sabato 28 febbraio 2015

E.T. L'Extra-terrestre (1982)


Regia: Steven Spielberg
Anno: 1982
Titolo originale: E.T. The Extra-Terrestrial
Voto: 7/10
Pagina: di IMDB (7.9)
Pagina di I Check Movies
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Non so perchè (anzi lo so), ma ogni volta che penso ad Ettì mi viene da fare il paragone con I Goonies. La vedo sempre come una sfida tra due film per famiglie che sono un simbolo per alcune generazioni di ragazzi cresciuti negli anni ottanta. Io vabbeh faccio parte di quelli un tantino più giovani quindi parteggio per la pellicola di Donner che trovo più avvincente ed avventurosa. D'altro canto Spielberg lavora tre anni prima su quello che viene, giustamente, considerato un capolavoro di fantascienza soprattutto in relazione a costumi ed effetti speciali. E' un film romantico, commovente, che non può non lasciare indifferenti. Già con Incontri Ravvicinati Del Terzo Tipo avevamo avuto un'inversione di marcia con il contatto extraterrestre: non venivano per invaderci. Con E.T. si ripropone questa salsa, ma in maniera molto più sentimentale, giocando d'astuzia ed inserendo i giovani come protagonisti. Un successo assicurato che fa leva sui buoni propositi, le emozioni ed i valori personali. Sugli aspetti vincenti però basta (no dai ancora un applauso a Carlo Rambaldi), non servo io per spiegare il perchè di tanta acclamazione e di quattro premi Oscar, voglio parlare di una cosa marginale , ma che non mi è mai andata giù. Elliot lo trovo lagnoso ora come lo trovavo lagnoso prima: è un falso. Con il suo modo di fare stravolge la sceneggiatura, che sarebbe semplice e troppo lineare. Nella normalità delle cose, arriva Ettì, fa amicizia col bimbo e stabiliscono un legame empatico, poi una volta arrivato il momento questo aiuta l'altro a tornare a casa nonostante siano stati amici in quei brevi momenti di convivenza. Così però non avrebbe attirato chissà quali simpatie. Serviva un nemico ed hanno scelto gli adulti. O il Governo. O gli scienziati. Che in sostanza non vogliono assolutamente fare del male alla creatura, anzi la curano. Ma Elliot urla e sbraita come se gli avessero tolto il SUO giocattolo di mano ed in questo modo riesce a dare un senso al fatto che improvvisamente E.T. muoia, rinasca, venga rapito ed inizi una rocambolesca furia.dei bimbi in bicicletta. Ma sia chiaro che nessuno voleva fargli del male, e neanche studiarlo con la vivisezione o la lobotomia. Approfittando in maniera scellerata di una promozione Amazon con il 3x2 dei film da Oscar ho puntato velocemente sulla versione DVD che è ok in audio video (niente di che e niente male), ma che risulta essere la versione originale del 1982 ovvero quella senza scene aggiunte per i suoi venti anni nel 2002. Gli extra poi sono quasi inesistenti con solo 2 minuti di introduzione del regista.

venerdì 27 febbraio 2015

Brodway Danny Rose (1984)


Regia. Woody Allen
Anno: 1984
Titolo originale: Brodway Danny Rose
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.5)
Pagina di I Check Movies
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E vedi che piano piano mi sto assuefacendo a Woody Allen? Le sue commedie, dall'apparenza leggera, sono un insieme di attenti e studiati dialoghi che muovono le fila di personaggi mai scontati. Ancora una volta protagonista, il regista ed attore di origini ebraiche non manca di portare sul grande schermo un personaggio che ricalca in parte i suoi connotati. Questa volta è un talent scout di New York (eh beh) che si destreggia tra artisti che di talento non hanno poi molto. Un mondo di sfigati che difficilmente arriveranno al successo, e nel caso fortuito in cui questo arrivasse, sono pronti a cambiare manager senza batter ciglio. Ma Danny Rose lo sa, lui è fatto così, animo gentile e dedizione per il proprio lavoro e per i propri assistiti. Fondamentalmente un uomo buono, di quei buoni che purtroppo troppo spesso, vengono definiti come tonti e di cui si parla ridendo alle cene tra amici. Ed Allen riesce a rendere omaggio ad una figura di questo tipo, magari già obsoleta per il mondo dello spettacolo, fatto di arrivismo e denaro. A lui si affianca ancora una volta Mia Farrow che si contrappone in maniera abbastanza netta al suo modo di essere e di fare. La parodia della famiglia italo americana di stampo mafioso è un ulteriore esempio di come riesca ad impreziosire la pellicola con gag e battute sì sottili, ma anche estremamente divertenti. "grazie a Dio sono ateo" oppure "non credo in Dio ma mi ci sento in colpa" sono solo un assaggio della sua vena compositiva

giovedì 26 febbraio 2015

Villaggio Dei Dannati (1995)


Regia: John Carpenter
Anno: 1995
Titolo originale: John Carpenter’s Village Of The Damned
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (5.6)
Pagina di I Check Movies
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Uno dei più rappresentativi registi horror si cimenta in un remake de Il Villaggio Dei Dannati, pellicola del 1960 diretta da Wolf Rilla che è divenuta una sorta di cult per un genere che in quegli anni ha trovato molta fortuna. Purtroppo il risultato non è affatto dei migliori: rendere attuale (gli anni novanta li considero ancora contemporanei) una storia che narra di una particolare e silenziosa invasione aliena poteva essere gestito in maniera più consona. Già il film originale non è che mi abbia fatto alzare dal divano per applaudirlo, ed in tutta onestà mi aspettavo da Carpenter una rivisitazione oltre che più consistente, anche più d’impatto. L’inizio del film sembra poter in un qualche modo sopperire alle mancanze del suo predecessore grazie ad una fotografia maggiormente vivida ed un montaggio che sì, richiamava le pellicole a basso costo di alcuni anni prima, ma poteva risultare un omaggio appunto, voluto. Però poi con il passare dei minuti si nota che quel qualcosa in più che ci si aspettava viene a mancare. Gli attori (ultimo film di Christopher Reeve prima dell’incidente) non sono convincenti e non risultano psicologicamente partecipi specie nella seconda parte, i bambini non fanno paura sebbene dovrebbero, alcune scene secondo me fondamentali sono state sostituite da altre, che in potenza avrebbero potuto essere un’ottima scelta, ma che come risultato finale aggiungono davvero poca roba. Anche gli effetti speciali si limitano ad illuminare gli occhi dei dannati e la parte relativa ai costumi si ferma a tingere i capelli di platino ai ragazzini.  A chi dovrebbero far paura? Ad una manciata di paesani inglesi di inizio anni sessanta potrebbe anche darsi. Ma pure ai campagnoli californiani armati di fucile di metà anni novanta? Questi teppistelli, che siano alieni o no, si meritano qualche sculacciata. Poi c’è un salto temporale di circa sei anni che lascia a bocca aperta. Dal lato horror_violenza abbiamo solo la scena della mano nella pentola con l’acqua a bollore, su cui però non ci si sofferma troppo. Il resto è una grossolana copia dell’originale, ma che non può essere ambientato ai giorni d’oggi. I bambini dannati sono inquietanti, ma non abbastanza. Insomma ci sono troppi condizionali, troppi se e troppi ma, per poterlo gradire.

mercoledì 25 febbraio 2015

Paul Auster - L'Invenzione Della Solitudine


Autore: Paul Auster
Anno: 1982
Titolo originale: The Invention Of Solitude
Voto: 4/5
Pagine: 182
Pagina di Anobii
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Trama del libro e quarta di copertina:

Il libro si compone di due scritti speculari. Il primo, "Il ritratto di un uomo invisibile", è una meditazione sulla scomparsa del padre, scritta qualche settimana dopo la sua morte. "Niente è più terribile che trovarsi faccia a faccia con gli oggetti di un morto. Le cose di per sé sono inerti: assumono significato solo in funzione della vita che ne fa uso", scrive Auster nel passare in rassegna le carte e gli oggeti del padre. Nel secondo "pezzo","Il libro della memoria", l'autore sposta la sua attenzione dalla sua identità di figlio a quella di padre: riflette sulla condizione solitaria dello scrittore e prova a immaginare quella che sarà fatalmente la separazione dal figlio che cresce.  

Commento personale e recensione:

Impossibile non restare estasiati da Paul Auster. Anche quando ti ritrovi a leggere un suo saggio, una sorta di biografia per il padre morto, una specie di raccolta di pensieri per affrontare la propria esistenza. Non necessariamente un romanzo quindi, ma pur sempre un qualcosa di leggibile con la solita fluidità di sempre. Credevo di utilizzare questa lettura con quella classica immedesimazione che spesso si crea tra lettore e scrittore, ma non è possibile: il monologo di Auster riporta in vita un padre perennemente assente ed al tempo stesso fa un esame di coscienza e giudica il suo stesso essere genitore. Un’assenza improvvisa che deve essere colmata con l’arte dello scrivere, con la rielaborazione dei ricordi, con il mettere nero su bianco le sensazioni. E questo servirà ad Auster per lasciare una traccia, che non deve essere un continuo rammarico o un’esaltazione insensata sugli aspetti positivi, ma un semplice raccoglitore di ciò che effettivamente il padre era. E mai come in questo momento, lo scrittore ha chiaro il proprio essere se stesso e confrontarsi con chi lo ha generato grazie ad un insieme costante di riflessioni. Il far luce dentro la propria persona è un atto dovuto, automatico, che non può essere tralasciato da un uomo così sensibile allo studio. Puntare la luce là dove c’è un’ombra e scoprire che si sta illuminando anche uno specchio: rivedere quindi il riflesso, forse deformato di se stessi attraverso lo studio del padre.

Arianna (1957)


Regia: Billy Wilder
Anno: 1957
Titolo originale: Love In The Afternoon
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (7.4)
Pagina di I Check Movies
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Certe volte è gratificante poter guardare vecchie pellicole degli anni cinquanta che non ricadono assolutamente nei propri gusti personali e cercare di coglierne gli aspetti positivi che le contraddistinguono. E’ il caso di Arianna, il cui titolo originale Love In The Afternoon richiama gli incontri pomeridiani tra i protagonisti Audrey Hepburn e Gary Cooper, che danno il via ad una commedia romantica, che posso definite vecchio stile. Abbiamo infatti la dolce ragazzina alle prime armi con i sentimenti e l’amore, che cade vittima del fascino del più maturo ed elegante rubacuori in circolazione. Materiale da Harmony per certi versi, che ancora oggi farà senz’altro commuovere le più sensibili creature dell'universo femminile, ma che porta con sè anche aspetti originali, divertenti e soprattutto dai modi garbati. Il motivo musicale del valzer “Fascination” è una costante per tutto il film ed accompagna le scene migliori in cui i protagonisti si inseguono e si incontrano per i loro attimi d’amore. Ed il cast si destreggia egregiamente a piccoli passi soavi in quella che risulta essere una storia leggera soltanto nella prima parte e che poi cresce seguendo le note della colonna sonora. Un tocco di classe la presenza degli tzigani musicisti (al secolo zingheri) che compaiono in diverse situazioni al limite del comico. A rendere forse meno appetibile l’implicito riferimento sessuale è la troppa differenza di età tra i due protagonisti che fanno sembrare un gioco per entrambi l’idillio sentimentale. Tra gelosie e bugie bianche spicca in assoluto la bellezza ingenua ed innocente della Hepburn sicuramente a suo agio nella parte. La qualità video del DVD presenta chiari limiti dovuti all'età, ma il bianco e nero è godibile e l'audio è in stereo. Gli extra sono:
  • Vieri Razzini: sul film (18 minuti)
  • Galleria fotografica
  • Trailer
  • Nozioni su Billy Wilder, Audrey Hepburn e Gary Cooper

martedì 24 febbraio 2015

Juventus 2 - Borussia Dortmund 1

#noallegri #noallegri #noallegri. E non potete togliermelo di bocca. Perchè qui è evidente che le responsabilità siano sue: atteggiamento da squadra provinciale, che teme l'avversario. Avversario inoltre che a conti fatti risulta debole ed impacciato, in condizioni normali ci sarebbero almeno quattro reti di distanza. Ed invece eccoci qui, in casa nostra, remissivi ed attendisti lasciando ai tedeschi il possesso palla. Se la costante deve essere quella del rischio, delle disattenzioni, dei passaggi sbagliati, poco importa se il risultato è positivo. Fino ad un certo punto inoltre, perchè subire una rete in casa e farne soltanto due significa rimandare tutto alla gara di ritorno. Il centrocampo che sulla carta avrebbe dovuto surclassare tutti quanti si è dimostrato non all'altezza ed i presunti migliori (Pogba e Vidal) hanno giocato con sufficienza. Ma non quella relativa al voto, bensì quella dell'atteggiamento mentale assolutamente non idoneo ad una partita di Coppa. Non si gioca contro l'Atalanta o il Cesena, questo dovrebbe entrare nella testa di tutti. Non si gioca tanto per fare il numerino o per guardarsi intorno spaesati. Si gioca per vincere ed a costo di fare discorsi da bar, è difficile essere contenti della prestazione che vede solo il risultato in parte favorevole. Speriamo che nel ritorno, almeno mentalmente siano più preparati. Sempre forza Juve!!!

Charles Stross - Giungla Di Cemento


Autore: Charles Stross
Anno: 2004
Titolo originale: The Concrete Jungle
Voto: 3/5
Pagine: 129
Pagina di Anobii
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Trama del libro e quarta di copertina:

Può sembrare uno scherzo, una bravata da ragazzi, ma quella mucca di cemento apparsa improvvisamente nella campagna inglese per l'Agenzia britannica preposta al controllo delle attività magiche e occulte potrebbe essere l'annuncio di un problema dalle origini oscure. Un problema che appare connesso ad altri misteri del passato: dai rapporti segreti provenienti dall'India di fine Ottocento a inquietanti esperimenti scientifici del Novecento. Riemergono storie incredibili, che tuttavia potrebbero spiegare la ricomparsa di un pericolo che ha attraversato due secoli per risvegliarsi oggi. L'agente Bob Howard dell'Unità Anti Possessione viene svegliato nel cuore della notte per indagare e chiarire cosa ha portato alla trasformazione di quella mucca. Anche lui, all'inizio, prende la cosa con ironia e leggerezza, però a mano a mano che si addentra nella ricerca si rende conto che la sua indagine lo sta portante a contatto con una spietata macchinazione che mai avrebbe potuto immaginare. Romanzo vincitore del Premio Hugo 2005. 

Commento personale e recensione:

Non sono molto propenso ad amare i romanzi brevi, e sono ancora più restio a farlo se si mischiano contenuti fantascientifici a quelli fantasy, o paranormali o fantastici. Stross però è molto abile e non si limita a mischiare questi generi, ma ne aggiunge altri, così che, anche solo per inerzia o curiosità è impossibile fermarsi e non andare avanti nella lettura. Non a caso questo racconto vince il Premio Hugo ed a mio avviso risulta molto originale. Lo stile si fa apprezzare così come il protagonista Bog Howard ed i suoi mirabolanti ed iperbolici pensieri. Non posso considerarlo un capolavoro proprio per le pecche citate poco sopra, ma la lettura risulta piacevole ed a tratti divertente.

domenica 22 febbraio 2015

Jurassic Park (1993)


Regia. Steve Spielberg
Anno: 1993
Titolo originale: Jurassic Park
Voto: 8/10
Pagina di IMDB (8.0)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon (Ultimate Trilogy)

Arrivo subito al sodo: ci sono tre elementi fondamentali che garantiscono il successo di questa pellicola e la innalzano ad essere una delle migliori opere di fantascienza ed avventura allo stesso tempo. Questi sono Michael Crichton, Steven Spielberg e gli effetti speciali. Già perchè il soggetto e quindi la trama sono un aspetto fondamentale. Crichton è stato un maestro di prim'ordine, riuscendo a creare da sempre un mix tra scienza moderna e futura impregnando le sue opere della giusta dose di avventura ed al tempo stesso horror. I suoi lavori per quanto mi riguarda hanno sempre peccato di troppo pessimismo in relazione ai risvolti scientifici mettendo in guardia i lettori su catastrofi annunciate da chi esagera giocando ad essere Dio. In Jurassic Park esprime al meglio questo concetto ed a conti fatti risulta una delle armi vincenti, perchè il realismo e l'introduzione di temi al limite (qui la clonazione) della moralità sono strutturati in modo tale da suscitare un'affascinante curiosità mista al timore per il nuovo e per l'ignoto.Spielberg dal canto suo e riuscito a trasformare ciò che era nero su bianco, in un'arte visiva senza precedenti. La trama riflette per un buon novanta per cento quanto raccontato dallo scrittore, estrapolando tutti i punti ed i fatti salienti, adattando qua e là per l'edizione cinematografica, rendendolo più crudo e terrorifico là dove serviva, tagliando e cucendo, scegliendo un cast che si rivela perfetto per raccontare la sua storia. Ad aiutarlo ci hanno pensato i ragazzi degli effetti speciali tutti: quelli che non ti fanno dubitare dei dinosauri quando appaiono per la prima volta sullo schermo, quelli che ti fanno stare teso sulla poltrona ad ammirare le scene colme di pathos senza farti dire "ma è tutto finto", quelli che hanno coordinato il sonoro con immagini che non temono la luce o le ombre. Insomma il risultato rasenta la perfezione per questo genere, che ancora oggi va portato come esempio e va goduto in tutta la sua pienezza. Senza dover storcere il naso se alcune battute risultano troppo ammiccanti per un pubblico giovane che vuole divertirsi. Eppure avrebbe anche potuto osare qualcosa di più dal punto di vista della crudeltà e del terrore, ma si sa, il riferimento è una platea quanto più vasta, di quella da parco giochi che vede uomini, donne e bambini insieme. Ce ne è per tutti gusti: per chi ama la fantascienza, per chi adora la tensione, per chi vuole adrenalina ed avventura. Anche l'aspetto scientifico non lascia a desiderare, sebbene, ovviamente direi, molte inesattezze siano dietro l'angolo ("questo è un sistema Unix, io lo conosco" ed ecco una Silicon Graphics) e la riproduzione tramite clonazione di esseri presenti sessantacinque milioni di anni fa non sia proprio così semplice da portare avanti. Eppure tutto quanto non interessa, perchè è finzione, ma fatta estremamente bene ed in maniera convincente. PS per Funflus: non esiste nessuna telecamera che emette luce in cucina durante l'assolato dei velociraptor, fattene una ragione. Il bluray è quello del cofanetto Ultimate Trilogy edizione francese che inspiegabilmente costa la metà della versione italiana pur essendo uguale identico. Qualitativamente il bluray presenta alcune pecche evidenti in determinate scene "sotto stress" ovvero nelle ambientazioni notturne o durante i frames in cui c'è pioggia o acqua. Per un prodotto del genere mi sarei aspettato qualcosa in più visto il formato e la qualità degli effetti speciali. L'audio dal canto suo è un DTS 5.1 per la lingua italiana, mentre l'originale inglese presenta un DTS-HD Master Audio, in ogni caso di qualità eccellente in ogni tipo di scena. Gli extra sono copiosi, sebbene non sistemati egregiamente all'interno del menù, ma meritano alla grande e da soli valgono il prezzo:
  • L'alba di una nuova era (25 minuti)
  • Fare la preistoria (20 minuti)
  • La fase successiva nell'evoluzione (15 minuti)
  • Documentari speciali (1 ora e 6 minuti)
  • Dietro le quinte (55 minuti)
  • Trailer
  • Fare il gioco (5 minuti)

Lethal Weapon 1-4 [Edizione: Regno Unito]

Siccome non si trova il cofanetto in lingua italiana che contiene tutti i film della saga Arma Letale ho dovuto ripiegare con molto successo per la versione britannica: Letahl Weapon 1-4. Questa infatti presenta i film (Arma Letale, Arma Letale 2, Arma Letale 3 ed Arma Letale 4) suddivisi in quattro dischi con l'audio originale in inglese (DTS-HD Maste Audio), ma con la presenza di quello italiano sempre in Dolby Digital 5.1 ed ovviamente anche i relativi sottotitoli nella nostra lingua per tutti i contenuti speciali. Il cofanetto è unico ed all'interno si trova anche un quinto disco, sempre bluray con altri extra. Purtroppo gli alloggiamenti non sono molto robusti infatti uno si è staccato, ma la custodia si chiude ugualmente bene e le dimensioni dell'imballo non sono eccessive pur contenendo diversi dischi. Il bonus disc poteva essere più corposo considerando il fatto che anche gli altri contengono documentari di un certo rilievo e di una certa durata, ma evidentemente si tratta comunque di un valore aggiunto che va ad impreziosire quanto già visto nei singoli film:
  • Psycho Pension (24 minuti)
  • A Family Affair (30 minuti)
  • Pulling the Trigger (30 minuti)
  • Maximum Impact (23 minuti)
Ovviamente qui l'audio è esclusivamente in lingua inglese, proprio come per gli extra contenuti negli altri dischi, ma sono attivabili i sottotitoli in italiano. 

Arizona Junior (1987)


Regia: Joel Coen
Anno: 1987
Titolo originale: Raising Arizona
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (7.4)
Pagina di I Check Movies
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E' il secondo lavoro diretto da Joel Coen che porta sul grande schermo il suo (il loro, dei fratelli) modo di fare commedia, con prologo iniziale, gag introduttive ed un'ambientazione che ci porta nel vivace e colorato deserto americano. Il cast può vantare un giovane Nicholas Cage, Holly Hunter e John Goodman i quali si adoperano ad avere una comicità prepotente, anche sopra le righe, con l'ausilio di dialoghi e situazioni paradossali. Ancora una volta infatti i personaggi sono cliché con una psicologia esasperata e le varie scene che si sovrappongono risultano divertenti ed irreali. Anche i comprimari risultano essere stereotipi esaltati dai fratelli registi così che il pubblico si ritrovi dentro ad una commedia originale, ma che fa leva su molti luoghi comuni. Non si tratta però di sketch atti soltanto a farti ridere, del resto la comicità e l'ilarità sono ingredienti di fondo, perchè la trama va avanti grazie a queste situazioni paradossali e sempre più rocambolesche. Non tra i miei preferiti, si nota che i fratelli Coen sono ancora agli albori, ma un film divertente con spunti intelligenti e di riflessione.

sabato 21 febbraio 2015

Blood Diamond - Diamanti Di Sangue (2006)


Regia: Edward Zwick
Anno: 2006
Titolo originale: Blood Diamond
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.0)
Pagina di I Check Movies
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E' solo un film e non sarà mai forte ed oggettivo quanto la realtà. Ma ci prova e ci riesce. Al pari di Hotel Rwanda non ti può lasciare indifferente, anche solo per un attimo. Poi torneremo tutti, me compreso, ad essere Archer e farci i fatti nostri. Anzi peggio. Almeno lui, con il suo cinismo e nichilismo pensava a se stesso. Noi ignoriamo ed anche se non lo facessimo restiamo impotenti. E' un dato di fatto, non una lezione di vita o di moralità. Per questo Blood Diamond non si limita, e non è il suo intento, ad essere un documentario sulle guerre in Africa, ma racchiude in sè anche una storia dentro la storia che si evolve in un contesto quanto mai drammatico e terrificante. La guerra civile in Sierra Leone forse oggi si è conclusa, forse è iniziata di nuovo, forse a breve ne scoppierà un'altra, per questo il lieto fine romanzato e voluto lascia l'amaro in bocca a conti fatti. Di là, e non solo, continueranno a scannarsi. Per colpa dei bianchi, per colpa dei soldi, per colpa loro, per colpa della religione, per colpa perchè uno si sveglia con il piede sbagliato. Il succo alla fine è questo senza giudizi politici o morali. Purtroppo o per fortuna, ma questo è sia un bene che un male, la pellicola nella sua seconda metà prende una piega maggiormente rivolta ai protagonisti, lasciando un po' più solitaria la cornice della guerra e della devastazione, concentrandosi sui personaggi di Leonardo Di Caprio e Djimon Hounsou che interpretano perfettamente i rispettivi ruoli. Il bluray presenta i seguenti contenuti speciali, davvero molto corposi:
  • Cmmento audio
  • Blood on the stone (50 minuti)
  • Becoming Archer (9 minuti)
  • Journalists in the front line (5 minuti)
  • Inside the sege of Freetown (11 minuti)
  • Focus points (46 minuti)
  • Video musicale: Nas - Shine on em
  • Trailer

Death Race 2 (2011)


Regia: Roel Reiné
Anno: 2011
Titolo originale: Death Race 2
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (5.7)
Pagina di I Check Movies
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A dispetto del titolo che indicherebbe un seguito di Death Race  si tratta di un vero e  proprio prequel che va giudicato essenzialmente per il suo essere un tributo introduttivo alla figura di Frankenstein, il corridore misterioso e mascherato che vediamo nelle fasi iniziali del primo film. La pellicola infatti è ambientata alcuni anni prima dei fatti successi in quella di Paul W. S. Anderson e ricalca grossomodo una trama scontata e banale. Resta però da apprezzare l'idea di fare un passo indietro per non sputtanare fin da subito un franchise che secondo qualcuno aveva bisogno di un seguito. I fan saranno così più contenti nel vedere la nascita dello sport più sanguinario di sempre e del programma tv che ne deriva, mettendo da parte alcune forzature sceniche e di trama per lasciar spazio alle corse automobilistiche, preservando l'ossatura da action movie. Ecco così che viene narrata la storia di Carla Lucas (Luke Goss) e del suo divenire leggenda. La figheira che lo affianca è Tanit Phoenix che poteva mostrarci qualcosa in più, sarebbe stata più apprezzabile rispetto a Danny Trejo, il comprimario. L'azione, come già detto c'è, ed anche la parte dura e cruda con spargimento di sangue, combattimenti, inseguimenti, esplosioni. Per essere un "numero 2" non fa rimpiangere l'originale andando a stuzzicare curiosità ed interesse e concentrando la quasi totalità delle scene in quelle che resteranno avvincenti e con un ritmo abbastanza alto. Le pretese non sono stratosferiche ed il risultato più che accettabile. Contenuti extra del bluray:
  • Scene eliminate (6 minuti)
  • Montaggio riprese con introduzione (6 minuti)
  • La corsa inizia (7 minuti)
  • Ingannare la morte (10 minuti)
  • Commento del regista

Jo Nesbo - Il Pipistrello


Autore: Jo Nesbo
Anno: 1997
Titolo originale: Flaggermusmannen
Voto: 2/5
Pagine: 416
Pagina di Anobii
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Trama del libro e quarta di copertina:

Una ragazza norvegese di poco più di vent'anni è stata uccisa a Sydney. L'ispettore Harry Hole della squadra Anticrimine di Oslo viene mandato in Australia per collaborare con la polizia locale e in particolare con Andrew Kensington, un investigatore di origini aborigene tanto acuto quanto misterioso. L'inchiesta si rivela subito complessa: l'omicidio della ragazza non è un caso isolato ma, probabilmente, l'ultimo anello di una lunga catena, e lo scenario in cui l'assassino agisce si allarga fino a comprendere fosche storie di droga e sesso. Un quadro a tinte così forti che Harry quasi vede proiettarsi sulle indagini l'ombra minacciosa di alcune figure della mitologia aborigena. In particolare quella di Narahdarn, il pipistrello che reca la morte nel mondo.

Commento personale e recensione:

Mi sono avvicinato a Jo Nesbo, dopo che vari lettori mi hanno consigliato di farlo, con suo primo libro dedicato ad Harry Hole. Devo purtroppo dire che non mi ha colpito in modo molto favorevole. C'è da tenere in considerazione che si tratta del primo romanzo che ha pubblicato, ma si notano alcuni problemi nella stesura della trama, troppo colma di cambi di passo, ripensamenti e quelli che dovrebbero essere colpi di scena. Il personaggio in sè è interessante, ma non troppo diverso da quelli, a lui simili se vogliamo, di altri autori come Connelly ad esempio. Inoltre l'originalità di un autore scandinavo poteva essere data non tanto dal personaggio quanto dalla location scelta (vedi Stieg Larsson) ed invece ci porta nel solito ed abusato mondo anglosassone scegliendo l'Australia. Le nozioni di base poi che inserisce per raccontare aneddoti che vorrebbero essere curiosi o di un certo livello, li ho trovati decisamente irritanti e banali: magari nel 1997 molte cose relative ai gay, agli aborigeni, alle persone che vivono "ai margini" della società potevano essere quantomeno interessanti, ma oggi, me culpa, leggere esaltazioni di un sistema bislacco, raccontato come una novità assoluta, risulta stancante e noioso. La cosa peggiore del libro però è data dai dialoghi, confusionari, difficili da seguire senza doversi soffermare su chi dice cosa e come lo dice. E' come se il personaggio principale debba farsi strada a tutti i costi all'interno del romanzo, inserendosi per farsi notare. Ovviamente darò altre chance all'autore, consapevole che le opere prime sono forse più difficili da digerire.

Spartacus - La Guerra Dei Dannati [Stagione 3]


Anno: 2013
Stagione: 3
Titolo originale: Spartacus: War Of The Damned
Numero episodi: 10
Stagione conclusiva di Spartacus  e secondo me la migliore: la più colma di ideali ed azione, in cui personaggi, buoni o cattivi, sono esaltati nel migliore dei modi. Al di là di eventuali falsi storci in cui possiamo imbatterci, la campagne romane e degli schiavi ribelli vengono presentate in maniera degna dei grandi film d'azione. Certo, ancora una volta la computer grafica risulta prepotente, ma in questa stagione si va oltre la violenza presente in quelle precedenti e si pone l'accento sulla vita degli eroi. Il trace Spartaco non si limita a mietere vittime della Repubblica, così come Crasso e Cesare non sono dipinti come comparse (eh beh) poste sul suo cammino. I combattimenti sono tanti, in ogni puntata che ci presentano, ma non monopolizzano la scena, così da avere una sceneggiatura interessante da seguire. Hanno fatto le cose in grande ribaltando i punti deboli dei capitoli visti nelle scorse stagioni. I drammi personali e la sete di vendetta, rivalsa o gloria risultano maggiormente diluiti e questo non può che essere un bene. Lo spettatore, conscio della fine che l'eroe farà (a meno che non volessero esagerare ai limiti dell'ucronia) riesce a seguire ognuna delle dieci puntate assaporando la tenacia e la grinta di tutto quanto il cast.

venerdì 20 febbraio 2015

Juventus 2 - Atalanta 1

Non voglio fare il tifoso da bar che si lamenta sempre anche quando vince. Ma è evidente che il gioco di #noallegri non è tranquillo e solare come invece potrebbe e dovrebbe essere. E' un campanello d'allarme altrettanto cristallino il fatto che subiamo reti da tre partite consecutive e che, come nella sfida con il Cesena siamo sempre in apprensione ed il risultato resta in bilico. Nuovamente andiamo in svantaggio e non creiamo chiare occasioni da rete: il possesso palla non serve se nessuno ha un guizzo e salta l'uomo, o se nessuno tira nello specchio della porta. A quattro giorni dalla gara di Coppa, è lecito aspettarsi maggiore determinazione, senza dover rincorrere troppo. Ovviamente non è tutto nero, ci sono diverse tinte bianche: a sprazzi il buon gioco si è visto così come la netta volontà di gestire il risultato per poi ripartire. Inoltre Llorente è tornato a segnare ed abbiamo visto un Pirlo in splendida forma che fa una rete pazzesca. Visto che tutti gli altri devono salutare la capolista però, mi sarei aspettato qualcosa di più.

giovedì 19 febbraio 2015

Yes Man (2008)


Regia. Peyton Reed
Anno: 2008
Titolo originale: Yes Man
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.9)
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Dire di sì non sempre è facile, anzi spesso per fare prima, essere più sbrigativi, più ancorati alla propria vita fatta di banali, ma tranquilli ritmi cadenzati, diciamo più spesso. Ed è ciò che il protagonista Jim Carrey si apprestava a fare giorno dopo giorno, ora dopo ora in maniera assolutamente monotona. Poi qualcosa cambia: l'incontro con un motivatore introduce la parola affermativa all'interno del suo modo di pensare, così da poter sfruttare ciò che la vita ha da offrire. Buone le premesse, simpatica la commedia e portata avanti in maniera abbastanza leggera, ma forse troppo lunga e con qualcosina che mi faceva dire "ma l'ho già visto?". No sicuramente, ma quel senso morale, già adorato in Bugiardo Bugiardo (giusto per dirne uno in cui è Carrey il protagonista) è difficile che non affiori. Resta però un dato di fatto che suona come una sentenza. Lui è tra i comici moderni più talentuosi e con una presenza scenica da far invidia a molti altri attori maggiormente preparati per film di diverso genere. Un intrattenimento semplice che si sviluppa nella maniera già consolidata dell'ottimismo a tutti i costi, con momenti divertenti ed altri pregni di insegnamenti di vita. A tratti leggermente smielato e sottotono, fino ad arrivare al classico lieto fine della commedia romantica e leggere. Nel cast da ricordare anche Bradley Cooper e Zooey Deschanel.

mercoledì 18 febbraio 2015

Mister Hula Hoop (1994)


Regia: Joel Coen
Anno: 1994
Titolo originale: The Hudsucker Proxy
Voto: 8/10
Pagina di IMDB (7.3)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon
 
Sofisticatissima commedia in puro Coen style che ha davvero un qualcosa di superbo nella sceneggiatura quanto in tutti gli altri aspetti che compongono la pellicola. Montaggio, fotografia, luci e costumi ci proiettano negli anni cinquanta americani, con le scalate al successo, con le mega corporazioni piramidali, con il sogno di fare quattrini, con le caricature dei personaggi molto marcate. Numerosissime le citazioni e gli spunti relativi a film del passato (La Vita E’ Meravigliosa o anche Metropolis, Brazil o Quarto Potere volendo) pur restando ancorati al proprio modo di fare e di essere. Aspetto molto riuscito è quello della fotografia che dipinge New York con colori abbastanza tetri, richiamando un bianco e nero che non è però presente, dando un aspetto quasi noir anche ai personaggi (soprattutto i giornalisti), ma nonostante questo riuscendo a tingere con colori vividi alcune scene così da creare un contrasto visivo che colpisce in maniera abbastanza forte. Sono poi intelligenti nello sfruttare piccole cose e renderle importanti: l’evidenziare gli stereotipi ed ingigantirli, mettere l’accento su dialoghi che in altre pellicole sarebbero rimasti marginali, dare un tocco di astuta poesia visiva, esaltare scene in cui si mettono a fuoco anche i particolari più insoliti. Un lavoro, quello dei Coen, da apprezzare al tempo stesso per l’originalità con cui raccontano la propria storia e per gli omaggi al cinema ed al mondo americano di cinquanta anni fa. Senza risultare autocelebrativi o cervellotici.  Un cast inoltre (Tim Robbins, Paul Newman e Jennifer Jason Leigh) che recita forzatamente sopra le righe per esaltare quegli aspetti dei soggetti che devono venir fuori a tutti i costi. Davvero imperdibile, e secondo me sottovalutato.

lunedì 16 febbraio 2015

Xiaomi Mi Band

Da qualche tempo, incuriosito dai nuovi gadget denominati "smartband" mi sono informato per l'acquisto di uno di questi indossabili essenzialmente per monitorare qualsiasi attività fitness, il proprio sonno, avere delle notifiche a portata di polso ed altre cose sicuramente non indispensabili oggi, ma che potrebbero avere una certa utilità nell'utilizzo quotidiano. Soggettivamente quello che maggiormente mi interessa(va) è il Sony SmartBand SWR10 , un semplice braccialetto, senza schermo che si affiancherebbe benissimo all'applicazione Lifelog che già utilizzo sullo smartphone. Non essendo un super sportivo (anzi..) e potendosi trattare solo di un interesse passeggero ho deciso di orientarmi su di un prodotto decisamente meno costoso (il prezzo varia attualmente tra i 15€ ed i 35€), ma di cui si sente parlare davvero molto bene: Xiaomi Mi Band. Ed a ragione oserei dire, n quanto dopo circa una settimana di utilizzo, i punti a suo favore sono davvero molti e non si limitano al prezzo contenuto. Xiaomi è una marca cinese che sebbene non sia ancora molto conosciuta, non è un nome nuovissimo per gli addetti ai lavori e gli appassionati di tecnologia: il prezzo varia attualmente essenzialmente per i costi di dogana eventuali.

Confezione e struttura e caratteristiche tecniche:
Arriva in un piccolissimo pacchetto dalla forma cubica, di cartone con all'interno il cinturino, il corpo principale (già inserito), un cavo USB di tipo proprietario per la ricarica ed un manualetto esclusivamente in lingua cinese. Molto minimalista, ma tutto già pronto all'uso. Esteticamente il design è curato con il dispositivo di colore argentato (alluminio) dalla forma di una supposta inserito nel braccialetto di gomma nera (questi però sono disponibili in vari colori ed intercambiabili). Smontarlo è semplice, ma non c'è il pericolo che possa staccarsi da solo. Nella parte superiore sono presenti tre piccoli LED che serviranno per le notifiche ed al suo interno è ospitata la batteria Texas Instrument da 41 MaH, un chip bluetooth 4.0 della Dialog e l'accelerometro ADXL362 che registrerà passi e movimenti nella memoria interna da 256 KB della Winbond. Le dimensioni del corpo centrale: 14x9x36 mm ed un peso di soli 5 grammi. Il braccialetto è invece in plastica gommosa (Dow Corning TPSiV) ed è adattabile per lunghezze da 157 a 205 mm. Ha una certificazione IP67 quindi è resistente ad acqua e polvere. Ci ho fatto la doccia più volte. Essendo il core distinto dal braccialetto, sarà quest'ultimo a lungo andare ad essere usurato e potendolo cambiare ad un costo irrisorio non sarà certamente un problema.

Software:
All'interno del librettino in lingua cinese c'è un QR code che a logica serve per scaricare l'applicazione ufficiale Mi Fit e poter quindi utilizzare il Mi Band con Android (versione 4.4 e successive) o con IOS. Sarà inoltre necessario creare un account, o loggarsi se già lo abbiamo, su Xiaomi.com perchè i dati registrati sul dispositivo saranno poi ospitati sul cloud. Personalmente ritengo l'applicazione molto scarna e con alcune parti non tradotte in inglese, così ho provveduto a prendere quella non ufficiale tradotta in italiano: uso quindi la mod di Dezmen (attualmente alla versione 1.2.922 basata sulla 1.3.114). La pagina principale è divisa essenzialmente nelle attività svolte durante il giorno e nel monitoring del proprio sonno. Le operazioni fitness non si limitano al contapassi  ma ci sono contatori per gli addominali, la corsa ed il saldo con la corda. E' inoltre possibile utilizzare il Mi Band per essere avvisati su eventuali notifiche (telefonata, messaggi, posta e così via) anche utilizzando colori differenti per i LED o con la vibrazione (utile anche come sveglia).

Al di là dell'utilizzo che uno ne fa, è poi sufficiente collegarlo (via bluetooth) allo smartphone non in maniera continuativa, ma soltanto per vedere i progressi e far caricare i dati disponibili. Per questo motivo la batteria ha una durata che a mio avviso è davvero paura. Strepitosa o magnifica, fate voi. E' passata una settimana da quando lo indosso e dal 14% di energia che aveva adesso sono arrivato al 12%. Xiaomi dichiara una durata di 30 gg, ma io sono sicuro di superare abbondantemente questo limite. E nei primissimi giorni lo ho sfruttato e collegato più volte al giorno. Uso anche la sveglia la mattina. Non utilizzo invece la funzione relativa alle notifiche, e non avendo nessuno schermo è chiaro che le informazioni non le tengo costantemente sotto controllo (sebbene i LED fungano anche da indicatore dei progressi sugli obiettivi prefissati).
Se inizialmente lo ho preso solo "per prova" adesso, mi ha fatto venire molti dubbi nei confronti della durata degli altri dispositivi. Il fatto che non debba pensare di ricaricarlo ogni pochi giorni è sicuramente una cosa da tenere in considerazione. Mi riservo almeno altri due o tre giorni prima di decidere definitivamente.

domenica 15 febbraio 2015

Cesena 2 - Juventus 2

Peggio che essere fermati fuori casa dalla penultima in classifica c'è solo non riuscire ad andare oltre il pareggio nel proprio campo con l'ultima. Ma noi non ci dobbiamo preoccupare di chi sta dietro e fare la propria partita, per vincere. Senza arroganza o leggerezze. Senza avere nel campo sintetico un ridicolo alibi. #noallegri ha dimostrato ancora una volta i suoi limiti, ovvero la mancanza di grinta e cattiveria che dovrebbero invece essere presenti in una squadra che potrebbe distaccarsi ulteriormente dalle inseguitrici. Primo tempo goffo ed addormentato invece, in cui andiamo sotto e grazie ad un paio di colpi fortunati (non fortuiti però) riusciamo a ribaltare. Il secondo tempo poteva essere l'occasione per dagliene una giacchettata, almeno spinti dalle ali dell'entusiasmo. Ed invece nulla: fatti raggiungere, sprecato il rigore (grazie Vidal) e create poche occasioni, se pensiamo al distacco in punti che c'è tra le due squadre. Complimenti al Cesena, che ha sempre giocato a testa alta. Salutate l'orgoglio della penultima ed ovviamente anche la capolista.

La Donna Che Visse Due Volte (1958)


Regia: Alfred Hitchcock
Anno: 1958
Titolo originale: Vertigo
Voto: 8/10
Pagina di IMDB
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon (The Masterpiece Collection)

C'è davvero bisogno che scriva qualcosa? In effetti no, neanche se volessi semplicemente, e sì, lo farò, dare un veloce giudizio personale sul film. La recensione tecnica l'hanno già fatta altri, e non parlo di appassionati qualsiasi di cinema, ma di gente per intenderci come Truffaut o persone che il cinema lo vivono, lo creano, lo studiano. Il piacere che deriva dal godersi Vertigo non si limita infatti alla visione della pellicola, ad apprezzare il plot narrativo, a cercare di capire piano piano le tecniche utilizzate, ad immedesimarsi nel regista per raggiungere e toccare i punti della vertiginosa spirale in cui ci fa precipitare. No, perchè il godere di un Hitchcock non è monotematico e non è a senso unico. Deriva anche dal condividere insieme ad altri la sua maestria, dall'ascoltare le interviste ed i commenti che persone qualificate hanno speso nei suoi confronti tempo, dedizione e passione. La Donna Che Visse Due Volte (peccato per il titolo italiano che anticipa un po' il mistero che si cela nella trama) è tra le pellicole di Hitchcock che più amo, ed egoisticamente lo è per averlo visto in maniera profonda e condivisa, per aver apprezzato San Francisco ed il tema del doppio, per essere stato teso e curioso dall'inizio alla fine. Per tutto il resto, non basta una ricerca su internet, ma è possibile strofinarsi le mani grazie anche ai contenuti speciali inseriti nel disco:
  • Un'ossessione per Vertigo (29 minuti)
  • Partner nel crimine (55 minuti)
  • Hitchcock / Truffaut (14 minuti)
  • Finale per la censura straniera (2 minuti)
  • Gli archivi (1 ora e 9 minuti)
  • Commento di William Friedkin
  • 2 trailer

giovedì 12 febbraio 2015

Ero Uno Sposo Di Guerra (1949)


Regia: Howard Hawks
Anno: 1949
Titolo originale: I Was A Male War Bride
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.0)
Pagina di I Check Movies
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Spassosa e divertente commedia romantica che nonostante sia matura di diversi decenni risulta ancora brillante e mai noiosa. Di Howard Hawks ho visto recentemente Susanna! che usa nel cast uno straordinario Cary Grant, cresciuto qui anche nella mimica facciale e nei movimenti. Indimenticabili peraltro le scene in cui non riesce a trovare una posizione comoda per dormire. Tutta la pellicola fa leva in più occasioni sulla spossatezza e la mancanza di sonno del protagonista, che riesce ad intrattenerci grazie al suo essere spiritoso e vittima degli eventi. La storia (d'amore) con Ann Sheridan è divisa in due parti: la prima scherzosa ed irriverente con i due che si inseguono e giocano al cane e gatto per poi scoprire che tra di loro c'è qualcosa di più che un semplice sentimento, e la seconda in cui devono entrambi (ma soprattutto il buon Grant) devono fare i conti con la burocrazia militare che crea disagi ed incomprensioni a non finire. Tutto questo maniera sarcastica ed intelligente, scherzando sui tabù del momento o prendendosi gioco di situazioni paradossali venutesi a creare una dietro a l'altra e dipinte dalla regia come un insieme di gag. Gli impedimenti da una parte e la guerra dei sessi dall'altra, con l'emancipazione della donna in primo piano che la vede autoritaria, moderna ed autonoma, mentre l'uomo risulta vittima di complicanze quanto più straordinarie e spassose. Ridicole sì, ma non troppo esagerate grazie a Grant che si presta bene a far ridere il pubblico mostrando il lato impacciato ed arrendevole senza perdere il proprio fascino. Eppure il suo essere uomo è ancora una volta ambiguo e può prestarsi ad un interpretazione di tipo diverso con il senno di poi. Ritmi molto alti che non scadano mai nella volgarità e nella noia.

mercoledì 11 febbraio 2015

Star Trek: L'Insurrezione (1998)


Regia: Jnathan Frakes
Anno: 1998
Titolo originale: Star Trek: Insurrection
Voto: 3/10
Pagina di IMDB (6.4)
Pagina di I Check Movies
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L'avrei capito meglio ed apprezzato di più, se non lo avessero girato nel 1998. E siamo già al novo film dedicato a Star Trek per giunta. Oltre a risultare estremamente noioso nella parte centrale, a faticare la partenza nell'incipit iniziale, ad essere scontato nella parte finale, anche dal punto di vista dell'azione pure e dell'effetto speciale siamo su livelli molto scarsi. Cast next generation, i cattivi tirati fuori da vecchi episodi di decenni fa, il pianeta e la popolazione da salvare, breve storia d'amore. E tutto questo va anche bene, è la serie tv ciò che ha trainato maggiormente il franchise e quindi possiamo avere note di leggerezza sopra la media, ma arrivare a fine millennio a fare ancora i conti con costumi antiquati, armi giocattolo di plastica, esplosioni nella plancia, finti pugni, frasi tirate a caso con elementi inseriti giusto per dare un senso futuristico... Sì, insomma oltre che venire a noia fa scattare un'enorme delusione. Una svolta non c'è stata in tutti questi anni e nonostante i vari milioni di dollari spesi siamo sempre dentro ad una stanza con una consolle e l'esterno è un campo di grano con gente vestita da da sessantottini. E Picard dall'animo buono e gentile. E Data tontolone. E basta. Il bluray invece come sempre è ricco di contenuti speciali per gli amanti delal saga:
  • Commento audio
  • Bibliocomputer
  • Produzione (2 ore)
  • L'universo di Star Trek (1 ora 13 minuti)
  • Creare l'illusione (19 minuti)
  • Scene inedite (13 minuti)
  • Archivi
  • Pubblicità
  • BD-Live

lunedì 9 febbraio 2015

Un Lupo Mannaro Americano A Londra (1981)


Regia: John Landis
Anno: 1981
Titolo originale: An American Werewolf In London
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.6)
Pagina di I Check Movies
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Grandissimo film cult per il genere horror: eppure a dirigerlo è John Landis. Magari ti potresti aspettare una commedia sul ridere, invece sei di fronte ad un tassello importante per il cinema che fa paura. Era il 1981 ed avere sullo schermo un corpo che si deforma e cambia aspetto in maniera così repentina e brutale è davvero sensazionale. Arti che si allungano, peli che ricoprono la pelle squarciata, unghie che si fortificano. Un lavoro magistrale sotto il punto di vista degli effetti speciali e dei costumi che è lontano anni luce da quelli che generalmente nascono come b-movies e si tramutano poi in pellicole di culto. La trama è semplice quanto intelligente poichè fa leva su credenze popolari vive come non mai in Europa, scelta non a caso come location del film. Arguta l'idea di non far scomparire del tutto Jack, il compagno morto e dare così un volto (deturpato a dire il vero) psicologico ed onirico ai problemi che possono svilupparsi nel protagonista, che suo malgrado scopre di essere un lupo mannaro. Non si tratta di una pellicola stupida, e non manca il marchio di fabbrica proprio di Landis che inserisce la commedia (senza che pesi sull'economia del film) in alcune scene marginali, ma non per questo meno importanti. Il trucco resta ad ogni modo l'ingrediente vincente di un film che si sviluppa in maniera veloce senza però tralasciare la trama o l'importanza che gli attori hanno. Oggi non può far paura, sebbene le scene sia crude ed ai limiti dello splatter eppure non manca la tensione, basti pensare alla carneficina finale o all'inseguimento del povero pendolare nella metropolitana. Suggestivo e di un certo interesse il pub della remota località di campagna, in cui gli avventori fanno scudo per proteggere il segreto che la brughiera cela. Non da tutti poi l'idea di inserire nella colonna sonora tracce che hanno a che fare con la luna, perchè quella piena è il richiamo della bestia feroce.

domenica 8 febbraio 2015

Harry Potter E Il Principe Mezzosangue (2009)


Regia: David Yates
Anno: 2009
Titolo originale: Harry Potter And The Hlf-Blood Prince
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (7.5)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon (cofanetto)

E siamo a sei per quanto riguarda Harry Potter, le cui chance di restarmi simpatico calano ancora. Lo so, se piace ed attira milioni di persone un suo perchè lo avrà e non intendo certo guastare la festa a nessuno o innalzarmi a qualcosa di più elevato. Semplicemente il mago non sa attirare le mie simpatie. E questa volta la colpa non è tanto sua, quanto della trama. Difatti, essendo cresciuto ed essendosi potenziato ora è un po' più eroe rispetto a prima, ma la storia pare calcare sempre sui soliti aspetti senza aggiungere nulla di nuovo. Magari a leggere i tomi avrei visto le sue vicende in maniera del tutto differente in un'ottica più accurata, ma così non mi pare ci siano i presupposti per poter stare incollati alla tv con la bocca spalancata. Il nemico è sempre il solito, poi ci sono i professori, uno scontro finale, un paio di situazioni amorose ed adolescenziali e nel mezzo ben due ore di pellicola. Nel complesso è stancante e la minestra è allungata a dismisura con scene che per l'economia della storia c'entrano poco o nulla. Va bene, nel libro ci saranno pure i risvolti amorosi e le tresche, ma in fin dei conti dai... o chi se ne frega se il rosso non va con la dolce Emma Watson ma si sbaciucchia fino a screpolarsi le labbra con una comparsa? Ed i biscottini con la pozione? Ovvia, c'è il super cattivissimo che sta per tornare e distruggere tutto, ma la regia punta i riflettori su ben altro. E meno male più si fosse andati avanti e più la saga sarebbe cresciuta prendendo delle connotazioni horror. Si vede che i miei gusti fanno davvero a cazzotti con gli amanti di questo genere, che mi pare davvero molto legato all'ambiente teenager. Poi si lancia il sasso e si nasconde la mano: i mangiamorte non avevano iniziato un attacco su Londra? Tutto finito? Si deve girare solo all'interno del mondo magico? E più importante far vedere una partita di palla_e_scopa sotto la neve? E nello sconcerto più profondo il vecchio Silente muore, in neanche due minuti. Se penso alle miriadi di parti inserite a casaccio, mi viene da pensare un bel po'. E Draco e la sua lotta interiore? No dai, inutile andare avanti con le cose non vanno. Mi fermo perchè quelle che invece vanno sono davvero poche. Il bluray non presenta extra se non il Maximum Movie Mode, un sistema interattivo per la durata di tutto il film, per poter avere i commenti e confrontare alcune scene. Interessante, ma scomodo in molte occasioni.

Thor: The Dark World (2013)


Regia: Alan Taylor
Anno: 2013
Titolo originale: Thor: The Dark World
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (7.2)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon

Secondo film della Marvel dedicato a Thor. A distanza di due anni cambia il regista (oggi Alan Taylor), ma il cast resta invariato con attori principali Chris Hemsworth e Natalie Portman. Considerando che lo guardo al 90% per la presenza di Lei potete immaginare il mio interesse per una pellicola fantascientifica dai tratti fantasy. A parte queste piccole inezie  sono rimasto impressionato positivamente dalla storia e dalle location scelte, almeno rispetto al primo capitolo. I mondi fantastici sono veramente qualcosa di sensazionale e sulla Terra è stata scelta Londra al posto di un'anonima cittadina nel deserto americano. Peccato però che la trama sia frettolosamente messa in piedi attraverso più di una forzatura che porteranno il nostro eroe ad unirsi al fratello cattivo e combattere mostri di cui praticamente tutti si erano scordati. Ai limite del ridiclo il fatto che proprio Natalie Porman sia scelta casualmente per essere la chiave di volta di tutta la storia. Buffonata galattica insomma, ma almeno Thor la smette di fare il bravo ragazzo e fa l'incazzoso contro i nemici che non durano poi così tanto nonostante a tratti siano estremamente più potenti degli dèi. La trasposizione nei mondi extraterrestri, le navicelle spaziali strane, i mostri malvagi però sono qualcosa da far cadere la bazza a terra: semplicemente stratosferico tutto quanto. Però io mi aspettavo un villain che fosse cattivissimo, mettesse paura creasse un'atmosfera tetra ed oscura. No, Star Wars è altrove e Thor è qualcosa di molto più scarso con effetti speciali pompati all'ennesima potenza.

sabato 7 febbraio 2015

Juventus 3 - Milan 1

Forza Magica Juve! Altri tre punti in Campionato, altri tre punti alla Juventus Stadium dove il Milan ha solo perso. Non essere contenti di questa squadra è da pazzi o da perfezionisti a tutti i costi, e vedere il centrocampo che commette alcuni errori o non brilla come dovrebbe non è assolutamente mancanza di gratitudine, ma solo voglia di vedere il miglior gioco possibile. La Juventus ci va vicina perchè sa come giocare le partite e sa come sfruttare gran parte delle occasioni a proprio beneficio. Rispetto alla partita di andata c'è da dire che il Mialn si impegnato di più, ma non ci ha mia causato nessun brivido che non fosse gestibile. Basti pensare alla rete avvenuta grazie ad un calcio d'angolo che non c'era. E già che siamo a parlare di errori arbitrali goduria doppia nel sapere che i gufi antijuventini neanche possono appellarsi ad un fuorigioco inesistente sul gol di Tevez. Ma quando rosicheranno? E se il migliore in campo dei rossoneri è stato Lopez ecco che il risultato netto e tondo assume un significato ancora più importante. La squadra c'è, la voglia di demolire gli avversari pure. Reti di Tevez, Bonucci e Morata. Lanciati sempre più prepotentemente verso il traguardo finale, non resta agli altri che salutare la capolista. Forza Magica juve!

venerdì 6 febbraio 2015

Arma Letale 4 (1998)


Regia: Richard Donner
Anno: 1998
Titolo originale: Lethal Weapon 4
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.6)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon (cofanetto edizione UK)

Quarto e conclusivo capitolo della saga di Arma Letale  che vede il classico cast con Mel Gibson, Danny Glover e Joe Pesci affianto da Rene Russo (già presente nel terzo capitolo) e la new entry Chris Rock. Tutta la pellicola ricalca pienamente gli altri film riuscendo ad essere migliore del precedente e non togliendo poi molto al succo che ha reso grande il duo di poliziotti di Los Angeles. I protagonisti sanno di essere vecchi, quasi arrivati al capolinea e scherzano molto su questo fatto, fingendo che ci sia un dramma interiore che non li vede più adatti a certe azioni. Ma questo tema ci convince a metà perchè poi non mancano nè inseguimenti nè combattimenti all'ultimo sangue con il solito e classico nemico tanto potente quanto idiota da farsi mettere sbrigativamente nel sacco. La coppia è affiatata e sinonimo di garanzia: nel corso degli anni li abbiamo visti compiere ogni tipo di avventura e questa volta non sono da meno, inseriti in un contesto che invecchia e matura con loro. Figli, nipoti, matrimonio, generi... Insomma si cresce, ma non si abbandonano le vecchie abitudini. Ed il pubblico conosce alla perfezione tutti i vari legami che intercorrono tra i personaggi. Non è possibile apprezzare il già mediocre Arma Letale 4, senza aver visto (o essere fan) il resto della saga. Mancherebbe veramente qualcosa anche a livello psicologico ed introspettivo. Si tratta ad ogni modo di un action movie, ma per potergli dare un connotato più alto è bene seguire certe dinamiche che si sono evolute nel corso degli anni. Ironia, battute da macho, adrenalina sono gli ingredienti comuni a tutti i film ed anche in questo non mancano. Ottimo modo per concludere una serie, che forse sarebbe invecchiata troppo male se inserita in un'epoca che non le appartiene.

BrainWizz CD Player

Utile? Eh decisamente sì. Non ho mai preso un supporto da auto per lo smartphone. Eppure è una cosa abbastanza importante, soprattutto adesso che oltre che farne largo uso, il Sony Xperia Z2 ha una batteria di cui non posso certo lamentarmi ed è quindi comodo anche come navigatore. Visto inoltre che ho un'autoradio con lettore CD che non utilizzo praticamente mai (ma funziona ugualmente con questo aggeggio inserito) ecco che il BrainWizz CD Player è il gadget che fa per me. Si inserisce nel lettore, si fissa in tre secondi netti e regge lo smartphone. La struttura è molto solida sebbene possa trattarsi di un cineseria (la marca è francese) e non subisce in maniera negativa le vibrazioni che possiamo avere in auto. L'Xperia ha molti tasti fisici posizionati sui lati, ma la presa è possibile farla senza problemi nella parte superiore o in quella inferiore in base alle esigenze. Il range è abbastanza vasto e comprende tutti quegli smartphone che hanno una larghezza compresa tra 55 mm e 85 mm. Anche la possibilità di ruotarlo in più posizioni rende comodo ed utile il suo utilizzo. Si dovrebbe adattare inolte ad ogni tipo di plancia ed autoradio: in base al modello che avrete può coprire alcuni tasti, ma non ne blocca l'uso perchè resta comunque distante.




Manhattan (1979)


Regia: Woody Allen
Anno: 1979
Titolo originale: Manhattan
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.0)
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Ancora Woody Allen, ed ancora una commedia dalla risata intelligente che ricalca in parte la comicità e l'ironia già ampiamente apprezzate in Io e Annie. Monologo iniziale, immagini di New York, musiche di George Gershwin: non poteva che cominciare in maniera migliore. Ed è appunto dal connubio di queste tre cose che si intuisce la poesia insita in questa commedia dall'aspetto drammatico in cui una vena di pessimismo è sempre in agguato. La scelta del bianco e nero per dipingere la comunque colorata e colma di vita Manhattan, risulta una scelta vincente ed azzeccata, non tanto per l'evolversi delle storie dei personaggi, quanto appunto per descrivere e mostrarci la città nel migliore dei modi. "Adorava New York. La idolatrava smisuratamente..." No, è meglio "la mitizzava smisuratamente", ecco. "Per lui, in qualunque stagione, questa era ancora una città che esisteva in bianco e nero e pulsava dei grandi motivi di George Gershwin..."Perchè Manhattan, appunto come vuole anche il titolo del film, ha in sè un amore incondizionato nei confronti della Grande Mela ed il soggetto, che sia Allen o il suo alter ego Isaac Davis, non può stare lontano da essa. " Era duro e romantico come la città che amava. Dietro i suoi occhiali dalla montatura nera, acquattata ma pronta al balzo, la potenza sessuale di una tigre."Ci racconta una storia, colma di intrecci amorosi, in maniera ancora una volta superba. La comicità qui è un essere presente del personaggio (autore televisivo) e concentrata su di esso, piuttosto che allargata a trecentosessanta gradi a tutta la pellicola. Risulta così meno ingombrante pur nella sua vivacità, ed il regista non è costretto ad utilizzare uno stile artistico innovativo per poter raccontare la sua storia (in Io E Annie sono numerose le trovate tecniche, qui si concentra invece di più su trama e personaggi). I dialoghi hanno il compito di presentare tutta l'opera ed essere potentemente presenti in ogni minuto di pellicola, graziosi, ironici, profondi e soprattutto intelligentemente divertenti. Sempre. E questo è indiscutibilmente un chiaro marchio di fabbrica, che qui si fonde anche con al bellezza delle immagini che la fotografia ci regala. Inutile dilungarsi troppo sulla trama: mi avvicino ad Allen conscio della mia ignoranza ma mi godo le sue opere in maniera conscia.

giovedì 5 febbraio 2015

Iron Man 3 (2013)


Regia: Shane Black
Anno: 2013
Titolo originale: Iron Man 3
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.3)
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Il secondo capitolo di Iron Man lo ho visto al cinema: erano tempi antichi, agli albori del blog. Non mi piacque e lo ricordo poco, magari ero più schizzinoso o non ci capivo semplicemente niente. Adesso che ho ripreso il via con la Marvel ed ho terminato la Fase Uno Avengers Assembled (Iron Man, L’Incredibile Hulk, Iron Man 2, Thor, Captain America – Il Primo Vendicatore e The Avengers) ho iniziato la Fase Due di cui recentemente avevo già visto Captain America: The Winter Soldier. E devo dire che nel complesso e nell’ottica del mastodontico e quasi monopolistico lavoro che sta facendo la Marvel, questo Iron Man 3 mi è piaciuto. Shane Black, il regista, sembra puntare molto sul dilemma uomo robot che colpisce l’animo di Tony Stark (il solito Robert Downey Jr.) e questo sarà un tema chiave di tutta la storia. Un supereroe messo quasi a nudo, che dovrà cavarsela (ma fino ad un certo punto) da solo e senza i soliti mezzi da ultra milionario quale è (ad un certo punto sembra McGyver). Gli scontri riflessivi ed il panico insito in un super eroe mi piacciono molto, non c’è che dire. A questi attimi vengono alternati altri con una più canonica azione contornata da effetti speciali. Memorabile e di ottima fattura la distruzione della villa a Malibu, un po’ rivista e scontata invece la scena dello scontro finale, rimpiazzata nell’albo delle cose belle dal salvataggio dei membri dell’Air Force One. Non è solo movimento, adrenalina ed un pizzico di argomenti introspettivi: c’è spazio per parti un po’ più ironiche e leggere ed altre più crude e realistiche. Buona l’idea di utilizzare un doppio villain: abbiamo il Mandarino (Ben Kingsley), tra quelli apprezzati maggiormente c’è proprio lui per la sua somiglianza agli attuali nemici del momento,  e Firebrand (Guy Pearce) entrambi convincenti nella figura del cattivo. Peccato che il primo sia credibile nella prima parte, ma troppo comico nella seconda. Avrei soprasseduto. Per la parte femminile ecco Gwyneth Paltrow e Rebecca Hall che a mio avviso non sono state nulla di speciale. Nella totalità abbiamo un buon prodotto con alcuni limiti legati al fatto che Iron Man debba per forza di cose stupire e non può essere debole se non per pochi attimi. Le crisi di coscienza le hanno un po’ tutti, eroi e non, quindi anche Stark deve affrontarle ma al tempo stesso non risultare troppo succube: il pubblico va divertito e the show must go on. Ah, come al solito io non sono un fan dei fumetti, quindi non posso sapere se è fedele o meno alle strisce, se i personaggi e le azioni combaciano... Forse, può essere però un capitolo conclusivo della saga, almeno così potrebbe sembrare. Il bluray presenta i seguenti extra:
 
-          Cortometraggio Marvel: Agente Carter (15 minuti) -          Speciali (22 minuti)
-          Scene eliminate ed estese (16 minuti)
-          Errori (5 minuti)
-          Commento audio
-          Anteprime esclusive