano l'archetipo di ciò che dovrebbero rappresentare, e lo fanno in maniera tanto esemplare da divenire dei simboli essi stessi. Tenevo molto a sottolineare quanto sia importante il contorno, nonché il contesto, per un Tony Montana che cresce a dismisura nel mondo che vuole conquistare. E' nato per portare in alto la bandiera del sogno americano: arrivare a mani vuote e conquistare il paradiso. Con una sua morale che si forma lungo la strada (la scena in cui si rifiuta di uccidere i bambini), uno spiccato senso imprenditoriale (è lui che contratta con Sosa), con coraggio e tenacia (la scena del motel con la motosega) è l'eroe cattivo che arriva all'apice. Per poi clamorosamente cadere verso il basso (la scena con il dialogo nel ristorante), affossarsi nelle proprie paranoie (uccide il proprio amico Manny, appena sposato con la sorella Gina) e cercare l'ultimo disperato tentativo di restare a galla (nella sparatoria finale ingaggia un'improbabile lotta armata contro decine di avversari). E' difficile non apprezzare il personaggio e non restarne affascinati, pur sapendo che come lui stesso dice è un cattivo. Ma un cattivo così non lo vedremo mai più, per davvero. Un cattivo che come spesso accade è vittima del proprio successo, della propria ingordigia, di ciò che ha creato. Scenografia, sceneggiatura e fotografia seguono in maniera vincente il soggetto e tutto ciò che lo circonda: il realismo è tale perché si ispira ad avvenimenti contemporanei e non fantastici seppur romanzati. Con una certa ironia De Palma trasforma il suo soggetto in un burattino di se stesso, che viene dal basso e cresce, ama tutto ciò che può comprare e possedere, pone addirittura le sue iniziali sulla poltrona del proprio studio. Fa dei propri motti (si fida e crede solo in se stesso) e del proprio modo di fare una ragione di vita che lo seguirà nel baratro. Se visto con la dovuta attenzione non possiamo innalzare Scarface a capolavoro cinematografico: ho parlato solo della trama e degli aspetti legati ai personaggi, solo perché non ho le capacità per esprimere giudizi tecnici su altro, ma basta poco per rimanere impressionati dal magnifico lavoro che sta alla base del film.
 

martedì 26 febbraio 2013

The Score (2001)


Regia: Frank Oz
Anno: 2001
Titolo originale: The Score
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (6.8)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon

Tipo e generi già visti e già apprezzati: una rapina con la R maiuscola, l'ultima, quella definitiva e la sua preparazione. Questa volta gli attori sono Robert De Niro (nella norma), Edward Norton (con buoni risultati) e Marlon Brando (una comparsa). Il tutto è alquanto scontato con i soliti elementi tipici di un thriller del genere: la furbizia, la sfrontatezza, il giovane che cerca di fare il culo al vecchio e così via. Non per questo però è noioso o brutto, anzi la linearità stessa della trama, nella sua semplicità lo rende interessante e piacevole da guardare. Anche se a grandi linee sai cosa ti aspetta segui la meticolosa preparazione al colpo ed attendi di vedere come andrà a finire. Non so quanto sia voluto, ma se pensiamo alla storia narrata abbiamo un Norton nella parte del giovane e promettente ladro che alla fine vuole fregare il maestro. Entrambi hanno un talento immenso nel loro lavoro e vedo in parte anche una similitudine con il mondo degli attori: Norton nel film è colui che ha la parte più impegnativa e più sensazionale. Il vecchio (in questo caso Brando) è invece alla fine della sua carriera. Abbiamo la consacrazione di colui che sarà il futuro di Hollywood (non certo grazie a questo film) ed il saluto a chi lo è stato. Un piacevole ed interessante thriller da poter guardare con calma.

Elezioni finite, tre idioti su quattro?

Ok, ora è tutto finito. Anzi no, si ricomincia da capo. O meglio ancora: da dove avevamo lasciato. Un dato su tutti è certo: con gli attuali numeri in entrambe le Camere non esiste uno schieramento in grado di poter governare. Al di là delle colpe che si possano dare alla legge elettorale, il fatto è che non esiste un solo schieramento politico che abbia una predominanza assoluta sugli altri. Tutto questo è scontato ed è già stato sviscerato in ore ed ore di dibattiti televisivi, radiofonici e sulla rete. Giusto per polemizzare un po', voglio ribadire quanto trovo ridicolo il fatto che ancora in molti continuino a puntare il dito su una parte dell'elettorato che ha idee differenti dalle proprie. Come se d'un tratto ci si svegliasse credendo di poter vincere le elezioni con maggioranza bulgara. Se PDL, PD o M5S hanno raccolto quelle percentuali di voti, significa bellamente che nessuno prevale sull'altro e che anzi, su un gruppo di quattro amici non ce ne è uno che la pensa nel solito modo. Che tre siano idioti? Tre su quattro indistintamente da quale parte la si voglia guardare? Non c'è una linea di pensiero che sia uguale alle altre: voglia di cambiamento vs esperienza politica, europeismo vs distaccamento dai diktat di Bruxelles, sacrifici fiscali vs maggiore libertà economica, etc etc. I punti di incontro possono essere alcuni, quelli di scontro però sono molti di più. Eppure non esiste la verità assoluta, sembra quasi che in questi anni nessuno abbia o mai governato (PD e PDL) o non sia mai stato all'opposizione (PD e PDL) o non abbia mai votato né l'uno o nell'altro (chi ha votato M5S chissà prima chi votava...). Le responsabilità, di qualsiasi cosa, sono di tutti anche se è più facile incolpare sempre l'altra parte. Poi certo, ognuno si fa la propria idea ed è facile vedere tutto ciò che c'è di male in ogni schieramento (Berlusconi e le tangenti, il PD e la Monte dei Paschi, Grillo che sbraita contro tutti senza dare soluzioni tangibili, Monti che tartassa il ceto medio basso) però deh trovo ridicolo che la gente inizi (anzi continui) a scrivere proclami irrazionali sui vari social network, del tipo "se hai votato X toglimi dagli amici" , "per colpa vostra non si ha la maggioranza" , "ignoranti, solo io voto giusto". Insomma tutti fenomeni su FB e su Twitter, tutti con la verità e la soluzione in tasca. Ma chissà perché siamo andati a votare a febbraio con una frammentazione del genere? Ad ogni modo, uno su quattro è un genio, gli altri sono merde. Dovevate votare VER,  io l ho sempre detto.

domenica 24 febbraio 2013

Juventus 3 - Siena 0

Massimo risultato con il minimo sforzo. E non la prima volta, quindi ci sappiamo fare. Non che non abbiamo rischiato, anzi. C'è voluto un po' per sbloccare il risultato, in maniera peraltro fortunosa ed abbiamo impiegato sempre troppo tempo per raddoppiare. Il terzo praticamente non conta. E nel frattempo il Siena, molto ben organizzato ha colto una traversa (dopo miracolo di Buffon) ed un palo. Però, partita intelligente, senza andare di corsa senza affaticarsi troppo. Vanno vinte tutte è vero, ma c'è modo e modo e sebbene ogni vittoria valga tre punti, arrivare a Napoli con un certo vantaggio ci fa ben sperare. Intanto abbiamo riallungato a sette lunghezze, come dicevano i vecchi commentatori, e domani ci sta che Di Natale torni a  segnare. Juve comunque cinica anche se prevedibile in alcune circostanze, ma che porta in rete, difensori, attaccanti e centrocampisti, indistintamente per una partecipazione corale alla festa. Continuate a salutare la capolista.

Il Paziente Inglese (1996)


Regia: Anthony Minghella
Anno: 1996
Titolo originale: The English Patient
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.3)
Pagina di I Check Movies
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Credo che questo sia un esempio classico di film apprezzato ed ammirato dalla critica (9 Oscar e 2 Golden Globe), ma non tanto conosciuto dal pubblico. Eppure si tratta di una pellicola la cui drammaticità ed il cui romanticismo sono esposti a livelli altissimi ed inseriti in un contesto storico ben strutturato ed elaborato. E' forse lo smodato sentimentalismo che sta alla base di un film eccessivamente lungo a far sì che non venga amato nella sua complessa totalità, ma chiunque arrivi alla fine non si sentirà nè stanco nè annoiato. Ed anche la gradazione di saccarosio per il romanticismo viene bellamente diluita grazie al mistero che si crea attorno alla vita del paziente inglese. Dalla fotografia alla scenografia, passando per la colonna sonora (sublima ed indicata alla perfezione) abbiamo un prodotto curato e metodico che è sbagliato snobbare. La trama è colma di flashback e rimandi temporali, più emotivi che logici, mossi da ricordi e rimorsi. Una storia frammentata che viene a svilupparsi lentamente, mentre la guerra degli uomini sta finendo, ma quella dei rancori e delle emozioni è dura a morire. Il conflitto, sfondo accecante ed aberrante della trama, resta su un piano secondario rispetto al cuore di orni personaggio: che si tratti del vendicativo Caravaggio (Willem Dafoe) degli amanti perduti (Ralph Flennes e Kristin Scott Thomas) o della buona infermiera (Juliette Binoche). Un lavoro artistico in cui fotografia ed impegno del cast si fondono a meraviglia in ambientazioni evocative che lasciano con il fiato sospeso. Un'opera indimenticabile di cui dobbiamo ricordarci più spesso.

sabato 23 febbraio 2013

I Fantastici Quattro E Silver Surfer (2007)


Regia: Tim Story
Anno: 2007
Titolo originale: Fantastic Four: Rise Of The Silver Surfer
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (5.6)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon (cofanetto)

Pensare di farne una recensione seria è imbarazzante. Filmaccio di sola azione, tra l'altro di bassa lega adornata da alcuni effetti speciali venuti fuori chissà come. Ad impreziosire il tutto sterili battute di stampo comico da bar di periferia giusto per aggraziarsi un pubblico di teenager con il cervello in pappa per l'abuso prematuro di sostanze psicotrope. Già che mi manda ai pazzi vedere l'uomo di gomma che si allunga assieme ai vestiti se poi ci mettete una trama che più provo a seguire e più la trovo svitata ed inconcludente abbiamo un mix micidiale. Raramente capita di aver sonno con pellicole del genere. Certo non mi aspettavo di sicuro un capolavoro, visto che ho dimenticato anche di cosa trattava il primo capitolo , ma qui si rasenta il flop più assoluto. Di buono c'è che ormai son passati sei anni, ed anche se il finale è apertissimo non mi pare ci sia in programma un altro sequel. Devo però dire che dal punto di vista del bluray hanno fatto le cose nel modo giusto. Fa parte di un cofanetto con due dischi (nel primo c'è l'altro film che non ha praticamente nessun extra) e questo almeno non è malaccio. I contenuti speciali qui ci sono e corposi:

- Commento interattivo
- Scene estese e tagliate
- Making of
- La fantaticar
- Il potere cosmico
- Il guardiano dello spazio: documentario su Silver Surfer
- Le musiche
- Progettazione dei personaggi
- Gallerie fotografiche
- Gioco su curiosità
- Gioco di strategia
- Selezione personale delle scene
- Trailer

Mi pare che tutto il cofanetto lo pagai sotto i nove euro, quindi può valerne la pena.

In Time (2011)


Regia: Andrew Niccol
Anno: 2011
Titolo originale: In Time
Voto: 5/10
Pagina di IMDB
Pagina di I Check Movies
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Mi stavo sfregando le mani, non appena ho visto che la regia era di Andrew Niccol l'autore di Gattaca, da sempre uno dei miei film preferiti. Inoltre si parla ancora di fantascienza, d un futuro distopico con tracce di transumanesimo , in cui il vile denaro è stato sostituito dal tempo. Puoi essere immortale se fai parte dei gradini più alti della piramide o vivere alla giornata (letteralmente) se abiti i bassifondi. A corredare il tutto c'era anche il volto di Cillian Murphy, freddo e glaciale. Purtroppo però ha tradito le aspettative e l'attesa per qualcosa di sorprendente è venuta meno fin dalle prime battute. Ok Justin Timberlake, va bene per questa parte, la colpa non è sua. D'altra parte hanno cercato di incentrare il film più su di una sorta di pseudo azione che sulla trama in sè, che oltre allo spunto interessante non è più originale di un Robin Hood del futuro che ruba il tempo ai ricchi per darlo ai poveri. E sottrarre ore, giorni o anni è qualcosa di estremamente semplice: basta toccare il braccio ad un'altra persona ed ecco fatto il trasferimento. Poi ridicolo il fatto di buttarci dentro un po' di morale, un po' di storia d'amore, uno spassoso "avambraccio" di ferro (ma di che sa?) ed un padre misterioso... Tolte queste boiate resta una caricatura mal riuscita dell'impresa venuta fuori nel 1997 Gattaca. La scenografia e la trama sono tutt'altro che perfette, con vari buchi qua e là ed una struttura che non è assolutamente studiata nei minimi particolari. Davvero il fatto di usare il tempo come moneta di scambio è stato tanto interessante quanto abbandonato a se stesso. Un minimo di realismo avrebbe fatto comodo. Vediamo inoltre un minimo accenno per un'ambientazione che dovrebbe farci capire il mondo creato da Niccol, ma anche qui niente di più: solo qualche automobile "strana" con una disign anni ottanta e niente altro. Veramente niente altro. Ambientarlo oggi o tra cento anni non cambia nulla. Niccol strizza l'occhio sicuramente ai botteghini più che al far bene. Manca un'esplosione con i controcazzi ed avrebbe fatto i compiti davvero bene. Peccato, ha perso l'occasione di potersi riconfermare piuttosto di puntare ad un'azione sterile ed inutile di cui il cinema di fantascienza non sente necessità. Sarà per la prossima.

venerdì 22 febbraio 2013

Via Col Vento (1939)


Regia: Victor Flaming
Anno: 1939
Titolo originale: Gone With The Wind
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (8.2)
Pagina di I Check Movies
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Se vi dovessi chiedere di dire un nome di film a caso quale direste? Se venisse un extra terrestre e volesse conoscere un titolo famoso, non vi verrebbe in mente Via Col Vento? A me sì, pur non avendolo mai visto prima d'ora. E' talmente famoso e conosciuto che pur settanta anni dopo resta sulla bocca di tutti, anche di chi non si è mai sognato di guardare un solo fotogramma. Così ho approfittato di Sky On Demand che in questi giorni sta riproponendo molti film vincitori di Oscar. Quindi perchè no? Inoltre vedo con entusiasmo che la regia è opera (non tutta, ma sulla carta sì) di Victor Flaming che nello stesso anno ha fatto uscire uno dei miei film preferiti: Il Mago Di Oz. Partiamo quindi con il polpettone. Dura circa tre ore e mezzo, ed ho dovuto guardarlo in più riprese. Non nascondo che inizialmente ero anche molto tentato di gettare la spugna: noioso fino alla sfinimento, ma soprattutto recitato in posa (Clark Gable fa pena secondo me) e con smorfie (Vivien Leigh nella parte di Rossella / Scarlett O'Hara deve recitare la parte della ragazzina viziata), colmo di frasi strappate a romanzi di un'altra epoca (ed in effetti è proprio così). Con il susseguirsi degli avvenimenti però vediamo ed apprezziamo la mastodontica opera che trasforma la romantica e sentimentale storia d'amore in uno spaccato storico che prende come riferimento una pagina importantissima della storia americana: la guerra tra Nord e Sud. La pellicola infatti va studiata ed apprezzata anche per questo, e sarebbe controproducente guardarla in maniera frivola e piena di preconcetti. Già in milioni avranno scritto su cosa è Via Col Vento per il cinema americano e sebbene sia difficile poter abbracciare le critiche positive e di esaltazione, alcune cose possiamo riconoscerle candidamente, come la scenografia, i costumi, gli "effetti speciali" come il grande incendio di Atlanta. La ricostruzione degli ambienti secondo me è davvero sorprendente e segna la potenza di Hollywood nel creare scenari via via sempre più realistici grazie a nuove tecniche e fiumi di denaro. Credo anche che molte telenovelas abbiano iniziato a prendere spunto dalle vicende di Rossella e contorno. Non vedevo l'ora di ascoltare le famose frasi "Francamente me ne infischio" e "Dopotutto, domani è un altro giorno" ed ho scoperto che entrambe si ritrovano nelle battute finali della pellicola. Contento di averlo visto, ma una maratona del genere è difficile da sostenere ai giorni d'oggi.

VER voterà il M5S

Eccoci arrivati all'angolo della politica, visto che le elezioni sono vicine e tutti mi tartassano con la loro propaganda massacrandomi la cassetta delle lettere, i tergicristalli della macchina, e soprattutto inquinano  ogni social network che frequento. Tocca a me quindi. Dopo il forfait delle ultime elezioni mi son quasi deciso ad andare a votare. Tanto alla fine qualcuno ci mettono lo stesso, e la mia protesta vale poco. Specie se fatta da solo o con pochi altri. Il mio voto vale (purtroppo) quanto quello dell'ignorante, del mafioso, del corrotto e del tifoso. Già perché adesso la politica è divenuta una questione di tifo. Dal canto mio ho preferenze di destra, e non è un segreto, però ho già dato voti di protesta all'IDV la penultima volta in senato ed alle comunali son dovuto stare con i rossi di città più di una volta. Poi mi sono spazientito, ma il non voto non può essere una soluzione definitiva. Questa volta vado e segno il Movimento Cinque Stelle. Non Grillo, non Casaleggio, ma il Movimento. Eppure lo faccio con un po' di nodo alla gola (inteso proprio come cappio) perché mi tocca stare con quello che forse è il meno peggio.

Cosa non mi piace del M5S?

- Nonostante in molti fingano che non sia così, l'ombra e la parola di Grillo, in veste di duce e santo portatore di Verità, sono onnipresenti all'interno del Non_Partito. Ancora non sono riusciti a scrollarsi di dosso i diktat del comico che fino ad alcuni anni fa spaccava i computer ed idolatrava l'imprenditorialità che scende in campo  (leggasi Berlusca). La figura dell'urlatore da palco è ancora troppo pesante a mio avviso. Non sempre la colpa è dei male informati, se i male informati esistono.
- Ancora non hanno annunciato una squadra di Governo, nel fortunato (ma non impossibile) caso vincessero le elezioni. Ok, cambia poco, ma almeno sapere chi è il leader o il futuro Premier o il volto su cui punta il movimento non sarebbe male. Se si è contro il Porcellum che si mostrino in maniera totalmente cristallina prima che i giochi inizino.
- Tantissimi bei NO, tantissimi problemi tirati fuori (ma c'era davvero bisogno che qualcuno li urlasse?), tantissimi cambiamenti, ma mai un "come" ben strutturato.
- Il continuo fuggire ad un confronto mediatico (televisivo e non) è a mio avviso mancanza di responsabilità e di rispetto nei confronti delle persone. Si parla di essere più vicini alla gente, ma non bastano le piazze o i teatri.
- Dove erano tutti gli attuali tifosi e perbenisti esaltatori di Grillo fino a ieri? Non hanno mai votato nessun altro? Di botto migliaia di persone si son ritrovate illibate e candide e pronte a sbraitare contro i soprusi della politica? Non hanno anche loro (così come me) contribuito a creare la situazione (drastica, ma non da Grecia) in cui siamo?

Perché lo voto?

- Le facce nuove in politica le inventò Berlusconi nel 1994, ma loro ci hanno aggiunto vari paletti come il non essere iscritti ad altri partiti politici o quello della fedina penale (anche se qui dovrebbero essere meno intransigenti: secondo le loro regole Mandela non avrebbe mai potuto presentarsi... e chi viene condannato per un reato di opinione è fuori gioco). Ad ogni modo un cambiamento ci vuole, sebbene non è detto che porti un miglioramento. Almeno a rubare non sono sempre i soliti
- Più persone riescono a mettere dentro a Parlamento o Senato e più volti nuovi e puliti (sulla carta) ci sono. Che siano capaci o no, non possiamo dirlo fino a che non ci provano. Poi vedremo.
- Più persone riescono a mettere dentro a Parlamento o Senato e meno ci riescono gli altri.
- Il programma non mi piace tutto, è per la maggior parte demagogico, ma è impossibile non condividerne determinati punti salienti. Che non tutto sia fattibile siamo d'accordo, ma anche èuntare su piccole cose andrebbe bene. E ad ogni modo non è opera di fantascienza o una sonda anale. E' stato creato nel corso di mesi, attraverso discussioni e non proposto per un mero fine propagandistico come gli altri prima delle elezioni.
- Tutti gli altri, che sono veramente sempre i soliti, hanno già avuto le loro possibilità, senza riuscirci. Andrà peggio? Avremo una dittatura comica? Stagneremo nell'impossibilità di andare avanti? Non importa, proviamo a vedere se qualcosa può cambiare. In peggio non penso proprio, in meglio ci spero.

E tirando le somme quindi viene fuori un quadro che mi vede fortemente indeciso, con la bilancia che non pende in modo totalmente favorevole o completamente a sfavore. Non si tratta solo di farlo giusto per provare, di lavarmene le mani sperando che succeda qualcosa di buono e di giustificare un possibile fallimento. E' al momento la scelta che più mi fa stare tranquillo, che più mi ritrova a condividere alcune scelte e soprattutto mi dà una parvenza (forse solo illusoria) di partecipazione civile e democratica. Spero davvero di potermi sbagliare sui primi punti che mi fanno titubare, ma non vedo alternative e voglio partecipare al voto.

Casinò (1995)


Regia: Martin Scorsese
Anno: 1995
Titolo originale: Casino
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.2)
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Le somme sanno farle tutti, bambini compresi, anche quelle in cui i fattori da addizionare sono molti. Quindi se prendiamo Martin Scorsese e lo sommiamo a Robert De Niro, Joe Pesci, Sharone Stone, la mafia, Las Vegas, gli anni settanta ed una storia vera scritta da Nicholas Pileggi il risultato non può che essere di successo. Un gradino sopra Quei Bravi Ragazzi, in cui possiamo apprezzare più o meno i soliti ingredienti, ma qualcosa al di sotto di altri gangster movie tipo Il Padrino. Secondo la mia personalissima classifica che mi vede spesso titubante nel definire un regista come Scorsese. Ad ogni modo qui, se gioca con elementi che abbiamo già apprezzato (appunto De Niro, Pesci e la mafia) che possono risultare un marchio di fabbrica, è il fattore X, dato da una splendida Sharon Stone, ciò che sublima ed innalza la pellicola. Pericolosa, irriverente, sconfitta, crudele, troia, triste, indispettita. Ogni cosa gira intorno a lei: conosciamo già l'agio che provano gli altri due attori in film di questo genere, ma lei è realmente l'arma vincente. Una donna vera, che incarna un personaggio chiave di tutta quanta la storia. Non a caso è proprio lei a vincere il Golden Globe per la parte di Ginger. Oltre al già citato cast abbiamo anche una sceneggiatura buttata giù in maniera impeccabile: se si parla di Las Vegas viene automatico pensare al denaro, e quindi il collegamento con la malavita, in questo caso la mafia è ancora più semplice. La storia raccontata con le due voci fuori campo riesce a riempire ogni buco narrativo proponendoci due punti di vista per la solita trama che scorre non sempre in maniera lineare. Infatti le voci narranti, come in un semplice colloquio, possono partire per la tangente per poi ritornare sulla giusta via, rendendo il racconto genuino. Ricordo poi che si basa su di una storia vera, con pentiti e che fanno da consulenti o da comparse e così via oltre che gli ispiratori del lavoro di Scorsese.
La versione che posseggo è quella contenente un doppio DVD. Nel primo disco abbiamo il film (che dura poco meno di tre ore) con i commenti audio (di Scorsese, Stone, Pileggi etc) ed il trailer. Nel secondo disco tutti gli extra, che visto il formato non sono pochi, ma neanche di quelli da applauso: nel complesso durano meno di un'ora. La lista (con i minuti tra parentesi):

- Casinò: la storia (8)
- Casinò: il cast (20)
- Casinò: l'estetica (17)
- Casinò: dopo le riprese (9)
- scene eliminate (3)

mercoledì 20 febbraio 2013

Sky Go su Nexus 7

La mia folle ricerca per trovare un'utilità al Nexus 7 (in quanto tablet) sta raccogliendo i suoi frutti. Oltre ad essere un ottimo dispositivo per guardare film quando si è a giro (anche grazie all'utilizzo di memorie esterne) possiamo finalmente guardare le partite (o altre cose che ci interessano) lontani da casa e da Sky. Come sappiamo con Sky Go abbiamo la possibilità di vedere alcuni programmi (soprattutto sportivi, ma non solo) in diretta in mobilità, purchè si abbia una connessione ad internet che lo permette. Sebbene in il Nexus 7 non sia un dispositivo "ufficiale" su cui far girare l'applicazione, è possibile installarla e godersi lo spettacolo. Oggi la versione corrente è funzionante è la 1.4.2 * ed è sufficiente permettere l'installazione di applicazioni da terze parti ed il gioco è fatto. Una volta loggati e fatto riconoscere il dispositivo (ricordo che il servizio permette l'uso di Sky Go su due device) possiamo iniziare a vedere la programmazione.La comodità è assurda: Milan - Barcellona non scappa.

martedì 19 febbraio 2013

Controllare un pc con TeamViewer

Uno dei sistemi più utilizzati per il controllo remoto è TeamViewer, disponibile in forma gratuita per diverse piattaforme. Ci permette di avere la duplice comodità di controllare o di essere controllati, in maniera decisamente semplice e veloce (basta avere un ID e la password). L'assistenza remota è un fattore determinante per il successo di TeamViewer (tanto più che possiamo utilizzare l'eseguibile senza dover installare niente), ma può anche essere utilizzato per fini più terra terra come quello di comandare uno o più terminali a distanza di pochi metri. Non solo da remoto, ma anche all'interno della solita LAN: per quanto mi riguarda comodo non solo in ambito aziendale, ma anche casalingo. Una caratteristica importante sta però nel fatto che esista una versione mobile per Android grazie alla quale in pochi attimi sarà possibile avere un controllo remoto del nostro desktop attraverso lo smartphone o il tablet. Oltre alle opzioni di visualizzazione possiamo richiamare la testiera, eseguire alcune operazioni per il trasferimento di file, chiudere la sessione, riavviare il terminale. E' ovvio che per poter funzionare, il client che risiede sul pc deve essere attivo ed i tempi di risposta dipendono da entrambe le connessioni disponibili (quella casalinga e la 3G). Per questo dalle opzioni possiamo abbassare la risoluzione o la qualità dello streaming, migliorando la velocità di connessione. Con un normale piano della 3 per adesso non ho avuto problemi di lentezza. Consigliato visto che è semplice, gratuito e multi piattaforma.

Il Genio Della Truffa (2003)


Regia: Ridley Scott
Anno: 2003
Titolo originale: Matchstick Men
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.3)
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Non fa un po' senso sapere che questo è un film di Ridley Scott? Cioè, lo stesso regista che ha fatto Blade Runner e Alien , non uno a caso. E' vero ha fatto anche Soldato Jane che pur non brillando era qualcosa di particolare. Non che Matchstick Men sia brutto (non lo è affatto), però è strano vedere un regista del genere cimentarsi in una quasi commedia criminale. Molto leggero in fin dei conti, nessun effetto speciale, nessuna grande prova recitativa. Dobbiamo dire però che forse è l'unico ad aver fatto cambiare espressione a Nicolas Cage: faccia da ebete, faccia da tic, faccia da furbo. In altre occasioni tutte queste sarebbero coincise. Devo dire poi un'altra cosa: la prima volta che guardai il film confusi la cassiera con la ex moglie di Roy, andando a crearmi nella mente qualcosa di delizioso per il finale. In pratica avevo immaginato che nel subconscio (in effetti il personaggio è squilibrato) avesse sempre saputo che Angela non fosse sua figlia. Insomma, un finale del genere sarebbe stato molto più ganzo. Ne abbiamo invece uno in cui sconfitta (perdita di Angela, del malloppo e del socio in affari) collimano nel finale da favola, da redenzione in cui Roy si mette con la cassiera. La trama è molto ben organizzata, mai violenta, forse troppo da commedia, però è interessante, si lascia guardare e non sai bene cosa ti aspetti. Forse un 6/10 è troppo se si toglie il finale che avrei voluto io, ma non lamentiamoci.

lunedì 18 febbraio 2013

Total Recall - Atto Di Forza (2012)


Regia: Len Wiseman
Anno: 2012
Titolo originale: Total Recall
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.3)
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Essendo un nostalgico, di quelli inviperiti, non posso non fare un confronto con l'originale Atto Di Forza del 1990. D'altra parte è lo stesso Len Wiseman (o il produttore, o Hollywood o comunque qualcuno) che ha voluto starci abbastanza vicino con questo remake di cui non sentivamo certo la mancanza. Se il punto debole del lavoro di Paul Verhoeven stava nella scelta dell'attore principale (un certo Schwarzy) qui si è cercato di rimediare a metà: Farrell è decisamente migliore di Mister Universo, ma anche lui lontano dal tipico personaggio Dickiano. Già, perchè non dimentichiamoci che la trama prende comunque spunto da un racconto di Dick. Peccato che facciano un po' troppo come gli pare: ora addirittura sparisce anche Marte come location. Per cosa? Per rendere la pellicola più realistica? Ok, per quanto riguarda scene, azioni, dialoghi (pochi) e tutto il resto abbiamo un realismo più concentrato, ma per quanto riguarda la trama e l'ambientazione si rischia la boiata estrema: i pendolari si muovono dall'Australia alla Gran Bretagna con una metropolitana che attraversa il centro della Terra.... Non era più plausibile un viaggio su Marte? Wiseman inoltre introduce tanta azione a scapito della fantascienza: ok gli effetti speciali ci sono, ma il tutto fa da semplice cornice ad inseguimenti e combattimenti. Niente di geniale, niente di veramente innovativo come invece capitò nel 1990. Anzi se vogliamo dirla tutta: un sacco, ma veramente un sacco di scopiazzature. A partire dai tributi per il film originale: la puttana con tre puppe e la scena degli scanner con il travestimento al check point. Poi abbiamo "La colonia" australiana che ricalca gli esterni di Blade Runner , la Gran Bretagna totalitaria come in V per Vendetta , le telecamere come l'occhio di HAL 9000 , il risveglio della memoria subconscia prima di combattere come in Bourne e i poliziotti che sono esattamente le copie dei soldati dell'Impero di Star Wars. Insomma oltre ad essere un remake, non è originale neanche nelle idee che lo compongono. Poi ok, il film diverte,è veloce è anche meno cervellotico di come potrebbe essere, ma per i miei gusti è stancante, così come l'effetto "flare" che distorce la luce ed è un po' troppo abusato. Ok il filone è il solito e resta una certa fedeltà d'intenti: quello che più conta, almeno in teoria, è il rapporto tra finzione e realtà, i ricordi, la manipolazione della mente e così via. Ma anche il contesto secondo me deve avere un suo senso. Se prima avevamo i mutanti ed i manufatti alieni, forse meno credibili, perchè creare una storia in cui la UK del futuro dovrebbe invadere l'Australia per accaparrarsi terreno (tra l'altro mai un fotogramma dei vasti spazi australiani, ma solo di megalopoli sovrappopolate). Secondo me non è un buon film neanche se non avessi l'originale. La versione bluray è composta da due dischi praticamente irriconoscibili tra loro. Sony poteva anche scrivere su uno FILM e sull'altro EXTRA.. giusto per facilitarci un po' le cose. Ad ogni modo nel primo abbiamo la versione cinematografica e quella estesa, la director's cut non censurata (per cosa?) più i commenti interattivi ed il trailer. Nel secondo invece i veri e propri contenuti speciali anche se non molti se consideriamo che sono inseriti in un apposito disco (tra parentesi la durata in minuti):

- Risate sul set (8)
- scienza Vs fantascienza (9)
- la progettazione de La Discesa (3)
- Total action (20)
- sequenze in previsualizzazione (25)



domenica 17 febbraio 2013

The Artist (2011)


Regia: Michel Hazanavicius
Anno: 2011
Titolo originale: The Artist
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (8.1)
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Prima di tutto vorrei fare una premessa, e successivamente una domanda. Partiamo con la premessa che riguarda il mio stile di vita: non sono solito guardare pellicole in 8 mm, videoproiettate in un salone con il camino acceso, la pelle d'orso sdraiata per terra ed un bicchiere di Chivas Regal in mano che sorseggio mentre discuto di filosofia con amici nobili ed aristocratici. Sono un po' più terra terra diciamo. Che nel 2011 si riuscisse a creare un film muto, in bianco e nero con un rapporto di 1,33:1 e che ricalcasse i dettami cinematografici di quasi un secolo fa poteva essere un'interessante sfida tecnica. Niente di più però dal mio punto di vista. Perchè terminata l'originalità iniziale, superate alcune semplici analogie e metafore, messi da parte pochi interessanti strumenti per rendere più accattivante ed artistica la pellicola, restiamo solo con un prodotto che sa molto di esperimento. Ecco quindi la domanda: quanti di voi in tutta sincerità vorrebbero rivedere un film simile a distanza di poco tempo? Fortunatamente è qualcosa di conclusivo. Hazanavicius è arrivato per primo (forse) portandosi a casa (Francia) cinque premi Oscar e tre Golden Globe più vari altri premi. Essendo io più terra terra non so quanti gliene avrei dati, sicuramente quello per la colonna sonora no. Ma io sono semplicemente io, le commissioni non mi accettano mai. La trama poi è povera, tralasciando che possiamo anche sorbirci oltre un'ora e mezzo di muto e va più bene, non sono contrario anzi adoro alcuni lavori del passato. Specie se sono un qualcosa di genuino e decisamente orinale. Non credo affatto che The Artist lanci un modello da cui prendere esempio. Comunque la trama dicevo, è lineare, semplice, non aggiunge alcunchè a qualcosa che non abbia già visto: c'è il divo del cinema muto che viene messo da parte con l'arrivo del sonoro. Diviene così un mezzo derelitto che vuole suicidarsi, ma viene salvato dalla sua amichetta divenuta adesso la vera star del parlato. Insieme faranno una sorta di musical con il tip tap. The End...

sabato 16 febbraio 2013

Funny Games (1997 - 2007)



Regia: Michael Haneke
Anno: 1997 - 2007
Titolo originale: Funny Games - Funny Games U.S.
Voto: 7/10
Pagine (1 e 2) di IMDB (7.6 - 6.4)
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Come potete notare la struttura di questa recensione è un po' differente dal solito. Si tratta infatti di due film (uno è il remake in lingua inglese) del solito regista che sono identici in ogni minimo particolare, tranne che nella scelta degli attori. Qualche anno fa vidi per la prima volta (dietro consiglio di Tarabusino) l'originale e ne rimasi davvero affascinato: un horror atipico, geniale, anche se studiato a tavolino e sofferente in alcune parti del tedio insano che accompagna le produzioni di Haneke. La cosa ben riuscita qui, al di là del film in sè, è la scelta di un remake di questo tipo (shot for shot): anche se a distanza di molto tempo, mi sembrava davvero di rivedere la pellicola originale. Su IMDB ho notato che il remake ha ricevuto un successo minore, anche se secondo me la scelta di utilizzare Naomi Watts, ma soprattutto Michael Pitt è un valore aggiunto. A rischio di spoilerare troppo devo aggiungere alcune considerazioni: Paul e Peter sono forse le creazioni più terribili che possano esserci nel cinema horror. Il male e la deviazione non hanno confini. La finzione è reale, esiste ed è un fattore determinante di tutta la pellicola. Ottima la sceneggiatura e sorprendente la fotografia. I soggetti sono tanto scabrosi quanto pericolosi. Piccolo appunto per George, che non fa l'uomo quando deve, forse troppo "tedesco" e poco caliente, ma decisamente calzante per tutto il film, che mi sento di consigliare e difendere a spada tratta da chiunque cerchi di storcere il naso.

Cani Di Paglia (2011)


Regia: Rod Lurie
Anno: 2011
Titolo originale: Straw Dogs
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (5.7)
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E' un remake. Lo sapevo e già questo fatto mi ha messo prevenuto nei confronti della pellicola di Rod Lurie, pur non avendo visto l'originale di Sam Peckinpah con Dustin Hoffman. Siccome un po' di pratica l' ho fatta, non mi è difficile immaginare su cosa puntasse il film del 1970 e su cosa invece viene evidenziato in questo. Qui le caratteristiche del thriller violento e dell'azione sanguinaria sono messe in risalto ed arriviamo ad un'escalation di crudezza e virilità omicida che però pare davvero scontata. Creata a tavolino. Voglio pensare invece che il normalissimo Dustin Hoffman sia stato portato ad una difesa sanguinaria e violenta in modo molto più sottile. La metamorfosi del tranquillo uomo normale che si arma e diventa spietato. Immagino soltanto, visto che qui abbiamo invece James Marsden nei panni dello scrittore mite e pacato. Sì, ma sotto la camicia ha comunque un fisico da palestrato. Non mi pare certo la mezza calzetta che viene intimorita dal gigantesco Alexander Skarsgard, il cattivo campagnolo. Per far incazzare quindi il protagonista, la regia infila tanti elementi che portano ad un collasso: la mogliettina troia che fa vedere le tette agli operai e poi viene stuprata, lo scemo del villaggio che viene sedotto dalla ninfomane quindicenne, il vecchio ubriacone rissoso... Insomma elementi che farebbero perdere la testa anche al Dalai Lama. Poi l'assalto alla casa e la legittima difesa, ci stanno tutte. Azione e violenza, ricercata e studiata a tavolino, con gli zoticoni che muoiono uno dietro l'altro come mosche ed il nostro eroe che si riguadagna l'orgoglio perso (?).

venerdì 15 febbraio 2013

I Senza Nome (1970)


Regia: Jean-Pierre Melville
Anno: 1970
Titolo originale: Le Cercle Rouge
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (8.1)
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Sorpresa inaspettata da parte di Sky On Demand. Ammetto di averlo scaricato alcuni mesi fa completamente a caso, senza sapere cosa fosse. Poi mi son ritrovato di fronte ad un noir d'eccellenza. La qualità con cui Sky lo ha proposto purtroppo pecca molto, ed essendo basato su tonalità scure, tipiche tra l'altro del genere, in alcune occasioni si fa fatica a vederlo. La fotografia di Melville del resto è improntata molto sul bianco e nero "fittizio" pur essendo una pellicola a colori.  Da noi lo hanno tradotto con "I senza nome" anche se trovo più appropriato il titolo originale "Le cercle rouge" tanto più che la pellicola si apre con la seguente citazione "Buddha prese un pezzo di gesso rosso, tracciò un cerchio e disse:
Se è scritto che due uomini, anche se non si conoscono, debbono un giorno incontrarsi, può accadere loro qualsiasi cosa e possono seguire strade diverse, ma al giorno stabilito, ineluttabilmente, essi si ritroveranno in questo "cerchio rosso"...". Ed in effetti i due uomini con un destino comune sono Alain Delon e Volontè: ma il fatalismo va ben oltre un semplice incontro. I due partecipano attivamente ad un grandissimo colpo ed inevitabilmente muoiono, n quanto tutti gli uomini sono colpevoli. Anche il commissario di polizia, che gioca sporco e si macchia moralmente. I personaggi principali sono tipici e caratteristici, al tempo stesso solitari, ma anche complementari l'un l'altro. Nessuno dei quattro esisterebbe e potrebbe portare a compimento al propria missione senza l'esistenza di una controparte o di una situazione venutasi a creare. Sempre fatalmente, sempre grazie al destino che vede la sopraffazione della criminalità, ma lascia con tanto, tantissimo amaro in bocca. Il riscatto di ognuno avviene in parte, o completamente, ma non ci è dato di sapere in quale misura: il passato dei personaggi, sicuramente importante e fondamentale nell'economia della storia, ci è sempre stato nascosto. Non possiamo neanche immaginare quale tipo di rapporti o di intrecci esistano. Consigliato a tutti gli amanti del genere, ma non solo.

giovedì 14 febbraio 2013

I Pinguini Di Mr. Popper (2011)


Regia: Mark Waters
Anno: 2011
Titolo originale: Mr. Popper's Penguins
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (5.9)
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Jim Carrey sta bene nei panni del cinico uomo d'affari proprio come un gruppo di pinguini stanno bene in un appartamento di Manhattan. D'altro canto all'interno di una commedia si trova benissimo, peccato che questa manchi davvero di spina dorsale. Ok, simpatici i pinguini, la situazione sentimentale, la vecchietta di Cabot Cove che non fa morire nessuno, ma poi tutto finisce. Non che non si rida, o che si posa ridere. niente di esilarante intendiamoci, ma alcune scene buffe ci sono ed "il re della smorfia" quando entra a rallenty è eccezionale. Non originale, ma divertente. Il brutto però sta nel fatto che tutto quanto sembra tirato via. Messo tanto per fare. I pinguini sono sei e si cerca di dar loro una certa personalità (Capitano, Tontino etc), ma viene fatto talmente in fretta che ci dimentichiamo di quelle che dovrebbero essere le loro caratteristiche principali. Il cattivo di turno, non è poi neanche tanto cattivo, vuole solo portare i pinguini allo zoo (ok poi li scambia come le figurine, ma sempre per altri zoo). E sicuramente stanno meglio lì che su e giù per un ascensore. Tanto più che poi dopo "mille peripezie" anche Jim Carrey si arrende e li deve portare in qualche Polo... Tanto sa una sega lui. Per fortuna che legge la mysteryosa lettera che il su babbo in punto di morte gli ha scritto che dice più o meno: "Popper, ecco i pinguini, tienine cura visto che con i tuoi figli non vai tanto forte, un po' come ho fatto io con te ed ora che sto morendo ti do questo super consiglio. Amen" Allora lui capisce tutto, smette di essere il miglior affarista di immobili che esista e va a rubare i pinguini allo zoo. Grande, è così che si fa. Fine.

mercoledì 13 febbraio 2013

Wired Italia per Android

Sono un abbonato della rivista Wired Italia fin dal primo numero, che se non ricordo male, uscì a marzo del 2009. Sempre se non ricordo male ho fatto due anni più due di abbonamento, quindi a breve lo strazio dovrebbe finire. Se poteva sembrare qualcosa di interessante all'inizio, ho visto un'involuzione crescente nel corso dei mesi. Se prima poteva anche essere considerata come una novità di nicchia, si è lentamente (ma non troppo) trasformata in una raccolta di articoli leggeri e frivoli decisamente commerciali e magari anche spinti da alcune aziende. Se poi prima potevamo leggere un numero abbastanza corposo di pagine, adesso è talmente sottile da poter essere confusa con i volantini di Euronics o Mediaworld. Inoltre da fortunato possessore di un abbonamento ho la magnifica possibilità di vedermela recapitare da Poste Italiane a giorni di distanza. Oggi ad esempio è arrivata la copia di Febbraio, scritta a Gennaio... Tutto il mondo lo sappiamo [cit.] quanto è importante invece la tempistica per una rivista che parla tra le altre cose di tecnologia, internet, scienza... Ma veniamo al dunque. Dopo quasi quattro anni che mi bombardano le palle su quanto sia fico e trendy avere prodotti Apple, ecco che si accorgono anche del mondo Android. Boia deh sono stra avanti.... Mi arriva l'email che è finalmente disponibile l'applicazione per il robottino verde. Bene dico, cerchiamola. Vado sul Google Play e dovrei trovare questa baggianata: Wired Italia. Peccato sia disponibile solo per il tablet e non per lo smartphone. Vabbeh, ho il Nexus 7 anche se avevo "piacere" a leggerla pure sul fratellino minore. E dopo mesi e mesi che scienziati di tutto il mondo ci lavorano.... la rivista è disponibile in PDF!!!! Sì, avete letto bene, proprio PDF. Ma andate a cagare voi e le vostre bugie [cit.]. E loro si occupano di innovazione? Sono una rivista "wired"? Ecco altre caratteristiche importanti di questo obbrobrio:

- accessibile solo da chi è abbonato alla rivista
- navigabilità ridicola
- non è possibile leggere la rivista offline
- non sono presenti tutti i numeri in digitale (neanche per gli abbonati da sempre)
- le FAQ sono quelle relative al fantastico mondo Apple


martedì 12 febbraio 2013

Celtic 0 - Juventus 3

Che il campo del Celtic non fosse cosa semplice lo dice la storia: quella passata che ha visto soltanto il Milan vincere qui oltre quaranta anni fa, e quella contemporanea che ha addirittura visto soccombere il Barcellona. Sulla carta, però la Juve aveva i numeri per domare l'avversario, e lo ha dimostrato anche sul campo. Subito nei primi minuti Matri ha siglato e sebbene la gara potesse sembrare in discesa, sbloccare la partita è stata una manna dal cielo. Già perchè è stata dura, i celtici ci hanno creduto e si son mostrati pericolosi in più occasioni. Bisognava tirare fuori le palle ed al tempo stesso fare una gara intelligente. Ci siamo riusciti tutti, nessuno escluso, compreso l'esordiente Peluso che ha dato tutto. Nella ripresa è toccato a Marchisio raddoppiare ed a Vucinic mettere il punto esclamativo sul passaggio del turno, che salvo cose troppo strane è una pratica archiviata. Per gli amanti delle statistiche abbiamo raggiunto quota 700 reti nelle competizioni europee, unica squadra italiana ad aver toccato tale traguardo. Gufi, attendete i quarti ormai.

Giochi D'Adulti (1992)


Regia: Alan J. Pakula
Anno: 1992
Titolo originale: Consenting Adults
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (5.6)
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Non so bene cosa scrivere, neanche per allungare un eventuale brodo. Se fosse stato bruttissimo mi ci sarei lanciato a piè pari, ma oltre che insulso non è. Avete presente i film che potrebbero passare su Rete 4 nel tardo pomeriggio? Ci starebbe alla grande. So che d'ora in avanti devo fare più attenzione ai film che guardo: non basta avere Kevin Spacey nel cast  (che poi non è male) per avere un buon film. Ok era quasi agli inizi, essendo il 1992, ma colpa mica è sua. E' proprio la trama in stile poliziesco anni ottanta di seri B che mi tormenta. Sarebbe meglio che invece di prendere pellicole a caso dalle filmografie di alcuni attori, proseguissi con quelle dei registi o meglio ancora seguissi un criterio secondo le Top di IMDB. Qui comunque abbiamo un thriller che non è da buttare via, ma il voto basso ci sta per aver sprecato tempo. E' alquanto noioso e contorto, con una serie di omicidi, truffe alla compagnia di assicurazioni, pochi dialoghi importanti. Niente che valga la pena di commentare ulteriormente.

Lee Child - Via Di Fuga


Autore: Lee Child
Editore: TEA
Titolo originale: The Visitor 
Traduzione di: A. Tissoni
Pagine: 458
Voto: 2/5
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Trama del libro (quarta di copertina):

Si è stabilito a New York. È felicemente fidanzato con Jodie. Ma l'ex maggiore della polizia militare Jack Reacher ha qualche difficoltà ad abituarsi a una vita tranquilla. Del resto, sembra proprio che i guai vengano a cercarlo.Questa volta è l'FBI a considerarlo il maggior indiziato in una catena di delitti. Le vittime sono donne in congedo dall'esercito, e il modus operandi dell'assassino è assai vicino al delitto perfetto: nessun segno di effrazione,né di violenza. Solo un cadavere, immerso in una vasca di vernice verde militare. Per Reacher c'è un unico modo di scagionarsi: aiutare l'FBI a trovare il colpevole, prima che la lista delle vittime si allunghi. 

Commento personale e recensione:

 Ora anche Lee Child sta abusando della mia simpatia per i personaggi ricorrenti. Simpatia nel senso che di solito mi attacco a saghe che vedono come soggetti principali sempre i soliti nomi. Qui siamo alla quarta avventura di un certo Jack Reacher , un bestione gigantesco e pesante che Hollywood ha deciso di mettere sul grande schermo grazie alla faccia di Tom Cruise... Vabbeh sono scelte e magari nei prossimi romanzi succede che Reacher ha un incidente e diventa moro, basso e leggero. Veniamo a noi però: va bene, come dicevo affezionarsi ad un dato personaggio, che magari cambia anche nel corso delle avventure, crescendo moralmente, diventando più perspicace e così via. Va bene lo stile leggero e semplice da leggere, l'emozione dell'avventura e del thriller, ma qui neanche a metà si capiva chi fosse il misterioso serial killer. Anche il traduttore ha fatto salti mortali e forzature per non usare il genere femminile (ops ho spoilerato, mannaggia).. La cosa buffa è che pur avendolo scoperto con estrema facilità, mano a mano che proseguivo nella lettura iniziavo a capire che se fosse stato veramente così il libro sarebbe stato ridicolo. E' davvero incredibile, quanto avessi avuto ragione. Ora ditemi se una trama così non è vergognosa: un'agente dell'FBI, espertissima nel creare profili, ma ancora di più nell'ipnosi, decide di uccidere la propria sorellastra in quanto il padre, molto ricco, sta per morire e lascerà tutto all'altra. Per ucciderla però trama qualcosa di sbalorditivo: fa fuori altre persone, apparentemente facenti parte della solita cerchia della sorellastra, inducendole a fare tutto ciò che lei vuole con l'ipnosi. Nel frattempo il profilo da lei disegnato per il presunto serial killer è guarda caso Reacher (però l'FBI tenendolo sotto controllo sa che non ha commesso il terzo omicidio). A questo punto è fondamentale che lui aiuti loro a scovare l'assassino, ma visto che non ne ha voglia, lo minacciano volendogli far fuori la fidanzata... Tutto estremamente credibile no? Ad ogni modo lui li aiuta e scopre che la killer è l'agente perchè ha delle valige poco costose (quindi secondo lui è povera) non avendo i soldi che invece dovrebbe avere avendo il patrigno ricco. Eh già, un'agente del suo livello guadagna sicuramente una miseria. Il resto è pura accademia.

Come funziona Spotify, ora in Italia

Meglio tardi che mai. Sembra una vita, e quasi lo è se ragioniamo con i termini della rete, che Spotify esiste in altri Paesi. Da poco è finalmente giunto anche da noi, sebbene il clamore attorno ad esso sia un po' scemato. Per chi non lo sapesse, e la colpa è di Spoitify stesso che ha tardato non poco, si tratta di un servizio per lo streaming musicale. Forse il più importante del web ed il più fornito dedicato esclusivamente alla fruizione legale dei contenuti audio. Fosse solo questo non sarebbe niente di poi così sconvolgente se paragonato con altri servizi, però con Spotify oltre ad accedere legalmente ad un database musicale molto fornito puoi gestire le tue playlist personali (un po' come avviene con Google Play Music) e condividere le tracce che ascolti anche con altri utenti ed attraverso i social network. Questo può avvenire su vari livelli grazie ai software per pc, all'acesso via web, alle applicazioni per smartphone e tablet... Ma anche grazie ai piani tariffari di cui dispone. Oltre a quello base, gratuito, abbiamo l'Unlimited ed il Premium. Ecco cosa prevedono i tre tipi di account:

- Free: come dice il nome è gratuito e possiamo ascoltare la musica in streaming, purchè non si superino le dieci ore al mese e non si voglia ascoltare il solito brano per più di cinque volte, sempre al mese. Inoltre questo piano prevede spot pubblicitari tra un brano e l'altro. E' utilizzabile anche all'estero, per due settimane.
- Unlimited: i limiti imposti nel piano Free non esistono più e costa 4,99 euro al mese
- Premium: per 9,99 euro al mese oltre ai vantaggi dell'account Unlimited abbiamo la possibilità di scaricare i brani su vari dispositivi e quindi ascoltarli senza essere connessi alla rete. I pezzi scaricati hanno una durata temporale di 30 giorni (se non si rinnova l'abbonamento ogni mese)

Per adesso ho soltanto il piano Free e funziona regolarmente su pc Windows, smartphone e tablet Android. Il funzionamento è semplice ed immediato: tramite la funzione di ricerca possiamo accedere ad un vastissimo numero di brani, che possiamo anche cercare per categoria. Ogni traccia può essere inserita in una playlist che andremo a creare o in una di quelle suggerite e già esistenti. Possiamo inoltre condividere la musica con i nostri contatti di Twitter e Facebook e mostrare ciò che abbiamo appena ascoltato. Io mi sono registrato utilizzando il mio account di Facebook così da avere già una lista di amici (che possono anche essere aggiunti via Spotify) con cui sharare ciò che voglio. Oltre alla musica in streaming, Spotify ti permette di organizzare ed usufruire del tuo archivio musicale già esistente. Purtroppo tra i file riconosciuti e supportati non c'è il Flac, estensione primaria di cui è formata la mia collezione.
Al di là di questo lo ritengo un servizio veramente molto completo che minerà sicuramente altri servizi (legali e non) diffusi nel nostro Paese. Soprattutto per la comodità di avere gratuitamente una piattaforma social ben congegnata ed usabile.

lunedì 11 febbraio 2013

Ponyo Sulla Scogliera (2008)


Regia: Hayao Miyazaki
Anno: 2008
Titolo originale: Gake No Ue No Ponyo (崖の上のポニョ)
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (7.7)
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Non nascondo il fatto di essere rimasto profondamente deluso: mi aspettavo di più da molti punti di vista. Parlo sia della trama che del concetto stesso di animazione. Partiamo dalla prima: ormai Miyazaki ricalca se stesso e ci propone un'ennesima favola dal forte contenuto ecologico moralista, senza nè cattivi veramente cattivi, nè problemi bestiali, nè buoni che siano eroi. Il nefasto cataclisma sotto forma di tsunami, non è però causato da disattenzioni umane, dal poco rispetto che possiamo avere per la natura o per il mare, da una sorta di squilibrio dettato dalla malvagità: è Ponyo stessa, tra l'altro maldestramente che causa un evento catastrofico, a mio avviso decisamente sottostimato dal regista. Eppure pochi anni prima uno tsunami ha abbattuto la Thailandia e parte dell'Asia sud orientale... Che il terremoto marino si limiti a qualche onda che accarezza strade ed automobili? Ok, che la storia deve (ma chi l'ha detto?) ad un pubblico giovane e non si deve (ma chi l'ha detto?) traumatizzarlo, però così si perde molta della verve che avrebbe potuto avere. E la "morale" quale è? Se sei un pesce e vuoi diventare un bambino stai attento che potresti creare uno squilibrio marino? Passiamo quindi all'animazione in sè: certo, è ben fatta ed in pieno stile Studio Ghibli con migliaia di disegni a matita, ma anche qui siamo al solito niente di nuovo con materiale già visto. Non è per forza una pecca, visto che squadra che vince non si cambia ed anzi lo Studio Ghibli è rimasto tra i pochi (nonostante la distribuzione di mamma Disney) a non usare la computer grafica in animazione. Complimenti a loro, anche se ad esempio non è paragonabile ai risultati visti con Toy Story 3. La versione bluray è molto ricca e ben curata con un reparto video ottimo (come praticamente sempre accade con i film d'animazione) ed un reparto audio prestante grazie alla traccia lossless. I contenuti extra sono molti e corposi. Tra parentesi al durata in minuti:

- VideoStoryBoard (dura quanto tutto il film ovvero 1 ora e 40)
- Karaoke (con trailer)
- Conferenza stampa di presentazione del tema canoro (11)
- Sessioni di registrazione del doppiaggio (25)
- Presentazione ufficiale di debutto pubblico (10)
- Intervista al regista Hayao Miyazaki (15)
- Dialogo: Suzuki Toshio - Tsuchiya Toschio (30)
- NEWS ZERO Spin-off: "Ponyo sulla scogliera" in dettaglio! Cinque artigiani geniali (49)
- Video documento: raccolta delle perle di saggezza del regista (40)
- Videoclip del tema canoro (3)

domenica 10 febbraio 2013

Mulholland Drive (2001)


Regia: David Lynch
Anno: 2001
Titolo originale: Mulholland Dr.
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.9)
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Per iniziare devo fare alcune piccole premesse. David Lynch mi sta sulle palle. Non è una mera questione di pelle, ma sta davvero sulle palle per come gira i suoi film. Cervellotici e auto gratificanti: il modesto avviso di uno spettatore qualsiasi che non è un critico professionista. Inoltre è più lento della moviola. Assurdo. Per guardare un film dall'inizio alla fine devi essere preparato e sapere cosa ti aspetta. Guaranà messo da parte e tanta buona volontà. Perchè allora Mullholland Drive se sapevo già come mi sarei posto nei suoi confronti? perchè avrei dovuto partecipare ad una lezione cinematografica su di esso, ma emule è stato troppo mulo così ho rinunciato. Ma provo ugualmente a dare un giudizio studiato e non approssimativo, cercando di mettere da parte sentimenti soggettivi che mi portano a non apprezzarlo totalmente. Sette è un voto alto per i miei standard, ma non è certo (ai miei occhi) un capolavoro o un'opera d'arte.
Mulholland Drive è un thriller psicologico dove il tempo ha un valore fittizio ed in cui scene reali si alternano a situazioni oniriche o fantastiche, in un intreccio forse fin troppo caotico. Fortunatamente siamo preparati ad avere di fronte qualcosa di reale che si trasforma in una sinfonia di condizionali astratti e riusciamo a comprendere l'accaduto. Nessuno ci viene in aiuto e la linearità della trama è stuprata fin dalle prime battute. Betty, o Diane a seconda che si parli di realtà o messinscena freudiana altro non è che un disperato cuore infranto. Il dolore sta "tutto" qui e la proiezione idilliaca e spensierata di un'altra vita possibile è solo un'illusione onirica, una fantasia ormai irraggiungibile. Come si può vedere l'intreccio è un'autentica perla, di quelle che mentre arrivi da solo alla conclusione ti fanno accelerare il battito cardiaco... Peccato che la regia ci metta troppo del suo per impantanare ed infangare la linearità, sebbene frammentata, della storia. I silenzi prolungati, l'aggiunta di scene prolungate e fine a se stesse, lo schiaffeggiamento della razionalità rendono il film meno godibile di quanto potrebbe essere. Ed il bello (o brutto) è che tutta questa faccenda è voluta, così che nei circolini ci si compiaccia di ciò che è riuscito a fare (???). Quindi, non me ne voglia nessuno, ma creare qualcosa di articolato e stupefacente non sempre coincide con un prodotto da applausi. Se il soggetto è interessante (scritto anche questo da Lynch) è perchè riusciamo a vedere il dramma di Diane, massacrata dal fallimento (la prima parte vissuta attraverso un sogno) e dai sensi di colpa (la seconda parte rivista con i flashback). Una cosa a favore della regia devo dirla però: ha saputo prenderci per il culo. E' difficile infatti non credere alla razionalità della prima parte (il sogno) pendendo dalle labbra di Naomi Watts: ci mena per il naso e non ci accorgiamo che è tutta una fantasia. Subito dopo, il mondo di certezze si capovolge e siamo in grado di mettere a fuoco l'attenzione e cercare di prevedere la prossima mossa, Questa volta è più facile, i flashback sono rivelatori anche se temiamo un altro cambio di rotta. E mentre lo visioniamo ecco che rivediamo volti, situazioni, nomi, indizi, trapassi riversati nella mente. Ecco perchè quindi... Ecco guarda quella... Vuole vendicarsi su di lui...  Scene disconnesse..E' come quando sogniamo noi stessi... Detto questo, resto dell'idea che il film potesse essere più veloce e realistico, e volutamente meno criptico o enigmatico per avere un successo maggiore, almeno da parte mia.

Timecrimes (2007)


Regia: Nacho Vigalondo
Anno: 2007
Titolo originale: Los Cronocrimenes
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.2)
Pagina di I Check Movies
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Timecrimes, come ricorda il titolo originale Los Cronocrimenes, è un film spagnolo diretto (ed anche interpretato) da Nacho Vigalondo: purtroppo per sua natura, dovrà attendere un eventuale remake hollywoodiano prima di salire le classifiche. Dico purtroppo, perchè la storia, basata sui viaggi nel tempo, la non modificabilità del passato ed i paradossi temporali è veramente ben pensata. Non ci sono però Tom Cruise, Penelope Cruz e Cameron Diaz (ehm..) a riempire lo schermo e tutto si svolge in maniera talmente semplice da non necessitare di nessuna particolare tecnica cinematografica, effetti speciali di alcun tipo o una colonna sonora prestante. Insomma, abbiamo una grande storia, nuda e cruda portata avanti da facce normali quanto anonime che si muovono su di un set scarno e senza fronzoli. Inizialmente, subito dopo la creazione di Hector 2, facciamo un grande errore: sottovalutiamo la pellicola e la bolliamo come qualcosa di già visto di superfluo. Invece ogni minimo particolare, di cui tra l'altro siamo già a conoscenza, ha un suo perchè. E sappiamo che sarà così per forza, non si scappa: il passato non si modifica. Viaggiare soltanto di un'ora indietro nel tempo (perchè?) implica che ci siano degli stravolgimenti sostanziali nel continuum spazio temporale (grazie Doc), am che questi dipendano esclusivamente la viaggio stesso. Se Hector 1 non avesse visto Hector 2, non sarebbe di certo fuggito nel laboratorio per andare poi nel passato. Ed a complicare tutto ci pensa un Hector 3, che cerca di sistemare le cose: neanche lui esisterebbe però se Hector 2 avesse dato retta allo scienziato. Il cane che si morde la coda. Ed ogni elemento, ogni avvenimento, ogni situazione, nasce e si incastra alla perfezione nel passato che mano a mano diventa presente. Consigliatissimo e da vedere, grazie a  Tarabusino.

sabato 9 febbraio 2013

Juventus 2 - Fiorentina 0

Scrivo questo articolo per l'amico fiorentino che voleva distruggere lo stadio . Forse il bus viola non ha trovato posto nel parcheggio e ci sta che si sia perso la partita. Non posso non raccontargli l'accaduto. Deve sapere. E' un mio dovere. Non c'è stata storia dall'inizio alla fine, ma onore a Montella che ha provato a giocarsela. La gara è andata in maniera totalmente differente da quella dell'andata e diciamolo pure chiaro e tondo: è andata come doveva andare, con la Juve che strapazza la Fiorentina e la massacra con un netto 2 a 0. Senza esagerare si potrebbe parlare di umiliazione e lezione ad una squadra che avrebbe voluto qualcosa di più. Certo con mezzo tiro in porta fai poco, mentre noi di occasioni ne abbiamo avute a bizzeffe. Adesso cari tifosi della Florentia Viola tornatevene a casa belli caldi, cantate nel vostro pulmino un paio di cori contro Conte e soprattutto pensate al prossimo anno. Questo, avete già dimostrato di stare dove più vi compete: sotto, a rosicare e sucare. Grazie per averci provato, e come si dice ai perdenti, la prossima volta forse sarete più fortunati. Salutate la capolista, sperando che aumentino i parcheggi a disposizione per i bus ospiti.

Schegge Di Paura (1996)


Regia: Gregory Hoblit
Anno: 1996
Titolo originale: Primal Fear
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.6)
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Nel 1996 lo avresti guardato perchè c'era un certo Richard Gere. Oggi lui passa in secondo piano visto che Schegge di paura è la prima prova cinematografica di Edward Norton e che passa a pieni voti. Anzi, con il senno di poi è forse proprio lui a dare quel qualcosa in più alla storia. E' lui che riesce a recitare il doppio ruolo di Aaron e Roy, doppia faccia di un'unica personalità malata ed arrogante. Più arrogante del personaggio principale vestito da Gere, il principe del foro Martin Vail, fregato ed usato a sua volta. Ma in fondo in fondo è un male che esista solo un Roy? E' un male che sia riuscito a farla franca dopo aver massacrato l'arcivescovo? Che quest ultimo abbia abusato del balbuziente e povero Aaron o del violento Roy non dovrebbe cambiare la nostra opinione: l'uomo di Chiesa meritava la morte e l'assassino l'assoluzione. Che questa poi avvenga attraverso imbrogli, bugie o finzioni non cambia nulla. Anche la giurisprudenza è un gioco e come chi va a Las Vegas per tentare la sorte alla roulette, in tribunale avvocati e pubblico ministero giocano con le vite altrui. Se Roy è stato il più furbo ed il più abile, dobbiamo applaudirlo. Non compiango n+ il prete pedofilo, nè l'avvocato raggirato. Esulto per Roy che l'ha fatta franca in maniera geniale. Il punto di forza di tutto questo legal thriller è la trama, lineare e pulita con l'aggiunta della recitazione di Norton che lo ha portato a divenire la stella che è adesso. Clap clap, sempre attuale.