mercoledì 12 novembre 2025

Gen V [Stagione 2]

 

Anno: 2025
Titolo originale: Gen V
Numero episodi: 8
Stagione: 2
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La seconda stagione di Gen V conferma che questo spin-off non è un semplice riempitivo nell’universo di The Boys, ma una serie capace di camminare sulle proprie gambe, anzi, di correre con una grinta e una cattiveria che non fanno rimpiangere la “madre” principale. Fin dalle prime puntate si capisce che i toni sono cambiati: l’atmosfera è più cupa, la tensione più alta, e la sensazione costante è quella di trovarsi davanti a un tassello indispensabile per capire dove andrà a parare l’ultima stagione di The Boys. È una di quelle stagioni che non si limita a intrattenere, ma spinge avanti la narrazione generale dell’universo Vought, mettendo carne al fuoco su temi, personaggi e connessioni che avranno conseguenze dirette nel capitolo finale.

Il merito principale va a un villain davvero riuscito, di quelli che restano impressi. Thomas Godolkin, che entra in scena come un’ombra silenziosa, riesce a incarnare perfettamente il lato oscuro del potere, della manipolazione e dell’idea malata di superiorità. È un cattivo intelligente, subdolo, capace di far vacillare chiunque gli stia intorno, e il suo impatto sulla trama è devastante. In parallelo, la figura di Cipher, interpretato da Hamish Linklater, aggiunge un ulteriore livello di complessità e ambiguità morale: un antagonista apparente che si muove sul filo sottile tra follia e logica, riuscendo a reggere benissimo anche i momenti più lenti. È grazie a personaggi come questi che Gen V riesce a mantenere viva la curiosità e a far dimenticare che si tratta di uno spin-off, perché in più di un’occasione riesce persino a superare la serie madre in tensione e ritmo.

Certo, non tutto fila liscio. Alcune sottotrame sembrano arrancare, specialmente quelle legate ai personaggi secondari, che a volte scompaiono o vengono liquidati troppo in fretta. La mancanza di Andre Anderson si sente parecchio, e per quanto la scrittura provi a colmare il vuoto lasciato dall’attore scomparso, è evidente che l’equilibrio del gruppo ne risente. Inoltre, il finale, per quanto spettacolare e adrenalinico, rischia di strafare, con alcune scelte narrative un po’ troppo da manuale del blockbuster, dove l’urgenza di stupire prevale sulla coerenza. Ma anche questi eccessi fanno parte del DNA della serie: Gen V è sopra le righe, volutamente esagerata, e proprio in questo trova la sua forza.

Il bello è che, a differenza di tanti spin-off nati per sfruttare un marchio, qui si percepisce una direzione precisa. La stagione non chiude un cerchio, ma ne apre uno ancora più grande, tracciando un ponte diretto verso ciò che succederà in The Boys. Godolkin non è solo un cattivo isolato: rappresenta un’idea, un modo di intendere il potere e la selezione naturale che affonda le radici nella filosofia stessa di Vought. È il simbolo di una generazione di super che non ha più bisogno di nascondersi dietro la patina del marketing, ma che rivendica apertamente la propria “superiorità”. In questo senso, la seconda stagione di Gen V non è solo un capitolo intermedio, ma un passaggio obbligato per comprendere la rivoluzione che si sta preparando nel mondo dei Supes.

In definitiva, Gen V 2 è una stagione piena di ritmo, ironia nera e violenza ben dosata, che riesce a far convivere la follia visiva con un sottotesto politico e sociale sempre più interessante. È più matura, più cattiva e più consapevole di sé rispetto alla prima, e nonostante qualche inciampo riesce a mantenere alta la tensione fino alla fine. Si esce dall’ultimo episodio con la sensazione netta che l’universo di The Boys stia per esplodere del tutto, e che tutto quello che abbiamo visto qui sarà fondamentale per capire come e da dove partirà il gran finale.


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