lunedì 9 settembre 2024

Madame Web (2024)


 Regia: S. J. Clarkson 
Anno: 2024
Titolo originale: Madame Web 
Voto e recensione: 4/10
Pagina di IMDB (4.0)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon
Segui gli aggiornamenti sul canale Vomito Ergo Rum di Telegram
 
Film:
Questo può rientrare in uno di quei casi di masochismo. Nonostante praticamente li stia guardando quasi tutti, i cinefumottosi panettoni glassosi della Marvel mi fanno abbastanza venire attacchi perpetui di noia. Di questo però tutti ne parlavano male, talmente male, che mi hanno caricato la curiosità. Scopro comunque, che pur essendo roba Marvel, fa parte dell'universo regalatoci da Sony, quello con Venom per capirsi. Comunque la trama è banale,ai limiti del fanciullesco e la lunga introduzione ai fatti è di una noia mortale Il peggio però sta nel proseguo con scene d'azione inconsistenti e poteri spiegati da cani. Neanche la trasformazione finale della protagonista in una cieca e chiaroveggente Muad Dib mi ha reso simpatica la protagonista. C'è da dire però una cosa onesta: non è assolutamente peggiore di tanti altri di questo genere. Quindi non è che non sia brutto, ma dovrebbero trattare gli altri con la stessa moneta.

Edizione: bluray
Versione semplice in amaray ma con cartolina all'interno. Traccia audio italiana in DTS HD MA ed i seguenti extra:
  • Future vision (7 minuti)
  • Casting the web (9 minuti)
  • Oracle of the page (5 minuti)
  • Gag reel (5 minuti)
  • Fight like a spider (6 minuti)
  • Easter eggs (4 minuti)
  • Scena eliminata (1 minuto)

2024 – Trentino – Castello di Stenico – Parco d’arte Lusan

 Ed infine la seconda parte del sabato con Funflus:

Terminata la rinfrescante uscita all'orrido di Ponte Alto, il pomeriggio offre spunti decisamente più storici e culturali; infatti decidiamo, dopo un bel pranzo dal paninaro lungo la strada, di visitare l'affascinante castello di Stenico con le sue collezioni.

Arroccato sul dosso che domina l’abitato di Stenico, il castello conserva ancora il suo aspetto imponente e massiccio di edificio fortificato. Al suo interno, l’eleganza degli ambienti e la raffinatezza di affreschi e sculture rivelano la destinazione a residenza estiva del principe vescovo di Trento.

La natura delle collezioni esposte a Castel Stenico riguarda prevalentemente oggetti legati all’arte applicata. ll maniero ospita nelle sale dipinti e oggetti di arti applicate provenienti dalle collezioni provinciali: una significativa testimonianza di creatività e perizia degli artisti e artigiani che lavorarono nel territorio trentino nel corso dei secoli.

Nella sala del Giudizio è presenta una collezione di campane dismesse dalle chiese del territorio:

Vasto e severo, illuminato solo attraverso una serie di feritoie, l’ambiente al pianterreno del Palazzo Nuovo era forse destinato all’amministrazione della giustizia del territorio, affidata al Capitano delle Giudicarie, il funzionario vescovile cui spettava anche il controllo militare e l’amministrazione economica della zona giudicariese. Sul fondo della sala un gradone sopraelevato poggiante direttamente sulla roccia, secondo la tradizione, ospitava i giudici.

Madonna con Bambino fra i Santi Lorenzo e Silvestro (tavola centrale) - Costantino imperatore e Silvestro papa (predella) di Jacopo Ligozzi, qui conservato per tutela.

Il castello è molto grande e si snoda in varie strutture collegate tra di loro a seconda del periodo storico in cui sono state aggiunte o modificate, quali Palazzo Vecchio e Palazzo Nuovo o casa vecchia e Palazzo Hinderbach fino alla torre di Bozone o alla splendida e affrescata cappella di San Martino.

Qui p possibile notare la loggia rinascimentale che collega il Palazzo Vecchio e quello Nuovo, in sostituzione di un camminamento di ronda e di una torretta, l’elegante e ariosa loggia rinascimentale contribuisce a infondere al castello l’aspetto di un’elegante residenza; lo stemma del principe vescovo Bernardo Cles, recante la data 1538, è scolpito sulla volta.

Come detto, innumerevoli sono gli ambienti che possiamo attraversare e che danno un'impronta caratteristica agli stessi; qui si respira lo scorrere del tempo. Troviamo varie sale, come quella dei Putti, o la cucina, o la sala dei medaglioni o del camino nero. Insomma, uno spaccato del tempo che fu, un periodo di grande ricchezza per i titolari del maniero e che gli arredi rimasti tutt'ora ci mostrano.

Al primo piano del palazzo hinderbachiano, l’elegante sala è decorata da un fregio pittorico – piena espressione della cultura rinascimentale – affrescato nella prima metà del Cinquecento con putti festanti, reggenti vessilli e cornucopie, e intercalati da vecchi sileni. Un curioso lampadario di tradizione tirolese, con una scultura montata su corna di cervo, completa l’arredo.

La denominazione della sala – ricavata nell’ampliamento all’ultimo piano dell’antica Casa Murata –  deriva dal fregio pittorico eseguito durante gli interventi cinquecenteschi voluti dal principe vescovo Bernardo Cles: personificazioni di Virtù e Arti liberali si affacciano attraverso oculi aperti in finte lastre marmoree, ornate da rami pendenti con foglie e frutti.

Un imponente camino in pregevole pietra nera di Ragoli caratterizza l’ampio salone all’ultimo piano del Palazzo Hinderbach. Le pareti sono decorate da un fregio pittorico commissionato nel Cinquecento dal vescovo Bernardo Cles: finti drappeggi ornati a grottesche e recanti le imprese clesiane si scostano per mostrare vivaci scene di battaglia. Dalle finestre si gode un vasto panorama sulla conca del Bleggio.

Nella Torre di Bozone, detta anche ’della Fame’ – probabilmente il mastio del castello, costruito in uno dei punti più elevati del dosso e inglobato in edifici successivi – è ricavata una prigione, buia e priva di aperture, il cui  accesso è garantito da una botola nel soffitto. Un’ulteriore prigione si trova in prossimità, come pure una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana.

Infine la cappella di San Martino realizzata su preesistenze altomedioevali databili all’VIII secolo, come testimoniano i resti di arredi lapidei, esposti in uno spazio vicino. Si tratta di due plutei (lastre di un recinto) e un frammento di arco, finemente scolpiti con motivi geometrici e vegetali, caratteristici dell’epoca.

Il sorprendente ciclo pittorico, dipinto agli inizi del Duecento e rinvenuto negli ultimi decenni del secolo scorso, è un significativo quanto raro esempio dell’arte romanica nella regione. Figure di santi, tratteggiati con un gusto popolareggiante, completano scene della vita di Gesù, sintesi dell’annuncio di salvezza, e una scena apocalittica.

Il momento artistico-storico è terminato e così ci attende il ritorno a Folgaria verso il ristornate del Forte Cherle, suggerito vivamente dal nostro nuovo amico Serafino. Stenico però vuole mostrare ancora qualcosa di sé; è la cascata del Rio Bianco, presso le falde delle Dolomiti del Brenta, proprio vicinissimo all'abitato.

Nonostante la distanza e il tempo trascorso tra natura e arte una piccola "chicca" ci fa sostare per l'ultima volta; nel tragitto finale infatti incontriamo il parco Lusan presso il comune di Vallelaghi. Questi è un parco d’arte contemporanea tematico immerso nella natura della Valle dei Laghi. Si pone l’obiettivo di fare conoscere i principali siti di interesse a carattere storico, culturale e naturalistico presenti nel territorio comunale di Vallelaghi, mediante installazioni artistiche realizzate con differenti materiali da artisti accuratamente selezionati, supportate da specifiche tabelle illustrative.
 
Le diverse opere d’arte, come delle riflessioni “d’autore”, diventano una sorta di storia. Vogliono essere un invito a scoprire e conoscere più a fondo il territorio della Valle dei Laghi con le sue preziose peculiarità, la cui morfologia è stata disegnata dal grande Ghiacciaio dell’Adige durante l’ultimo periodo glaciale.

Le pecore curiose di Marco Baj

L’opera è dedicata ai massi erratici presenti in zona, nello specifico al “Sass Gris”. Le pecore, osservando il masso dinnanzi a loro, ripercorrono il suo percorso. Fantasticando “infinite” storie concentrano tutta l’attenzione su di esso. Si apre in questo modo un dialogo “invisibile” che porta il visitatore ad avere diversi pensieri, finalizzati a porsi delle domande e a riflettere sulla natura e sulla provenienza del masso stesso.

Lassù di Paolo Moro

L’opera è dedicata alla Paganella. L’opera, stilizzata, rappresenta con eleganza e leggerezza l’altezza delle montagne, la loro verticalità ed il senso si libertà che si prova quando si è sulla vetta. Allo stesso tempo rappresenta l’infinita bellezza che è possibile scorgere quando si è sopra di loro, come sospesi, intenti nel percorrere una via attrezzata o un ponte tibetano, secondo un senso di equilibrio che rimanda al nostro rapporto con il mondo della natura.

Energia di Mario Piral

L’opera è dedicata alla centrale idroelettrica di Santa Massenza. L’opera, avente le sembianze di una moderna turbina, rappresenta la forza motrice dell’acqua, una forza dinamica rotante governata da una musa immaginaria. L’acqua, per via della sua natura, può memorizzare e assorbire diverse forme di energia presenti sulla terra; è in grado di dissetare i corpi dell’uomo, lavare, purificare, fecondare i campi e guarire le ferite dell’anima. Per questi motivi è stata spesso venerata e in numerose culture e mitologie antiche si hanno notizie di divinità ad essa legata.

1980 i "Pisetta" di Giovanni Bailoni

L’opera è dedicata alla via ferrata Pisetta. L’opera, attraverso materiali che raccontano di passato e di presente, rappresenta i due fratelli Pisetta che, nel 1980, decisero di aprire una via attrezzata sul Piccolo Dain. Uno indica verso l’alto immaginando l’ardita via, l’altro osserva e… già la vede.

Origine glaciale di Federico Seppi

L’opera è dedicata ai pozzi glaciali di Vezzano. L’opera rappresenta l’azione lenta e incessante della natura, che imprime con forza le proprie energie sulla materia e ha saputo lasciare chiari segnali in ricordo delle ere geologiche passate. Il masso porfirico è diviso in due, la parte più grande, leggermente inclinata, con la superficie scolpita, vuole rappresentare il movimento del ghiacciaio; l’altra, più piccola, mostrala conseguente azione erosiva e ricorda le forme dei pozzi glaciali.

Riflessi nell'acqua di Ionel Alexandrescu

L’opera è dedicata ai laghi presenti in zona (Lago Santo, Lago di Lamar, Lago di Terlago, Lago di Santa Massenza). L’opera, alleggerita dal peso della materia, richiama le acque cristalline dei laghi presenti in zona, con la possibilità di rispecchiarsi al loro interno. La scultura, composta da giochi di volume principalmente orizzontali, in un contrasto armonioso tra pieni e vuoti, è fuori dall’anatomia artistica più classica; tutto il corpo della figura umana si sta muovendo nell’energia dell’acqua che rappresenta la vita.

Abisso "percorso interiore" di Paolo Vivian

L’opera è dedicata all’Abisso di Lamar. L’opera porta alla luce quanto è fruibile solo ad esperti speleologi, dando forma artistica ad un elemento naturale. L’elemento in acciaio inox posto alla sommità rappresenta un cristallo di ghiaccio, ovvero l’acqua da cui le “spaccature” naturali hanno avuto origine. L’abisso scavato nella roccia diventa anche uno specchio del nostro essere interiore più profondo e vero, del nostro codice dell’anima, come scrive James Hillman, della nostra natura che, attraverso l’istinto puro, ci guida nella realizzazione di noi stessi. Il taglio verticale che lo percorre, anche con violenza, è il condizionamento che con l’educazione, ma ancora di più con le imposizioni autoritarie che possono essere date, snatura il nostro essere creando false espressioni di noi stessi.

Spirito del Bondone di Matteo Cecchinato

L’opera è dedicata al Monte Bondone. L’opera rappresenta una creatura stilizzata le cui forme simboleggiano diversi aspetti del gruppo montuoso da cui prende il nome. Le tre “teste” riproducono le tre cime del Bondone, mentre gli intrecci complessi e la struttura sono state ispirate dai numerosi sentieri presenti, dalle rocce e dalle pareti scoscese. Ogni montagna porta con sé una moltitudine di storie e di leggende, quasi fosse un nume tutelare, un essere che può essere pacifico e svettare guardando verso il cielo o incombere sulla vita degli uomini che gli sono ai piedi.

Il sabato è davvero finito ora.

2024 – Trentino – Maso Guez – Orrido di Ponte Alto

 Altro capitolo dell'ultima gitarella in Trentino, rubato a Funflus, sulla prima parte del sabato.
 

Il sabato mattina inizia alla grande grazie al coupon, regalatomi da Ricca e Vale, che ci permette di conoscere le attività e, se così possiamo dire, la vita e la storia personale di Serafino, titolare insieme a suo figlio del Maso Guez e in particolare di una serie di amorevoli caprette che ci seguono ad ogni passo. Le vicende narrate dal pastore, che in realtà avrebbe voluto sfatare ogni stereotipo riguardo i sardi, trasudano emozioni a non finire e si intuisce quanto ci tenga alla sua nuova dimora, che lo ha accolto anni fa e non lo ha più lasciato andare. Il tragitto permette di poter scoprire, seppur in piccolo, il lavoro genuino dietro ai prodotti che poi vengono direttamente nelle nostre tavole quali in particolare il formaggio di capra (venduto sottobanco al Conad e per questo licenziato).

Il giro per i boschi della durata all'incirca di due ore non comporta però il silenzio; aneddoti, imprecazioni, leggende metropolitane ci accompagnano per tutta la transumanza. E visto che si è fatto l'idea che siamo turisti che vengono da lontano, i racconti si impreziosiscono di vere e proprie "infamate" verso i politici locali, di "segreti" del luogo e così via; nel momento in cui viene fuori la verità, ovvero che sono un docente che abita a Folgaria, si crea una sorte di patto ancestrale; "ciò che è stato detto al Maso Guez, rimane al Maso Guez". Felice di questa esperienza, dopo aver visto bere un vino casereccio dal solito bicchiere sia una capretta sia lo stesso padrone, con il sorriso tra le labbra possiamo ritenerci soddisfatti e siamo pronti nuovamente per discendere e concentrarci sulla seconda tappa della giornata, l'orrido di Ponte Alto a Trento.

L'orrido è un'attrazione naturalistica - ingegneristica molto conosciuta; una guida ci accompagna in tutta l'estensione del sito illustrandoci per filo e per segno tutte le caratteristiche del sito e le varie misure adottate dall'uomo affinché il torrente Fersina non esondasse e provocasse danni ai borghi e all'intera città.

Il ponte da cui deriva il nome dell'orrido.

Si possono notare grazie ad un percorso che scende in profondità tutte quelle strutture, in particolar modo "serre", che fin dal XVI secolo sono state costruite per tentare di eliminare l'accumulo di detriti, spesso con scarsi risultati. L’aspetto attuale è dato dall'ennesima ricostruzione della serra realizzata dall’Amministrazione dell’Impero austroungarico nell’ambito di un piano anti-alluvioni che interessò i principali affluenti dell’Adige. Essa è costruita con grossi conci squadrati in pietra sebbene in realtà sia interrata per circa i 2/3 della sua altezza totale nei sedimenti alluvionali che nel frattempo si sono accumulati per lo sbarramento della Serra Madruzza, costruita in quegli anni circa 80 m a valle di Ponte Alto.


Quest’ultima supera i 40 m di altezza e è costruita con giganteschi blocchi squadrati di pietra locale. Attraverso una scaletta a chiocciola scavata nella roccia del versante destro, si può accedere ad un “balcone” sotto il piano di deflusso del torrente, trovandosi come all’interno di una cascata.

Dopo esserci bagnati a dovere, si conclude anche questa visita guidata e ritornando sui propri passi, risalendo il torrente, torniamo all'inizio della terrazza. Unica pecca di questo giro il fatto che fossimo veramente in tanti turisti, tra cui molti stranieri (per questo motivo la guida doveva suddividere gli interventi in italiano e in inglese), che forse hanno reso molto più confusionario un luogo che era necessario invece ascoltare nel silenzio.

domenica 8 settembre 2024

Mosaico di Andreina e Lucignano

 
Dopo la notte brava di ieri ci voleva un po' di riposo ed ho approfittato per dormire almeno fino alle otto. Visto anche gli allarmi da allerta meteo, le escursioni cancellate per la pioggia mai arrivata e l'estrema fiducia nella categoria dei meteorologi, unica categoria al mondo che sbaglia in continuazione e continua a lavorare, ci si dedica alla classica gitarella fuori porta. In zona aretina ovviamente. Amanti dell'arte, scopriamo che a Indicatore, che credo sia una frazione di Arezzo o comunque una ex stazione merci, con quattro case in croce, esiste un'opera grandissima e bellissima: il Mosaico di Andreina. Dovrebbe essere il più grande d'Europa e si sviluppa all'esterno, ma anche anche all'interno della chiesa dello Spirito Santo. Bello anche parlare con il parroco che prima della messa mi ha raccontato un po' dell'evoluzione di questo progetto che va avanti dal 97 come una sorta di ristrutturazione e riqualificazione della struttura religiosa e che dal 2009 ha visto l'ingresso dell'artista Andreina Giorgia Carpenito oltre che di tanti altri volontari. La giornata prosegue, portandoci invece che nella probabilmente più affollata e scontata Arezzo, a Lucignano, parte del circuito dei Borghi più Belli d'Italia, in cui tra piccoli vicoli, chiese e mura medievali non cade neanche una goccia d'acqua e ci godiamo la giornata.

sabato 7 settembre 2024

Valdarno e degustazione

 
Questa con il mitico Oliviero, amico e guida, non era da perdere. Soprattutto se non ci vediamo da tanto tempo e con lui anche tanti volti noti della combriccola di Vagamondo. Essendo però un'escursione pomeridiana e serale mi anticipo la mattina per dare uno sguardo al piccolo borgo (BBI) di Loro Ciuffenna con il suo mulino che è il più antico ad acqua di tutta la Toscana ancora funzionante. Un record niente male visto il buono stato in cui si trova pur avendo un migliaio di anni. Mentre l'acqua scorre e va sotto i ponti (da qui passa anche il noto Cammino della Setteponti, grazie anche all'incessante lavoro di Nicoletta, moglie di Oliviero per l'appunto), noi pensiamo al vino che scorrerà stasera sui tavoli. Trekking semplice tra le vigne del Valdarno con racconti ed aneddoti riguardanti la storia millenaria della viticoltura. Ci addentriamo tra i colli dominati dalla torre di Galatrona, compresa tra Mercatale Valdarno, Bucine e Caposelvi, dove Bacco sembra stare di casa. Una terra che anche la famiglia Medici conosceva bene perchè sulle loro tavole non mancavano i trebbiani e i vermigli che i bellissimi vigneti di questa zona producevano. Giunti presso l’azienda agricola Mannucci Droandi andiamo a conoscere la particolare collezione di vitigni autoctoni toscani, e poi una speciale degustazione di vini in cantina e all’aperto sotto la loggia. In alto i calici, ancora una volta un cammino diVino.

Album fotografico Trekking Valdarno 

venerdì 6 settembre 2024

2024 – Trentino – San Michele all’Adige – Mezzocorona

 Con mio grande disappunto, Funflus è stato lentissimo questa volta, nascondendosi dietro la barriera dei "motivi personali" che invece stanno a nascondere una lentezza disarmante. Son passati mesi visto che era aprile quando sono andato a trovarlo per l'ultima volta in Trentino.

Dopo aver superato ma non completamente digerito le vicissitudini dei due mesi precedenti, la perseveranza e la dimostrazione di aver fatto un buon lavoro nelle varie classi mi permettono nuovamente, come un calciatore famoso e affermato, di strappare un nuovo contratto al Buonarroti di Trento; pertanto, dopo aver riposato la mente un paio di settimane a Piombino (e in precedenza aver oltrepassato lo scoglio dello scritto del concorso) sono di nuovo in viaggio per il Trentino, questa volta in compagnia di Jack. Non considerando il lungo viaggio che ci conduce nelle terre nordiche e la stanchezza che ne potrebbe conseguire, decidiamo di sfruttare il venerdì pomeriggio utilizzando una "magic Box" (o come si chiama) per una fantastica degustazione alla cantina Bellaveder, nei pressi di San Michele all'Adige.



Il tour, oltre una degustazione di prodotti tipici e di vini locali, è interessante anche per capire le varie fasi della produzione e dello stoccaggio. Non ci rendiamo conto, infatti, di come alcune aziende del territorio siano in realtà tanto innovatrici quanto ancorate alla tradizione; un mix che spesso è il marchio di fabbrica vincente dell'Italia.




Al contrario dell'acqua, di cui sono un grande sommelier, non sono molto avvezzo a riconoscere e comprendere le varie caratteristiche del vino; per intenderci è già tanto se bendato trovo le differenze tra una bianco e un rosso. Nonostante questo la degustazione va molto spedita, forse anche troppo, e riesco a concepire tra i vari vini assaporati, quale potesse essere di maggiore gradimento. Ah la Tauromachia!

Da ricordare in ordine di assaggio: Muller Thurgau, San Lorenz Pinot Nero - Gewurz Traminer, Mas Picol Teroldego e il classico Trentodoc.


Terminata la visita e tradotto in italiano le richieste di una coppia di francesi, è giunto il momento di smaltire ciò che abbiamo ingurgitato e completare il giro prefissato con una piccola passeggiata allo skywalk di Mezzocorona e con nostra sorpresa anche del ponte sospeso nelle vicinanze. Dopo aver raggiunto il parcheggio e utilizzato la funivia, siamo pronti per la nostra piccola passeggiata montana.




Non è sicuramente un luogo adatto a chi soffre di vertigini, ma l'aria fresca riscaldata dal sole pomeridiano rende questo luogo imperdibile. E' inoltre possibile, prima di arrivare al ponte tibetano, perdersi nell'altopiano dove sussistono ancora piccole abitazioni, appartamenti utilizzati nella stagione invernale ma anche in quella estiva. Insomma, un vero e proprio locus amoenus.




Il ponte sospeso; attenzione ai deboli di cuore.





Felici dell'attraversamento e della giornata siamo pronti a ridiscendere; l'ultima attrazione della giornata è la chiesa di Santa Maria Assunta con la sua caratteristica cupola stile moresco, o almeno a me pare così.



L'interno semplice e lineare.



La giornata ormai è terminata, ritorniamo a Folgaria per un meritato riposo.