domenica 15 giugno 2025

Milazzo e Tindari

 


Dopo una notte di festeggiamenti degna di un film di Kusturica con regia siciliana, ci svegliamo tardi ma non troppo. L’aria è calda, il corpo stanco, ma la Sicilia chiama.
E quando chiama, si risponde.

Dedichiamo la giornata alla scoperta di Milazzo, che è molto più di un punto di partenza per le Eolie. È una città che sa di storia, di mare e di storie raccontate con accento stretto e occhi lucidi. Ci si perde nei vicoli che risalgono verso l’alto, tra case addossate e viste mozzafiato sul Tirreno.

Arriviamo al Castello di Milazzo, una delle fortificazioni più grandi della Sicilia, costruita in epoca normanna ma con tracce arabe, sveve, spagnole e borboniche incastonate nei suoi bastioni. Oggi è un sito museale, tra torri, bastioni e scorci teatrali sul golfo. Ma la vera sorpresa è l’incontro con Nino Pracanica, che scopriamo essere l’ultimo “kuntastorie”: voce, corpo e anima di una tradizione orale che resiste con orgoglio alla fine dei tempi.
Lo ascoltiamo rapiti, tra pupi, maschere, cunti e gesti, come bambini cresciuti che hanno finalmente trovato un nonno narratore.

Nel pomeriggio risaliamo in macchina direzione Tindari, e da lì prendiamo una barca per Punta Marinello, dove la natura si è divertita a disegnare lingue di sabbia, lagune mobili e acque trasparenti sotto una falesia spettacolare.
Sotto il sole implacabile ci abbrustoliamo come arancini lasciati al sole, facendo un bagno ogni due minuti per non scioglierci come granite al limone.

Ma la bellezza non è finita. Salendo al santuario di Tindari, visitiamo la basilica dedicata alla Madonna Nera, legata a leggende di pellegrini increduli e miracoli silenziosi. La statua bizantina della Madonna, scura come la notte africana, è uno di quei simboli che raccontano una Sicilia più antica del tempo e più potente delle parole.

Rientriamo a Milazzo con la pelle salata, i pensieri leggeri e le foto nella testa. Una doccia rigenerante, un aperitivo meritato e una cena in centro chiudono una giornata che sa di vacanza vera, anche se noi — ricordiamolo — siamo qui per lavoro.

Album fotografico Milazzo e Tindari 

Matrimonio del Sepio a Milazzo

 


La mattina inizia col giusto spirito: zero fretta e tanta spiaggia. Ci piazziamo sul litorale di Ponente, dove l’acqua è così limpida che ci si vede dentro anche la pigrizia, e i piccoli ciottoli fanno da idromassaggio naturale ai piedi stanchi del giorno prima.

Rilassati e abbronzati, ci dedichiamo a un pranzo sobrio solo nel nome, perché il mitico pane cunzato (con pomodoro, tonno , mozzarella , olio, capperi, cipolla e divinità locale) è un pasto che ti fa venir voglia di baciare la panettiera e chiederle di sposarti tu.

Ma il matrimonio vero è quello di Matteo ed Erika, che alle 16:30 iniziano la loro avventura a due, sotto il sole cocente e gli occhi lucidi di amici e parenti.
Auguri sinceri e affettuosi a loro: che la vita vi sia leggera e appassionata come questo pomeriggio d’estate.

Dopo la messa (già in modalità tropicale), ci caricano su una navetta diretta al Paradiso. Letteralmente: la location si chiama così, e il nome non mente.
Aperitivi a non finire, vino che scorre come le conversazioni, piatti raffinati, balli sfrenati, cori da stadio, brindisi e abbracci.

La notte si chiude con le scarpe in mano, il sorriso in faccia e il sudore nei vestiti. Felici, stanchi, un po’ ubriachi… ma in fondo, è per questo che si viene in Sicilia. Anche quando dici che è per lavoro.


Album fotografico Milazzo e matrimonio del Sepio 


venerdì 13 giugno 2025

Arrivo a Milazzo passando da Castelmola

 


Chiariamolo subito: questo non è un viaggio di piacere. È un impegno professionale. Un viaggio di lavoro. Di quelli seri, col vestito nel bagagliaio, la cravatta a portata di mano e l’obbligo morale di brindare almeno tre volte.
Motivo della missione? Il matrimonio del mio collega e amico Sepio, in Sicilia. Luogo scelto: Milazzo.
Compagno di trasferta: Wolf. Io, ovviamente, sono Puma.
Team rodato, macchina no.

Decolliamo da Pisa e atterriamo a Catania, dove ci aspetta un’auto noleggiata che sembra aver già visto l’Etna da troppo vicino. Ma va bene così: i freni rispondono, il motore c’è, le gomme… fischiano.
E io, da bravo Puma, gliele faccio fischiare volentieri mentre affrontiamo i tornanti che ci portano verso Castelmola, un borgo appollaiato sopra Taormina come un vecchio saggio con vista sul mare.

Castelmola è poesia urbana in salsa sicula: strade di pietra, terrazze panoramiche, silenzi che sanno di vento e limone. Ci fermiamo per un pranzo improvvisato: crostini con specialità locali che non distinguiamo bene, ma divoriamo con convinzione. Poi granita. O forse prima. L’ordine è stato un concetto flessibile.

Nota di colore: da questa tappa in poi abbiamo deciso di parlare in inglese. La cameriera inclusa, che ci guarda con un sorriso pieno di pietà e ci serve tutto lo stesso. L’idea è che almeno così evitiamo sorprese (spoiler: no).

Scendiamo poi verso Isola Bella, che bella lo è davvero, anche se di isola ha più il nome che la sostanza. Troviamo un posteggio solo dopo aver contrattato — senza successo — con un parcheggiatore non ufficiale apparso dal nulla, come una side quest mal riuscita in un videogioco open-world.

Ma finalmente spiaggia, sole e un po’ di meritato ozio.

Nel tardo pomeriggio ci rimettiamo in marcia verso Milazzo. Arriviamo giusto in tempo per sistemarci, cambiarci e concederci una passeggiata lungo il lungomare orientale, quello dove l’aria sa di salsedine e gelato.

Aperitivo al tramonto, cena ovviamente di pesce fresco (sennò che siamo venuti a fare?), poi incontro con lo sposo, che fingiamo di rassicurare mentre scherziamo sul giorno dopo, quello in cui tutto cambia, magari per il meglio.

Domani ci aspetta la cerimonia, ma per oggi… brindisi, mare e un’Italia che quando vuole, ti sistema l’anima con un piatto semplice e un panorama epico.

Album fotografico Da Castelmola a Milazzo 

giovedì 12 giugno 2025

Aggiornamento Oxygenos 14.0.0.1901 (EX01V80P01)

 

Aggiornamento OxygenOS V80P01 – Note sonore e segreti meglio custoditi

Installato oggi l’aggiornamento V80P01(BRB1GDPR) da 171 MB.
Nessun fuoco d’artificio, ma qualche aggiunta interessante che sembra fatta apposta per chi usa il telefono come archivio segreto e come diario personale con le orecchie.

Ecco le novità che meritano due righe (giuste):

Protezione dati privati

  • Ora puoi cercare i file dentro la Protezione dati privati.
    Tradotto: puoi finalmente trovare i tuoi segreti senza scavare come un archeologo digitale.

Note

  • Le tabelle ora supportano il Rich Text: grassetto, corsivo e altre finezze tipografiche da piccolo editore postmoderno.
  • Puoi trascinare file audio o video direttamente nella nota e cambiarne la posizione. Per chi scrive e ascolta sé stesso.
  • Puoi salvare file audio/video condividendoli direttamente con Note.
  • E puoi aggiungerli da Fotocamera, Galleria o archivio. In pratica: le Note diventano podcast minimalisti.

Sistema

  • Immancabile “Migliora la stabilità”. Ormai una presenza fissa. Non toglie, non aggiunge, ma ti fa sentire che il sistema è ancora in terapia di mantenimento.

Niente rivoluzioni, ma un altro passo nella direzione di un telefono che prende appunti anche coi suoni.
Forse il prossimo aggiornamento ci permetterà di disegnare odori o di archiviare sogni. Ma per ora va bene così.

Alla prossima build, sempre su VER.



mercoledì 11 giugno 2025

Poker Face (2022)

 
Regia: Russell Crowe
Anno: 2022
Titolo originale: Poker Face
Voto e recensione: 4/10
Pagina di IMDB (5.2)
Pagina di I Check Movies
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Ci sono film che provano a fare i furbi. Che mettono sul tavolo un cast importante, una location di lusso, un pizzico di tensione, e sperano che lo spettatore non si accorga che, alla fine, la mano che stanno giocando è vuota.

Poker Face è uno di quei film. Un bluff. Una partita truccata dove nessuno vince, nemmeno chi guarda.

Alla regia e nel ruolo del protagonista c’è Russell Crowe, che sembra uscito da un’altra epoca, più gonfio che intenso, che si ritaglia un personaggio da miliardario eccentrico, mezzo collezionista, mezzo hacker, mezzo filosofo.
Organizza una partita a poker con i suoi vecchi amici d’infanzia, dentro una villa blindata. E fin qui, poteva essere interessante: un thriller da camera con sotto una partita psicologica alla Slevin o Cena con delitto.
Ma Poker Face non sa che film vuole essere.

C'è il dramma esistenziale, c'è il mistero, c'è il thriller, c'è l'action, c'è persino una parentesi simil pandemica e una rapina in piena regia. Tanta, troppa carne al fuoco... per un piatto che sa di poco.
Ogni volta che sembra voler dire qualcosa – sul tempo, sulla vendetta, sull’amicizia tradita – cambia tono, cambia ritmo, cambia idea. E alla fine, come un giocatore insicuro, folda tutto.

I personaggi sono appena abbozzati, i dialoghi sembrano usciti da un B-movie che aspira alla profondità di un TED Talk, e la regia – pur elegante qua e là – si perde nel tentativo di sembrare più sofisticata di quanto sia.

Crowe sembra voler fare tutto: scrivere, dirigere, recitare e filosofeggiare. Ma forse avrebbe fatto meglio a scegliere una sola cosa e farla bene.

In sintesi: Poker Face è un film che si crede un asso, ma è solo un due di picche.
E quando alzi il piatto, scopri che sotto non c’era niente.



martedì 10 giugno 2025

The Accountant 2 (2025)

 
Regia: Gavin O'Connor
Anno: 2025
Titolo originale: The Accountant 2
Voto e recensione: 4/10
Pagina di IMDB (6.8)
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Il primo The Accountant, uscito nel 2016, era una sorpresa: un action asciutto, quasi autistico (in tutti i sensi), che mescolava contabilità, botte da orbi e matematica da thriller con una formula tanto assurda quanto funzionale. Un John Wick dal cuore nerd, col volto inespressivo e granitico di Ben Affleck. Funzionava proprio perché non si prendeva troppo sul serio. O forse sì, ma noi ridevamo lo stesso.

Nove anni dopo, arriva il sequel. Più rumoroso, più lungo, meno ispirato. Insomma, più di tutto ma con meno anima. Ma del resto... bisogna accountentarsi.
Sì, la battuta è tremenda, ma non peggio della sceneggiatura.

Affleck torna nei panni di Christian Wolff, il contabile/autistico/assassino/supereroe di bilancio. Questa volta si muove in un complotto più grosso, con più spari e più personaggi che sembrano usciti da una serie di Netflix annacquata.
Il problema? È tutto troppo posticcio: le dinamiche familiari sembrano infilate a forza, i villain sono di cartapesta e le scene d’azione, pur ben coreografate, non hanno la stessa secchezza chirurgica del primo film.

Certo, qualche momento funziona. Affleck fa ancora il suo dovere, Jon Bernthal regge bene il ruolo da fratello con i nervi scoperti, e qua e là il film prova a ragionare su temi come la diversità, la vendetta e la moralità grigia. Ma tutto resta in superficie, come se i conti non tornassero mai fino in fondo.

È un sequel che segue il manuale del “facciamo più grande ma non meglio”. Non è una tragedia, ma nemmeno un’operazione riuscita. Se il primo era un B-movie d’élite, questo è un C-movie con ambizioni da blockbuster.

Per gli amanti del personaggio, ci può anche stare. Per tutti gli altri, è un reminder: quando un film nasce dal nulla e funziona, forse conviene non chiedere troppo.
E in ogni caso, come dicevamo prima… bisogna accountentarsi.