venerdì 31 maggio 2013

Ghost In The Shell (1995)


Regia: Mamoru Oshii
Anno: 1995
Titolo originale: Kōkaku Kidōtai (攻殻機動隊)
Voto: 8/10
Pagina di IMDB (7.8)
Pagina di I Check Movie
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Non intendo certo abusare della parola capolavoro, ma come per Akira è impossibile non restare affascinati da questo genere di produzioni. Ed Anzi, GITS riesce pure a superarlo sotto l'aspetto della chiarezza. Abbiamo uno dei primi esempi di di fusione tra computer grafica ed animazione disegnata, ma al di là della bellezza delle tavole sono i concetti prettamente cyberpunk che mi fanno sbavare. Prendete Blade Runner e collocatelo qualche anno prima di Matrix e rileggeteci autori di fantascienza come Stross, Vinge o Stephenson . Se tutto questo vi stuzzica, guardare un anime del genere è da capogiro. Siamo nel (solito?) futuro, un po' alla Gibson e alla Sterling (scusate le citazioni, ma qui si prende e si dà come non mai), in cui macchina e uomo si fondono, le intelligenze artificiali sono coscienti e pensanti, e gli essere umani sono un mix di circuiti ed impianti di potenziamento. In questo contesto una storia di spie, di agenzie, di intrighi. Chi ne mastica un po', resta attaccato allo schermo senza speranza di uscirne, con la voglia anzi di fondersi alla cultura transumanistica che aleggia nell'aria. Il ghost visto come anima e carattere di un essere vivente, lo shell come guscio esterno che lo racchiude. Ma anche come fenomeno di hacking estremo che non riguarda soltanto il mondo dei computer quanto quello del DNA e delle nostre menti. Dovete guardarlo: è un ordine categorico, un input che non lascia spazio ad altre alternative.
Il cofanetto dell'Absolute Edition è composto da tre dischi bluray. Il primo contiene la versione originale del 1995, con una buona resa video, che in un primo momento sembra eccelsa, poi se guardiamo il secondo disco ci rifacciamo gli occhi. Comunque sempre qui abbiamo la possibilità di scegliere il doppiaggio originale (penoso con il "maestro dei pupazzi") o quello nuovo (con il "marionettista"). Senza dubbio la seconda scelta è quella vincente. Di extra abbiamo solo trailer. Ma nella custodia è contenuto un libretto, con una seria indimenticabile ed importante di approfondimenti. Un libretto simile, ma con extra e copertina differente, è contenuto nel secondo disco, il quale presenta Ghost In The Shell 2.0, che attenzione non è il sequel, ma la versione rifatta e ridigitalizzata nel 2008. Boia, questa graficamente è una paio di spanne sopra l'originale. Pulito, elegante, avvolgente più che mai. E l'audio è uno strepitoso DTS HD Master Audio. Oltre che i trailer ed una parte interattiva abbiamo un making of da quindici minuti. Il terzo disco, denominato Privilege Disc, è dedicato agli extra: trailer, D-trailer e due documentari: il primo dedicato a GITS del 1995 (Production Report) da 25 minuti, il secondo dedicato al 2.0 del 2008 (Reborn) di 42 minuti.
Vi manca? Prendetelo.

giovedì 30 maggio 2013

Django Unchained (2012)


Anno: 2012
Titolo originale: Django Unchained
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.5)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon

Il buon vecchio Quentin Tarantino non sbaglia un colpo. Lo si sapeva, anche se il film fosse stato pessimo, strutturato male, con attori penosi, non sarebbe stato un fiasco. Magari successivamente lo avremmo ricordato poco e citato il minimo indispensabile, ma sul momento ci saremmo leccati i baffi. Invece, e lo dico sinceramente, ecco un altro grande successo sotto molti punti di vista. Certo, secondo me non è al pari di determinati lavori che hanno teletrasportato Tarantino nell'Olimpo dei registi, ma questo è dovuto alla reinvenzione dello spaghetti western in salsa decisamente pulp. Già il fatto di averci voluto provare non è da tutti: riuscirci in modo sublime è da veramente pochi, e creare un film di questo genere, mettendoci il proprio zampino (un esempio stupido sono gli occhiali da solo di Foxx) è da uno solo. Lui. Forse troppo autocelebrativo in altre circostanze, ma qui se celebra qualcosa non è certo se stesso quanto piuttosto tutto il mondo dello spaghetti western. Però più che altro è una storia d'amore, forte, speranzosa, platonica in certi momenti ed assai spietata e sanguinaria. Proprio nel pieno del suo stile, inserendoci anche una punta di vendetta. E non lasciamo ingannare dall'azione, dalle sparatorie, dal mattatoio dell'ultima ora di pellicola e pure dalla pittoresca esplosione: i dialoghi restano un punto centrale su cui focalizzarsi. Dialoghi peraltro, più mirati e meno iperbolici del solito che da una parte risultano meno esaltanti, ma dall'altra introducono alla perfezione il tema velato del film: le condizioni dei neri e lo schiavismo. Non sto neanche a disturbarmi (e disturbarvi) parlando in maniera troppo impegnativa del film: se lo avete visto sapete cosa funziona, se non lo avete visto correte su Amazon e prendetevi il bluray. E guardate solo un piccolo dettaglio: i denti dei protagonisti. Già da lì capirete che si tratta di un gran film. Per costumi, scenografia e fotografia non c'erano veramente dubbi di alcuna sorta e per quanto riguarda la colonna sonora ne abbiamo una scritta appositamente per le avventure di Django con un mix di musica ed interpreti moderni e decisamente vari. Il bluray in questione (ci sarebbe stata anche la versione in edizione limitata con colonna sonora e fumetto, ma quando era in pre ordine veniva sui 35 euro, adesso addirittura 100) è buono dal punto di vista video (per forza) ed audio (Dolby HD TrueMaster anche per l'italiano), ma scarsino per i contenuti speciali, che restano interessanti ma troppo spinti dal punto di vista commerciale.

- Reinventare lo Spaghetti Western: i cavalli e gli stunt (14 minuti)
- I costumi di Sharen Davis (12 minuti)
- In ricordo di J. Michael Riva, la scenografia (13 minuti)
- 20 anni di cinema di Tarantino (pubblicità)
- Colonna sonora (pubblicità).

mercoledì 29 maggio 2013

Men In Black II (2002)


Regia: Barry Sonnenfeld
Anno: 2002
Titolo originale: Men In Black II
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (5.9)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon (Special Limited Edition)

Se avevano poca voglia loro di girarlo e recitarlo, figuriamoci io di guardarlo. Lo avevo dribblato agilmente quando uscì, ma preso il cofanetto ecco che mi son dedicato al sequel di MIB. Se il primo era originale e divertente, questo punta solo sugli effetti speciali (neanche poi che siano stratosferici, tutta computer grafica ben visibile) e sulla spinta di inerzia dovuta al primo capitolo. Inizia in maniera blanda, che fatica a carburare: manca Tommy Lee Jones. Purtroppo quando arriva continui a sentire la sua mancanza. C'è quindi veramente qualcosa che non va. Allora ti concentri sulla trama, ma questa è scopiazzata dalla precedente. Invece della pallina sul collare di un gatto, si cerca una non meglio definita luce. Poi siamo alle solite, con battutine imbarazzanti e ridicole volte ad ingraziarsi un pubblico giovane, ma anche di pochissime pretese. Ok se lo dovessi giudicare solo per la prova generale dedicata agli effetti speciali, potrei anche applaudire. Anzi limitarmi ad un cenno positivo, poichè come già detto ci sono, si vedono, sono ovunque (più degli alieni stessi), ma se cinque anni prima avevano creato qualcosa di travolgente, qui siamo solo in accademia. Tanti soldi per una cosa sensazionale, ma non al top. Un po' come se la Juve puntasse al terzo posto invece che al Campionato.Troppa commedia, troppi effetti, e poca spina dorsale. In pratica è il primo riproposto in altra salsa. Sciocca e con pomodori acerbi.
Gli extra presenti nel bluray (nulla da dire su qualità audio e video, tutto nella norma) sono i seguenti, con la durata in minuti tra parentesi:

- Commento interattivo
- Finale alternativo (2)
- Papere (5)
- Il doppiaggio (9)
- Le scenografie (10)
- Rick Baker il creatore di alieni (11)
- I suoni stellari (8)
- Sinfonie cosmiche (13)
- Guida intergalattica alla commedia (6)
- Documentari speciali sulle creature (26)
- Animatic di Serleena (2)
- Decostruzione scene (interattivo) (8)
- Black suits comin' (5)

Provato il nuovo Google Maps

Ho finalmente ricevuto l'invito per provare il nuovo Google Maps. Quindi subito a provarlo, per vedere un po' come è. Si inizia con un mini tour, che volendo può essere skippato, ma volevo vedere le novità introdotte. I cambiamenti infatti non sono pochi ed abbiamo una nuova interfaccia soprattutto per quanto riguarda il sistema di ricerca, i cui risultati vengono impressi direttamente sulla mappa e poi selezionabili per maggiori informazioni uno ad uno. La barra laterale, che toglieva non poco spazio è sparita, ed abbiamo un menù grafico in quella inferiore, da cui poter scegliere il tipo di visualizzazione, le foto (numerose anche le photo sphere a 360°), i video e così via della zona che ci interessa. Comunque questi elementi sono integrati anche nelle schede dei luoghi che cerchiamo e che adesso visualizziamo direttamente ed in tempo reale sulla cartina. Un'altra cosa molto interessante è il cambio di prospettiva mentre zoomiamo e ci avviciniamo al punto di interesse: inclinando la mappa con il mouse ecco una panoramica con gli edifici in 3D. Non in tutto il mondo ovviamente: per non restare delusi, visitiamo le città degli Stati Uniti per andare sul sicuro. Il faro di Piazza Bovio, lo vediamo normale. Unica pecca finora trovata nel servizio è che mi risulta leggermente più lento rispetto al precedente il passaggio ed il caricamento delle immagini da mappa normale a quella satellitare. Per il resto è sensazionale e speriamo che che tutte le nuove features siano presto disponibili per ogni luogo.

martedì 28 maggio 2013

Charles Stross - Palinsesto


Autore: Charles Stross
Anno: 2009
Titolo originale: Palimpsest
Pagine: 128
Voto: 4/5
Pagina di Anobii
Acquista su Amazon (brossura o ebook)

Trama del libro e quarta di copertina:

In un futuro non determinato, la fantomatica Stasis, un'agenzia segreta che opera attraverso il tempo, si è assunta il compito preservare la specie umana fra gli infiniti spazio-tempo che si susseguono. Il processo di ripopolamento della Terra, che viene definito Nuova Semina, consiste nel clonare ogni volta gli umani, invece di consentire un'evoluzione esterna al sistema solare, verso nuovi mondi e uomini evoluti.
Però, quando c'è di mezzo lo spazio-tempo, una simile operazione presenta molti rischi.
Così, Pierce, il protagonista della vicenda, durante una missione, scopre che esiste un intero esercito di suoi cloni pronti a difenderlo se si dissocia dalla Stasis e aderisce all'Opposizione che vuole ricostituire un ordine naturale delle cose.
L'Opposizione ha infatti trovato il modo di colonizzare il resto dello spazio, centinaia di mondi, invece di limitarsi a usare la Terra come un'astronave, la cui storia viene continuamente riscritta dalla Stasis, al cui comando sta da sempre la stessa casta che ricicla la storia e impedisce sviluppi esterni che diventerebbero incontrollabili. 

Commento personale e recensione:

 I paradossi temporali affascinano tutti. Tornare indietro nel tempo e dover uccidere il proprio nonno quando è ancora giovane. O tornare indietro di alcuni secondi ed uccidere se stessi. Queste alcune prove che accendono la perpetua luce della curiosità che si scatena dentro di me. Un romanzo breve, ma decisamente complesso per una fantascienza che lascia ampi margini di studio ed approfondimento. Stross ci sa fare alla grande, e non si blocca di fronte alla sfida di raccontare storie parallele o intrecciate che possono durare milioni, miliardi anni. Verso l'infinito temporale che può essere archiviato, studiato e riscritto. Immensi database di storia e non storia perennemente in mutamento. A mio modesto avviso però una cosa del genere non si presta per il romanzo breve: ci voleva qualcosa di più epico, perchè resti con l'amaro in bocca, vorresti saperne di più e pretendi una saga o quantomeno qualcosa di epocale. Con abilità riesce ad ogni modo e non far scendere mai l'attenzione ed a inserire il colpo di scena nell'ultima parte. Già perchè ovunque ci sia una Stasi (non Stasis) ci sarà sempre un'opposizione. Non è semplice per chi è non abituato a questo tipo di fantascienza o a questo autore in particolare (avevo già letto "Accelerando" che resta comunque inferiore a Palinsesto data la sua osticità) ma può essere un buono spunto di riflessione per il tema trattato.

La Casa (1981)


Regia: Sam Raimi
Anno: 1981
Titolo originale: The Evil Dead
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.6)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon

Lo ho visto per la prima volta ieri, conscio del fatto che si tratta di un film di anni ed anni fa, tirato su con un budget low cost, attori che definire professionisti è veramente un azzardo e con un regista di soli ventun anni. Nonostante questo resta abbastanza peso, in pieno stile splatter con scene forti e molto sangue. Di sicuro oggi non fa paura, nonostante la tensione ben dichiarata in molte scene. Certo è che se lo avessi visto oltre venti anni fa, ne sarei rimasto scosso. Gli effetti speciali, i costumi e l'ambientazione sono sì un po' arrangiati, ma niente di troppo casereccio. Diciamo la verità: c'è chi oggi riesce a fare veramente peggio. E non di poco. Forse le maschere ed i fiotti di sangue (alcuni bianchi che paiono censurati) non saranno realistici e con loro neanche le espressioni da bamboccione di Campbell, ma il contesto generale è studiato appositamente per creare suspense e far salire l'adrenalina il più possibile. Ogni azzardo che si vive dietro le porte, dietro le tende, negli spazi angusti e scuri, la camera che tremolante insegue i protagonisti ed i repentini cambi d'immagine nei momenti più di disagio. Ecco tutto questo fa dimenticare che si possa trattare di una pellicola di serie B e si capisce molto bene come si potuto divenire oggetti di culto tra gli appassionati del settore. I personaggi si comportano come marionette per seguire una trama volta più allo splatter che all'horror puro trovandosi in situazioni spesso stupide, ma atte a vederli colpiti, squartati, amalgamati in un connubio di sangue e organi straziati. Infatti è proprio qui, più che ne costumi e che nella shakeycam (una steadycam modificata ed inventata da Raimi) il punto di forza: riuscire ad allagare il film di un rosso sangue violento ed alle volte fine a se stesso. Difficile definirlo oggi un capolavoro, ma sicuramente non è da sottovalutare: da giudicare come un grottesco e macabro film horror.

lunedì 27 maggio 2013

Akira (1988)


Regia:  Katsuhiro Ōtomo
Anno: 1988
Titolo originale: Akira (アキラ)
Voto: 8/10
Pagina di IMDB (7.9)
Pagina di I Check Movies
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Akira è un capolavoro di animazione assoluto. Ebbi modo di guardarlo al liceo, quindi ero già grandicello, ma avevo un certo senso di disagio dettato dalla chiarezza con cui venivano trattati molti temi a me sempre stati cari. Il futuro quasi distopico, la devastazione apocalittica, una fantascienza avventurosa che vede come protagonisti dei ragazzini. Adesso la sensazione di disagio dovrebbe esserci in coloro che ancora non lo hanno visto, perché rimettersi sul divano oltre quindici anni dopo dalla mia prima visione, ha fatto sì che riuscissi ad apprezzarlo ancora di più. E lo dice uno che non è affatto un fissato degli anime giapponesi e che non ha neanche letto il manga da cui è tratto. Però, l'aspetto ribelle che si respira fin da subito, gli scontri (non solo fisici) tra esercito e manifestanti, i disagi che la classe politica fa incombere sul popolo, sono solo alcuni elementi che ti tengono incollato allo schermo e ti fanno subito capire quanto sia colossale questa pellicola. Tutto il resto, riuscito o meno, piacevole o meno, sono contesti e cornici di qualcosa che è già vincente. La guerriglia urbana tra i dimostranti e le forze dell'ordine, è solo uno dei tanti sfondi su cui si svolgono le vite di Kaneda e Tetsuo: delinquentelli frutto di una società ormai fin troppo malata e disperata. In Akira si va comunque oltre alla trama, sarebbe un peccato spoilerare troppo, avendo un film d'animazione che potrebbe farci sbavare. Oggi siamo abituati a tantissimo altro e tantissimo in più. Ma guardare oggi Akira (tra l'altro dovrebbe uscire tra poco nei cinema per il suo anniversario) ti permette di apprezzarlo allo stesso modo di venticinque anni fa. La bellezza delle tavole grafiche, del loro utilizzo per dipingere la storia, resta immutato nel tempo. Ogni sequenza risulta esaltante e gli effetti grafici applicati ai disegni non invidiano niente ad un lavoro più moderno. Anzi, neanche riuscirei ad immaginarmi un Akira costruito in altro modo. Ed il punto di forza sta in questi due elementi: i temi trattati, lasciati crescere da soli, e la struttura tecnica con cui vengono presentati. La storia in sé è forse troppo semplicistica e standard, ma si riesce a far leva su aspetti talmente interessanti che possiamo chiudere un occhio una volta tanto. Se per arrivare dal punto A al B impieghi troppo tempo, inciampando in un numero imprecisato di deviazioni, qualcosa non va alla perfezione. Avrei voluto e preferito maggiori focus sui personaggi secondari (?) o sullo stesso Akira piuttosto che lunghe sequenze di esplosioni, combattimenti, mutazioni. Quindi Akira fa scuola dal punto di vista tecnico (ma non troppo da quello della trama), tracciando la strada per un'animazione che nel 1988 necessitava di una svolta di questa portata con fotografie e scene spettacolari. Violenza ed ambientazioni cupe (ma colorate dai neon) fanno inoltre da trampolino di lancio per numerosi videogame che prenderanno piede negli anni novanta. A mio modesto (e forse unico) avviso ciò che è un po' più debole in tutto il contesto è la colonna sonora, che non mi appaga pienamente, soprattutto nelle scene di maggior rilievo. La considero quindi sottotono rispetto alla qualità video con cui l'epico anime si presenta al mondo. Ma nel complesso resta davvero un capolavoro d animazione, con alcuni distinguo per lo svolgersi della trama. Otto su dieci non glielo toglie nessuno.

sabato 25 maggio 2013

I Più Grandi Di Tutti (2011)


Regia: Carlo Virzì
Anno: 2011
Titolo originale: I Più Grandi Di Tutti
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.2)
Pagina di I Check Movies

Se non ci fosse stato il dialetto livornese, avrebbe reso parecchio meno. Perchè i vari il budello di tu mà, puppa, boia deh, sono parte integrante di tutta la pellicola. Risulterebbe simpatica anche con un italiano standard, ma mancherebbe la genuinità dei protagonisti. Forse questi però sono troppo legati alla figura che devono recitare, risultando non troppo reali. O meglio, Sabrina (Claudia Pandolfi), Mao (Marco Cocci) e Rino (Dario Cappanera) pur essendo molto più stereotipati sembrano interagire meglio rispetto al protagonista Loris (Alessandro Roja). Il gruppo di amici che in soli dieci anni perde totalmente ogni tipo di contatto e non ha una visione, se non periferica, di ciò che è stato serve solo a dare maggior risalto alla figura di Ludovico (Corrado Fortuna). Nel mezzo si crea un po' di curiosità sia per la band e ciò che è stata, sia per l'incidente subito da Ludovico, ma il tutto risulta un po' acerbo, senza stile e privo di alcuna spinta emozionale. Il film va preso quindi per ciò che è: una commedia dalle tinte drammatiche (un po' sbiadite) con una buona dose di simpatia e nostalgia, grazie al vago sentore del messaggio di fondo che ci spiega (ma va?) che le cose in dieci anni possono cambiare. Sogni, modi di essere, stili di vita... Ma poi neanche più di tanto se guardiamo Mao. Niente di particolare se guardiamo fino in fondo.

venerdì 24 maggio 2013

Kick-Ass (2010)


Regia: Matthew Vaughn
Anno: 2010
Titolo originale: Kick-Ass
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.8)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon

Alle prime battute ero un po' scettico. Poteva sembrare una commedia, al limiti del comico, con scimmiottamenti sul mondo dei supereroi. In parte è effettivamente così: una commedia. Ma non solo. Più si va avanti e più cresce, pur restando ancorato alle sue basi. Ok, il ragazzetto mi sta sulle palle: è il classico e tipico medioman insulso. Non ha nessuna caratteristica piacevole, e come dice in principio non è neanche totalmente sfigato e gli manca ogni caratteristica nerd che potrebbe avere qualsiasi altro alter ego di un eroe mascherato. Però tutta la storia è fantastica, raccontata in un modo da applausi. Vaughn riesce a prendersi sul serio anche quando ci sono scene che possono sembrare ridicole. Non so quanto ci abbia messo del suo e quanto invece sia ispirato dal fumetto originale, ma la fotografia, le ambientazioni, le scene di combattimento, i primi piani dei volti... Insomma, non siamo di fronte a niente di scadente. E se alcune battute sembrano riciclate, i più attenti possono vederci degli omaggi ai grandi supereroi. Penso inoltre che con musiche di questo tipo ed una colonna sonora tanto importante, sia inevitabile avere un ritmo da grande film. Se si pensava ad una storiella girata tanto per fare ci si sbagliava: elementi violenti, sanguinosi e scurrili ad intervalli regolari ricordano il pulp, e se non ci sentiamo in grado di scomodare Tarantino, possiamo farlo con Rodriguez, così tutti saranno felici e contenti. A me è piaciuto davvero tanto.

Prospettive Di Un Delitto (2008)


Regia: Pete Travis
Anno: 2008
Titolo originale: Vantage Point
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.6)
Pagina di I Check Movies

Già dal titolo italiano possiamo intuire quale sia il punto forte di questa spy story: le varie prospettive con cui viene presentata e narrata la vicenda. Siamo all'interno di una storia di fantapolitica ambientata a Salamanca in Spagna, dove durante un summit internazionale e pubblico un gruppo di terroristi non meglio precisati mirano ad eliminare il Presidente degli Stati Uniti (nel film odiosamente chiamato "potus"), ma non solo. Infatti sono terroristi e non killer. Comunque al di là della storia un po' fantasiosa, abbiamo tanta azione e un puzzle che sistematicamente si auto compone grazie ai vari punti di vista con cui ci mostrano le sequenze più importanti. Non mancano ovviamente esplosioni, sparatorie ed inseguimenti in macchina (tutte rigorosamente senza airbag) che colorano la pellicola più di quanto non riesca a fare la parte dedicata al poliziesco. Nonostante il protagonista possa essere Thomas Barnes (Dennis Quaid) non sembra realmente esserci un personaggio più importante degli altri. Abbiamo comunque anche Sigourney Weaver , William Hurt, Forest Whitaker e Matthew Fox che chi più chi meno impegnano le riprese. La pellicola si lascia guardare con interesse, anche se la conclusione oltre che essere scontata, non aggiunge niente di particolare. Abbiamo i soliti circa trenta minuti raccontati in modo non diverso, ma con ingredienti nuovi, appunto da altre angolazioni. Ma se escludiamo questo e la ganzata di usare un Presidente sosia, di colpi di scena non ne vediamo poi di così interessanti. Da popcorn, per un mercoledì sera senza Coppa.

Homeland - Caccia Alla Spia [Stagione 1]


Anno: 2011
Stagione: 1
Titolo originale: Homeland
Numero episodi: 12

Parte forte, fortissimo con una caccia alla spia gestita in modo particolarmente emozionante sotto ogni punto di vista. Buoni e cattivi che non presentano una sola faccia preconfezionata. Non siamo di fronte al paladino che insegue il sogno americano casto e puro: l'Agenzia è composta da svariati personaggi, ognuno con la sua particolare storia. Stessa cosa per i terroristi. C'è da dire che sulle motivazioni la mano è calcata un po' troppo forte, romanzando in maniera decisa aspetti che nel mondo reale sarebbero risultati inadeguati. Gli innumerevoli colpi di scena e "cambi di programma" fanno sì che si trovino all'interno della trama alcune interpretazioni di troppo. Scusate lo spoiler, ma il soldato americano è un terrorista: non ci sono alibi. Anche se cercano ad un certo punto di farlo passare come spinto da motivazioni personale. Non si usa un giubbotto esplosivo con biglie d'acciaio. Magari si va alla CNN a sputtanare le malefatte. Ad ogni modo ogni puntata alterna tanta azione ad una dose di thriller facendoci apprezzare ogni avvenimento. Come già accennato non è esente da punti deboli, ma il maggiore secondo me è l'affievolirsi della protagonista Carrie Mathison in favore del cattivo Nicholas Brody. La regia deve scegliere su chi puntare maggiormente la macchina da presa, ed io preferisco l'eroina bipolare al finto eroe di guerra. Non è solo questione di gusti personali, ma anche di riuscita di tutta la serie: Brody può essere sacrificabile ai fini della trama, lei invece no. Parlo di punti deboli, ma voglio sottolineare che la serie tv è davvero strepitosa e se continua con queste premesse avrà un grandissimo successo.

The Walking Dead [Stagione 1]


Anno: 2010
Stagione: 1
Titolo originale: The Walking Dead
Numero episodi: 6

Nonostante la mastodontica pubblicità dedicata a questa serie tv, non ho mai voluto buttarmici. Sapevo di cosa parlava e in tutta sincerità gli zombie non sono tra i miei argomenti preferiti. Però ne sentivo parlare sempre più spesso, e visto che si trattava solo di sei puntate ho deciso di dar retta ai consigli. Il male maggiore sarebbe stato quello di perdere tempo per la durata dei sei episodi (o anche meno). Invece le prime due puntate si son rivelate interessanti, anche se non le migliori. Avrei preferito che il poliziotto, appena svegliatosi, si fosse messo sì in cerca della famiglia, ma anche di informazioni. Voglio dire, di ritrovi in un mondo totalmente cambiato e vorrai sapere cosa è successo no? No, lui anche se incontra degli umani normali, non si fa troppe domande, e va dritto per la sua strada. Di conseguenza anche noi spettatori dobbiamo metterci l'animo in pace e goderci le numerose scene di azione e l'ottima scenografia. Hanno fatto le cose davvero bene. Inoltre, nonostante la presenza di alcune scene particolarmente forti, non è troppo violento e non dà alcun fastidio. Molti personaggi vengono giustamente eliminati per fare spazio a quelli più interessanti che spero vedremo anche nella seconda stagione. La prima sembra quindi una lunghissima puntata pilota che ci introduce cosa sarà in futuro. Spero adesso in qualcosa di scientifico o un minimo chiarimento, flashback ed intrecci tra i personaggi. Non troppo elaborato in stile Lost, ma anche un pizzico di struttura nel passato dei nostri eroi. Aspettiamo quindi la prossima, più corposa stagione.

Statistiche rigori Milan e Juventus

L'immagine che ho allegato mi è stata passata da un amico interista che mentre facevamo qualche chiacchiera da bar mi ha voluto mostrare questi dati. Così, assieme ad un tifoso del Napoli abbiamo iniziato una mini discussione sulla validità ed il significato di tali statistiche. Per quanto mi riguarda sono sempre convinto che vadano valutati altri fattori determinanti tra cui il più importante di tutti: i rigori c'erano o non c'erano? E quanti altri non sono stati dati a favore o contro sempre nel merito dell'esserci o non esserci? Però siccome Galliani negli ultimi giorni, pare abbia vinto gli ultimi due Scudetti, a mio avviso qualche statistica può tornare utile, per mostrare un po' di dati scritti nero su bianco. Giusto per fare un minimo di chiarezza, e senza che questi vogliano necessariamente significare qualcosa. Di positivo o di negativo. Anche perchè tutti sappiamo che sono molti i motivi per cui possono venire assegnati i rigori alle squadre più forti come ad esempio lo stazionare maggiormente nell'area avversaria o avere giocatori particolarmente pericolosi e che quindi vanno fermati ad ogni costo. Idem per quelli assegnati contro: difensori più bravi ed attenti, minori occasioni di giocare in fase difensiva. Però avevo un po' di tempo da perdere ed ho fatto alcuni conti, prelevando i dati del Milan da qui e quelli della Juve da qui. Per avere qualcosa di preciso son partito dalla stagione 1993 - 1994 escludendo quella del 2006 - 2007 per la Juventus che ha militato in Serie B. Si tratta quindi di venti stagioni per i rossoneri e diciannove per la Vecchia Signora. Non ho voglia di stare a rifare tutti i calcoli per controllare se ho sbagliato qualcosa, quindi se non vi fidate usate pure i due link o altre fonti. Ad ogni modo:

- Il Milan ha segnato 1183 reti (il 13.61% su rigore con una media di 8,05 a stagione)
- Il Milan ha subito 669 reti (l'11.51% su rigore con una media di 3,85 a stagione )
- La Juventus ha segnato 1167 reti (il 10.97% su rigore con una media di 6,74 a stagione)
- La Juventus ha subito 593 reti (l'11.80% su rigore con una media di 3,68 a stagione)

Non esistono conclusioni.

lunedì 20 maggio 2013

The Following [Stagione 1]


Anno: 2013
Stagione: 1
Titolo originale: The Following
Numero episodi: 15

Sky ci ha fatto sopra una bella pubblicità e visto che il protagonista era Kevin Bacon, da me sempre apprezzato, ho riposto molta fiducia in questa serie. Addirittura la seconda o terza puntata ho dovuto scaricarla con i torrent recuperarla in altro modo, perchè inspiegabilmente non aveva funzionato l'opzione "registra serie". E' capitato pure per la nona mi pare, ma ho provveduto con il +24. Purtroppo però molte aspettative sono state deluse. Sì, interessante l'idea di base: un serial killer che crea una setta di assassini pronti a tutti per lui e per il suo libro. Ma la diffusione capillare di questi seguaci è troppo ben fatta. Neanche mi fossi deciso a guardare La Piovra. In fondo si tratta di un serial killer che adescava "follower" durante le loro visite in carcere, non si tratta nè di Totò Riina nè di Al Capone. Anche se dotato di fascino e carisma, nelle ultime puntate vediamo un crollo psicologico che risulta strano su chi riesce a convertire tutti quanti. Il vicino di casa? E' un follower. Il poliziotto? E' un follower. L'infermiera? E' una follower. Il gatto? E' un follower. Il Papa? E' un follower. Topolino? E' un follower. Pensavo di essere dentro Twitter ad un certo punto, invece è tutta gente malata che ammazza altra gente solo per fare dispetto a Kevin Bacon. Presentato come il classico ex agente con problemi vari tra cui anche un bel malanno al cuore, che viene tirato fuori solo quando se lo ricordano. Poi l'FBI del film è niente in confronto ai nostri Carabinieri delle barzellette. Se c'è un'imboscata , loro ci cadono come pere cotte. Si salva leggermente negli ultimi trenta secondi, giusto per lasciare spazio ad una seconda stagione che a questo punto non so se guarderò. Magari la "seguirò".

sabato 18 maggio 2013

Star Trek (1979)


Regia: Robert Wise
Anno: 1979
Titolo originale: Star Trek: The Motion Picture
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (6.3)
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Per uno della mia età, che ha sempre adorato la fantascienza  e si nutriva a pane ed Asimov con una bella innaffiata di Star Wars , apprezzare e seguire Star Trek è sempre stato abbastanza semplice. Nonostante le numerose serie tv ed i vari film (siamo arrivati solo a dodici...) rilasciati nel corso degli anni, però non ha mai attecchito in maniera particolare su di me. Sia chiaro, enorme rispetto per Spock e Kirk, ma niente di esagerato. Eppure rivedere l'originale del 1979, fa sempre un grande piacere. E' la mia terza volta, ma la migliore. Forse per il fatto che si tratta di una versione rimasterizzata completamente e di quelle fatte davvero con i fiocchi. Alcune scene ed immagini ti fanno dubitare dell'anno di uscita e riesci a seguirlo con gli occhi assuefatti dagli odierni effetti speciali. Il Motion Picture orginale è anche forse il primo film derivante ed ispirato da una serie tv, ed a tratti può sembrare che non sia affatto un film, ma un'enorme puntata pilota. Inizialmente era proprio così infatti, ed il pubblico si trova con personaggi già ampiamente conosciuti, cresciuti e che rappresentano delle icone indissolubili. Non siamo di fronte ad uno Ian Solo con cui fare conti, ma con un equipaggio già abbondantemente studiato ed apprezzato. Sebbene la trama sia complessa ed articolata, risulta frettolosa e forzata in molti punti. Eppure abbiamo più di due ore di pellicola. Si doveva quindi scegliere se puntare ad una storia sensazionale (ed in parte lo è sebbene possa essere davvero la trama di una singola puntata o di un insieme di queste) o a qualcosa che attirasse il pubblico anche sul piano visivo e degli effetti. Il mio riferimento a Star Wars (Una Nuova Speranza è del 1977) non era casuale e la Paramount voleva ripetere il successo fantascientifico della concorrenza. Con risultati buoni a mio avviso, ma rivolti esclusivamente ad un pubblico già affezionato e comunque niente che si potesse paragonare alla saga iniziata da Lucas. Resta però un prodotto eccellente soprattutto nella versione in bluray che si presenta come una produzione moderna ed accattivante anche grazie ai contenuti extra:

- Commenti interattivi
- Bibliocomputer (manuale interattivo)
- Il viaggio più lungo: la stesura di Star Trek (10 minuti)
- Riunione speciale (10 minuti)
- Il mistero di V'Ger (4 minuti)
- Scene inedite (8 minuti)
- Trailer
- Spot pubblicitari

 

giovedì 16 maggio 2013

Google I/O 2013

Il Google I/O 2013 non si è ancora concluso, ma nella giornata di ieri sono state presentate diverse novità, forse le più importanti, a meno che non abbiano pensato ad un colpo di scena finale. Non è da escludere un po' ci spererei visto che manca qualcosa di eclatante. Tante le cose presentate, ma tra queste non figura la nuova versione di Android Jelly Bean. Si era rumoreggiato sulla 4.3, e in tutta sincerità a questo punto è bene così: la 4 è già un po' che c'è, quindi aver dei minor update non è che mi esalta più di tanto. Possono essere inseriti tranquillamente negli aggiornamenti di alcune app o con l'introduzione di nuovi servizi. Uno di questi è il Google Play Games Service che permetterebbe di avere un cloud interamente dedicato ai giochi online, multi piattaforma, in cui poter sfidare amici ed avversari, riprendere partite salvate e punteggi da dispositivi differenti e così via. Una cosa che non passa certo inosservata a coloro che posseggono un tablet, oggi divenuto una vera e propria console di gioco.Inoltre, ma non ancora disponibile per il mercato italiano (strano eh) Google ha presentato il Play Music All Access , una sorta di Spotify senza però la base gratuita (siamo su un abbonamento di circa dieci dollari al mese). Tra le news più tangibili invece ecco Hangouts (già messo su Nexus 4, ma non disponibile ancora per Nexus 7... Mah) che organizza e racchiude i sistemi di messaggistica, appoggiandosi anche ad un numero telefonico, un po' come fa Whatsaspp. Però mi sembra ci sia ancora un po' da lavorarci su, è sì più immediato di prima, ma non esattamente il massimo della fruibilità per tutti. Spero di sbugiardarmi. Altre modifiche e miglioramenti inoltre per Google+, sempre più integrato anche con Gmail e Drive (adesso abbiamo 15 giga di spazio totali per tutti e tre i servizi: le foto sotto i 2048 pixel non occupano spazio, resta infinito. Per i video il limite invece mi sembra sia di 15 minuti.). L'annuncio più rilevante forse è stato quello relativo al Samsung S4 che da fine giugno sarà disponibile anche nella versione con Pure Google. Una sorta di nuovo Nexus, anche se non si è capito se farà veramente parte di questo brand o sarà un "semplice" smartphone con Android non modificato. Il prezzo, 649 dollari, non è certo basso: 50 in meno rispetto alla versione originale di Samsung. Chissà se oggi spunteranno nuove indiscrezioni e se ci sarà il tanto atteso colpaccio.

mercoledì 15 maggio 2013

Play Store 4.1.6

Mentre oggi si svolgeva il Google I/O ( a mio avviso la caratteristica più importante è data da Hangouts  che racchiude i sistemi di messaggistica e si appoggia pure ad un numero della SIM) sono arrivate altre novità per il Google Play Store: diversi giorni fa avevamo aggiornato alla 4.0.27 con miglioramenti riguardanti soprattutto le veste grafica dell'ex Market. Oggi è arrivato invece un pacchetto che essenzialmente porta con sé alcune piccole caratteristiche, ma di un certo rilievo. Niente di trascendentale, ma se pensate assieme alla modifica della veste grafica, che rende il tutto più fruibile, possiamo dire di essere di fronte ad una nuova versione, tutta incentrata sulla facilità di utilizzo. Nella scheda "le mie applicazioni" il pulsante "aggiorna tutti" ci dà la possibilità di saltare la preferenza (ad esempio io ho impostato che gli aggiornamenti avvengano solo sotto wifi) di aggiornamento, andando ad accettare per ogni applicazione soltanto i nuovi permessi. Qualora comunque si trattasse di scaricare qualcosa di veramente corposo, verremo avvisati, potendo decidere di non portare a termine l'operazione sotto rete mobile. Questa versione poi si integra con la nuova versione del Google Play Service: possiamo utilizzare il clouding per salvare i dati delle applicazioni scaricate, e soprattutto avere un backup dell'avanzamento nei giochi (Play Games è una delle novità della conferenza di oggi) nella pagina relativa alla sincronizzazione ad esso ci sono due nuove voci relative ai "dati app" ed ai "dettagli persone". Se non avete ancora aggiornato, con una semplice ricerca potete trovare l'apk per installare la nuova versione.

lunedì 13 maggio 2013

Good Bye, Lenin! (2003)


Regia: Wolfgang Becker
Anno: 2003
Titolo originale: Good Bye, Lenin!
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.7)
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Già visto poco dopo la sua uscita in Italia, e rivisto pochissimi giorni fa per assaporare il clima berlinese, devo dire che Good Bye, Lenin è un film che prima si fa apprezzare per il suo essere commedia, ed in seguito dà la possibilità di essere studiato e scoperto anche nella sua veste drammatica e storica. Con poca leggerezza e tanta oggettività possiamo affermare che tra gli avvenimenti più importanti e di alto spessore politico del secolo scorso, la caduta del Muro, sta sicuramente sul podio. E Becker riesce a raccontarci questo con una prospettiva differente dal solito: lo fa senza essere noioso, lo fa senza dover utilizzare immagini forti, lo fa proiettando una storia bizzarra, privata e toccante. Sa essere divertente, senza però sfociare nell'irriverenza ed è proprio questa particolare dote di avere il giusto equilibrio che rende la pellicola deliziosa, ma di una certa importanza. Non passa assolutamente inosservata. La drammaticità storica trova spazio nella commedia, se non spassosa almeno divertente e gradevole. Riesce a coinvolgere, anche con una punta di sana nostalgia, ogni tipo di spettatore, e soprattutto ha la capacità di non condannare quasi nessuno. La chiave politica che il regista intende dare è pressochè inesistente ed è lo spettatore che ha pieno controllo dell'eventuale valutazione e giudizio. Buone inoltre sia la fotografia che la scenografia. Gli interni, la mobilia, le auto tutto molto ben curato (a parte la maglietta di Matrix che ovviamente uscirà una decina di anni dopo) così come anche altri aspetti secondari riguardanti i Mondiali di calcio in cui al Germania vinse e non da ultimo il rapporto emotivo che hanno i protagonisti tra loro. Difficile davvero non consigliarlo.

Una Spia Non Basta (2012)


Regia: McG
Anno: 2012
Titolo originale: This Means War
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.3)
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A metà tra un film d'azione e la commedia romantica. Forse la bilancia pende decisamente a favore di questo ultimo genere. Peccato però, visto che abbiamo Chris Pine e soprattutto Tom Hardy. Se ci fosse stata una pura spy story avrei davvero gradito maggiormente. Perché poi quando si parla di commedia romantica si tende troppo a ridicolizzare diversi aspetti, che sotto una diversa luce avrebbero potuto essere interessanti. Non che in questo modo l'aspetto esplosivo e rocambolesco non sia curato, anzi abbiamo combattimenti, sparatorie, esplosioni... E tutte queste cose gestite in maniera discreta. Un po' sporcate però da adattamenti e forzature tese a ridicolizzare bonariamente il duro della situazione. Inoltre ho trovato che le due storie d'amore procedano troppo di pari passo e si giunga ad una soluzione improvvisa troppo repentina. Il film si presenta comunque in maniera impeccabile fin dall'inizio mostrandoci il suo aspetto non troppo serioso. Di conseguenza anche chi come me sperava in una direzione un tantino più da action movie fa presto ad entrare in contatto con i voleri della regia. Per una serata piacevole e spensierata.

domenica 12 maggio 2013

Gira e rigiTa a Siena

Rieccomi, anzi rieccoci a Siena. L'ultima volta era stata quella del Palio , avventura avvincente e senza pari. Mi anticipo approdando in questo sicuro porto il venerdì, per usufruire dell'ospitalità di Bastiancino (e Pomodorino in attesa di altro nickname) per gustarmi appieno la città. Con l'arrivo di Timewalk e la Camuna il sabato approfittiamo della nostra guida per approfondire la conoscenza del Facciatone del Duomo ed il museo dell'Opera. Il Duccio era un ragazzo dotato di talento, e ci sapeva fare. La vista dall'alto poi è strabiliante e ci ripaga della fatica nel salire fino in cima. La bellezza del paesaggio mi permette inoltre di sfoggiare un legante nonchè raffinato francese, che mi accompagnerà per tutta la vacanza. Aperitivo in Piazza (meno costoso che a Piombino) e ci prepariamo per l'arrivo degli altri due ospiti: Marasma e Samyh. Cena straordinaria con il riproponimento dei pici all'aglione: tanta roba ancora una volta. Non ci facciamo mancare quindi una passeggiata un po' ventosa per la città all'inseguimento della foto perfetta di notte. Mentre loro beccavano fica grazie all'arte della fotografia, noi ci siamo fatti "mandare fuori da fuori" da un poliziotto un po' assonnato. Porino. Quindi ritiro nelle proprie stanze. Io nella mia (usurpata), alcuni con Gesù che li giudicava. La domenica siamo partiti forte, girovagando qua e là fino a giungere al pranzo al famoso Grattacielo: godurie caserecce di mare e di terra in uno dei luoghi più tipici di Siena, dove una guida alpina non sarebbe a suo agio. Con tutto ciò nello stomaco la cura migliore è farsi  i gradini, nessuno escluso,  della Torre del Mangia per poi collassare e fare una breve, ma rigenerante siesta pomeridiana in Piazza del Campo. Giornate perfette con clima tutto sommato, abbastanza clemente. Ci sarebbe stata anche la possibilità di una corsa a tutta birra per sessanta metri, ma il mio avversario ha abbandonato per manifesta inferiorità. Vinco a tavolino aperitivo e cena. Ritorniamo a Piombino, con TimeWalk che  riesce a migliorarsi ed arriva secondo: questa volta dietro a Marquez e davanti a Lorenzo. Io e Pomodorino usufruiamo invece di una lampada gratuita dovuta al faro fotonico di Marasma, perennemente puntato ad abbagliarmi lo specchietto. Concludo sfoggiando un francesissimo mercì.
Album fotografico: Gira e rigiTa a Siena.

giovedì 9 maggio 2013

Il Quinto Elemento (1997)


Regia: Luc Besson
Anno: 1997
Titolo originale: Le Cinquième Elément
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.6)
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Non tutti i francesi mi stanno antipatici, anzi molti li considero dei grandi. Luc Besson, americanissimo soprattutto in questo film, lo metterei accanto ad Eric Cantona perchè le azioni con lui vengono decisamente bene. E' vero che qui non ha badato a spese, e gli effetti grafici e scenici sono di un certo valore, però è anche la trama ed il modo in cui è stato girato a renderlo speciale. La marcia in più la si vede subito. Anche quando Dallas (Bruce Willis) strizza un po' tropo l'occhio a Deckard o Ian Solo. Anzi, se vogliamo dirla tutta approvo appieno queste somiglianze con personaggi che sembrano usciti da un romanzo di Dick. E se per il resto si tratta di un omaggio a qualcosa mi va più che bene, del resto il futuro in cui si svolge tutta l'azione possibile ed immaginabile è studiato appositamente per stuzzicare le mie fantasie. Sorvolando sul cast che trovo piacevole, ma non sorprendente, sono i vari intrecci nella trama con numerosi personaggi che lo rendono qualcosa di mastodontico e da non sottovalutare. L'universo in cui spaziano i nostri eroi è vasto, con razze aliene, un po' di sano cyberpunk, il messaggio morale finale e ahimè tanta (troppa) ironia. Intendiamoci: Luc Besson riesce ad inserirla sapientemente giocando su molti aspetti per renderli simpatici e talvolta ridicoli. Lo fa bene, ma a me non piace e non convince del tutto. Sembra un arrufianarsi ad un pubblico composto da più persone possibili: presi gli amanti della fantascienza, presi quelli dell'azione, presi quelli della guerra, presi quelli delle storie romantiche... E presi anche quelli che ridono alla battute e trovano interessante la parodia mixata ad altro. Non sono tra questi. Apprezzo però tutto il resto, compreso il significato finale alla volemose bene e dateci un'altra possibilità visto che ci piace distruggerci da soli piuttosto che grazie ad una palla infuocata che viene dal cielo. Un po' banale come finale, ma una conclusione piacevole per un film che ottimi elementi (cinque?) per il successo.

mercoledì 8 maggio 2013

1999 - Conquista Della Terra (1972)


Regia: J. Lee Thompson
Anno: 1972
Titolo originale: Conquest Of The Planet Of The Apes
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.9)
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Iniziamo dai titoli: quello originale inglese, potrebbe confondere, in quanto non sono gli uomini a conquistare il pianeta della scimmie, ma queste a rivoltarsi e conquistare la Terra. Che poi vabbeh, è il solito posto, ma giusto per essere precisi. In quello italiano invece non c'è rischio di incappare in questo errore, ma abbiamo un "1999" che presumibilmente si riferisce alla conclusione degli scontri, mentre nella trama si parte dal 1991.  Ad ogni modo abbiamo il quarto film della saga  in appena quattro anni. Difficile ricalcare il successo dei precedenti, e sebbene si leghi maggiormente a Fuga Dal Pianeta Delle Scimmie è a mio avviso molto lontano da esso. Inizia in maniera abbastanza fortuita e casuale, per poi presentare le scimmie come ingiustamente e vergognosamente sottomesse da parte degli uomini che intendono usarle come schiavi. Il regista fa leva sulla loro situazione ed è facile, anche troppo, immaginare i moti razziali di quegli anni. Immedesimarsi o simpatizzare per i primati pelosi è davvero basilare ed in questo tanto di cappello a Lee Thompson che non si perita ad usare tanta azione e scene forti, alle volte violente e sanguinose. Nella parte finale della pellicola, però avviene un repentino cambiamento che non ci sta benissimo. Capisco l'intento di portare l'attenzione sulla situazione degli schiavi scimmia che si ribellano e quindi devono divenire i dominatori (cattivi e spietati) del mondo, come infatti è nei primi due capitoli. Però dal punto di vista psicologico lo spettatore resta un po' frastornato: Cesare, pur dotato di parola, non utilizza il dialogo, bensì la violenza. Il segnale è quindi di resa: una lotta pacifica non è possibile. Armi in mano e soggiogamento dei padroni, senza ambire alla sola libertà.
Il bluray dal punto di vista audio è come i precedenti più o meno, con un semplice DTS, nonostante le maggiori scene di lotte e combattimenti, non c'è niente di particolarmente esaltante, pur non deludendo. Il video invece non è buono: troppo scuro nelle scene buie, che non sono affatto poche. Possiamo comunque visualizzare a nostro piacimento sia la versione cinematografica (con scene censurate) sia quella estesa (senza tagli), e gli extra sono i seguenti:

- Colonna sonora (quindi senza dialoghi) per tutta la durata del film
 - Il film e la rivolta razziale (20 minuti)
- Uno sguardo al Pianeta delle scimmie (14 minuti)
- J Lee Thompso, il regista (1 minuto)
- Trailer
- Promozionale
- Galleria con le locandine
- Galleria del dietro le quinte.

martedì 7 maggio 2013

Panic Room (2002)


Regia: David Fincher
Anno: 2002
Titolo originale: Panic Room
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (6.8)
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David Fincher mi piace e si fa piacere: riesce a rendere coinvolgente ed interessante anche una trama non troppo elaborata e con una manciata di attori. I principali, Jodie Foster e Forest Whitaker non sono certo degli sprovveduti, e si inseriscono perfettamente nella parte loro assegnata, forse studiata appositamente per entrambi. Siamo a New York in una casa sproporzionatamente immensa per le due uniche nuove inquiline, madre e figlia. Tutta questa grandezza ha però poca importanza, nei confronti della panic room che racchiude al suo interno la chiave del successo della pellicola ed il fulcro della storia da raccontare. In un primo tempo è l'ancora di salvezza, una prigione di sicurezza espressione massima della paranoia del vecchio e ricco inquilino, successivamente il suo ruolo si inverte, quando rappresenta il forziere da dover essere aperto a tutti i costi. La tensione ed il mistero non riguardano la vuota ed astratta dimora, ma proprio quell'unica piccola ed inaccessibile stanza che poi dà il titolo alla pellicola. Violento a tratti, catalizza l'azione in una manciata di metri quadri in cui la sopravvivenza è l'unica cosa conta, disperata e da conquistare. Una dramma dalle tinte abbastanza forti che difficilmente cala, grazie anche ad alcune forzature, che però possiamo fingere di non notare. Si resta ad ogni modo rapiti e coinvolti, fin da principio, ancora prima dei protagonisti stessi che ignorano l'importanza della panic room. Stanza nella quale lo spettatore si rifugia ed osserva tutto d'un fiato il film di Fincher.

Chef (2012)


Regia: Daniel Cohen
Anno: 2012
Titolo originale: Comme Un Chef
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (6.5)
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Una commedia patetica. E per giunta francese. Non sanno davvero far ridere e le rappresentazioni culinarie che fanno non solo non tengono il passo con Master Chef di Sky, ma neanche (ed è davvero grave) con quello della Clerici. Poi io non sono uno che sa stare dietro ai fornelli, ma con la gambe sotto il tavolino sì e vedere questi due che tra una battuta e l'altra fingono che la cucina sia solo una questione di gusti oggettivi, mette già di cattivo umore. Trama puerile, con un grandissimo cuoco che non si sa come rischia di perdere "tutto" ed incontra casualmente un garzone che invece ha i controcazzi ed è il migliore in assoluto. Insieme combatteranno la cucina molecolare (una specie di nouvelle cuisine ultra moderna) che malignamente si sta insinuando in ogni piatto... Si fa fatica a digerire cose del genere, con battute di bassa lega, anche volendogli dare (con molta fantasia e tanti sforzi) la finzione della parodia per il mondo dei grandi cuochi. Poi davvero, ciò che piace a uno non è detto che debba per forza piacere a tutti, mentre qui si crea dell'oggettivismo senza senso. Inutili poi i teatrini famigliari, da una parte la moglie incinta di uno e dall'altra la figlia di un altro. Giusto per allungare il brodo... Cameriere, riporti indietro il piatto per favore: fa schifo.

domenica 5 maggio 2013

Trenta e Lode

Si è concluso oggi un Campionato da trenta e lode per la Juve. Trenta e lode perchè perfetto dall'inizio alla fine, senza sbavature o tentennamenti, trenta e lode che tradotto numericamente fa trentuno. Come gli scudetti vinti, quelli veri, reali, sul campo. Quelli che tutti ci invidiano e tutti ci odiano, soprattutto i prescritti. Quelli che noi invece amiamo e teniamo con orgoglio cuciti sul petto. Uno scudetto vinto, anzi rivinto, ribadito, mai messo in dubbio. Dominatori su ogni fronte, mese dopo mese, domenica dopo domenica. Il Primo, dopo tanti, senza il nostro Alessandro Del Piero di cui nessuno si è scordato. Grazie ragazzi, grazie dirigenza, grazie tifosi. Ed ora già con la testa al prossimo anno per essere ancora i dominatori assoluti della Serie A ed essere competitivi in Europa, dove il livello delle più forti potrebbe essere alla nostra portata. Trenta e lode per la Juventus, trenta e lode sul campo.

sabato 4 maggio 2013

Sette Anime (2008)


Regia: Gabriele Muccino
Anno: 2008
Titolo originale: Seven Pounds
Voto: 8/10
Pagina di IMDB (7.5)
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Muccino si merita tanto. Non è semplice approdare ad Hollywood e tirare fuori dal cilindro lavori come questo. Sebbene la prova cinematografica punti molto (quasi tutto) sulla trama piuttosto che su altri aspetti, questo film non può lasciare indifferenti. E' intelligentemente toccante, quasi ti strazia: questo grazie anche ad uno Smith che difficilmente possiamo trovare altrove (o magari sempre in un Muccino). Una prova sopra le righe che lo vede distrutto e dilaniato nell'animo. Ma anche decisamente umano, una mina vagante di guai ed errori che lo vedono costruire una storia d'amore con la persona sbagliata. Sembra un macabro gioco masochista, forse creato per dare maggior respiro alla trama, creare un legame affettivo e regalare una parte più centrale a Rosario Dawson che sarebbe stata sprecata se tenuta troppo distante dalla telecamera. Abbiamo infatti una storia nella storia, forse ancor più triste  e spietata se vogliamo: ferire il cuore della persone a cui lo doniamo. Mi chiedo come sarebbe stato il film senza questa parte, che rende Tim / Ben reale e realistico, un uomo che non ha perso totalmente la voglia di vivere, ma cerca di portare avanti l'espiazione dei suoi peccati. Sarebbe stato tutto più lineare e più moralmente accettabile, ma avrebbe perso la spinta che lo porta a sacrificarsi e far sacrificare. Muccino alterna momenti drammatici a scene romantiche in cui sempre si riflette l'eco disperata della morte. Toccante dall'inizio alla fine.

La Morte E La Fanciulla (1994)


Regia: Roman Polanski
Anno: 1994
Titolo originale: Death And The Maiden
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.2)
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Particolarissimo film drammatico tendente al thriller in cui psicologia, inganno e dubbio sono padroni indiscussi della tram, tutta teatrale, che come protagonisti gli unici personaggi presenti: Sigurney Weaver, Ben Kingsley e Stuart Wilson. Un storia di fantasia che però si rifà agli anni bui delle torture e delle sevizie in un non meglio precisato (Argentina? Cile?) Paese del Sud America. Il tutto senza far uso di rimandi, flashbak o immagini per riportare ai nostri occhi la cruda realtà: soltanto dialoghi, forti, sconnessi, alle volte privi di una certa coerenza. La Weaver riesce, con il suo essere prorompente, un leader nella trama quanto di fronte alla telecamera, evocando lo strazio degli orribili avvenimenti degli anni settanta. Con una sorta di processo, tirato su alla carlona, ecco la ricerca della verità ed il forte contrasto tra emozioni e ragione. Nel mezzo la falsità e le bugie che immancabilmente non possono che insinuare il dubbio. In una manciata di ore il palcoscenico si anima e si deturpa: cosa può essere giusto e cosa può essere sbagliato? Quale è il limite che ci porta ad invocare una vendetta di stampo personale? Polanski gioca egregiamente su questi temi camminando sull'orlo, certe volte mettendo un piede nel baratro. Non esiste nessun tipo di scossa per lo spettatore che si ritrova ad essere giuria senza diritto di voto e senza poter conoscere (o vedere) la realtà dei fatti. Sarebbe stato troppo semplice mostrarci le angherie perpetrate, dobbiamo solo fidarci dei dialoghi e studiare i pochi indizi che emergono lentamente. L'attesa per la rabbia scatenata, o per il perdono. Un finale tranquillo, forse troppo, quasi quanto l'inizio fanno perdere un po' di vivacità al film.

venerdì 3 maggio 2013

Il nuovo Airdroid mi fa impazzire

Da circa un anno e mezzo utilizzo l'applicazione AirDroid per gestire lo smartphone dal pc e poter fare con estrema comodità alcune operazioni anche da lontano. Da qualche giorno però la versione 2 di questo programmino è uscita dalla beta pubblica e sono partite le pratiche per l'aggiornamento. Felicissimo mi appresto a provare le numerosi funzionalità in più di cui vanta il nuovo AirDroid: registrazione attraverso il proprio account Google (ma anche Facebook, Twitter o proprietario AirDroid) per facilitare il collegamento dei dispositivi, funzione "trova telefono" e l'utilizzo della fotocamera da remoto. Oltre questo anche una nuova interfaccia che sembra più pulita e tante cose che sembrano migliorate. Già, sembrano... Perchè sono più le volte che inspiegabilmente non trova il dispositivo (sotto nessun tipo di rete, ne ho più di una in casa) di quelle in cui si collega. Via 3G mai riuscito a collegare, eppure l'utilizzare un solo account dovrebbe servire proprio per questo. Inoltre le poche (adesso rare) volte che ci riesce ecco una fastidiosa lentezza o problemi causati dal tipo di account: eh già, perchè anche se si ha un Premium (facile da ottenere semplicemente condividendo l'applicazione sui social network) alcune basilari operazioni adesso sono a pagamento come ad esempio l'installazione di file.apk da pc a smartphone. Prima era tra le cose più comode che ci potessero essere, adesso un inferno. Non finisce qui. Se disgraziatamente lo smartphone va in standby (cosa peraltro normalissima) ecco rallentamenti e immensi. Meno male (si fa per dire) a leggere i nuovi commenti sull'applicazione non sono il solo a trovare questi fastidi. Cercherò una qualche valida alternativa, con il cuore che mi si stringe.

Men In Black (1997)


Regia: Barry Sonnenfeld
Anno: 1997
Titolo originale: Men In Black
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.2)
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Men In Black, conosciuto anche come MIB necessita davvero di poche presentazioni: fantascienza e fantastico con una vena abbastanza importante di ironia. Non si tratta del solito film sugli alieni cattivi che invadono la Terra e neanche della solita pellicola in cui gli extraterrestri sono i buoni da cui imparare il senso della vita. Qui piuttosto abbiamo un prodotto che se vogliamo è simile ai romanzi di Douglas Adams, ed essere mostruosi e cattivi convivono (pacificamente o meno) con quelli più simpatici e carini. Nel mezzo ci sono questi fantomatici Uomini In Nero, omaggio incondizionato a certa fantascienza anni sessanta. Continua la fortunata leggenda di Re Mida Spielberg: qualsiasi cosa tocca la rende importante e sensazionale. Qui come produttore esecutivo, lascia la regia a Sonnenfeld che ad ogni modo sa il fatto suo, coadiuvati anche da una strabiliante scenografia e da effetti speciali di primo ordine che non fanno storcere il naso neanche quasi venti anni dopo. Punto di forza poi sono Tommy Lee Jones e Will Smith, leader indiscussi della trama e della pellicola, ironica ed allegra senza essere troppo comica, con tanta azione ed una storia abbastanza leggera per essere apprezzata anche da un pubblico più giovane, ma senza dimenticare la parte poliziesca che stuzzica i palati più maturi. Notevoli e numerosi i giochi, gli scherzi ed i rimandi su alcuni luoghi comuni: i taxisti di NY, Elvis, la fiera del Queens e così via, apprezzabili anche da noi italiani. Un collage di vari generi cinematografici , sapientemente sistemati ad arte per creare il primo capitolo di quella che sarà una fortunata saga.
La versione bluray che ho è quella in cofanetto Special Limited Edition contenente tutta la trilogia. Il primo disco è interamente dedicato al primo capitolo che si fa apprezzare oltre che per il buon comparto video anche per l'italiano in Dolby TrueHD 5.1 (peccato però che i sottotitoli sia per la traduzione dallo spagnolo che dall'extraterrestre, siano in inglese se non attivati quelli fissi in italiano). Il bagaglio di contenuti speciali è molto ben fornito anche se di documentari veri e propri ne abbiamo solo uno, gli altri sono per lo più interattivi. Decisamente lento il menù, ma ben organizzato:

- Commento illustrato del regista
- Gioco a quiz
- Chiedi a Frank il cane carlino (in inglese)
- Scene estese ed alternative (4 minuti)
- Metamorfosi di MIB (23 minuti)
- Filmato originale (6 minuti)
- Decostruzione effetti speciali (interattivo)
- Studi animazione dei personaggi (interattivo)
- Creature: dall'idea al compimento (interattivo)
- Gallerie
- Storyboard a confronto
- Laboratorio di montaggio (interattivo)
- Video musicale
- Trailer


giovedì 2 maggio 2013

Cop Land (1997)


Regia: James Mangold
Anno: 1997
Titolo originale: Cop Land
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (6.9)
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Nonostante il cast colmo di nomi di un certo rilievo (Stallone, De Niro, Liotta, Patrick, Keitel) il film non è eccezionale, forse un po' sottotono, ma ampiamente guardabile e godibile. Tutto si svolge a Garrison, la città degli sbirri, tra affari sporchi, amicizie pericolose, corruzione, favori ed uno sceriffo buono ed un po' troppo arrendevole. Almeno fino alle battute conclusive. Un poliziesco di discreta fattura che vede proprio nell'interpretazione di Stallone il suo punto di forza, stanco nel fisico e nell'animo, non più giovane e lontano dalla gloria che vede riflessa negli altri poliziotti. Gli altri pur essendo un po' più marginali, fanno da ottimo collante per tutta la trama che scorre liscia e fluida, piena di elementi interessanti. Il marcio ed il viscidume che sono nascosti nel sottobosco vengono piano piano a galla e si inscena una lotta tra giustizia e potere in cui anche la moralità ha la sua buona parte. Senza troppi rocamboleschi colpi di scena il buono ha le meglio ed un po' di ordine viene fatto in quella che potrebbe essere una particolare forma distopica: una cittadina piena di poliziotti. Corrotti in questo caso.

mercoledì 1 maggio 2013

Confessions (2010)



Regia: Tetsuya Nakashima
Anno: 2010
Titolo originale: Kokuhaku (告白)
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.7)
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Non vado particolarmente matto per i film giapponesi, sebbene qualche volta esce qualcosa che accende la mia attenzione. Qui si inizia con con il secondo quarto d'ora: si capisce immediatamente che la trama può essere cupa e violenta, totalmente incentrata sulla vendetta proprio come la cultura asiatica riesce a fare. In una classe di Pokemòn ragazzini di terza media ci sono due assassini che hanno ucciso la figlia di una loro professoressa, la quale è intenta a costruire una machiavellica e spietata ritorsione. Fantastico, bellissima idea, da sfregarsi le mani. Oltre a questo vengono trattati i temi del disagio giovanile e della crisi generazionale che vede alcuni pre adolescenti soccombere sotto i colpi della noia e della banalità. Per alcuni mancano i buoni valori o le buone guide e si lasciano andare abbracciando il male, l'odio la violenza. Spesso vista solo come uno strumento, neanche troppo malvagio, per raggiungere un fine neanche troppo importante. Ed a proposito di importanza, quanto conta la morte di una persona? Di una bambina innocente? Di due assassini non pentiti? Ma la colpa sta soltanto in questi disgraziati senza basi su cui camminare oppure si dà un giudizio anche sull'inadeguatezza delle figure che dovrebbero esser loro da esempio? Vogliono una disperata attenzione che gli viene negata? Oppure le troppe difese da parte di genitori ed insegnanti rischiano di rendere superficiali tutti i sensi di colpa? Nakashima ci racconta questa storia cruda con una fotografia zeppa di moviole e slow motion, specchi convessi, musiche occidentali che increspano la trama. Purtroppo a tratti è decisamente troppo lento e cervellotico, forse per restare fedele al romanzo omonimo di Kane Minato, ed alcuni personaggi spiegando i loro movimenti ed i loro pensieri rischiano (anzi, ci riescono) di rallentare ulteriormente una trama in cui l'azione è già poca. La psicologia spicciola e le seghe mentali, il bullismo a comando, i blog e la forza dei media... Tanti temi alcuni ben sviluppati, altri che fanno semplicemente parte di un insieme. Se non fosse per alcuni forzati rallentamenti, la trama si seguirebbe in maniera agile.