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mercoledì 3 dicembre 2025

Dream Theater - Metropolis Pt. 2: Scenes from a Memory



 Artista: Dream Theater
Anno: 1999
Tracce: 12
Formato: CD 
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Esistono album che non sono semplici raccolte di canzoni, ma veri e propri monoliti sonori. Opere che chiedono (e meritano) un ascolto totale, immersioni quotidiane che trasformano la musica in una colonna sonora esistenziale. "Metropolis Pt. 2: Scenes from a Memory" dei Dream Theater è, per molti, esattamente questo.

​Per chiunque abbia avuto modo di incrociarlo in un periodo di grande fermento intellettuale e personale—come l’inizio degli studi universitari, magari con la torre pendente come sfondo delle proprie giornate, come nel mio caso a Pisa—quest’album è molto più di Progressive Metal. È un compagno di studi e di scoperte.

​Il Legame con il Capostipite

​La prima, grande gioia per ogni fan della band è nel titolo stesso. Se avete avuto la vostra ossessione con "Metropolis—Part I: The Miracle and the Sleeper" (e chi non l’ha avuta?), l'idea di un seguito, di un capitolo due che espande quell'universo di metafore e complessità, è un sogno che si realizza.

​E la band non delude. Metropolis Pt. 2, pubblicato nel 1999, non è solo un sequel nominale, ma un vero e proprio concept album che tesse una narrazione intricata e avvincente di reincarnazione, omicidio, e memoria repressa.

​Non Solo Musica: Un Romanzo Sonoro

​Il punto di forza di quest'opera non è solo la maestria tecnica—che, trattandosi dei Dream Theater, è scontata—ma la struttura narrativa. L'album ci porta nella storia di Nicholas, un uomo che, attraverso l'ipnosi, scopre di essere la reincarnazione di una ragazza, Victoria Page, assassinata nel 1928.

​Ogni traccia è una "scena" di questo dramma, non un brano a sé stante. L'album deve essere ascoltato dall'inizio alla fine, come si legge un romanzo o si guarda un film, per apprezzare la transizione fluida tra i temi, i leitmotiv musicali che ritornano in momenti diversi e le variazioni emotive.

​Non ci si focalizza sulle singole canzoni perché sono i "capitoli" di un'unica, grande cattedrale sonora. La melodia si fonde con le parti strumentali virtuosistiche, ma a servizio della storia.

​Il Suono che Impegna l'Ascoltatore

​Durante un periodo di studio intenso come quello universitario, si cerca spesso musica che sia profonda quanto i testi che si devono imparare. Scenes from a Memory offre proprio questo. È musica che chiede la vostra concentrazione, ma che vi ricompensa con una complessità emotiva e strumentale appagante.

È un'opera di precisione chirurgica. Ogni nota, ogni cambio di tempo, è esattamente dove deve essere.


​Le performance sono leggendarie: la batteria complessa di Mike Portnoy, le chitarre incisive di John Petrucci, il basso potente di John Myung che non si limita a fare da sfondo, e il muro di tastiere di Jordan Rudess, che qui debutta in studio con la band, donando al sound una nuova, più cinematica, profondità. La voce di James LaBrie si adatta perfettamente ai ruoli narrativi, passando dalla dolcezza alla disperazione.

​Conclusione

"Metropolis Pt. 2: Scenes from a Memory" non è un semplice album da ascoltare: è un'esperienza da vivere. È l'equivalente sonoro di un'architettura gotica: complessa, imponente e ricca di dettagli nascosti che si rivelano solo dopo ripetute visite.

​Se amate i concept album che uniscono la raffinatezza del Progressive Rock alla potenza del Metal, e cercate un disco in grado di tenervi compagnia durante lunghe sessioni di studio o semplicemente di viaggio interiore, avete trovato la vostra reliquia. Un album che non tramonta, ma si approfondisce ad ogni riascolto.


martedì 2 dicembre 2025

Juventus 2 - Udinese 0


Non ci resta che guardare con positiva speranza alla Coppa Italia. La Juventus, come al solito non disdegna la competizione e pur con un po' di turn over mette in campo una squadra adatta a vincere. Il primo tempo, tra i migliori visti quest'anno (è facile lo so), puntiamo non solo a tenere palla, ma anche a spingere e fraseggiare. La maggior parte delle volte ci riesce tutto facile, complice anche una Udinese che sembra sorpresa da questo atteggiamento e fatica molto a reagire. Fioccano le azioni, i tiri, i calci d'angolo ed arriva anche la rete. Potrebbero essere due se il VAR funzionasse a dovere. Per il raddoppio c'è da attendere la ripresa, con la Juventus sempre votata all'attacco anche se forse in maniera meno aggressiva. Sul finale spingiamo ancora sull'acceleratore e siamo contenti della prestazione! 
 

2002: La Seconda Odissea (1972)

 
Regia: Douglas Trumbull
Anno: 1972
Titolo originale: Silent Running
Voto e recensione: 5/10
Pagina di IMDB (6.6)
Pagina di I Check Movies
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Film:
 Spesso, recuperando il cinema di genere del passato, ci si imbatte nelle curiose strategie della distribuzione italiana, e in questo senso 2002: la seconda odissea rappresenta uno dei casi più eclatanti di marketing "furbetto". Il titolo, infatti, è stato palesemente confezionato per far credere al pubblico che si trattasse del seguito del capolavoro di Kubrick, 2001: Odissea nello spazio, sfruttando l'onda lunga del successo di quel film. In realtà, la pellicola originale si intitola Silent Running e non ha nulla a che vedere con il monolite o con le opere di Arthur C. Clarke, configurandosi piuttosto come un prodotto minore della fantascienza anni Settanta, figlio delle tematiche ecologiste e pessimiste tipiche di quel decennio.

​Tuttavia, superato il fastidio per l'inganno del titolo, il film merita una visione perché, pur essendo una pellicola che narrativamente non offre niente di particolare e che procede con ritmi a tratti molto compassati, nasconde una grandissima qualità tecnica. Il motivo è semplice: il regista è Douglas Trumbull, ovvero il genio degli effetti visivi che aveva lavorato proprio al vero 2001 di Kubrick. Si nota immediatamente la sua mano, perché gli effetti speciali non sono affatto male, anzi, risultano incredibilmente curati e suggestivi per l'epoca, specialmente nella realizzazione delle enormi cupole geodetiche che ospitano le ultime foreste della Terra alla deriva nello spazio.

​È un film che vive di contrasti: da un lato abbiamo una trama piuttosto semplice, quasi intima, retta quasi interamente dalla performance "allucinata" di Bruce Dern e dalla sua interazione con i tre droni (che anticipano chiaramente l'R2-D2 di Star Wars); dall'altro abbiamo una messa in scena visiva che aspira alla grandezza. Certo, non siamo di fronte a una pietra miliare imprescindibile e la sceneggiatura a volte mostra il fianco a qualche ingenuità, ma 2002: la seconda odissea resta un reperto affascinante di un'epoca in cui la fantascienza usava le astronavi per parlare di solitudine e natura. Un film onesto e visivamente appagante, a patto di dimenticarsi quel titolo italiano che promette un seguito che non esiste.

Edizione: doppio DVD 
Versione italiana in doppio DVD. La qualità video non è eccelsa, ma possiamo scusare il risultato vista l'età della pellicola. La cosa importante è che sia prevista la doppia traccia italiana in stereo con entrambe le versioni del doppiaggio, quello degli anni settanta e quello più nuovo del 2002 più fedele all'opera originale. Gli extra sono divisi in questo modo:
 
Disco 1:
  •  Immagini e locandine
  • Trailer
  • Commento audio 
Disco 2
  • The Making of (49 minuti)
  • Silent Running (30 minuti)
  •  A conversation with Bruce Dern (11 minuti)
  • Trumbull: then and now (5 minuti) 

lunedì 1 dicembre 2025

Mr. Mercedes [Stagione 2]

 
 
Anno: 2018
Titolo originale: Mr. Mercedes
Numero episodi: 10
Stagione: 2
Acquista libro ( Chi Perde Paga oppure Fine Turno ) su Amazon 
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Un crollo verticale che rasenta la vergogna

​Se nella recensione della prima stagione ero stato indulgente, sottolineando come la serie fosse comunque godibile nonostante i difetti, qui alzo le mani e faccio mettere a VIKI il pre titolo in grassetto e  caratteri cubitali Definire questa seconda stagione "deludente" sarebbe un eufemismo, un modo per non essere completamente sinceri. La verità è che, rispetto al capitolo precedente (ma anche rispetto alla media delle serie tv attuali, che hanno un livello non alto), siamo di fronte a un prodotto che si può tranquillamente definire vergognoso.

​Caos narrativo e salti ingiustificati

​Come sapete, non ho letto i romanzi di King, ma parlando con il mio amico Roikin – che invece la trilogia la conosce bene – è emerso un dettaglio sconcertante che spiega parte del disastro. Sembra che gli sceneggiatori abbiano deciso di saltare a piè pari il secondo romanzo (Chi perde paga) per basare questa stagione direttamente sul terzo (Fine turno). Se la memoria di Roikin non inganna, manca quindi totalmente il rispetto della cronologia e della fedeltà all'opera originale. E il risultato si vede tutto.

​Un cambio di genere inaccettabile

​La cosa che fa più rabbia è il cambio di rotta improvviso e insensato. Eravamo partiti con un thriller poliziesco solido, un "gatto col topo" realistico, e ci ritroviamo catapultati in una sorta di fantascienza paranormale di serie B.

L'idea che Brady Hartsfield (Mr. Mercedes), in stato vegetativo, riesca a "controllare le menti altrui" è una forzatura che distrugge la credibilità costruita in precedenza.

​Ancora peggio è il tentativo maldestro di giustificare questa sorta di telepatia attraverso improbabili effetti collaterali di farmaci sperimentali. È una spiegazione che non regge, che fa acqua da tutte le parti e che trasforma un villain inquietante in una caricatura da fumetto scadente.

​Scrittura grossolana

​A livello tecnico, la sceneggiatura è il vero colpevole. È frivola, grossolana e palesemente arrangiata. Manca di coesione, manca di logica interna. Le situazioni che fanno storcere il naso non sono più "alcune" come nella prima stagione, ma sono la norma. Si ha la sensazione costante che gli autori non sapessero come portare avanti la storia e abbiano buttato dentro idee a caso, sperando che lo spettatore non se ne accorgesse.

​Conclusione

​Questa seconda stagione è un'enorme occasione persa. Ha preso tutto ciò che di buono c'era nella prima (il cast, l'atmosfera cupa) e lo ha gettato alle ortiche in favore di una trama ridicola e di una scrittura pigra. Se avete amato la prima stagione per il suo realismo crudo, scappate: qui troverete solo confusione e imbarazzo.