Mi sveglio a Roggio, minuscolo borgo che pare uscito da un libro di fiabe (ma di quelle dove alla fine muori sbranato da un lupo, mica quelle disneyane). La prima cosa che mi arriva sul telefono è l’allerta meteo: bufera in arrivo, diluvio universale, vento che scoperchia i tetti, cavallette, piaghe d’Egitto.
Alle 7:00 dovrebbe iniziare la fine del mondo, no forse alle 9:00… Ma sì, perché fidarsi? Però si sa: in montagna puoi anche fare il fenomeno e dire “tanto non piove”, ma quando ti parte la scarica d’acqua mentre sei lì bello imboscato a tre ore dall’auto, capisci perché i vecchi del posto guardano le nuvole e non l’app del meteo.
Quindi stamani ho tirato la coperta un po’ più a lungo, ho mangiato la colazione con la calma di un pensionato a Rimini in bassa stagione e poi sono partito lo stesso.
Prudente ma testardo: il mix perfetto per finire fradicio oppure per smentire i meteoterroristi. Oggi è andata bene: di tutta la pioggia promessa nemmeno una goccia. E non lo dico con arroganza, ma con quel mezzo ghigno di chi se la cava sia per fortuna che per buonsenso.
Il percorso da Roggio al Monte Tontorone non sarà il più famoso, ma sa farsi rispettare: tutto nel bosco, tutto in ombra, tutto un saliscendi che ti fa venire voglia di fermarti ogni dieci minuti a dire “oh ma guarda che bello qui” – anche se a parlare da solo nel bosco sembri un po’ squilibrato.
Davanti a me, come guardie silenziose, ancora una volta le Apuane. Non so come facciano a sembrare diverse ogni volta che le vedi: a volte placide, a volte severe, oggi parevano tranquille, come se anche loro, lassù, si fossero messe d’accordo per non farsi bagnare.
Cammini, pensi a niente (che è la cosa più sana da fare), bevi, sudi, scrocchi le ginocchia, rimugini se tornare a Careggine o deviare verso qualche altro paese semi-abbandonato, ma poi decidi che va bene così: oggi c’è solo da respirare il bosco. E basta.
Il Tontorone, onestamente, non sarà la vetta più celebrata delle guide, ma per me ogni monte è un buon pretesto per dire: ci sono stato, l’ho fatto, ora torno a casa con la testa un po’ più vuota – che vuol dire più piena di roba vera.
Alla fine di tutto, la giornata è filata liscia. Niente bufera, niente pioggia, niente alluvione. Solo io, il bosco, qualche ramo da scansare, i miei soliti pensieri da mettere in fila e le Apuane lì, a ricordarmi che a volte le minacce di catastrofe non sono altro che un ottimo motivo per uscire lo stesso.
Oggi è andata così, e per uno come me basta e avanza per riempire un altro pezzo di Garfagnana nel mio taccuino di esplorazioni da scrivere.
Album fotografico Roggio e Monte Tontorone
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