martedì 11 febbraio 2025
Juventus 2 - PSV Eindhoven 1

AmazonHub Locker
Negli ultimi anni, Amazon ha introdotto i Locker, armadietti self-service che permettono ai clienti di ritirare i propri pacchi in modo sicuro e flessibile. Questi Locker sono disponibili in diverse località, tra cui supermercati, stazioni di servizio, università e, più recentemente, anche nei condomini.
Cos'è un Amazon Locker?
Un Amazon Locker è un armadietto elettronico dove i clienti possono far recapitare i loro ordini. Durante l'acquisto su Amazon (attenzione: non è possibile utilizzarli al momento per consegne acquistate su altri store) , è possibile scegliere un Locker come indirizzo di consegna. Una volta che il pacco è stato depositato nel Locker, il cliente riceve un codice univoco tramite SMS o e-mail per aprire lo scomparto e ritirare il pacco.
Vantaggi dell'installazione di un Locker in condominio
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Comodità: I residenti possono ritirare i pacchi in qualsiasi momento, senza preoccuparsi di essere presenti durante le ore di consegna.
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Sicurezza: I pacchi sono conservati in un luogo sicuro, riducendo il rischio di furti o smarrimenti.
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Flessibilità: Elimina la necessità di affidare i pacchi a vicini o di recarsi presso uffici postali per il ritiro.
Procedura per l'installazione di un Locker in condominio
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Valutazione dello spazio: Individuare un'area comune accessibile, come l'atrio o il garage, che possa ospitare il Locker.
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Consenso dei condomini: L'amministratore di condominio dovrebbe proporre l'installazione durante un'assemblea condominiale. È consigliabile ottenere l'approvazione della maggioranza dei millesimi di proprietà per procedere.
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Contatto con Amazon: Dopo aver ottenuto il consenso, l'amministratore può contattare Amazon per richiedere l'installazione di un Locker nella proprietà.
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Installazione e manutenzione: Amazon si occupa dell'installazione e della manutenzione del Locker, garantendo il corretto funzionamento e la sicurezza del dispositivo.
Considerazioni aggiuntive
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Costi: Amazon generalmente non addebita costi per l'installazione del Locker. Tuttavia, potrebbero esserci spese associate alla preparazione dello spazio o all'adeguamento delle infrastrutture esistenti.
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Accessibilità: Assicurarsi che l'area scelta sia facilmente accessibile ai corrieri e ai residenti, e che rispetti le normative vigenti in materia di accessibilità.
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Comunicazione: Informare tutti i residenti sulle modalità di utilizzo del Locker e sulle eventuali regole stabilite per il suo utilizzo.
L'installazione di un Amazon Locker nel proprio condominio rappresenta un passo avanti verso una gestione moderna ed efficiente delle consegne, offrendo ai residenti una soluzione pratica e sicura per il ritiro dei pacchi.
Per quanto riguarda l'utilizzo di applicazioni per interagire con gli Amazon Locker, è possibile utilizzare l'app Amazon Shopping disponibile per dispositivi iOS e Android. Tramite l'app, puoi monitorare lo stato delle tue consegne e, una volta che il pacco è stato depositato nel Locker, riceverai una notifica con un codice univoco o un codice a barre. Per ritirare il pacco, puoi inserire manualmente il codice sul touchscreen del Locker o, se il Locker è dotato di scanner, semplicemente scansionare il codice a barre direttamente dallo schermo del tuo smartphone. Inoltre, alcuni Locker moderni senza schermo richiedono l'uso dell'app Amazon Shopping per connettersi via Bluetooth e aprire lo scomparto contenente il tuo pacco.
Per quanto riguarda le dimensioni dei singoli scomparti, gli Amazon Locker possono ospitare pacchi con dimensioni massime di 42 cm x 35 cm x 32 cm e un peso massimo di 4,5 kg. È importante notare che non tutti gli articoli disponibili su Amazon sono idonei per la consegna ai Locker; in particolare, gli ordini venduti e spediti da venditori terzi potrebbero non essere idonei per la consegna ai Locker.
Se avete bisogno e necessità di ricevere anche pacchi da altri, vi rimando a questo articolo su Smart Parcel Box
lunedì 10 febbraio 2025
Marco Masini - Malinconoia
Se c'è un album che riesce a mescolare emozioni forti e riflessioni intime senza mai sembrare troppo pesante, quello è "La Malinconoia" di Marco Masini. Un titolo che già di per sé dice tanto, con quella fusione di "malinconia" e "noia" (o paranoia) , due stati d'animo che sembrano vivere in simbiosi, come se Masini stesse cercando di fare pace con il passato e il presente in un'ora musicale.
Il nostro amico Marco non ha certo paura di mettersi a nudo. Le sue canzoni parlano d'amore, di dolore, di crescita, di quei momenti in cui la vita sembra non andare come vorresti, ma c'è sempre una sorta di speranza che si fa strada tra le note. "La Malinconoia" è un album che ha la capacità di farti sentire ogni parola, che ti prende per mano e ti accompagna nei suoi paesaggi sonori malinconici ma mai completamente bui.
Le melodie sono quelle che ti rimangono in testa, e Masini gioca con il suo timbro vocale come un maestro, alternando momenti di intensità emotiva a piccole aperture più leggere. Certo, non mancano quei pezzi che potrebbero sembrare quasi troppo drammatici, ma è proprio questo il bello del suo stile: ti fa immergere senza riserve nella sua visione della vita, fatta di alti e bassi, di sorrisi e lacrime.
Se hai già ascoltato Masini in passato, non rimarrai deluso. E se invece ti avvicini per la prima volta al suo mondo, preparati a una montagna russa emotiva che ti farà riflettere, sorridere e forse anche qualche volta tirare fuori un po' di nostalgia. In ogni caso, "La Malinconoia" è un album che parla dritto al cuore, senza giri di parole. Se hai voglia di una colonna sonora per quei giorni un po' grigi, questa è la scelta giusta.
domenica 9 febbraio 2025
Il Monte Calvo di Gavorrano
sabato 8 febbraio 2025
2024 – Lazio – Parco nazionale del Circeo – San Felice Circeo
Ed infine l'ultimo articolo di Riccardz (versione completa qui) della nostra gita sul Circeo, in cui è descritta la sua versione di quando lo ritrovai steso a pelle d'orso, esanime e avvolto dai fumi del delirio per gli effetti della disidratazione.
Se il sabato è stato dedicato interamente alla cultura, oggi è il giorno del trekking e gli occhi di Jack già luccicano. Mi ero raccomandato, mio malgrado, che il tragitto scelto fosse semplice e per principianti, visto che questo era stato scelto già in un precedente tentativo di gita, andato in fumo. Le rassicurazioni fornite e anche il dislivello non troppo eccessivo mi avevano indotto a credere della fattibilità dell’impresa e così, signor giudice, eccomi qui.
Dovendo ritornare a casa in giornata è necessario centellinare i tempi pertanto, anche in questo caso, la partenza è decisamente mattiniera; poco male, ad attenderci c’è uno dei più piccoli parchi nazionali d’Italia, ovvero quello del Circeo. Il nome del parco deriva dalla cima più alta del comprensorio e la nostra meta è proprio quella; che qualcosa dovesse andare storto lo dovevo intuire già dal caldo asfissiante e soprattutto da quel cartello EE che in tutte le lingue del mondo sta a significare Escursionisti Esperti. Non che io mi faccia scoraggiare, ma le pendenze, l’esposizione e soprattutto la roccia da scalare a mani nude – sì, non sarà stata una parete rocciosa, ma le braccia erano fondamentali – ha fatto sì che mi perdessi d’animo per qualche istante. La prima parte del tragitto in realtà, in mezzo ad un fitto bosco, è risultato essere anche piacevole, ma la mancanza d’acqua, di fontanelle dove caricare la borraccia e la vista lontana del monte mi ha fatto fare la scelta più sofferta ma alquanto intelligente della giornata: “Vai avanti tu, io torno indietro”. Lo so, è uno smacco, ma certe volte le scelte più dure sono anche quelle più sagge e sono felice di averle fatte. In realtà poi la cime non era così distante ma io avevo bisogno di riposo e quindi opto per la dipartita, sebbene poi Jack mi raggiunga al punto di partenza non più tardi di un quarto d’ora. Leggenda vuole che Jack abbia visto in lontananza una figura stesa per terra agonizzante; in realtà ero soltanto io che lo stavo attendendo sul ciglio della strada tranquillamente. Speravo di trovare al parcheggio il bar aperto, almeno per dissetarmi, ma tutto sembrava chiuso da tempo. Seppur non completato, il tragitto permette di vedere panorami unici e una vegetazione sempre verde che però va a scomparire in favore della pietra locale. Una volta terminato il trekking decidiamo di pranzare nel paese più prossimo, o soprattutto per quanto mi riguarda di bere il più possibile. Giunti a San Felice Circeo, per chi non lo sapesse altro BBI, e dopo una bottiglia di due litri, decidiamo di visitare anche il paese.Anche in questo caso il borgo è quello tipicamente medievale, trasformato in luogo turistico dove ogni via è caratterizzata da locali, piccoli negozi di souvenir o ristoranti. La sua posizione geografica fa sì di essere uno dei luoghi ideali per una vacanza dedita al mare e alle vicine città d’arte, ma in realtà, ancora per una volte debbo dire che nella sua specificità non ho trovato nulla di speciale o particolare. Il nostro fine settimana si conclude qui, torniamo in quel di Piombino con la consapevolezza di aver visitato luoghi importanti da tutti i punti di vista, sia storici, sia archeologici, sia ambientali. Siamo entrati ad agosto e siamo usciti a settembre. Mi attende un autunno pieno di novità ma ben pochi viaggi.
2024 – Lazio – Anagni – Sperlonga
Ecco un altro articolo leggibile per intero su Riccardz di cui porterò qui solo alcuni estratti senza le fotografie che potrete vedere sul suo blog.
Ovviamente non è possibile ripercorrere per filo e per segno ogni sala presente, così come le raccolte, ma è bene dire quanto sia stata fondamentale l’audio guida per poter immedesimarsi nei vari episodi storici; ulteriore plus il fatto che mi abbia dato l’opportunità di rimuginare sulla figura di Bonifacio, sempre considerata negativa, ma che va interpretata proprio nel contesto difficile in cui ha vissuto.
Questa tela commissionata da Claudia De Angelis per la Chiesa di Sant’Angelo in Anagni, raffigura le sue guide spirituali, Santa Caterina da Siena e Santa Rosa da Viterbo, rispettivamente maestre di purezza e di carità. Seguendo questi valori Claudia fondò una comunità di maestre consacrate le cui figlie spirituali furono aggregate nel 1728 all’ordine Cistercense e dalla fine del Settecento abitano il Palazzo di Bonifacio VIII.[omissis...]
Nella teca è conservata la pregevole testa marmorea di Celestino V, predecessore di Bonifacio VIII e papa del gran rifiuto. Celestino si dimise dal soglio pontificio il 13 dicembre del 1294; solo dieci giorni dopo, alla vigilia di Natale, i cardinali riuniti a Napoli in conclave elessero Bonifacio VIII. L’opinione pubblica non era pronta ad accettare le dimissioni di un papa e le circostanze dell’abdicazione restavano controverse, ammantate da un velo di sospetto alimentato dalle accuse dei cardinali Colonna. In realtà Celestino V era un umile eremita e ben presto fu divorato dai dubbi e oppresso dai sensi di colpa, considerandosi incapace dell’alta dignità pontificia e disorientato di fronte alle pressioni politiche cui era sottoposto.[omissis...]
La visita del palazzo termina qui e ne usciamo arricchiti più che mai; il sabato però è dedicato alla cultura e, seppure non propriamente nelle vicinanze, completiamo il tour artistico con la visita di un altro borgo medievale, ovvero Sperlonga. In realtà questi è famoso soprattutto per il parco archeologico della Villa di Tiberio, imperatore romano. Proprio adiacente alla spiaggia, infatti, furono ritrovati moltissimi reperti archeologici, tra cui frammenti marmorei delle immense statue ora ospitate nel museo archeologico nazionale lì vicino; nonostante il caldo soffocante, io e Jack abbiamo potuto esplorare la villa romana così come la grotta di Tiberio, affascinante anfratto naturale. Il museo archeologico, a differenza di molti altri visitati, contiene una raccolta limitata di manufatti, ma proprio in questo consiste la sua fruibilità. Spesso mi accorgo del fatto che giganteschi contenitori non fanno altro che distrarti e rendono meno appetibile la visita. Non è questo il caso e infatti riusciamo ad ammirare estasiati nonostante le fatiche della mattinata.[omissis...]
Completato il museo non ci rimane che intraprendere il percorso verso i resti della villa; anche in questo caso siamo ben consapevoli che molti, al di là della recensione, stiano facendo un bel bagnetto, ma ormai noi ci siamo immedesimati in Alberto Angela e completiamo il giro.[omissis...]
Il percorso archeologico è terminato e, dopo aver visto le strutture della domus, possiamo anche dirigerci verso l’ultima tappa, almeno quella turistica. Vista la difficoltà nel trovare parcheggio, diamo altri cinque euro al tizio non tanto raccomandabile dello stabilimento balneare e ci dirigiamo rigorosamente a piedi verso il borgo. Qui oltrepassiamo dune di sabbia, bagnini, gelatai, ristoranti; e poi ripide scale che non finiscono più, sotto quaranta gradi minimo.[omissis...]
Di per sé il borgo non presenta alcunché di particolare, se non la sua costruzione arroccata e la pietra bianca che ne esalta la bellezza. I vicoli sono quelli tipici medievali che, in alcuni casi, si aprono nelle piazze cittadine. A mio parere manca un vero monumento – se si esclude la villa romana che è alle pendici – che possa attirare ancora di più il turista, sebbene immagino quanto sia piacevole sostare in uno dei tanti locali a fare aperitivo le sere d’estate. [omissis...]
Dopo una meritata sosta in piazza siamo pronti per tornare al punto di partenza, ormai si è fatto tardi e la stanchezza regna sovrana. Tornati in albergo qualcuno si riposa a letto, qualcun altro fa il giovane tuffandosi nella piscina, così da instagrammare alcuni momenti.
Non ci resta che tornare ad Anagni per la cena; pur avendo prenotato la mattina stessa, nel locale regna il caos. Chiedono a noi che numero di tavolo fossimo, pur non essendoci nessun segnale, sentiamo gridare la proprietaria con vari clienti. E poi ci si domanda perché il famoso schiaffo sia avvenuto proprio qui.
venerdì 7 febbraio 2025
Como 1 - Juventus 2
Igoera, guanti da ferrata
Ho acquistato i guanti Igoera®️ principalmente per le vie ferrate, ma vorrei testarli anche in palestra o su roccia esterna per capire se possono essere una buona soluzione per proteggere le mani durante l’arrampicata o l'indoor. Dopo averli ricevuti, posso già dire che la qualità costruttiva mi ha fatto un’ottima impressione.
Prime impressioni
I materiali sembrano davvero robusti, con cuciture ben fatte e un palmo rinforzato che dovrebbe offrire una buona presa. Il design a dita tagliate è quello che cercavo: abbastanza copertura per proteggere le mani senza compromettere la sensibilità quando serve manipolare moschettoni o afferrare appigli più piccoli. Anche il velcro sul polso è un dettaglio apprezzabile, perché permette di regolare la chiusura in modo preciso.
Come penso di usarli
L'idea è di metterli alla prova sulle ferrate, dove la protezione dalle abrasioni sui cavi d'acciaio è fondamentale, e poi di testarli anche in palestra. So che di solito per l’indoor si usano le mani nude per avere più grip sulle prese, ma voglio capire se questi guanti possono essere utili per proteggere il palmo senza sacrificare troppo la sensibilità.
Prime impressioni sulla versatilità
Dalla costruzione e dai materiali, direi che saranno perfetti per l’uso outdoor: resistenti, ben aderenti e con un grip che sembra solido. Per l’indoor, invece, ho qualche dubbio sulla sensibilità sulle prese più piccole, ma lo scoprirò con il tempo. Se dovessero rivelarsi comodi anche in palestra, sarebbero un acquisto davvero versatile.
Conclusione (per ora!)
Per il momento, mi sembrano un acquisto azzeccato per le ferrate, e non vedo l’ora di testarli in azione. Se si dimostreranno utili anche in palestra, aggiornerò la recensione con qualche dettaglio in più. In ogni caso, la qualità e il comfort ci sono, quindi sono fiducioso!
MasterChef Italia [Stagione 11]
giovedì 6 febbraio 2025
Antonello Venditti - In Questo Mondo Di Ladri
Antonello Venditti, nel 1988, pubblica In questo mondo di ladri, un album che riflette il suo tipico equilibrio tra impegno sociale, melodie accattivanti e liriche capaci di raccontare l'Italia con sguardo critico e poetico allo stesso tempo. Il disco arriva in un periodo di grande fermento musicale e culturale, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio di un decennio che porterà nuove sonorità e cambiamenti profondi nella musica italiana.
L’omonima In questo mondo di ladri è probabilmente la traccia più iconica, con il suo ritornello entrato nel lessico comune. È un pezzo che trasuda disillusione, ma al tempo stesso lascia spazio a una speranza collettiva, un’idea di riscatto che si fa forza nel cantato appassionato di Venditti. La sua capacità di scrivere testi che fotografano la società senza scadere nella retorica è qui ben evidente.
Tra le altre canzoni, Ricordati di me si distingue per il tono intimo e malinconico, tipico di Venditti quando si muove tra nostalgia e riflessione personale. È uno di quei brani che hanno saputo attraversare il tempo, ancora oggi capace di evocare emozioni forti.
L’album mescola pop e cantautorato con arrangiamenti ben curati, mantenendo quel sound orchestrale che caratterizza molti lavori di Venditti. Le tematiche spaziano dall’amore alla critica sociale, con uno stile diretto e riconoscibile. 21 modi per dirti ti amo è un altro brano che merita attenzione, con il suo testo che esplora le sfumature dell’amore e della comunicazione nei rapporti umani.
Se Cuore (1984) e Buona domenica (1979) avevano già consolidato il suo status di cantautore di riferimento, In questo mondo di ladri conferma la capacità di Venditti di intercettare il sentire comune e trasformarlo in musica. È un album che, pur non essendo il più innovativo della sua carriera, rimane un tassello importante nella sua discografia, testimoniando la sua abilità nel raccontare il paese attraverso canzoni che continuano a essere ascoltate e cantate ancora oggi.
mercoledì 5 febbraio 2025
Porta carte (e banconote) SLIM
Il mio nuovo porta carte SLIM®: piccolo, pratico e (finalmente) senza ingombri
Non so voi, ma io ho sempre avuto un rapporto complicato con i portafogli. Troppo grandi, troppo pieni, troppi scontrini dimenticati dentro per mesi. Eppure raramente li cambio, li porto fino a fine vita. Dopo un po' diventano dei mattoni che ti deformano la tasca dei pantaloni o si deformano loro stessi.
Poi mi hanno regalato questo porta carte SLIM® in pelle nera e arancio, e devo dire che è stata una bella svolta. Piccolo, leggero e con tutto quello che mi serve. Insomma, la sintesi perfetta tra praticità e stile. E con i miei due colori preferiti.
Compatto ma capiente (sul serio)
La prima cosa che ho pensato appena l’ho preso in mano è stata: “Ok, bello… ma ci starà tutto quello che mi serve?”
La risposta è sì. Dentro ci metto senza problemi le mie carte (fino a 10, dicono, e in effetti ci stanno), un po’ di contanti e basta. Niente monete (ogni moneta è destinata alla chiavetta del caffè a lavoro) , niente tasche gonfie, niente ingombro. Una goduria.
E poi il design è fighissimo: il nero esterno è elegante, ma appena lo apri trovi l’interno arancione acceso, che gli dà quel tocco di carattere in più.
Ma la cosa che lo rende davvero speciale per me è che è stato personalizzato con l’incisione della scritta "vomitoergorum" e del logo VER. Un dettaglio che lo rende unico e ancora più mio.
Comodo da usare
Un’altra cosa che mi ha convinto è la facilità con cui prendi le carte. Non devi impazzire a cercarle in mezzo a mille scomparti: scorrono bene e sono subito a portata di mano. Anche le banconote si infilano senza bisogno di piegarle venti volte.
E non è solo questione di comodità, ma anche di sicurezza: ha la protezione RFID, quindi niente paura di furti elettronici con le carte contactless.
Lo consiglio? Sì, se…
Se ti piacciono i portafogli grandi e pieni di roba, forse non è quello che fa per te. Ma se vuoi qualcosa di essenziale, elegante e comodo da portare in giro senza sembrare Gobbo di Notre-Dame, allora è perfetto.
Dopo qualche giorno di utilizzo, posso dire che non tornerei più indietro. Finalmente ho smesso di portarmi dietro mezza scrivania ogni volta che esco.
martedì 4 febbraio 2025
Aniara - Rotta Su Marte (2018)

La storia parte da un’idea semplice ma terrificante. Nel futuro, la Terra è diventata sempre più inospitale, e le persone cercano rifugio su Marte grazie a enormi navi spaziali di lusso. L’Aniara è una di queste, progettata per un viaggio breve e confortevole. Tuttavia, un incidente imprevisto devia l’astronave dalla rotta, rendendo impossibile correggere la traiettoria. I passeggeri e l’equipaggio si trovano così alla deriva nello spazio profondo, senza alcuna speranza di ritorno.
Il film segue la protagonista, MR, responsabile della Mima, una sofisticata intelligenza artificiale capace di ricreare esperienze virtuali basate sui ricordi degli utenti. Inizialmente, la Mima aiuta a mantenere la calma tra i passeggeri, ma con il passare del tempo la situazione a bordo peggiora. L’umanità mostra il suo lato più oscuro: si passa dal panico alla rassegnazione, dalla ricerca del piacere sfrenato alla formazione di nuove religioni e sette, mentre la nave diventa una sorta di società distorta, prigioniera della propria condizione.
Ciò che colpisce di Aniara è il suo approccio realistico e minimale. Non ci sono spettacolari battaglie spaziali o alieni misteriosi, solo l’infinita solitudine del cosmo. La regia è essenziale, con ambienti che inizialmente sembrano quelli di un hotel moderno ma che, a poco a poco, si trasformano in spazi soffocanti e alienanti. La fotografia gioca con luci fredde e spazi impersonali, enfatizzando il senso di smarrimento e impotenza.
Emelie Garbers, che interpreta MR, regala una performance intensa e credibile. Il suo personaggio cerca disperatamente di trovare un senso alla vita a bordo, mentre tutto attorno a lei si sgretola. Il film è anche una riflessione sulla tecnologia: la Mima, creata per offrire conforto, finisce per collassare sotto il peso della disperazione umana, come se neanche la realtà virtuale potesse più offrire una via di fuga.
Non è un film per tutti. Il ritmo è lento, la narrazione procede con una cadenza quasi ipnotica e non c’è mai un vero momento di speranza. L’angoscia cresce scena dopo scena, fino a un finale che non offre soluzioni, ma solo la consapevolezza dell’insignificanza dell’essere umano di fronte all’universo. Chi cerca azione e intrattenimento potrebbe trovarlo frustrante, ma chi ama la fantascienza filosofica, quella di Tarkovskij o Kubrick, troverà in Aniara un’esperienza affascinante e inquietante, capace di lasciare il segno.
Riporto un passo davvero commovente che durante la visione potrebbe andare perso o non essere ascoltato con la dovuta attenzione:
«La mia coscienza soffre per tutte quelle povere persone. Le ho sentite gridare. Le loro urla sono come pietre, come un granito incandescente di lacrime amare. Le loro sofferenze mi hanno profondamente turbata. In nome delle cose, io voglio la pace. Porrò fine alla creazione delle visioni. Ci si può proteggere da molteplici calamità, dal fuoco, dalla tempesta, dal gelo... ma non c'è protezione dalla razza umana. Non serve a nulla prolungare l'agonia dell'esplosione quando il terrore irrompe e l'orrore penetra in profondità nel sistema. Quanto è triste la propria auto-detonazione...»
(La I. A. Mima, un istante prima di autodistruggersi)

Deep Purple - The Battle Rages On...
Contesto storico
The Battle Rages On... è il quattordicesimo album in studio dei Deep Purple, pubblicato nel luglio 1993. Questo disco segna l'ultimo album registrato dalla leggendaria Mark II, la formazione più amata dai fan, composta da:
- Ian Gillan (voce)
- Ritchie Blackmore (chitarra)
- Jon Lord (tastiere)
- Roger Glover (basso)
- Ian Paice (batteria)
L'album è noto per le forti tensioni interne, in particolare tra Gillan e Blackmore, il cui conflitto era ormai insanabile. Dopo il tour promozionale, Blackmore lasciò la band per sempre, sostituito da Joe Satriani e poi da Steve Morse, inaugurando una nuova era.
Stile musicale e produzione
L’album è un ritorno alle sonorità hard rock classiche dei Deep Purple, con brani potenti, riff aggressivi e una produzione più moderna rispetto agli album degli anni '70. Il suono è pesante e oscuro, con atmosfere epiche e testi che riflettono il conflitto interno della band. Tuttavia, alcuni fan ritengono che l'album, pur avendo momenti brillanti, non raggiunga i livelli di capolavori come Machine Head o Perfect Strangers.
La produzione è curata da Roger Glover, il quale riesce a dare un buon equilibrio tra strumenti e voce, sebbene il mix non sia sempre perfetto.
Analisi traccia per traccia
1. The Battle Rages On
Un brano epico e minaccioso, con un riff pesante e una struttura che ricorda Perfect Strangers. Il testo sembra una metafora dei conflitti interni tra i membri della band. Gillan è in forma, con un’interpretazione intensa, mentre Blackmore offre un assolo di chitarra tagliente.
2. Lick It Up
Un brano più diretto e hard rock, con un riff martellante e un ritornello coinvolgente. La canzone è energica, ma meno memorabile rispetto ad altri pezzi dell’album.
3. Anya
Uno dei momenti migliori del disco. Il pezzo inizia con un’introduzione di chitarra acustica di Blackmore, che richiama le sue influenze classiche, per poi esplodere in un riff epico e un’atmosfera quasi da colonna sonora. Il ritornello è potente e la performance di Gillan è eccellente.
4. Talk About Love
Un brano più bluesy, con un groove che ricorda lo stile dei Purple anni '70, ma con un tocco più moderno. Buon lavoro di Lord alle tastiere e di Glover al basso.
5. Time to Kill
Un pezzo dinamico con cambi di atmosfera, che alterna momenti più melodici a esplosioni di energia. Il ritornello è efficace, anche se non tra i più memorabili della band.
6. Ramshackle Man
Un blues rock pesante e sporco, con un grande groove e un’ottima interazione tra chitarra e tastiere. Sembra quasi un tributo al sound classico della band.
7. A Twist in the Tale
Uno dei brani più veloci dell’album, con un ritmo incalzante e un'energia che ricorda Fireball. Blackmore e Paice sono i protagonisti, con una performance esplosiva.
8. Nasty Piece of Work
Un pezzo oscuro e minaccioso, con un riff pesante e un'atmosfera quasi sinistra. La voce di Gillan suona più aggressiva, contribuendo a rendere il brano uno dei più intensi del disco.
9. Solitaire
Un pezzo più melodico e riflessivo, con un bel lavoro alle tastiere di Jon Lord. Non tra i più forti dell’album, ma offre un buon contrasto con le tracce più aggressive.
10. One Man’s Meat
Una chiusura più leggera e groovy, con un’atmosfera quasi ironica. Non è un brano memorabile, ma aggiunge varietà all’album.
Valutazione finale (secondo ChatGPT)
Punti di forza:
✅ Ottime performance strumentali (Blackmore, Lord e Paice sono eccezionali).
✅ Alcuni brani sono tra i migliori dell’era post-Perfect Strangers (Anya, The Battle Rages On).
✅ Atmosfera epica e oscura, che si adatta alla situazione della band.
Punti deboli:
❌ Alcuni brani sono meno ispirati e sembrano filler.
❌ Produzione un po’ fredda rispetto ai classici degli anni ‘70.
❌ Tensioni interne che si riflettono nel disco, rendendolo meno coeso.
Giudizio finale: 4/5 ⭐⭐⭐⭐☆
The Battle Rages On... è un album solido e potente, che mostra i Deep Purple ancora in grande forma, ma segnati dai conflitti interni. Non è un capolavoro al livello dei classici, ma contiene momenti memorabili e rappresenta un’ultima grande prova della leggendaria Mark II.
Se sei un fan dei Deep Purple, vale sicuramente la pena ascoltarlo, specialmente per brani come Anya, The Battle Rages On e A Twist in the Tale.
lunedì 3 febbraio 2025
FRITZ!Box con la Fibra FTTC di TIM
Utilizzo del FRITZ!Box con la Fibra FTTC di TIM: Guida alla Configurazione e Vantaggi
Dal 2018, grazie alla delibera AGCOM 348/18/CONS, gli utenti possono scegliere liberamente il proprio modem/router, anche sulle connessioni con fibra (io ho TIM) . Questo significa che non è obbligatorio utilizzare il dispositivo fornito dall’operatore, ma si può optare per un router di terze parti come il FRITZ!Box, particolarmente apprezzato per le sue prestazioni avanzate.
In questo articolo vedremo:
- Come configurare un FRITZ!Box su una linea FTTC TIM
- I vantaggi di usare un router proprio rispetto a quello fornito dall'operatore
- Come prepararsi a un eventuale passaggio da FTTC a FTTH senza problemi
1. La Fibra FTTC di TIM: Come Funziona?
La tecnologia FTTC (Fiber to the Cabinet) porta la fibra ottica fino a un armadio stradale vicino all'abitazione, ma l'ultimo tratto fino alla casa è in doppino telefonico in rame. Questo comporta alcune limitazioni rispetto alla FTTH (Fiber to the Home), dove la fibra arriva direttamente dentro casa:
- Velocità: FTTC offre solitamente fino a 200 Mbps in download e 20 Mbps in upload, mentre FTTH può arrivare fino a 10 Gbps.
- Stabilità: Essendo l’ultimo tratto in rame, la qualità della connessione dipende dalla distanza dall'armadio.
- Modem/router: Per FTTC serve un router con supporto VDSL2, mentre per FTTH un normale router con porta WAN Ethernet.
2. Usare un Router FRITZ!Box con la FTTC di TIM
Uno dei migliori router per sostituire il modem TIM sulle linee FTTC è il FRITZ!Box 7530 (o il più potente 7590). Entrambi supportano VDSL2, profilo 35b (richiesto per TIM fino a 200 Mbps) e offrono ottime prestazioni Wi-Fi e gestione avanzata della rete.
Come Configurare il FRITZ!Box per TIM FTTC
- Collegare il router:
- Usa il cavo DSL in dotazione per collegare il FRITZ!Box alla presa telefonica.
- Accedere al router:
- Apri un browser e digita
http://fritz.box
per accedere all’interfaccia di configurazione.
- Apri un browser e digita
- Impostare i parametri TIM:
- Vai su Internet → Dati di accesso e inserisci:
- Connessione: DSL
- Modalità VDSL: Attiva
- VLAN ID: 835
- Vai su Internet → Dati di accesso e inserisci:
- Configurare VoIP (se hai la fonia TIM):
- Inserisci i dati VoIP forniti da TIM sotto Telefonia → Impostazioni di telefonia.
Dopo pochi minuti, il FRITZ!Box si connetterà alla rete TIM e potrai navigare con la tua connessione FTTC.
3. Vantaggi di Usare un Router Proprio con TIM
Sostituire il modem TIM con un FRITZ!Box offre diversi benefici:
✔ Migliore Copertura Wi-Fi: Il Wi-Fi del FRITZ!Box è più potente rispetto a molti modem forniti dagli operatori.
✔ Più Controllo sulla Rete: Con il software avanzato FRITZ!OS, puoi gestire il traffico, la sicurezza e la qualità della connessione.
✔ Aggiornamenti Costanti: I modem TIM ricevono aggiornamenti solo dall'operatore, mentre i FRITZ!Box ricevono aggiornamenti diretti dal produttore, garantendo sicurezza e nuove funzionalità.
✔ Funzioni Extra: Accesso remoto, VPN, rete ospiti avanzata, gestione dei dispositivi connessi e telefonia DECT integrata.
✔ Nessun Vincolo con TIM: Non devi pagare il modem in comodato d'uso e puoi cambiarlo liberamente.
4. E Se Passo a FTTH? Come Comportarmi?
Se un domani TIM porta la FTTH nella tua zona, puoi ancora utilizzare il tuo FRITZ!Box, ma con alcune modifiche:
✅ Serve un Modello con Porta WAN Ethernet
- Il FRITZ!Box 7590 e il 7530 hanno una porta WAN e sono compatibili con FTTH.
✅ Collegare il Router all’ONT
- L’ONT (Optical Network Terminal) è il dispositivo che TIM installa in casa per convertire la fibra ottica in segnale Ethernet.
- Devi collegare il cavo Ethernet dall’ONT alla porta WAN del FRITZ!Box.
✅ Cambiare la Configurazione
- Nel menu del router, vai su Internet → Dati di accesso e scegli WAN invece di DSL.
- VLAN ID per TIM FTTH: 835.
In pochi minuti, sarai online con la nuova connessione in fibra ottica senza bisogno di cambiare router.
Conclusioni
Utilizzare un FRITZ!Box con FTTC di TIM è una scelta eccellente per migliorare le prestazioni della rete domestica. Ti permette di avere un Wi-Fi più stabile, un controllo avanzato sulla rete e una maggiore libertà rispetto al modem dell’operatore.
Se un giorno decidi di passare a FTTH, non dovrai acquistare un nuovo router, ma solo riconfigurare il dispositivo per l’uso con la fibra pura.
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domenica 2 febbraio 2025
2024 – Lazio – Anagni – Museo della Cattedrale di Santa Maria e Cripta di San Magno
Nonostante la nostra indole mattiniera, ci svegliamo con calma, anche perché i due musei che vorremmo visitare ad Anagni non aprono prima delle 9, quindi non è necessario questa volta vedere l'alba. Il sole però non è ancora alto quando entriamo in paese, per questo motivo possiamo gustare con calma i primi suoni del borgo e girarci intorno senza fretta.
Le viuzze ci mostrano piccole testimonianze del passato con affreschi murali, tra cui un Cristo in trono tra i Santi Luca e Cataldo vescovo, attribuiti al Maestro della Cripta.
Il monumento più importante è sicuramente la Cattedrale di Santa Maria con l'ormai famosissima cripta; l'articolato complesso architettonico occupa gran parte dell'acropoli. Costruita in pieno Medioevo in stile romanico, poi modificata nel corso del tempo con altri stili, fu testimone, grazie alla vicinanza con Roma e alla sua importanza papale, di grandi eventi storici, come le due scomuniche inflitte ai due Federico, il Barbarossa e lo Stupor Mundi, o la canonizzazione di Santa Chiara.
Il Campanile
Per poter visitare la chiesa è necessario fare tutto il percorso museale, passando in vari ambienti, il primo dei quali risulta essere la Biblioteca capitolare, composta da una ricca collezione di oltre 1800 volumi, tra cui svariati incunaboli.
L'Annunciazione di Pietro Gagliardi
Il Paliotto di San Magno, un pannello in legno a argento con l'effige del santo, utilizzato ancora nel secolo scorso per decorare la fronte dell'altare della Cattedrale il giorno della festa patronale.
Il tour prosegue per la sala capitolare
Reliquiario della veste della Vergine
Gli ambienti successivi sono le sagrestie, realizzate nell'Ottocento, chiudendo un portico che si affacciava sul chiostro. Esse accolgono una serie di armadi a parete ancora oggi utilizzati e altre opere d'arte compresi quei manufatti raccolti in secoli di donazioni e di compravendite; sono qui ubicate, per esempio, le 14 tele ad olio della via Crucis realizzate dalla scuola napoletana nel Settecento così come il Tesoro antico della Cattedrale.
Attraverso un manoscritto medievale conosciamo perfettamente la donazione di Bonifacio VIII, sebbene alcuni oggetti preziosi non siano più nella collezione; sorte meno fortunata quella donata precedentemente dal papa Leone IV i cui pezzi non hanno più traccia fisica ma solo documentaria. Nonostante questo il museo offre una variegata esposizione di opere d'arte, tra cui quella di maggior prestigio risulta essere il cofanetto reliquiario di Thomas Becket, realizzato in smalti di Limoges.
Sulla fronte e sul coperchio sono rappresentati il martirio e la sepoltura di San Thomas Becket, l'arcivescovo di Canterbury assassinato nel 1170. Fa parte di una serie fortunata di oggetti con il medesimo soggetto che si possono trovare anche in altre zone d'Europa, a testimonianza di quale fama avessero raggiunto le gesta del santo che si opponeva al potere regale.
Il paliotto della beata Vergine e dei Santi
Proseguendo si giunge alla Cappella del Salvatore: "La tradizione vuole che la Cappella sia stata realizzata per volere dello stesso vescovo Pietro da Salerno al termine dei lavori di costruzione della Cattedrale e da lui consacrata al Salvatore e a san Benedetto. Essa servì sin da subito per le celebrazioni private del vescovo di Anagni e in un primo momento era connessa con la chiesa attraverso una scala che ne permetteva l’accesso direttamente dal presbiterio, come è evidente dalla tamponatura del muro meridionale".
L’altare risalirebbe agli anni della realizzazione della Cappella all’epoca del vescovo Pietro da Salerno; esso fu realizzato con marmi di recupero, forse provenienti dal complesso abbaziale di Villamagna. L’elemento di maggior pregio è il pilastrino destro, probabilmente databile al V secolo.
il crocifisso ligneo databile agli ultimi anni del XV secolo presenta una straordinaria attenzione al realismo anatomico, come si può notare dai dettagli della pelle e dalle vene; d’altra parte l’estrema magrezza del corpo di Cristo e il sangue che scende copioso dal costato sottolineano l’aspetto della sofferenza. La presenza di un meccanismo alla base della nuca del Cristo permetteva la fuoriuscita della lingua, enfatizzando ulteriormente l’aspetto patetico dell’opera. Sappiamo che questo crocifisso era usato per le processioni e probabilmente il meccanismo veniva messo in funzione proprio durante queste solenni occasioni, per impressionare i fedeli e renderli partecipi della Passione di Cristo.
L'icona del Salvatore di Anagni e i suoi sportelli dipinti, provenienti dalla chiesa di Sant'Andrea. La tavola centrale, in legno di castagno, accoglie la maestosa figura di Cristo seduto su un trono dorato mentre nelle due tavole laterali sono rappresentati San Magno e San Secondina.
Madonna col bambino e Rainaldo presbitero: realizzata nel 1325 da Lello de Urbe, importante pittore cavalliniano attivo tra Roma e Napoli, autore anche dell’affresco con San Pietro da Salerno tra sante presente nella Cripta di San Magno. Si tratta di una preziosa icona reliquiario che conserva le reliquie di San Tommaso d’Aquino, San Thomas Becket e San Pietro da Salerno.
Come se non ci fosse nient'altro da vedere, nel piano superiore è allestita anche una pinacoteca dove è possibile vedere dipinti e quadri di ispirazione ovviamente cattolica.
Santi anagnini accolti in Cielo dalla Vergine
La Vergine col bambino consegna il cingolo della castità a Simon Rojas di Francisco Preciado de la Vega
L'annunciazione di Pietro Gagliardi
Finalmente dopo questo percorso ad ostacoli - e vi dirò, non oso immaginare le facce degli stranieri - possiamo giungere, da una porta laterale, in cattedrale; prima della visita della Cripta ci sono ancora piccoli step che ti fanno nuovamente meravigliare.
Il percorso ci propone la Cappella Caetani, completata nel 1296 per volere di papa Bonifacio VIII, addossando un nuovo corpo di fabbrica alla navata sinistra della chiesa, allo scopo di accogliere le spoglie di alcuni personaggi legati alla figura del pontefice anagnino e per celebrare il duplice potere, temporale e spirituale, di Bonifacio e della sua discendenza familiare.
L’affresco che decora la porzione di parete inquadrata dal ciborio fu realizzato tra la fine del 1296 e il 1297, ma subì numerose ridipinture nei secoli seguenti. Al centro la Vergine è seduta su un trono con il Bambino benedicente; ai lati santo Stefano (a destra) e, forse, l’arcivescovo di Canterbury Thomas Becket (a sinistra) presentano due personaggi inginocchiati. Essi sono due esponenti importanti della famiglia Caetani: quello di destra è Roffredo II, il potentissimo conte di Caserta, fratello di Bonifacio VIII; quello di sinistra, che aveva in origine un cappello cardinalizio accanto alle ginocchia, era il cardinale Benedetto II Caetani. A causa degli infelici rifacimenti, attuati già prima del 1749 e ancora nel corso del XIX secolo, il cappello cardinalizio sparì dall’affresco e il cardinale venne trasformato in frate francescano, identificato come il beato Andrea Conti, zio materno di papa Bonifacio VIII. Anche se fortemente rimaneggiata, l’iscrizione dipinta sotto il trono della Vergine ci informa che nel primo sarcofago riposa il corpo di Pietro, vescovo di Todi, maestro di papa Bonifacio VIII; nel secondo sono le spoglie di Roffredo II Caetani; nel piedistallo sono contenute le ossa di Giacomo Caetani, che forse va identificato con il fratello del cardinale Benedetto II Caetani.
Sulle pareti della cappella sono visibili tracce di una antica decorazione ad affresco databile probabilmente agli stessi anni del ciborio. Questa decorazione si è preservata dalle ridipinture che la cappella subì grazie all’inserimento di un coro ligneo che l’aveva celata alla vista. Sulla volta è rappresentato un Cristo benedicente del XIX secolo.
È giunto il momento di scendere e raggiungere l'ambulacro, ambiente di passaggio tra l’Oratorio di San Thomas Becket e la Cripta di San Magno. Si tratta di un antico luogo dedicato alla sepoltura di personaggi illustri di Anagni, che potevano ambire a essere seppelliti sotto il pavimento della Cattedrale, in una tomba prossima al luogo sacro per eccellenza: la Cripta. La scala di accesso dalla navata sinistra fu aggiunta nel XVII secolo.
Si prosegue con l'oratorio di Thomas Becket, un antico mitreo del I-II sec. d.C., il più antico ambiente di tutto il complesso della Cattedrale di Anagni. Esso si presenta con le caratteristiche architettoniche originali e con la consueta copertura “a carena” (come se vedessimo una nave rovesciata).
Difficile far capire al lettore la bellezza del luogo, per questo motivo prendo in prestito alcune didascalie che forse riescono a far comprendere maggiormente la storia e la creazione di questo splendido luogo:
"La volta sull’altare accoglie una composizione con l’Agnello Mistico tra angeli e simboli degli Evangelisti e un’Ascensione di Cristo in mandorla sorretta da angeli. Sulla parete destra del presbiterio trovate una teoria di apostoli, mentre a sinistra ci sono quattro pannelli relativi alla vita e al martirio di san Thomas Becket. Le prime due scene sono di difficile interpretazione; la terza rappresenta il momento del martirio del santo. Quattro cavalieri irrompono nella cattedrale di Canterbury e uno dei fedeli di re Enrico sferra un fendente con una spada sulla testa dell’arcivescovo inginocchiato di fronte l’altare sotto lo sguardo di alcuni chierici. Nella quarta scena si intravede il primo miracolo compiuto dal santo.
Sulla volta della “navata” seguiamo le storie della Genesi, suddivise in quattro registri (fasce). Il ciclo comincia nel secondo registro da sinistra con la Creazione dell’Universo e la Separazione della Luce dalle Tenebre. Seguono: la Creazione di Adamo ed Eva, il Peccato Originale, il Rimprovero dei progenitori. Sul registro successivo, il secondo da destra: la Spada di Fuoco a guardia dell’Eden, la Cacciata dei Progenitori, il Lavoro dei Progenitori, il Sacrificio di Caino e Abele, l’Assassinio di Abele, Noè nell’Arca. Sul terzo registro, appena sotto il precedente: il Sacrificio di Abramo e Melchisedec ed episodi relativi all’incontro di Abramo con i tre angeli. Sul quarto registro, il primo da sinistra: episodi relativi al Sacrificio di Isacco e alla Primogenitura di Giacobbe.
Sulla parete sinistra si intravedono cinque episodi del Nuovo Testamento: l’Annunciazione, la Visitazione, la Natività, l’Adorazione dei Magi e la Presentazione al Tempio.
Sull’altro lato trovate una teoria di santi tra cui san Remigio, san Leonardo, san Benedetto e il gigante san Cristoforo, accanto all’antico ingresso dell’Oratorio.
In passato quest’ambiente fu utilizzato come cimitero per i canonici della Cattedrale. Quest’uso improprio ha alterato lo stato di conservazione delle pitture che risultano oggi compromesse e di difficile fruizione."
Io non ho più parole per descrivere questo complesso architettonico, considerando che ancora ci manca il pezzo forte, ovvero la Cripta di San Magno; io e Jack rimaniamo estasiati. Le foto ovviamente sono una piccola testimonianza di ciò che potremmo dire "Bellezza", ma come al solito queste non rendono merito fino in fondo. Unica pecca, a mio parere, è quella di non aver pensato ad una visita guidata, perché qui appare tutto già di per sé magnifico ma non oso immaginare sapendone anche le "storie" e le allegorie presenti.
Per quanto riguarda la Cripta, rimando direttamente al link del museo, con Cartina e spiegazione di ogni singolo elemento pittorico.
Gli affreschi si dividono in vari settori: vi sono elementi della Creazione, la zona dei Tetramorfi e la storia dei Santi, quella dei Miracoli di San Magno, quella delle Storie dell'Antico Testamento, dell'Apocalisse, delle storie di Santa Secondina e infine di San Magno
La Creazione
Il Cristo Pantocratore, benedicente alla greca, affiancato da quattro santi: da sinistra san Pietro apostolo, un santo (forse san Marco Evangelista), san Leonardo e infine san Giovanni Evangelista.
Nel catino absidale e nelle tre volte adiacenti è illustrata l’Apocalisse di Giovanni e l'Agnello mistico, con i sette corni, i sette occhi e il libro chiuso dai Sette Sigilli. Intorno a lui sono i quattro simboli degli Evangelisti, mentre al di sotto i ventiquattro Vegliardi lo venerano.
Nella volta centrale è il Cristo Giudice, rappresentato all’interno di una mandorla con i capelli e barba bianca, la spada che esce dalla bocca, due chiavi in una mano e sette stelle nell’altra, simbolo delle Sette Chiese d’Asia alle quali Giovanni indirizza il suo scritto.
Le volte invece raccontano le storia del Vecchio Testamento, con l'Arca di Noè come principale argomento.
Rimasti senza fiato possiamo uscire dalla Cripta, non a caso chiamata anch'essa, tra le altre, la Cappella Sistina del Medioevo. Vi è un'ultima parte museale, ovvero il Lapidario e la collezione archeologica dove sono conservate lapidi romane, paleocristiane, medievali e moderne. In particolare si segnala la presenza di pezzi dell’arredo liturgico fisso della Cattedrale carolingia del IX secolo e preziose lastre decorate con mosaici cosmateschi del XIII secolo.
Un visita impegnativa che ti trasporta direttamente in un altro tempo; non ci sono ovviamente dubbi sul fatto di consigliare questo sito a chiunque possa visitarlo. Certe volte non ci rendiamo conto davvero del patrimonio sotto i nostri occhi.