martedì 31 luglio 2012

Robocop 3 (1993)


Regia: Fred Dekker
Anno: 1993
Titolo originale: Robocop 3
Voto: 4/10
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Non fatevi fuorviare dal voto. E' più brutto di Robocop 2, nonostante condividano un bel quattro, ma grazie a Robotropolis non posso assegnare un tre, e non ho voglia di tornare indietro per modificare i voti. Quindi non perdiamo troppo tempo a discutere sui punteggi assegnati. Mi stupisco di come gli attori, forse legati da un patto di sangue, abbiano accettato questo mattatoio per le loro carriere, giustamente stroncate. Cosa resta da dire oltre che infamare tutti quanti? Che la trama è ridicola esattamente come i robot giapponesi che durano quanto un raglio di ciuco se gli spari o se li manometti wifi. E' un film del 1993, quindi successivo a Terminator 2 quindi si potrebbe pensare ad un minimo di effetti speciali... Niente. Addirittura la versione bluray (con unico extra il trailer) risulta di pessima qualità video. Basta vedere quando Murphy (per gli amici) vola: ridicolo e con gli aloni computerizzato e pixellosi, neanche fosse un videogioco degli anni ottanta. Il tutto è l'esempio di come si è riusciti a cavalcare l'onda del primo episodio e fregare alcuni fan (me compreso). Però a confronto manca ogni cosa, dall'originalità alla violenza anche se gratuita che era un cavallo di battaglia delle buona e vecchia Detroit. Sì ci sono gli scontri, le multinazionali, la polizia privata. Ma il cyberpunk non è davvero questo. Fatevi un regalo, non guardatelo assolutamente.

Shining (1980)


Regia: Stanley Kubrick
Anno: 1980
Titolo originale: The Shining
Voto: 9/10
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Oltre una trentina di anni fa magari qualcuno si sarebbe chiesto che cosa sarebbe successo se si fossero incontrati Kubrick, Nicholson e King. Oggi la risposta sarebbe scontata: un capolavoro cinematografico. Pur apprezzando molto il Re, sono sicuro che un'opera come Shining sarebbe restata incompleta senza la trasposizione su pellicola e Jack Torrance non saremmo riusciti mai ad immaginarcelo così schizzato senza l'aiuto di Nicholson. In decine prima di me hanno scritto fiumi di parole, sia riguardo al film che al libro o alle differenze tra i due, ma la mia personale recensione ha il compito di dichiarare quanto mi è piaciuto e cosa mi ha colpito maggiormente. Al primo posto, non me ne voglia il maestro Kubrick, c'è l'interpretazione di un mostro sacro che ti proietta nella follia di un dramma famigliare. Nicholson è talmente in alto che ogni altro personaggio risulta decisamente minuscolo al suo cospetto. La Duvall pare più una parodia dei classici horror che una credibile ed affranta moglie devastata dal terrore, ed il piccolo Danny Lloyd è sì terribile quando interagisce con la sua doppia personalità, ma ugualmente offuscato dal padre. Poi abbiamo il plot narrativo, in cui il tempo subisce un'accelerazione visibile nella suddivisione in capitoli: mesi, giorni, ore. Un collasso precipitoso verso il disastro psicologico. Tutta la ricostruzione e l'ambientazione labirintica, con colori accesi e monocromatici (l il verde o il rosso all'interno dei bagni), sono qualcosa di più rispetto ad un semplice albergo, tanto vasto quanto desolato. Sequenze storiche come il bambino sul triciclo o le gemelline che appaio all'improvviso sono forti ed adrenaliniche tanto quanto Jack che spacca la porta del bagno ad asciate o la scoperta di Wendy relativamente al libro mai scritto del marito. Qui tra l'altro nella versione bluray non compare la frase in italiano Il mattino ha l'oro in bocca, ma quella originale inglese All work and no play makes Jack a dull boy. Peccato. Se dovessi scegliere tra libro e film, punterei tutto su quest'ultimo visto che è veramente completo sotto ogni punto di vista. Il paranormale ed il fantastico sono accentuati maggiormente così come la psicologia dei pochi personaggi presenti, con una sottolineatura più marcata su Jack Torrance. 

domenica 29 luglio 2012

Gita all'Elba e Piombino brucia

Ieri sono iniziate le mie lunghissime ferie, e come primo giorno era bene inaugurarle con qualcosa di positivo e/o alternativo: andiamo all'Elba che è un po' che manchiamo. E ieri però è anche il giorno in cui Piombino brucia e si paralizza completamente. Ma andiamo in ordine. Non servono numerose avventure sull'isola per offuscare la luce delle fiamme e diradare il fumo che ha avvolto la nostra unica strada di accesso (ma è colpa delle amministrazioni precedenti). Ad ogni modo durante la traversata del canale siamo riusciti a risolvere il mistero dell'Isola dei Topi o meglio a limitare le varie opzioni che riguardano la sua etimologia:
- Il suo interno è composto interamente di formaggio ed è quindi il Paradiso dei topi
- ci sono grotte e tunnel che arrivano al centro della Terra, dove il Re Topo gigante governa milioni di topi soldati pronti ad invaderci
- E' la risposta commerciale a Monkey Island.
Presi dai nostri pensieri, una volta attraccati  ci fiondiamo con gli scooter (Dio abbia in gloria lo Skyliner) verso Sant'Andrea, dove altri amici (anche di Fucecchio e Salerno) ci attendono. Pronti, attenti via, mi tuffo e nel risalire incoccio un scoglio tagliente come i coltelli shogun e mi affetto pericolosamente un dito. Proprio quello che avevo intenzione di mostrare per chiedere la pensione di invalidità. Adesso è ancora mal conciato ed il sangue poteva attirare orde di squali di Baratti. Nonostante il grave infortunio decido di rituffarmi per ammirare i fondali (con la maschera si vede stra bene) e mentre nuoto con la camuna nei meri elbani sento un vecchio strillare ed annaspare nell'acqua. Qui le fonti e le testimonianze sono poco chiare e credibili. In molto preferiscono rimanere nell'anonimato, ma gira voce che abbiamo salvato un signore , ormai spacciato e che il bagnino ci abbia pure ringraziato per l'ottimo lavoro svolto. Non vogliamo pubblicità, questa vicenda resterà ai confini del fantasy (soprattutto la parte in cui la camuna pratica una tracheotomia utilizzando una cannuccia della granita). Da buoni turisti fiorentini decidiamo di cambiare spiaggia nel primo pomeriggio e dopo il rito propiziatorio del lavaggio delle infradito, ci dirigiamo a Fetovaia. Giusto il tempo per procedere al battesimo nella contrada del Favollo che correrà il 16 agosto al Palio (di Siena, non quello di Buti). Il ritorno a Piombino è stato shockante. Abbiamo appreso da Facebook del disastro avvenuto alle Terre Rosse e della distruzione dell'Edil Centro ed usciti dalla nave abbiamo incontrato subito la fila che dal porto arrivava fino alla quattro corsie. 7.5 KM di coda con deviazione per escludere Fiorentina. Ottimo servizio che diamo ai turisti ed ai cittadini piombinesi, bella figura davvero.

sabato 28 luglio 2012

La Leggenda Degli Uomini Straordinari (2003)


Regia: Stephen Norrington
Anno: 2003
Tutolo originale: The League Of Extraordinary Gentlemen
Voto: 7/10
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Di solito i miei voti stanno un o due punti sotto rispetto a quelli presente sul'Internet Movie Database... In questo caso, invece con mia grande sorpresa sto un paio di voti sopra. Penso che il motivo riguardi la fonte: è un film che deriva da un fumetto, indi_per_cui magari il voto è stato abbassato dai fanboy che hanno avuto il piacere di leggere la storia e poi vedersela riproporre al cinema. Non conosco il fumetto, quindi mi son goduto solo il film, che mi è piaciuto. Ok, i personaggi scelti per questa improbabile accozzagli di (pre) super eroi risulta decisamente forzata e volendo questi neanche somigliano molto a se stessi... Sì, Nemo, Tom Sawyer, Moriarty... Insomma qualcosa di incredibile e poco realistico, ma chi se ne frega. io ho visto un bell'esempio, anche qui sui generis, di steampunk. Abbiamo inoltre caratteristiche da fantascienza e fantastiche. Un patchwork che però sta splendidamente insieme e l'azione è sorprendentemente dinamica, con innumerevoli colpi di scena ben studiati. Il cast è di quelli da botteghino e gli effetti speciali sono sbalorditivi. Soprattutto per quanto riguarda l'uomo invisibile ed a tratti anche Mr. Hyde. Poi voglio dire... Devastano Venezia. Non la solita New York o Londra o Los Angeles, ma un effetto domino sulla nostra Venezia. Le ricostruzioni sono un po' cupe su determinati ambienti e al fotografia non sempre è impeccabile lasciando forse troppo spazio alla computerizzazione degli ambienti. Di sicuro però non ci si annoia, neanche nel vedere cadere la neve in mongolia o la pioggia fitta a Londra. Il tutto è curioso ed intrigante. Il bluray è ottimo dal punto di vista video ed audio (Dolby Digital 5.1), ma carente per gli extra a disposizione, quasi tutti interattivi come i commenti, le curiosità, la ricerca contenuti (una sorta di vocabolario), i segnalibri per le proprie scene preferite, i trailer ed un gioco da effettuare con spezzoni del film.

venerdì 27 luglio 2012

Fratelli In Erba (2009)


Regia: Tim Blake Nelson
Anno: 2009
Titolo originale: Leaves Of Grass
Voto: 5/10
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Non fatevi infinocchiare dal titolo italiano: non è una commedia spiritosa in stile "L'erba di Grace" o "Strafumati" in cui i protagonisti (Edward Norton nella parte di due gemelli) sono degli scoppiatelli che portano avanti alcune gag. In effetti l'erba, quella che si fuma, è presente nel film, ma solo come fattore secondario ed il titolo originale "Leaves Of Grass" è una raccolta di poesie di Walt Whitman, omaggiato nel film. E sebbene abbia tutta l'aria di essere una commedia, i toni drammatici si accendono piano piano con l'avanzare della pellicola. Si alternano momenti leggeri con quelli più dotti e filosofici, per poi passare ad una sorta di thriller inaspettatamente violento. La cosa migliore infatti sono questi continui cambi di vedute ed un Norton abbastanza atipico nei doppi dei fratelli Kinkaid, l'uno spacciatore e tipo poco raccomandabile, l'altro emerito professore di filosofia antica. Il loro rapporto tra l'altro pur essendo abbastanza difficile è anche segnato da un forte legame fraterno che si concretizzerà da metà film in poi. Gemelli simili anche nel comportamento e nelle idee, ma sorprendentemente differenti nella gestione della vita. Un bel voto quindi a Norton che riesce ad interpretarli sapientemente, anche se le scene in cui entrambi sono sullo schermo non rappresentano niente di particolarmente sofisticato. Alla fine non è niente di che, il resto del cast sono semplici comparse ed i personaggi vengono alimentati da batterie al litio poco performanti rendendoli scialbi ed addirittura inopportuni. Tutto il resto nella norma.

giovedì 26 luglio 2012

Robotropolis (2011)



Regia: Christopher Hatton
Anno: 2011
Titolo originale: Robotropolis
Voto: 3/10
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Quando ho visto questo titolo sull'On Demand di Sky l'ho messo subito a scaricare credendo che si trattasse di un film di serie B degli anni cinquanta o sessanta. Anche se fosse stato una cacata, magari avrebbe avuto alcuni lati positivi riconducibile ad una certa fantascienza degli anni passati. Mi sbagliavo: il film è recentissimo (2011), non si ispira neanche volendo a Metropolis (credevo che l'assonanza del nome avesse un suo perché) e soprattutto fa schifo all'ennesima potenza. Voglio però ringraziare chi ha permesso la realizzazione di tale boiata perché scrivere una recensione completamente negativa è assai più semplice che scriverne una così e così. Iniziamo quindi con la descrizione del plot narrativo dicendo che l'idea di base avrebbe potuto avere migliore fortuna. Una multinazionale del petrolio crea in un'isola della Cina una città abitata da uomini e da robot tecnologicamente avanzati. Un troupe televisiva fa un servizio su questo avveniristico sistema, proprio mentre un robot dà di matto ed uccide in diretta un uomo. Poi tutti i robot impazziscono e sterminano chiunque trovano per la strada. Tutto sempre in diretta e tutto senza che nessuno intervenga. Al di là dell'incredibile (nel senso di non credibile) vicende, abbiamo dei pessimi attori, una pessima sceneggiatura, un pessimo modo di raccontare i fatti. Tutto si svolge con pseudo servizi ed interviste dell'emittente televisiva, ma vi assicuro che guardare gli attori (ed anche ascoltare i doppiatori) è imbarazzante. Se avete mai partecipato ad una recita natalizia in cui vostra figlia era impegnata a fare il bue, correte subito da lei e fatele i complimenti. Di sicuro sarà stata più realistica rispetto ai vergognosi Zoe Naylr, Graham Sibley ed Edward Foy. Spero di non rivederli mai più. Sono rimasto shockato. Avete mai guardato un film porno? Se fosse stati attenti ai dialoghi ed alla recitazione invece che al pigio avreste notato molte similitudini. Robotropolis però non è un porno, quindi purtroppo non è vietato ai minori, che guardandolo possono farsi cattive idee su cosa sia la fantascienza. Azione e noia si alternano, con la prima che soccombe e la seconda che regna sovrana grazie alla mancanza di colpi di scena o di una linea narrativa degna di questo nome. Addirittura alcune volte i personaggi provano a fare i simpatici, gli eroi o i melodrammatici. Che nessun risultato positivo. Una parvenza di positività l'abbiamo nei robot che se il film fosse stato veramente girato negli anni sessanta sarebbero stati credibili. Nel 2011 sono insufficienti, ma non troppo. Magari il budget a disposizione non era molto o è stato utilizzato per le droghe sintetiche di cui in alla produzione hanno abusato. Vi giuro che dal punto di vista recitativo non succede niente. Forse l'hanno fatto apposta. E' un esperimento mediatico per vedere cosa scriveranno i blogger. Io scrivo che è una merda. Di quella sciolta. Venuta fuori dolorosamente.

martedì 24 luglio 2012

E con gioia è arrivata Gioia

Ci risiamo, un'altra fondista è nata! Oggi 24 luglio 2012 ecco che un'altra cucciola d'uomo arriva a riempire le fila del gruppo. Questa volta il nome scelto non è stato Sofia (vedi qui e qui), bensì Gioia, dimostrazione di una grande originalità da parte dei genitori Cristiano (conosciuto ai più come il Piero) e Roberta. Nonostante gli sforzi materni girano voci che il secondo nome da affibbiare alle piccola sarà Sindi (scritto esattamente così) in onore alla vecchia zia ormai madre di Orsomaria detto Federico. Appena sentito il babbo al telefono, mi conferma di essere stremato e devastato, neanche la avesse partorita lui. Auguri quindi anche alla mamma (a cui ho sempre lasciato il posto sotto l'ombrellone senza che me lo chiedesse) che ora dovrà badare a due persone invece che ad una soltanto. Gli zii del fondo ringraziano tutti sentitamente per questa ennesima nascita, ma soprattutto il buon Federico che adesso avrà solo l'imbarazzo della scelta, nonostante ostili pensieri talebani da parte dei novelli genitori. Appena possibile metteremo la foto che il Piero ci ha promesso, intanto possiamo immaginarci una piccola presumibilmente rossiccia e paffutella. Benvenuta tra noi Gioia Sindi.

Rio (2011)


Regia: Carlos Saldanha
Anno: 2011
Titolo originale: Rio
Voto: 5/10
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Da amante di Angry Birds quale sono non potevo non conoscere Rio, così appena disponibile su Sky, sono corso a registrarlo. I film di animazione non mi entusiasmano troppo, salvo alcuni rari casi. Quelli in stile Disney non li sopporto per niente, e quelli che assomigliano ad un musical ancora meno. A suo modo Rio rientra in queste piccole cerchie. Se da una parte me lo aspettavo, da un'altra è stata un po' una delusione costante. Al di là della storiella banalotta dove due pappagalli (gli ultimi della loro specie) si incontrano in circostanze particolari e fuggono da malvagi bracconieri, manca un'ironia costante che di solito caratterizza questi prodotti. Blue Sky, con la sega dedicata all'Era Glaciale, secondo me aveva fatto un lavoro migliore: non tutti i personaggi riescono con il buco quindi. Niente da ridire sulla grafica, i disegni, le ambientazioni, i colori... Di sicuro però cose che un adulto apprezza maggiormente se affiancate ad una trama avvincente, commovente, divertente o qualcos'altro che finisce con -ente. A me non ha appassionato molto, così come le voci hanno convinto fino ad un certo punto. Una nota positiva devo darla alla parte musicale e cantata. Non so se volutamente o meno, ma le stonature e le canzonette di poco conto sembravano prendersi meno sul serio e quindi non puntare troppo su quel lato. Tutto sommato è piacevole a tratti, e godibile per gli effetti grafici, ma dubito rimarrà nella storia dell'animazione.

lunedì 23 luglio 2012

The Illusionist - L'Illusionista (2006)


Regia: Neil Burger
Anno: 2006
Titolo originale: The Illusionist
Voto: 6/10
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Per colpa del titolo e dell'anno di realizzazione spesso The Illusionist viene affiancato, confuso o paragonato a The Prestige, venendone fuori come eterno sconfitto. Infatti nonostante la storia incalzante ed avvincente, al limite tra il fantastico e lo scientifico, non esalta quanto lo splendido lavoro di Nolan. La base è una storia d'amore più romantica, da lieto fine, che vede il mondo della magia alle sue dipendenze. Abbiamo ad ogni modo un buon cast con un Edward Norton forse troppo mono espressivo, ma che attira su di sé la curiosità del pubblico, una bella Jessica Biel ed un interessante Paul Giamatti. Riescono a tessere la trama di un thriller appassionante con l'estremo colpo di scena, che purtroppo ad una seconda visiona sarà per forza di cose decisamente attesto. I trucchi, le illusioni e le magie hanno un impatto sorprendete sul telespettatore, che però avrebbe preferito una spiegazione di tipo scientifico (o all'estremo anche magico). Invece si fanno le magie, troppo ben curate, troppo fantastiche, spacciandole per illusioni, senza poi stare a svelarne il mistero. Il giallo storico, se affiancato ad una buona sceneggiatura come in questo caso è tra i modelli più intriganti in quanto già di per sé il passato ha una componente di mistero. A questo aggiungiamo la curiosità per le arti magiche e per ciò che ci risulta inspiegabile. La complessità dell'intreccio formatosi spiazza in un primo momento, per poi essere risolta e svelata negli attimi finali della pellicola. Il colpo di scena non è traumatico, addirittura atteso come lieto fine, e la sua struttura ricorda un po' quella de I soliti sospetti. Purtroppo è privo di realismo e sporcato da tasselli che non sempre appartengono al puzzle giusto, ma sembrano presi di un relativamente fantasy. Certo, il finale è solo una speculazione ottimista fatta dal vero protagonista del film (l'ispettore Uhl) e che per questo, volutamente, non può essere precisa sebbene ricalchi troppo facilmente l'intento narrativo. Più che un'opzione, sembrerebbe l'andamento reale della storia. Il bluray non offre particolari attrattive se pensiamo a circa trenta minuti di interviste, commenti, i trailer ed il dietro le quinte.

domenica 22 luglio 2012

Stephen King - La Zona Morta


Autore: Stephen King
Editore: Sperling & Kupfer
Pagine: 464
Titolo originale: The Dead Zone
Voto: 3/5
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Trama del libro:

Al risveglio da un coma durato quattro anni, Johnny scopre di possedere un dono meraviglioso e nello stesso tempo inquietante: è capace di carpire i segreti della mente, del passato e del futuro di alcune persone attraverso un semplice contatto, un tocco. Così, in un giorno d'estate Johnny stringe la mano di un ambizioso uomo politico e viene a conoscenza di un avvenire talmente incredibile che unicamente lui può credere vero e, quindi, fermare.
Ma, purtroppo, è solo... 

sabato 21 luglio 2012

HTC One S: panoramica su Sense 4.0

In quasi due settimane di utilizzo costante del nuovo HTC One S, ho avuto modo di provare, valutare e giudicare alcune caratteristiche presenti sullo smartphone sia lato hardware che lato software. Come sappiamo, se si parla di HTC parliamo di Sense (in questo caso 4.0) il valore aggiunto del dispositivo. Basata su Android Ice Cream Sandwich (versione 4.0.3) si presenta graficamente di poco differente dalle versioni precedenti: o meglio, capiamo fi da subito di cosa si tratta visto che el caratteristiche base che la contraddistinguono (ad esempio l'orologio) restano invariate. Per adattarsi basta davvero poco, anche venendo da dispositivi totalmente differenti. Avendo avuto in questi anni un Desire è normale per me fare una lista di alcune differenze tra una versione e l'altra, che possono essere considerate novità o modifiche. Solo per quanto riguarda la velocità e al fluidità ci sono dei miglioramenti (non notevoli o stratosferici) derivanti forse però anche dalla parte hardware più permormante.

Terminator Salvation (2009)


Regia: McG
Anno: 2009
Titolo originale: Terminator Salvation
Voto: 6/10
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Per dirla in maniera sintetica Terminator Salvation non è nè carne nè pesce. Tanto per cominciare è un quarto episodio atipico, ambientato sì nel futuro invece che nel presente, ma che tutto sommato è un prequel. Poi non è assolutamente paragonabile ai due lavori di Cameron , ma per fortuna neanche al terzo della saga. Tutta la trama si basa su di un concetto lontano dal realismo quanto dalla logica: Skynet trama un ardito piano per uccidere Kyle Reese (Anton Yelchin) e John Connor (Christian Bale), grazie alla nuova figura di Marcus Wright (Sam Worthington) e quando ne ha la possibilità, fallisce nelle maniere più ridicole ed impensabili. Addirittura resuscitando per un paio di secondi il volto di Schwarzenegger ricostruito digitalmente. Ma partiamo dal principio: corre l'anno 2018 e l'olocausto è già avvenuto. La popolazione vive in uno stato di tipo post apocalittico in stile Mad Max o Guerrieri della Strada per chi amava i libri game. Skynet la fa da padrone, ma è ancora agli inizi, quindi gli umani sono abbastanza organizzati e la resistenza fa il suo porco dovere. Alcuni però vengono catturati di tanto in tanto per essere usati in un modo non meglio precisato. Questo era tanto per scopiazzare da Matrix. John Connor è un leader e non più la mezza sega inconcludente del film precedente. Oggi la pippa la fa Reese. In mancanza del robot di contorno, buono o cattivo che sia è stato inserito un ibrido (Marcus) che non commuove e non è troppo credibile. Un sangue freddo da svizzero di genitori scandinavi sia quando scopre che il mondo è stato dilaniato sia quando si accorge che ha il torace di adamantio manco fosse Wolverine. Insomma, uno magari un pochino si soffermerebbe a pensare. Ok, al di là della storia che forse era immaginabile fosse una cacata pazzesca, il resto regge. Si parte da Bale, che perlomeno non è l'ultimo arrivato e si arriva ad una fotografia abbastanza curata con ambientazioni al top. Con tutti quei soldi a disposizione (200 milioni di ricchissimi dollari) c'era da pretenderlo. Grigi e scuri ovunque, che non guastano, ma anzi danno un senso di desolazione anche quando si alternano alle scene desertiche. Esplosioni realistiche, combattimenti ed azione a tutta randa. Tutto bene, tutto bello, tutti bravi, anche se non c'è niente che ti faccia stare a bocca aperta: il T 1000 di Cameron ci riuscì a suo tempo. Gli effetti speciali sono nella norma anche se gli scontri tra uomo e macchina sono iper realistici. Un grande lavoro da parte della regia e della produzione è stato sicuramente nel creare robot attendibili e che seguissero una certa line story allacciandosi anche ai lavori precedenti. Abbiamo le moto, il robottone gigante, quelli che stanno in acqua come nuove creazioni, ma anche la catena di montaggio, i T 800, i T 700, i T600... Insomma da questo punto di vista direi che i fan più meticolosi possono essere felici. Immaginando che si tratti di un semplice film d'azione lo spettatore resta incollato senza dubbio allo schermo: immagini adrenaliniche, inseguimenti, montaggi immediati, cambi di scena... Scende un po' se pensiamo al fatto che è un film su Terminator. Lacrimuccia che scende quando in una scena parte You could be mine. Capolavoro. L'hanno messa per ricordare che questo film non avrà il solito successo del secondo? Ma lasciamo da parte la nostalgia e diciamo pure che Salvation si salva. Con un bel sei pieno, degno dei suoi effetti speciali e delle sue ricostruzioni epocali.

giovedì 19 luglio 2012

Lee Child - Destinazione Inferno


Autore: Lee Child
Editore: TEA
Titolo originale: Die Trying
Pagine: 491
Voto: 3/5
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Trama del libro:

Jack Reacher, ex agente della polizia militare, è a Chicago e si sta godendo una bella giornata di sole in giro per la città. Almeno fino a quando s'imbatte in una giovane donna, che si appoggia faticosamente a una stampella. Jack si ferma per aiutarla, ma, non appena i due si avviano, si trovano davanti tre individui armati e vengono caricati di forza su un furgone che riparte a folle velocità. Jack ha una sola certezza, quella di essere nel posto sbagliato nel momento sbagliato. La donna gli rivela di chiamarsi Holly Johnson e di essere un'agente dell'FBI e lui le crede, perché dimostra una saldezza di nervi fuori dal comune, ma è anche sicuro che gli nasconde qualcosa.

Il Tagliaerbe (1992)


Regia: Brett Leonard
Anno: 1992
Titolo originale: The Lawnmower Man
Voto: 6/10
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Ricordo ancora la prima volta che lo guadai in tv. Andavo al liceo con il bus, ed alla fermata quella mattina parlammo di realtà virtuale, computer, videogame e di quanto tutto questo fosse ganzo. Di più: ganzo abbestia. Ed in effetti anche a distanza di venti anni in cui la tecnologia informatica ci ha abituato a pensare in grande e ci ha coccolato, il virtuale è un tema che accende gli animi. Nonostante si ispiri palesemente al racconto La Falciatrice (A Volte Ritornano) di Stephen King soprattutto in determinate scene, la storia è profondamente diversa, specie nel ruolo che il regista intende dare all'informatica ed alla scienza. Guardarlo oggi accende un numero minore di sensori nel nostro personale sismografo di interesse. Forse siamo abituati ad altro e forse gli effetti speciali con cui è condito possono sembrare miseri, ma la visione resta piacevole (nella norma) sebbene non strabiliante come un tempo. L'impatto che poteva avere la novità viene meno, se non l'accorgersi che lo scienziato è Pierce Brosnan. Ad ogni modo può considerarsi un'icona di un certo cinema o anche un'apripista, un po' come fece Tron (la tutina è simile a proposito) a suo tempo. Analizzarlo senza una lunga serie di aneddoti sentimentali non renderebbe troppa giustizia e lo farebbe cadere nel limbo dei film da quattro soldi. Perché si andiamo oltre l'idea, originale o anche no, abbiamo una regia un po' scarsa, alcuni personaggi marginali che hanno la valenza di comparse e quelli principali che non lasciano di certo il segno. Il matto del villaggio non diviene bestialmente cattivo o almeno il sadismo e le scene violente sono messe da parte. Brosnan era meglio se fosse stato senza scrupoli ed osasse sperimentazioni oltre il limite dell'etica, ma senza ripensamenti e senza l'alone di buonismo che lo circonda. Se prima venivamo impressionati dal tema e dalla computer grafica che elabora alcuni effetti speciali, oggi non resta che la storia, abbastanza semplice e fruibile.

martedì 17 luglio 2012

London Boulevard (2010)


Regia: William Monahan
Anno: 2010
Titolo originale: London Boulevard
Voto: 4/10
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Avete presente quei film insulsi, scopiazzati qua e là, senza un'anima? Se non vi vengono in mente guardate pure London Boulevard ed inseritelo in quella lista. Lo zuccherino per convincerti a guardarlo te lo danno con il cast: Colin Farrell e Keira Knightley che però non aggiungono niente di più che il proprio nome. Il film resterà anonimo per forza di cose: fotografia, soggetto e personaggi hanno un contorno decisamente scialbo. La trama non intriga, è spezzata quasi si trattasse di capitoli separati messi lì senza un legame solido. Il tipo che con i controcazzi che esce di prigione, il teppistello che vuole farsi strada nella mala londinese, il gangster mafioso, il barbone sentimentale, il ragazzino assassino, la sorella alcolista, l'attrice demente, il fumato coi capelli lunghi... Questa è la storia. Basta elencare i personaggi, poi anche un bimbo con poca fantasia li collega tra loro, in modo caotico e ne esce fuori una pellicola per il cinema. Anche la colonna sonora, che male non è, sembra inserita a caso. Questi film tanto per fare hanno rotto non solo le palle, ma anche un principio: o li fai belli o li fai brutti. Invece questi, non è che facciano schifo, ma non hanno corpo e sostanza. Non se ne capisce il senso, la Knightley non si spoglia, Farrell non si picchia e gli altri neanche vengono inquadrati. Da evitare.

domenica 15 luglio 2012

Da una spiaggia all'altra (come se fosse)

Ad abitare a Piombino un po' di culo ci s'ha.  Volendo, possiamo scegliere tra decine e decine di spiagge, attrezzate e non, gratuite o a pagamento, di scoglio o di sabbia, ma soprattutto con e senza vento. L'idea era quella di andare a Pianosa. Ci stuzzicava da circa quindici anni e dopo dieci di preparativi e di accordi sindacali eravamo riusciti a trovare l'unico di giorno possibile per andarci. Oggi, domenica 15 luglio, gli astri erano allineati favorevolmente. Purtroppo Eolo non fu interpellato e ci mise lo zampino. Gita in barca annullata, per tifoni, tornado e monsoni riuniti in modello matrimonio partenopeo. Così in serata ci accordiamo per il promettente Pozzino a Baratti, salvo poi rimodificare i piani appena svegli. Girano voci di onde anomale che si sono abbattute fino a Populonia Alta. Non ci resta che fare gli alternativi e puntare verso il Quagliodromo. Passati alcuni interminabili minuti immersi in una tempesta di sabbia ed accomodati di fronte ad alcune scomode raffiche di vento vogliamo imitare l'incontro di Fantozzi con tale Franchino ed orientare la bussola verso il fosso. Paesaggio paradisiaco, da copertina. Triceratopi, pallottole di uranio impoverito, pesci leoni, draghi putrefatti. Un mare post moderno e post apocalittico. Dick e Gibson sarebbero fieri di Piombino, Steel Town. Presi alcuni favolli mutanti (che questa notte nel freezer diverranno Gremlins) e smaltiti i fumi cancerogeni, ci siamo rinsaviti e lanciati nei pressi della pineta di Perelli 3. Qui davvero da favola. A ridosso del malevolo vento ci siam riposati, ma già pensando alla sera siamo ripartiti fieri e medievali per quel di Suvereto...

sabato 14 luglio 2012

The Tree Of Life (2011)


Regia: Terrence Malick
Anno: 2011
Titolo originale: The Tree Of Life
Voto: 6/10
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L'impatto fotografico ti lascia senza fiato. Se dovessi dare voti separati, quello relativo alle immagini, all'uso della pellicola e della fotografia sarebbe sicuramente tra i più alti. Abbiamo un lavoro davvero atipico che racconta una storia, quasi fosse un inno alla vita, attraverso il sensazionale uso di immagini perfette e documentari naturalistici. La prima cosa che mi viene in mente è 2001: Odiseea nello spazio per quanto riguarda determinate visualizzazioni, l'introduzione, la svolta.... Ovviamente non per il genere di film, ma un po' di quel Kubrick ci è dato di vederlo. La regia, con estrema destrezza, riesce a mettere a confronto macro e microcosmo con una sorta di dualismo tra potere superiore e la figura paterna. Famiglia ed universo vanno a braccetto per tutto il film. E' profondamente riflessivo, statico per la maggior parte delle scene, con continui e ripetuti flashback ed una linea narrativa sempre accompagnata da un sottofondo musicale. La vita, la morte, la fede in Dio ed il timore del padre, l'effimera esistenza di futili problemi quotidiani e la ricerca di una felicità e di una spensieratezza che andrebbe meglio goduta. Il regista sceglie una tipica famiglia che potrebbe essere considerata perfetta da chiunque, salvo poi svelarne i turbamenti. Questi a loro modo sono grandi nel micro cosmo, ma di scarsa importanza per tutto il mondo, che va avanti ugualmente. Si nasce e si muore. Nel mezzo si vive. Sta a noi scegliere come. Sinceramente non approvo molto la morale di fondo della pellicola, sporcata a mio avviso da un sentimento religioso che può anche essere messo da parte. A tratti può risultare noioso, senza che lo spettatore capisca dove il regista voglia andare a parare. I dettagli non mancano, ma il dinamismo di sicuro. Nel cast abbiamo un Brad Pitt ed uno Sean Penn davvero silenziosi che prestano i propri volti e la loro caratterizzazione per la causa.Non deve essere stato semplice. A livello narrativo è un bell'esperimento, visionario senza stravolgimenti di sorta, ma manca qualcosa che lo renda appetibile. A volte l'essere interessante non basta. E' riflessivo sì e ci mette di fronte all'inadeguatezza ed alla piccolezza delle nostre vite, ma non lo fa in maniera completa. Questo avviene solo se ci sediamo a scrivere una recensione o se ne discutiamo a tavolino con gli amici: riusciamo a tirar fuori ciò che la pellicola non esplica. Si limita a dare uno spunto, sebbene le due ore e passa non rappresentino un  mero collage disarmante di fotografie. Quindi non mi sento di esaltarlo all'ennesima potenza, ma di visionarlo con una sorta di immedesimazione sì. Continuerete ad essere voi stessi, non cambierà il vostro modo di affrontare la vita, e non credo sia il suo scopo, ma potrete parlarne con altri e valutare se essere felici o no.

Confessioni Di Una Mente Pericolosa (2002)


Regia: George Clooney
Anno: 2002
Titolo originale: Confessions Of A Dangerous Mind
Voto: 6/10
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George Clooney, alle prese con al sua prima regia deve ringraziare molto la sceneggiatura di Charlie Kaufman che è la cosa migliore di tutto il film. Spesso nella banalità terra terra delle mie recensioni attribuisco scenografie, soggetti, fotografie e altro alla bravura del regista. Si fa prima e la mia cultura cinematografica non è abbastanza ampia. Qui però il lavoro va lodato con le giuste parole. La trama, basata sull'autobiografia di Chuck Barris è divertente per essere un film drammatico e di spionaggio. Il conduttore televisivo in questione è l'inventore di numerosi format di successo giunti anche in Italia come "Tra moglie e mariti", Il gioco delle coppie" e "La corrida". Poi nel libro che parla di sè ha voluto esagerare e fare il cazzaro inserendoci che come doppia vita faceva l'agente della CIA, anzi il killer, ed ha ucciso 33 persone in missioni...  La veridicità degli avvenimenti non è mai stata provata, ma tanto basta per poter farci un film che direi di successo. Clooney punta molto sul personaggio piuttosto che sulle sue azioni, mettendo a nudo le sue difficoltà psicologiche, i grandi successi, le crisi. La parte umana del messaggio è molto importante ed in tutta sincerità credo che si voglia mettere anche in discussione la sezione spionistica. E' reale? E' una creatura nella mente di Barris che non riesce a reggere le troppe pressioni? Sono domande che ad ogni modo lo spettatore si fa vedendo il tutto con po' di scetticismo. La veridicità della trama è difficile da accettare. Musiche, fotografia ed inquadrature rendono bene l'idea che si vuole proporre ed alle volte si osa un tantino con qualche mossa più spericolata. Un bel lavoro, simpatico da vedere.

venerdì 13 luglio 2012

L'Uomo Che Fuggì Dal Futuro (1971)


Regia: George Lucas
Anno: 1971
Titolo originale: THX 1138
Voto: 6/10
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Uno si fa un bell'impianto audio e video con dispositivi certificati THX, ci guarda tutta la saga di Star Wars stravaccato sul divano e nella sua ignoranza si è perso il primo film di George Lucas, che appunto, tra le altre cose dà il nome alla certificazione. E come se non bastasse la fantascienza qui descritta è del tipo distopico, tra i suoi preferiti. Quell'uno, se non si era capito sono io, adesso tutto contento per la visione del primo lungometraggio di uno dei maestri della fantascienza cinematografica. Lavori come Gattaca e The Island gli devono per forza qualcosa. Il mondo è una sorta di società che mira alla perfezione assoluta, ormai controllato da macchine e robot in tutto e per tutto: anche le menti ed ogni più semplice emozione. Espressioni individualiste sono messe al bando così come gli atti sessuali, messi da parte in favore di ologrammi erotici e dispositivi masturbatori (vabbeh questo guardatelo da voi). Le droghe e gli psicofarmaci sono all'ordine del giorno ed ovviamente obbligatori per soggiogare gli uomini e renderli schiavi dell'economia. L'idea è decisamente buona e violenta, anche se la linea narrativa risulta essere acerba in più occasioni. Robert Duvall non è perfetto nei panni del fuggitivo anche se lo stato confusionale in cui il protagonista versa è ben esposto. Vediamo chiaramente che si tratta di un'opera molto sperimentale, soprattutto per quanto riguarda gli effetti speciali o le scenografie utilizzate dal regista. Oggi sarebbe stato girato con una manciata di migliaia di euro, ma sono state messe le basi per alcuni progetti apprezzati in futuro, come l'utilizzo dei modellini. Di sicuro qualcosa da vedere, pur considerando che erano i primi anni settanta quando è stato girato.

giovedì 12 luglio 2012

VER: affare da 170 milioni di euro!!!

Vomito Ergo Rum, conosciuto come VER al Nasdaq di Piazza Bovio è lieto di annunciarvi l'affare del secolo. Ringraziate tutti il Presidente (di ogniqualcosa) con doti di Faraone. Tutti i fan (ad oggi oltre 250 sulla sola Facebook e quasi 100 sulla sola Twitter ) potranno stappare bottiglie di gazzosa, passare nottate di fronte a YouPorn e suonare i clacson delle proprie graziellA(s) per festeggiare l'avvenimento. Infatti abbiamo deciso proprio in queste ore di imitare la svolta epocale che sta per lanciare il Milan. Per i prossimi 150 anni il famoso blog in questione non spenderà più una lira (o un euro) semplicemente non pagando l'ingaggio a dipendenti di altri blog o quotidiani. Non pagheremo  Grillo nè Travaglio, e neanche la donna delle pulizie di Palazzo Madama. A questi tagli verranno ad aggiungersi risparmi per cose che non abbiamo e che non acquistiamo. Un affare, che non potete rifiutare!!!! Messa da parte anche l'idea di prendere un terreno sulla Luna. I miei amici ebrei dovranno accontentarsi dell' otto_per_ mille nel 730. Scusate, ma i tagli sono tagli. E per 170 milioni di euro, non guardo in faccia a nessuno!!

Bresser A-Solar: caricatore portatile solare

Speravo che in due anni di sfrenata corsa tecnologica le batterie degli smartphone fossero migliorate. Con il nuovo HTC One S non è così: 1650 mAh durano poco o niente. Poi come è normale, l'utilizzo nei primi giorni è maggiore rispetto alla media e non si sa mai se potremo arrivare indenni a  fine serata. Per comodità (poi non molta a dire il vero) qualche tempo fa comprai un carica batterie portatile della Duracell. Non male, ma non comodissimo, come scritto nella recensione. Un paio di gironi fa, mentre ero in spiaggia, spinto da un senso di ecologismo puro e da un sincero amore per la natura ho deciso di provare un carica batterie che si alimentasse grazie alla luce del sole. In questi giorni del resto non manca... E se siamo al mare, quale fonte migliore può esserci? Un po' titubante mi son fatto un giro su Amazon ed ho puntato su uno di quelli che costavano meno. Si tratta del Bresser (A-Solar) , un prodotto che almeno in questi giorni di prova sta facendo il suo dovere. Tanto per cominciare non si tratta della solita cineseria, ma è un prodotto tedesco, assemblato con materiali (plastica) che danno comunque un senso di solidità. Aperta la confezione troviamo un piccolo libretto di istruzioni bilingue (tedesco ed inglese), la batteria, una serie veramente completa di cavi e connettori e quattro ventose utili per l'applicazione su determinate superfici esposte al sole come finestre o cruscotti. Gli accessori permettono il caricamento del dispositivo anche tramite USB o corrente. In questi casi impiega circa 4 ore per avere tutti i 2000 mAh a disposizione. La caratteristica importante è però il caricamento attraverso luce artificiale o quella solare. Qui sono dichiarate circa otto ore. Ho fatto alcune prove: se lo teniamo non esposto ai raggi del sole a mio avviso impiega molto di più. Con una giornata estiva di quelle che ci sono ora, invece ne bastano sei messo sul terrazzo. Abbiamo due LED luminosi che indicano il tipo di carica: purtroppo manca la possibilità di vedere l'avanzamento o la percentuale, di conseguenza non sappiamo a che livello è la carica. Ad ogni
modo la mia prova è stata la seguente (la carica non era completa con LED ancora rosso): ha ricaricato lo smartphone da 44% a 100% ed il Nokia da circa 50% a 100% e risulta ancora pieno. E' possibile utilizzarlo come batteria aggiuntiva che si auto ricarica al sole mentre è attaccato agli altri dispositivi. Nella parte inferiore c'è uno switch per il voltaggio (di default è 5V) e caricare anche accessori differenti come lettori DVD portatili. Oltre ad avere due cavi USB (uno per caricarlo ed uno per caricare) ci sono i connettori per: Sony Eicsson (K750 e simili), Mini USB (Tom Tom e simili, Motorola V3 e simili), Nokia (6101 e simili + 8210 e simili), iPhone / iPad / iPod, Motorola (V8 e simili), LG Chocolate e simili, Samsung (A288 e simili), Siemesn (S65 e simili), Sony PSP, Nintendo DS Lite ed ovviamente tutti i micro o mini USB.

mercoledì 11 luglio 2012

Perchè WhatsApp?

Come successe anni fa per Facebook mi sono piegato al grande volere delle masse [sic.] ed ho deciso di (ri)scaricare WhatsApp. Non so per quanto tempo però. Cosa è lo sanno più o meno tutti, anche se magari c'è un po' di confusione sul suo funzionamento. Non si mandano assolutamente sms gratuiti come avveniva con JaxtrSMS  anche perchè WhatsApp è "solo" un messanger che permette di avviare sessioni di chat con altri utenti. Ovvio che non si paga, utilizza la propria connessione internet, che sia wifi o 3G. Di buono ci sono alcune cose come l'integrazione con la propria rubrica, l'integrazione con il numero di cellulare, la possibilità di allegare diversi tipi di immagini, video, posizione etc ed un'interfaccia accattivante. Ma perchè ha tutto questo successo? Alla fine puoi contattare solo altri utenti iscritti al servizio e solo coloro che posseggono smartphone in cui gira tale applicazione. Tanto vale utilizzare i vari Gtalk, Skype e compagnia bella, visto che le limitazioni sono simili. Utilizzarlo perchè si integra con i numeri telefonici in rubrica, invece che con un account mi sembra un po' strano... Averlo non rompe tanto le palle, quindi per adesso teniamolo, chissà che non ci sia una svolta epocale. D'altra parte chi è avvezzo all'uso di internet mobile sa che gli sms sono obsoleti e si raggiunge più o meno il solito (se non migliore) risultato utilizzando email o sistemi di instant messaging. Più o meno tutti si equivalgono e direi di utilizzarli in base alla composizione dei nostri contatti, senza gridare al miracolo. Con Gtalk o Skype ad esempio si può videochiamare volendo. Poi un'altra bella sorpresa. Per Android è gratuito il download ed il suo utilizzo per il primo anno. Dopo sono 1,99 dollari ogni dodici mesi. Chi se ne frega ok, non è tantissimo e non sarebbe la prima applicazione che compro, ma davvero offre qualcosa in più rispetto al resto? Forse mi sono perso qualcosa.

lunedì 9 luglio 2012

The Prestige (2006)


Anno: 2006
Titolo originale: The Prestige
Voto: 8/10
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Nolan non sbaglia un colpo. Riesce a centrare i miei (e non solo) gusti alla perfezione. Definire ed etichettare The Prestige è un lavoro difficile e senza la possibilità di raggiungere un risultato utile. Infatti si tratta di thriller d'epoca, vittoriano in ogni sua forma, arricchito da preziosi inserti riguardanti una scienza talmente al limite da sfiorare mistero, magia e fantascienza. Ciò che è reale si fonde con il trucco, l'illusione ed il prestigio: temi questi da assaporare con gusto e che ci smuovono sensazioni straordinarie. Ma la storia raccontata non è pura magia o scienza all'estremo: è il dramma di due illusionisti che si danno guerra per carpire l'uno i segreti dell'altro. Ogni personaggio è ben costruito, ha una sua psicologia ed una sua natura sul piano reale che lo contraddistingue da tutti gli altri. Non esistono sbavature nel cast composto da Christina Bale, Hugh Jackman, Scarlett Johansson, Michail Caine, Rebecca Hall e David Bowie. E non si esiste tregua, non esiste alcun calo di tensione (altro che corrente alternata di Tesla), ma abbiamo solo repentini cambi di prospettiva (basti pensare alla lettura dei diari segreti ed alla soggettività contemporanea con cui vengono giudicati) e il marchio di fabbrica di Nolan ovvero un racconto frammentato che non segue una linea temporale netta. Oltre alla storia ed agli aneddoti sui prestigiatori, per cui ognuno ha un trucco messo rubato alla logica ed alla scienza (ricordate Il Mago di Oz?) tutto il film è un anticipazione del racconto stesso.  Il regista, ancora più che il romanziere è molto simile ad un mago nel modo in cui sceglie di rivelare le informazioni, cosa dire al pubblico e quando il punto di vista in cui trascina la platea. Usa queste tecniche per ingannare il pubblico, per trascinarlo in vari vicoli ciechi e false piste e via dicendo e infine spera, a una conclusione narrativa soddisfacente. Questo è ciò che pensa Nolan e ciò che è riuscito a fare: un gioco di prestigio all'interno di una pellicola sugli illusionisti. Se vogliamo possiamo riassumere la trama con questa frase di Borden: "Non dirlo mai a nessuno. Ti pregheranno di svelare il segreto, ma appena glielo dirai, non conterai più niente. Sono stato chiaro? Niente. Il segreto non fa colpo su nessuno. Il trucco che c'è dietro invece è ciò che conta" Ed è il trucco che rende grande The Prestige. Poi vediamo che scenografie, trucchi e costumi ti proiettano in un età in cui la rivoluzione industriale poteva offrire di tutto, in cui personaggi stravaganti e geniali come Tesla potevano tirar fuori dal cilindro tecnologie (o magie?) impensabili, e quindi ci beiamo di queste due ore che sembrano passare troppo velocemente. Riguardarlo più volte dà un senso di appagamento a metà: cerchi di comprendere il trucco e pur sapendo dove risiede rischi di non catturarlo. Un piccolo neo nel filone narrativo c'è: l'introduzione di Tesla da parte di Borden... Una zappata sui piedi per il protagonista, ma può anche starci. Geniale poi l'ultimo secondo del film: "osserva attentamente" [cit].

domenica 8 luglio 2012

HTC One S: prova della fotocamera


Le prove relative al nuovo HTC One S non finiscono mai, o almeno adesso come tutte le novità mi stanno prendendo bene. Ecco quindi che mi sono cimentato, senza troppa maestria, in alcuni scatti con la fotocamera posteriore, quella da 8 mega pixel con obiettivo da 28mm ed apertura F2.0. Come già scritto in precedenza, è dotata di Flash led (ovviamente può essere escluso, attivo o lasciato in modalità automatica) e di un sensore BSI che permette di effettuare scatti in base alla luce presente nella zona. Inoltre è possibile creare video in full HD a 1080p e scattare foto mentre stiamo registrando. La suite dedicata al reparto foto e video è decisamente ampia ed una cosa che si nota fin da subito è la velocità relativa allo scatto. Non dico che sia immediato, ma dal momento in cui sfioriamo il tasto per immortalare un oggetto, ecco che abbiamo bella e pronta la fotografia. Dalla galleria è poi possibile condividere foto e video sui nostri vari account. Per comodità ho deciso di mettere le foto su Flickr ed il video di prova su YouTube modificando informazioni e dati direttamente dallo smartphone.  Ho poi lasciato il clouding automatico su Google+ e su Dropbox. Il menù ci permette di avere sotto controllo determinate opzioni riguardanti il riconoscimento dei volti e dei sorrisi o di scegliere tra alcune scene: Auto, HDR, Panorama, Ritratto, Ritratto di gruppo, Paesaggio, Lavagna bianca, Primo piano e Illuminazione scarsa. Anche la scelta della qualità è determinante.

sabato 7 luglio 2012

HTC One S: panoramica del secondo giorno

Giusto il tempo di dargli una bella caricata, settare tutti gli account e le preferenze ed ho iniziato la prima fase di paragoni con il vecchio smartphone. La Sense 4.0 integrata con Android Ice Cream Sandwich è qualcosa di profondamente differente dalle esperienze passate. Non si tratta di niente di mistico, la base si nota subito che è la medesima, anche se un minimo di sforzo di adattamento va fatto. Di sicuro è migliore, ci sono più servizi e più caratteristiche ottimizzate per l'hardware a disposizione. Ho passato diverso tempo per l'importazione automatica dei contatti ed installare via web con il Play Store di Google tutto ciò che mi serviva per iniziare. Sull'utilizzo della batteria e sulla gestione delle risorse è presto poter dire qualcosa di utile: non vedo significativi cambiamenti nè in meglio nè in peggio. Ormai lo sappiamo: se si utilizzano apparecchi del genere (soprattutto in modo intensivo) non pensiamo di andare in vacanza senza carica batterie. Dal punto di vista app proprietarie o di corredo abbiamo una buona raccolta tra cui spiccano TuneIn Radio (funziona anche senza le ottime cuffie Beats Audio in dotazione) e "Auto" che ottimizza lo schermo, il telefono ed il navigatore per poter essere sfruttati al meglio durante la guida. Una volta poi che impostiamo il nostro account DropBox ecco che per due anni ci vengono regalati ben 25 GB di spazio in più. Inoltre udite udite: l'applicazione della Posta è migliore rispetto a quelal di Gmail, tanto più che credo di utilizzare definitivamente questa. E' la prima volta che faccio una cosa del genere. Ma hai opzioni troppo più utili come lo zoom del carattere, la condivisione dell'allegato e così via. Il browser in perfetto stile HTC supporta HTML5 e Flash, oltre a poter essere utilizzato come visione normale e non solo per smartphone. Non si sente quindi il bisogno di usare Dolphin o simili.
Un'altra delle novità rispetto a prima è la presenza della camera frontale che permette videochiamate Voip o videochat. Usarla in altro modo è deleterio visto che ha performance di soli 0.3 megapixel. Di tutto rispetto invece quella posteriore da 8 megapixel, anche se capirete bene che questa, come quella montata su qualsiasi altro smartphone non potrà mai essere paragonabile a quelle di macchine fotografiche specifiche. Ad ogni modo si nota un'ottima qualità anche per i video (che non soffrono neanche con carenza di luce) fino a 1080p. Il software inserito permette tra le altre cose di scattare foto panoramiche a 360° o catturarle mentre si sta girando un filmato. Altre piccolezze come il vivavoce attivato girando lo smartphone o la suoneria che ha un volume maggiore una volta disposto in borsa o in tasca, sono chicche utili, ma non fondamentali. Dal punto di vista grafico, come già detto siamo a casa: il solito widget dell'orologio, ormai distintivo di Sense, ma un menù più in stile ICS, con i soliti tasti di opzione inseriti nello schermo. Difficile perdersi o non trovare ciò che ci serve. Nella barra del menù possiamo inserire sia collegamenti che cartelle. I posti a disposizione sono 4, quindi potremo gestire fino a 64 (16*4) comandi differenti. Ad ogni modo avere 7 desktop mi aiuta ad organizzare in maniera impeccabile i miei preferiti senza ricorrere alla barra del menù che lascio illibata. La personalizzazione è migliore, più fluida ed intuitiva, rispetto alla vecchia Sense ed aggiungere widget o applicazioni è immediato. Forse anche troppo, visto che tutte le nuove app scaricate dal Market vengono posizionate in una pagina vuota di default. Il lockscreen è dato dall'anello da spostare al centro (o anche da altre personalizzazioni) per sbloccare o da puntare su un'applicazione per accedervi. Skin, profili, sfondi non li ho degnati molto del mio interesse: esperienze passate mi hanno fatto scegliere quelli più tendenti allo scuro e che mi fanno fare meno movimenti possibili per non consumare la batteria. Il menù delle applicazioni è differente: più ordinato con pagine da scorrere verso destra. Sempre presente al ricerca ed il tasto per il market. Ottima idea. Anche la tastiera è migliore e non di poco: sono presenti poi le frecce "tipo tab" per muoversi all'interno della pagine. del resto manca il trackpad fisico, ma con l'abitudine non se ne sente la mancanza.
In conclusione per adesso sembra essere promosso a pieni voti (avrei ai detto il contrario?). Peccato per l'entrata micro USB posta sul lato destro del telefono: ma scherziamo? Scomodo a bestia. Almeno è compatibile con la tecnologia MHL che permette di usare l'uscita come se fosse HDMI.

venerdì 6 luglio 2012

Ancora HTC: questa volta è One S

Non ho resistito. Avendo trovato un acquirente per il Desire e non stando più nella pelle, ho deciso di muovermi in una determinata direzione. Forse non la più semplice. Già da qualche giorno però mi ronzava nella testa l'idea di cambiare smartphone: arrivato a questa mattina gli ultimi dubbi riguardavano  HTC One S, HTC One X, Samsung Galaxy S III e Samsung Galaxy Nexus. La parte complicata nella scelta non è tanto valutare le caratteristiche tecniche dei prodotti, quanto la loro usabilità in relazione alle mie esigenze. Per questo non sempre il top di gamma corrisponde con il migliore al caso mio. Ciò che mi spaventava maggiormente erano le dimensioni... Usare una cabina telefonica non è mai stato tra le mie priorità. Anche prestazioni, consumo della batteria e struttura fisica devono essere valutate correttamente, per questo dopo approfonditi studi e spremute di meningi ecco che la mia scelta è caduta su HTC One S. Le caratteristiche tecniche in breve sono le seguenti:

- Schermo Super Amoled da 4.3"
- Processore Qualcomm Snapdragon dual core da 1500 Mhz
- 1 GB di RAM
- 16 GB di memoria interna
- Batteria da 1650 MaH
- Fotocamera principale da 8 Mega pixel e secondaria da 0.3
- Android 4.0 (Ice Cream Sandwich) + Sense 4.0

Tutto il resto è rappresentato da dettagli tecnici e caratteristiche riscontrabili in decine di altri prodotti. L'unboxing non presenta niente di sconvolgente: telefono, cavo, alimentatore e cuffie Beats Audio. Nonostante abbia delle dimensioni maggiori rispetto al Desire è più sottile e soprattutto più leggero di una quindicina di grammi. Utilizza le micro SIM e purtroppo la batteria è integrata nella scocca. Questo lo ho valutato come un punto a sfavore, anche se con il vecchio smartphone non ho mai avuto la necessità di doverla sostituire. Stessa cosa per la memoria interna da 16 GB che non è ampliabile, ma sicuramente rappresenta una dotazione di tutto rispetto. Consideriamo inoltre che me la sono cavata in questi due anni con una ROM da 150 MB (davvero troppo pochi) ed una schedina da 4 GB (di cui solo 2,5 riempiti ad oggi). Il clouding d'altra parte ci viene incontro.
Dal punto di vista ergonomico e della struttura, la scocca dà quel bellissimo senso di solidità tipico di HTC. Hanno abbandonato l'utilizzo dei tasti fisici e del trackpad in favore del full touch screen: occorrerà un minimo di abitudine in più a fronte di una struttura più compatta. Elegante come al solito e scelta intelligente quella dell'uso di alluminio come materiale principale che lascia spazio alla plastica solo in alcuni punti strategici. La fotocamera posteriore è dotata del flash led e tutti i vari sensori (GPS, accelerometro, blutooth 4.0, antenna wi-fi b/g/n) stanno comodamente all'interno del case, ben protetti. La camera frontale addirittura si fatica a vedere da quanto è ben nascosta, ma al tempo stesso utile per le videochat.

Prove più approfondite e test sui software in dotazione, seguiranno in questi giorni. Anzi, già da adesso.

Red (2010)


Regia: Robert Schwentke
Anno: 2010
Titolo originale: RED
Voto: 6/10
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Sono in vena di generosità anche se il Natale è lontano. Del resto in un'afosa sera estiva un film del genere è veramente piacevole da guardare, pur non essendo tra i migliori di spionaggio mai girati. Basterebbe il cast per puntare sulla visione, anche solo per curiosità ed interesse: Bruce Willis, Morgan Freeman, John Malkovich, Brian Cox... Un po' vecchietti ok, ma si punta tutto su questo. Se poi andiamo a sviscerare le informazioni sulla produzione vediamo anche che si tratta di una trasposizione cinematografica di un fumetto targato DC Comics e creato da Warren Ellis. Magari i più informati sapranno di cosa si tratta, io mi astengo. La trama è accattivante e lineare con una manciata di colpi di scena giusto per renderla un tantino più frizzante. Ciò che importa però non sembra essere tanto l'azione, quanto l'ironia che sta alla base di tutto, quasi da rendere il film una sorta di commedia. Agenti dei servizi segreti ormai in pensione che si ritrovano a compiere una rocambolesca ed alquanto improbabile missione. Peccato per le continue carneficine e per le innumerevoli morti collaterali, ma non va preso troppo sul serio. Del resto possiamo chiudere vivacemente un occhio e goderci le sparatorie continue ed i combattimenti impossibili che vedono impegnati al massimo i nonni dello spionaggio. Willis è forse quello che si immedesima peggio nella parte, o che ad ogni modo non fa trapelare le stesse emozioni che possono darti gli altri. In un primo momento può anche sembrare un matto psicopatico, fino a quando non entra in scena la vera star: John Malkovich che riesce ad unire ironia con una prestazione eccezionale. Nel complesso una storia simpatica ed irriverente, ben gestita e che accontenta anche gli amanti dei buoni action movies.

giovedì 5 luglio 2012

Soldato Jane (1997)


Regia: Ridley Scott
Anno: 1997
Titolo originale: G. I. Jane
Voto: 6/10
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Che a Ridley Scott piacesse dare un certo valore ai personaggi femminili ce ne siamo accorti subito nel 1979 con Alien. E riesce a portare la sensuale protagonista di Ghost nei panni di un temibile marine americano, pronta ad affrontare il più duro degli addestramenti. Se non fosse per un tema scottante come la parità dei sessi, nel difficile mondo militare sarebbe uno dei tanti film di seconda categoria dedicati alla guerra. Trama semplice, banale ed addirittura scontata, non è certo un film paragonabile con altri lavori passati del regista. Resta però di notevole importanza per la mutazione che riesce a fare con Demi Moore. Se ci pensiamo bene tutto è riassumibile nella frase "succhiami il cazzo" che sta ad indicare non solo la vittoria dal punto di vista fisico, ma soprattutto da quello psicologico. Un bel voto quindi agli attori (anche a Viggo Mortensen ed alla credibilissima Anne Bancroft) ed al loro immedesimarsi nei personaggi, un po' meno invece a come si intende sviluppare il tutto. La maggior parte delle scene sull'addestramento non danno la stessa forte sensazione che possiamo vedere in documentari presi a caso su Sky, anche se sicuramente sono di maggior pregio la fotografia ed il taglio relativo ad alcune scene. A momenti sembra tirato via, in maniera frettolosa. Ok, il pubblico forse necessitava di maggiore azione, di qualche giochetto politico e di vedere la propria eroina rialzarsi ripetutamente. Ma da un regista di questo calibro, mi aspetto molto di più della mediocrità. Qui siamo invece ai minimi della sufficienza per un tema forte ed attuale più che mai. Andrebbe visto soltanto per il taglio dei capelli... Fosse stato tutto così, avrebbe reso molto di più. Sei sulla fiducia.

mercoledì 4 luglio 2012

John Carter (2012)


Regia: Andew Stanton
Anno: 2012
Titolo originale: John Carter
Voto: 7/10
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Voglio sbilanciarmi ed asserire che in potenza John Carter (ed i suoi eventuali e probabilissimi sequel) potranno essere per gli adolescenti di oggi ciò che Star Wars è stato per alcune generazioni passate. Non è mia intenzione paragonare l'uno all'altro ma ritengo che gli ingredienti per un mix vincente ci siano tutti, sebbene non dosati alla perfezione. Dobbiamo inoltre considerare che circa un secolo fa, la pena di un certo Edgar Rice Burroughs, diede vita alla corposa saga da cui prende spunto il film. Ammetto di non aver mai letto niente di questo autore e soprattutto di aver evitato volontariamente questi suoi romanzi, bollandoli fin da principio come "romanzetti per ragazzi". Allo stesso tempo però mi tolgo tanto di cappello di fronte alla trasposizione cinematografica messa in atto dall'amabilissima Disney [sic.] e da Andrew Stanton che ha tutta l'aria di essere una bella pellicola epocale in cui si guarda tanto alle spese. I temi sono quelli presi in prestito al buonismo più generoso: il pacifismo, il rifiuto quasi incondizionato della violenza per una non meglio precisata causa, una sorta di pre ecologismo e così via. Tutte cose che ben si abbracciano al 2012 così come non snaturano gli intenti ed i propositi portati avanti da Burroughs. Abbiamo poi l'eroe e l'eroina, le razze diverse (tra cui i classici omini verdi di Marte che tanto odio), gli esseri superiori che interferiscono con il fato ed il destino, le battaglie campali... Davvero oro che luccica ai nostri occhi grazie alle moderne tecnologie messe a disposizione per gli effetti speciali. La sorte vuole però che per adesso sia uno dei maggiori flop economici della storia del cinema: purtroppo la trama, sebbene riadattata profuma di vecchio e forse vedere i marziani combattersi, ai giorni d'oggi non fa correre al cinema. Mettiamoci dentro pure il cast non è altisonante, di quelli che basta un nome per far decidere l'acquisto di un biglietto, e che tutto sommato la trama può anche essere considerata un po' frettolosa o semplicistica. Non so se questo sia dovuto ad uno spregiudicato allontanamento dal libro, o piuttosto al contrario ad una fedeltà che porta con sé anche gli effetti negativi di una storia raccontata cento anni fa. Come detto non ho letto il libro, e durante la visione del film, ho provato un po' di titubanza nell'apprezzare alcune scene o alcuni collegamenti. D'altra parte questi possono esseri i limiti che il cinema impone, ma che tutto sommato non sporcano la piacevole visione del film. I personaggi principali non sono pochi, ma quelli su cui veramente sono puntati i riflettori sono due soltanto, forse neanche in maniera troppo egregia. Questo può lasciare quindi molto spazio ad un possibile ampliamento futuro poiché di carne al fuoco ne è stata messa, anche se non sempre è risultata ben abbrustolita. I sentimenti che dovrebbe sprigionare risultano in alcuni casi tiepidi, credo a causa dei due attori protagonisti, che a mio avviso non si impegnano abbastanza in certe scene dove le emozioni dovrebbero essere viscerali. Se manca qualcosa è proprio il calore da emanare al pubblico: sia che si parli di una guerra che di un amore. I dialoghi d'altro canto invece salvano questo senso di freddezza, dando un tocco ragionato agli avvenimenti, che non si riducono quindi a combattimenti, fughe e scene d'azione. Come primo capitolo può servire quindi anche come una sorta di introduzione ad un universo tanto vasto da poter naufragare visti i costi di produzione. Il mio giudizio resta però più che positivo, conscio dei suoi punti deboli e del fatto che nei sequel si debba lavorare maggiormente su alcuni punti sopra citati.

domenica 1 luglio 2012

Hal Clement - Stella Doppia 61 Cygni


Autore: Hal Clement
Editore: Urania (N° 734)
Titolo originale: Mission Of Gravity
Pagine: 155
Voto: 4/5
Pagina di Anobii


Trama del libro:

Oceani di metano, fiumi di ammoniaca, nubi di cloro, gravità di 700 G, venti a centinaia di chilometri all'ora: ecco il pianeta Mesklin della costellazione 61 Cygni. E su questo mondo proibitivo, Lackland, membro di una spedizione scientifica terrestre, tenta di recuperare un razzo carico di preziosi strumenti. Ma Lackland non è solo: una razza di lunghi insetti intelligenti, via di mezzo tra millepiedi e scorpione, si allea con il gigantesco, per loro, Volatore. Lo aiuta, lo assiste e lo guida nell'avventuroso viaggio tra venefiche trombe d'aria, cataclismi inauditi, mostri corazzati e tribù ostili. Abile e affascinante seguace della fantascienza "scientifica" di Clarke, Hal Clement ha inoltre creato, con i suoi meskliniti, una delle più articolate e persuasive specie di extraterrestri che si siano mai viste in URANIA.