mercoledì 17 settembre 2025

Jack Vance - I Tesori Di Tschai



Autore: Jack Vance
 Anno: 1969
Titolo originale: The Dirdir
Voto e recensione: 2/5
Pagine: 143
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Trama del libro e quarta di copertina:
Nella Zona Nera alcuni si avventurano di notte, altri in pieno giorno. C'è chi si sente più sicuro in gruppo, e chi preferisce tentare da solo. Ciascuno ha una propria teoria. Quasi nessuno, una volta entrato, ritorna più a raccontare se fosse giusta. La Zona Nera è l'Eldorado di Tschai, un immenso territorio aspro e accidentato dove affiorano le pietre preziose - rosse, turchine, verdi, opalescenti - che sono la moneta comune a tutto il pianeta. E tra i disperati di ogni razza che rischiano la vita nella Zona Nera c'è anche Adam Reith, il terrestre. Anche lui vuole arricchire in fretta, ma solo perchè questo è l'unico mezzo che gli permetterà, forse, di tornare sulla Terra. Tra lui e i tesori di Tschai ci sono soltanto piccole comitive di sportivi. Lo sport che praticano è la caccia all'uomo.

Recensione e commento personale:

Terzo capitolo della celebre tetralogia del Pianeta Tschai, I tesori di Tschai conferma pregi e limiti dell’opera di Jack Vance. Dopo un avvio intrigante con i primi due volumi, qui la tensione narrativa perde progressivamente vigore: la trama si concentra su una lunga caccia al tesoro che si conclude con un semplice combattimento corpo a corpo, lasciando una certa sensazione di incompiutezza.

Se la componente scientifica è pressoché assente – la vicenda potrebbe svolgersi in qualsiasi mondo fantastico senza particolari riferimenti futuribili – resta invece centrale la capacità dell’autore di descrivere usi, costumi e rituali delle popolazioni aliene. Vance non è interessato alla fantascienza “hard”, ma a un’avventura esotica che ricorda più i romanzi cavallereschi o picareschi che i classici di space opera. La sua forza sta nel costruire società bizzarre e satiriche, specchi deformanti della nostra umanità.

Il risultato è affascinante ma anche diseguale: il gusto per l’invenzione antropologica resta vivo, ma non sempre basta a sostenere l’interesse narrativo. Dopo la spinta iniziale dei primi due libri, questo terzo volume mostra il lato più debole della saga.




Corto Maltese - Un'Aquila Nella Giungla

 

Un’aquila nella giungla (1970) è l’ultimo tassello della cosiddetta “Suite caraibica”, un gruppo di racconti che comprende anche Il segreto di Tristan Bantam, Appuntamento a Bahia e Samba con Tiro Fisso. A differenza dei precedenti episodi, qui il personaggio di Corto Maltese comincia a delinearsi in maniera più netta: non più soltanto osservatore ironico e distaccato, ma uomo che, pur rimanendo enigmatico, lascia intravedere il desiderio di avventura e la sua natura di viaggiatore irrequieto.

La storia, ambientata in un contesto esotico e misterioso, mantiene i toni sospesi tipici di Pratt, dove le trame non si chiudono mai del tutto e i personaggi restano in parte avvolti dal non detto. Tuttavia, in queste pagine Corto sembra meno evanescente e più protagonista: la sua ambiguità rimane, ma prende corpo una figura più definita, affascinante proprio perché sfugge a una lettura univoca.

Con questo racconto si ha la sensazione di entrare davvero nel mondo di Pratt: un universo fatto di suggestioni, simboli, e un costante equilibrio tra realismo e mito. È qui che il lettore inizia a sentirsi pienamente catturato, riconoscendo che l’avventura di Corto Maltese non è solo geografica, ma anche interiore.


martedì 16 settembre 2025

Juventus 4 - Borussia Dortmund 4

 
Otto gol fatti negli ultimi quattro giorni. Ma anche sette subiti. Eh eh eh. Meglio una partita del genere che uno scialbo zero a zero per me. Poi ovviamente sono evidenti dei problemi difensivi e di gioco. Ma non possiamo dire che manca il carattere. Eravamo sotto di due reti nei minuti di recupero, e come suggerisce il nome, l'abbiamo recuperata. Ci sono da rivedere numerose cose a partire dal portiere che ci mette troppo del suo, ma deve essere il solo capro espiatorio. Partita a due facce con un primo tempo quasi soporifero o guardingo per dirla in maniera elegante ed una ripresa in cui succede di tutto. Tra il negativo ed il positivo. Soltanto un punto è vero, ma per come si era messa, contro un Borussia da prima fascia, non ci si può certo lamentare. 

Ballerina (2025)

 
Regia: Len Wiseman
Anno: 2025
Titolo originale: Ballerina
Voto e recensione: 5/10
Pagina di IMDB (6.9)
Pagina di I Check Movies
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Lo spin-off della saga di John Wick si concentra su una nuova protagonista, inserita nello stesso universo fatto di assassini, codici d’onore e vendette infinite. Ballerina (anche in originale scritto così) non inventa nulla di nuovo, ma gioca la carta più sicura: tanta azione ben coreografata, combattimenti spettacolari e un ritmo che non concede pause.

Il problema è che oltre a questo c’è davvero poco. La trama è ridotta all’osso, funzionale giusto a collegare una scena all’altra, e manca quella carica innovativa che aveva reso il primo John Wick qualcosa di diverso nel panorama action. Qui siamo nel territorio del puro intrattenimento: due ore che scorrono piacevoli, ma senza lasciare traccia una volta finito il film.

Un prodotto pensato per i fan che vogliono restare dentro l’universo narrativo di Wick, ma ben distante dai fasti dell’originale. In sintesi: si guarda volentieri, ma non è certo destinato a entrare nella memoria collettiva del cinema d’azione.



domenica 14 settembre 2025

Corso Ferrate #2/2: Barranco del Dolo

 


Oggi ho deciso di alzare l’asticella e di misurarmi con la Ferrata Barranco del Dolo. È stato un banco di prova importante, forse il più impegnativo che abbia affrontato fino ad ora, e alla fine posso dirlo chiaramente: qui ho trovato il mio limite.

La partenza sembra quasi ingannevole, con tratti obliqui e verticali su arenaria compatta che, seppur già faticosi, scorrono via bene grazie alle staffe provvidenziali. Poi arriva la placca liscia, con le maniglie artificiali che ti tirano su verso il traverso successivo. Fin qui il ritmo è serrato ma ancora gestibile, il tipo di sforzo che senti nelle gambe e nelle mani ma che non ti spaventa.

Il punto vero della ferrata, quello che resta impresso, è il camino aperto. Tecnicamente è il passaggio chiave dell’intero itinerario e non a caso: non ci sono appigli naturali e il movimento richiesto è di spaccata, sfruttando la parete opposta rispetto al cavo. Per chi, come me, non ha gambe lunghe, la faccenda diventa subito complicata. Alla fine non ho avuto scelta: ho dovuto issarmi soprattutto con le braccia, tirando più del dovuto. So bene che non era il movimento corretto, ma era l’unico modo per passare. E l’ho fatto.

Arrivato in cima al camino ero soddisfatto, ma le braccia provate raccontavano tutta la fatica. Non ero distrutto, questo no, però il limite l’ho toccato con mano: qui la tecnica non basta se non hai certe leve o una guida pronta a correggere e a sostenerti moralmente passo passo (braccio braccio anzi) . Dopo il camino, il percorso diventa più umano: un altro traverso impegnativo ma più breve, poi il filo di cresta in saliscendi fino in cima , che arriva come una liberazione e una ricompensa.

È stata una ferrata bella, suggestiva e intensa. Mi sono divertito, ho provato emozioni forti, ma ora so con più chiarezza che non tutte le vie fanno per me. Le prossime le sceglierò con più attenzione: percorsi di livello inferiore, dove la fatica non diventa un ostacolo costante, oppure ferrate impegnative come questa ma con una guida al mio fianco, per affrontarle in sicurezza e imparare di più.

La montagna insegna anche questo: a riconoscere i propri limiti. E oggi, su questa lama di roccia del Dolo, l’ho capito meglio che mai.


Poche foto oggi per ovvi motivi 

Album fotografico Corso Ferrate #2/2: Barranco del Dolo

sabato 13 settembre 2025

Juventus 4 - Inter 3

 
Beh, anche se scrivo poco ultimamente sulle partite (non pago il pizzo a Dazn) una partita di cartello come questa va vista. E ne approfitto del fatto che sono fuori casa ed ho trovato il baretto dove la trasmettono. Partita, che nonostante l'elevato numero di reti è stata così e così. Però appunto con sette volte oltre la linea di porta è impossibile non divertirsi. Tra l'altro tutti i gol son stati belli, anche se forse con Frey e Buffon ce ne sarebbero stati meno. L'inizio di campionato non poteva che andare meglio e se le prime due gare potevano essere scontate sulla carta (poi bisogna vincerle sul campo eh) trovare i finalisti di Champions, poteva cambiare il nostro percorso. Ad esclusione di alcune sbavature individuali e di reparto (altrimenti non avresti preso tre reti), sono abbastanza soddisfatto di alcune prestazioni come quelle di Thuram, l'entrata in campo di Adzic che ha fatto un eurogol e di Yildiz ovviamente. Sta crescendo e lo si nota. Avanti così adesso, testa alta alla prossima, senza gongolare. #finoallafine.