lunedì 22 agosto 2011

Quando ero un parkour


Sì, ne ho fatte tante e ne faccio tante anche adesso. Sulla falsa riga di quando ero uno scrittore vorrei narrarvi di quando ero un parkour. A dire la verità lo ero solo in potenza, ed in minima parte in atto, ma solo perchè a quei tempi non ero a conoscenza di tale disciplina, una delle poche cose ganze inventate dai francesi. Fin da piccolo mi dilettavo a fare tuffi con tanto di capriola mentre babbo mi lanciava a decine di metri in altezza (o così mi sembrava). In seguito ho scoperto una certa predisposizione per gli anelli (esatto, tipo quella simpatica canaglia di Jury Chechi) , soprattutto quelli che si trovano nelle aree di sosta lungo le strade francesi: ecco quindi il mio legame con la terra dei cugini d'Oltralpe da dove ha inizio questa passione. Subito dopo alla pistina dei Diaccioni ero un mago nel fare il salto della ringhiera in stile "olio Cuore": in molti potranno confermare di aver visto la medesima operazione anche a Baratti in tempi più recenti. Passiamo quindi al tuffo a Calamoresca con capriola in avanti autoindotta e con il rialzarsi con il colpo di reni da sdraiato, in concomitanza con il fare la bandiera ai pali dei cartelli stradali. Queste credo fossero tutte le basi, l ABC del vero parkour che stava dentro di me e cercava di fare outing. Il primo numero in questo senso però è dato da "I bulgari", nota acrobazia con cui mi dilettavo in gioventù. Tutti i fondisti o gli ex compagni di classe ricorderanno le migliori performance durante la sessione davanti alla pizzeria Tonino, quella all'Amiata e quella in classe durante l'interrogazione di fisica (con la Compa) in cui davo dimostrazione pratica del pendolo. Tutto questo, nonostante lo scampato infortunio quando mi cadde la porta di calcetto sulla schiena, credo si sia concretizzato con la fuga dall'omino della security durante le riprese del film "N". Ignoro ancora i motivi dell'inseguimento, ma con orgoglio dichiaro che muri, muretti e mura sono stati per me simpatici imprevisti sul tracciato. Per lui qualcosa di insormontabile.
Detto questo vi giuro sulla ZTL di piazza Verdi (la colga un fulmine se mento) che il filmato in apertura di articolo riguarda le mie ultime imprese.

1 commento:

  1. Tolto il fatto non banale che non si dice "un parkour". il parkour è la disciplina, il praticante si chiama "traceur".
    E le capriole in volo non sono parkour.

    Parola di traceur ;-)

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