Visualizzazione post con etichetta Woody Allen. Mostra tutti i post
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mercoledì 22 febbraio 2017

Irrational Man (2015)




Regia: Woody Allen
Anno: 2015
Titolo originale: Irrational Man
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (6.6)
Pagina di I Check Movies
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Più che carino, piacevole. Magari lontano dai fasti del vecchio Woody Allen, ma ora abbiamo quello nuovo, che non necessita di figurare all'interno dei suoi film, ma scrive la sceneggiatura e cura la regia più o meno con la solita verve da commedia intelligente. Irrational Man è un thriller infatti, dagli aspetti ragionati, ma con quel tocco per cui il destino, o meglio caso (Fortuna Imperatrix Mundi) riescono ad avere il sopravvento sulle vite di tutti noi. Una storia romantica, altamente filosofica, ma raccontata con quella semplicità che non ti annoia. La falsariga è quella di Match Point con una trama accattivante e personaggi che riescono ad intrattenere non solo attraverso le proprie azioni, ma anche con i dialoghi l'intera storia. Come già detto è piacevole, eppure non nuovo, ma si difende bene proprio per la sua leggerezza travestita, apprezzabile anche da un pubblico che invece dei popcorn e coca davanti al film, assapora tartine e vine bianco. Concettualmente divertente, non si può dare Allen per finito. Il bluray con audio mediocre ha solo questi miseri extra:

  • On the red carpet (4 minuti)
  • Photo Gallery

mercoledì 13 luglio 2016

Hannah E Le Sue Sorelle (1986)



Regia: Woody Allen
Anno: 1986
Titolo originale: Hannah And Her Sisters
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.0)
Pagina di I Check Movies
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Un Woody Allen maturo e maturato, che ripercorre i suoi stessi passi, raccogliendo ciò che ha seminato. Il raccolto è davvero ricco, l’esperienza insegna e porta sul grande schermo una commedia che ricalca nello stile e nei dialoghi i suoi numerosi successi raggiunti fino al momento. Psicosi, ipocondrie, tradimenti, romanticismo, bugie, incoerenza, ironia... Una sequela incredibile di temi che il regista è riuscito ad inserire e sviscerare in una mutabile scala di grigi. Si avvale di un cast che oltre a comprendere se stesso, ci mostra Michael Caine, Mia Farrow, Barbara Hershey, Dianne Wiest e che ha l’arduo compito di farci vedere le varie sfaccettature della vita di uomini e donne newyorkesi non più giovanissimi. Non mancano accenni di cinismo e critica per la società, in cui i personaggi cercano di adattarsi per vivere una vita raggiungendo i pochi e semplici obiettivi, che a seconda del caso possono anche sembrare irraggiungibili. L’equilibrio assoluto, la fermezza, il faro che ispira sicurezza e fiducia, colei che si eleva sopra tutti gli altri è Hannah: il personaggio cardine di tutta la pellicola. E’ sicuramente la meno traumatizzata psicologicamente, forse la più semplice ed ingenua, ignara di tradimenti che la coinvolgono come vittima, ma sempre pronta a fare da contrappeso ai problemi che affossano le persone che la circondano. E’ anche un personaggio atipico, che si discosta maggiormente dagli altri: ognuno con un grado differente di psicosi. La voce fuoricampo, quella di Caine introduce i primi passi del film, si interroga spesso sulle emozioni in contrasto, su cosa sia giusto o sbagliato a livello sentimentale dando quel senso di umana incertezza che contraddistingue le nostre vite. I personaggi sono comunque sopra le righe, disastrati (anche Hannah in un certo senso) e colmi di problemi, si muovono in un contesto artistico superiore in quella splendida cornice che è New York: quale posto migliore per racchiudere un insieme così vario e variopinto di emozioni?

lunedì 21 dicembre 2015

Blue Jasmine (2013)




Regia: Woody Allen
Anno: 2013
Titolo originale: Blue Jasmine
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (7.3)
Pagina di I Check Movies
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Di Woody Allen mi sa che preferisco i lavori più vecchiotti, sebbene qui ci sia una strepitosa Cate Blanchett che sì, lei non invecchia mai. Una pellicola drammatica, vestita con la falsa promessa della commedia, non più auto ironica, ma con una protagonista centrale che ha della bugia e dell'opportunismo il proprio cavallo di battaglia. L'unico forse, riuscendo a mascherare la propria triste esistenza, riempita solo in parte dal denaro e dall'apparire. La colpa infatti non è nell'essere ricchi, e neanche nel voler condurre una vita di agi e frivolezze (agli occhi di chi ricco non lo è), ma nell'essere vittima della propria gelosia ed inadeguatezza. La sceneggiatura però non richiama con un finto moralismo a valori semplici che stanno nelle piccole cose: la sorella (Sally Hawkins) infatti non è un contrapposto esempio di virtù. Gli sbagli ed i guaii li possono commettere (anche in maniera ridondante) tutti, indistintamente dal ceto sociale a cui appartengono. L'eleganza dell'alta società è un richiamo assoluto per Jasmine (un tempo Jeanette) che cerca di "sistemarsi" con il principe azzurro; una sognatrice, che abbandonate le smorfie iniziali, cerca anche di darsi da fare e rimboccarsi le maniche, ma che non riesce a tenere a bada i propri sogni e le proprie crisi di nervi. Le sfugge così, per una sorta di legge del contrappasso, l'occasione migliore che possa avere, Bugie e menzogne pur di aggrapparsi ad un mondo ormai svanito e difficile da raggiungere nuovamente. La protagonista, dipinta e recitata come spocchiosa, odiosa, materialista, ottiene esattamente ciò che semina, non imparando dai propri errori: addio ottimismo, addio possibilità di redenzione. Angoscioso, ma neanche troppo originale come temi. Il DVD presenta i seguenti extra:
  • Note da Il tappeto rosso (6 minuti)
  • Conferenza stampa (25 minuti)

martedì 18 agosto 2015

Il Dittatore Dello Stato Libero Di Bananas (1971)


Regia: Woody Allen
Anno: 1971
Titolo originale: Bananas
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.1)
Pagina di I Check Movies
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Uno dei primissimi Allen, ma non fatevi ingannare: se solo lontanamente vi viene da pensare che possa essere acerbo e poco maturo vi sbagliate. Bananas racchiude l'essenza della comicità e della commedia in neanche ottanta minuti. Alla base della trama, composta da una serie di gag che presentano un filo conduttore unico, ci sta l'amore. Quello che il protagonista (Woody Allen per l'appunto) , un normalissimo collaudatore di prodotti newyorkese (eh già) prova per un'attivista politica socialmente impegnata (Louise Lasser). Per una serie di rocambolesche casualità si ritrova ad essere suo malgrado Presidente dell'immaginaria, almeno nel nome, Repubblica di Bananas. Al di là delle evidenti situazioni da commedia, spesso esilaranti, il film ha un chiaro approccio satirico nei confronti della stampa, delle dittature, degli interventi americani. Ricordiamo che pochi anni primi (qui siamo nel 1971) è successo qualcosina tra Stati Uniti e Cuba. Rispetto alle altre pellicole che fanno parte del menù storico di Woody Allen, in questa si dà maggiore spazio alla rappresentazione visiva della situazioni ed al coinvolgimento che esse comportano, piuttosto che al dialogo in sè. Questi non mancano di certo, ma l'ilarità ed il divertimento è dato essenzialmente dall'assurdo che si mostra in situazioni bizzarre. Di sicuro tra le più riuscite commedie degli anni settanta.

sabato 4 luglio 2015

Radio Days (1987)


Regia: Woody Allen
Anno: 1987
Titolo originale: Radio Days
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (7.6)
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Un tenero ed affettuoso omaggio ai giorni che furono, quelli della radio, che accompagnava le vite e le situazioni delle famiglie americane nei primi anni quaranta. Ricordi indelebili, che il narratore (Woody Allen) ammette di non dimenticare mai, sebbene di anno in anno quelle stesse voci inizino ad affievolirsi sempre di più. Il racconto avviene attraverso gli occhi innocenti di un bambino che vive l'innocenza di una famiglia ebrea di New York, in tempi in cui ci si commuove, si sogna, si balla e si vive ascoltando quelle voci a cui non è immediato collegare un volto. La stampo della commedia è decisamente diverso da quello già apprezzato di Manhattan, Io E Annie,o Brodway Danny Rose: decisamente più intima, in cui il ritratto è complessivo e la storia si muove seguendo più protagonisti seguendo il filo conduttore della radio. Radio che non trasmette solo brani musicali (bellissima la colonna sonora) ma anche il celebre riadattamento radiofonico di Orson Welles de La Guerra Dei mondi, o l'attacco giapponese a Pearl Harbour che segna milioni di famiglie o ancora il drammatico epilogo con cui termina il salvataggio di una bambina caduta in un pozzo. Il tema centrale resta il ricordo, alle volte accentuato, proprio perchè è un'emozione che non possiamo controllare e che esalta o evidenzia i momenti della nostra vita passata. Non mancano però i tratti tipici della sua commedia, impreziositi non solo da situazioni divertenti quanti dai dialoghi sottili e di una certa intelligenza. Vena ironica certo, ma la componente malinconica e nostalgica, ancora più prepotente nel finale, senga in maniera netta questa trama dai tratti autobiografici che ti prende certamente il cuore.

sabato 20 giugno 2015

Celebrity (1998)


Regia: Woody Allen
Anno: 1998
Titolo originale: Celebrity
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.3)
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Forse un'opera minore di Woody Allen, tutta in bianco e nero, che toglie comicità ed ironia per aggiungere drammatica tristezza ed malinconia. Il protagonista (Kenneth Branagh) è un giornalista confuso, nè carne nè pesce che cerca la svolta nella propria vita, non solo lavorativa, ma anche sentimentale. Un'identità ben definita che non riesce a trovare, incerto sul proprio mestiere e vagabondo nei rapporti amorosi. Nel suo vagare incontra una serie di personaggi minori che aiutano alla creazione corale di un film in cui le celebrità risultano vuote ed impersonali. Un mondo, quello del successo, non esaltato e non criticato all'accesso, ma semplicemente ritagliato nel piccolo angolo personale dell'apparire. La figura del protagonista non riesce a crescere e resta in sintonia con gli altri, mentre la sua ex moglie (Judy Davis) al contrario ribalta in parte il suo essere vittima incapace di reagire. Pellicola pessimista, dalle tinte ombrose, in cui comunque non esiste un vero e proprio riscatto se non quello di mostrarsi in pubblico all'evento mondano per eccellenza, quel film all'interno del film con cui inizia il tutto e con cui tutto si conclude. La satira è però presente, sebbene velata, ma possiamo notarla in alcune occasioni, sempre magistralmente create ad arte come in quella negli studi televisivi tra naziskin, razzisti del KKK, ebrei ed uomini socialmente impegnati che scherzano amichevolmente tra loro mentre attendono di essere mostrati, anche se brevemente al pubblico. Il loro piccolo successo dovuto ai media che diviene un'ossessione costante in tutta la pellicola per ogni personaggio. Un'ossessione che non vede luce nella sua pellicola in bianco e nero.

sabato 28 marzo 2015

Scoop (2006)


Regia: Woody Allen
Anno: 2006
Titolo originale: Scoop
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (6.7)
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E' il Woody Allen moderno, quello degli anni 2000, che non perde i tratti distintivi del suo essere ed impreziosisce la commedia con caratteri da thriller e noir, ambientandola a Londra. Un po' come il precedente Match Point , ma questa volta la presenza del regista nel cast, rende la vena da commedia più forte. La parte iniziale con l'introduzione della storia da parte degli uomini seduti al tavolo è se vogliamo un omaggio a Brodway Danny Rose sebbene qui il suo personaggio non sia il soggetto principale, ma una spalla per Scarlett Johansson. Come già accennato non siamo più nella sua New Yprk, ma in una altrettanto suggestiva Londra tinta di giallo. Le battute restano ancora una volta intelligenti e spiritose, e l'intento della pellicola è quello di divertire. I due si trovano bene sul set, mentre la parte di Hugh Jackman - Wolverine resta un po' costipata e costretta. Nonostante la buona prova della protagonista ed il suo personaggio ben inserito nella trama, è indubbio che la presenza di Allen sia una manna dal cielo per il proseguo del film, piacevole, leggero e spensierato.

venerdì 27 febbraio 2015

Brodway Danny Rose (1984)


Regia. Woody Allen
Anno: 1984
Titolo originale: Brodway Danny Rose
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.5)
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E vedi che piano piano mi sto assuefacendo a Woody Allen? Le sue commedie, dall'apparenza leggera, sono un insieme di attenti e studiati dialoghi che muovono le fila di personaggi mai scontati. Ancora una volta protagonista, il regista ed attore di origini ebraiche non manca di portare sul grande schermo un personaggio che ricalca in parte i suoi connotati. Questa volta è un talent scout di New York (eh beh) che si destreggia tra artisti che di talento non hanno poi molto. Un mondo di sfigati che difficilmente arriveranno al successo, e nel caso fortuito in cui questo arrivasse, sono pronti a cambiare manager senza batter ciglio. Ma Danny Rose lo sa, lui è fatto così, animo gentile e dedizione per il proprio lavoro e per i propri assistiti. Fondamentalmente un uomo buono, di quei buoni che purtroppo troppo spesso, vengono definiti come tonti e di cui si parla ridendo alle cene tra amici. Ed Allen riesce a rendere omaggio ad una figura di questo tipo, magari già obsoleta per il mondo dello spettacolo, fatto di arrivismo e denaro. A lui si affianca ancora una volta Mia Farrow che si contrappone in maniera abbastanza netta al suo modo di essere e di fare. La parodia della famiglia italo americana di stampo mafioso è un ulteriore esempio di come riesca ad impreziosire la pellicola con gag e battute sì sottili, ma anche estremamente divertenti. "grazie a Dio sono ateo" oppure "non credo in Dio ma mi ci sento in colpa" sono solo un assaggio della sua vena compositiva

venerdì 6 febbraio 2015

Manhattan (1979)


Regia: Woody Allen
Anno: 1979
Titolo originale: Manhattan
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.0)
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Ancora Woody Allen, ed ancora una commedia dalla risata intelligente che ricalca in parte la comicità e l'ironia già ampiamente apprezzate in Io e Annie. Monologo iniziale, immagini di New York, musiche di George Gershwin: non poteva che cominciare in maniera migliore. Ed è appunto dal connubio di queste tre cose che si intuisce la poesia insita in questa commedia dall'aspetto drammatico in cui una vena di pessimismo è sempre in agguato. La scelta del bianco e nero per dipingere la comunque colorata e colma di vita Manhattan, risulta una scelta vincente ed azzeccata, non tanto per l'evolversi delle storie dei personaggi, quanto appunto per descrivere e mostrarci la città nel migliore dei modi. "Adorava New York. La idolatrava smisuratamente..." No, è meglio "la mitizzava smisuratamente", ecco. "Per lui, in qualunque stagione, questa era ancora una città che esisteva in bianco e nero e pulsava dei grandi motivi di George Gershwin..."Perchè Manhattan, appunto come vuole anche il titolo del film, ha in sè un amore incondizionato nei confronti della Grande Mela ed il soggetto, che sia Allen o il suo alter ego Isaac Davis, non può stare lontano da essa. " Era duro e romantico come la città che amava. Dietro i suoi occhiali dalla montatura nera, acquattata ma pronta al balzo, la potenza sessuale di una tigre."Ci racconta una storia, colma di intrecci amorosi, in maniera ancora una volta superba. La comicità qui è un essere presente del personaggio (autore televisivo) e concentrata su di esso, piuttosto che allargata a trecentosessanta gradi a tutta la pellicola. Risulta così meno ingombrante pur nella sua vivacità, ed il regista non è costretto ad utilizzare uno stile artistico innovativo per poter raccontare la sua storia (in Io E Annie sono numerose le trovate tecniche, qui si concentra invece di più su trama e personaggi). I dialoghi hanno il compito di presentare tutta l'opera ed essere potentemente presenti in ogni minuto di pellicola, graziosi, ironici, profondi e soprattutto intelligentemente divertenti. Sempre. E questo è indiscutibilmente un chiaro marchio di fabbrica, che qui si fonde anche con al bellezza delle immagini che la fotografia ci regala. Inutile dilungarsi troppo sulla trama: mi avvicino ad Allen conscio della mia ignoranza ma mi godo le sue opere in maniera conscia.

lunedì 2 febbraio 2015

Io E Annie (1977)


Regia: Woody Allen
Anno: 1977
Titolo originale: Annie Hall
Voto: 8/10
Pagina di IMDB (8.1)
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Questo sì che mi è piaciuto, e tanto. Sarebbe stato sconcertante il contrario. Una delle migliori commedie romantiche che abbia mai visto, peccato averlo fatto così tardi. Anzi, meglio, così posso parlarne adesso. Dall'inizio alla fine è indubbiamente una pietra miliare che segna il cinema di un certo livello. L'apertura con il monologo rivolto alla telecamera ed agli spettatori ci fa capire subito di che pasta è fatta la pellicola. Citazioni di Groucho Marx, battute sottili per un'introduzione ad un genere drammatico e romantico che porta solo la maschera della commedia comica. Non conosco Woody Allen per come dovrei, ma l'amore per la risata intelligente fa parte del suo essere colto ed interessante: omaggi a Bergman e Fellini, alla psicanalisi di Freud ed i problemi nati dall'infanzia, la cospirazione per la morte di Kennedy... L'ironia di puro stampo ebraico, irriverente e pur sottile con lunghissimi dialoghi che vengono estrapolati dal contesto e proiettati per rendere partecipe lo spettatore. Molte tecniche come la voce fuori campo, l'interazione con passanti e comparse, un'alienazione dalla vita reale spiegata ad alta voce e pensieri espressi dalla mente umana, Allen riesce in modo superbo a raccontare i risvolti di questa storia sentimentale tra il comico Alvy Singer e la sua amata Annie Hall (Diane Keaton). Spettacolare anche lei nel suo essere donna degna di attenzioni, spiritosa, malinconica e dinamica. Personaggio principale lei, ma non tanto quanto Alvy che ci porta dentro alla storia nella doppia veste di narratore e protagonista. E' lui la stella, con le sue manie, il suo essere nevrotico, le paure ed i problemi derivanti dall'infanzia. L'incontro con Annie sembra perfetto per quanto possano assomigliarsi ed essere simili l'uno all'altra, ma ogni storia d'amore presenta difficoltà psicologiche che vengono alimentate da una serie incessante di battute e situazioni strambe. Non esilaranti, perchè l'intelligenza del regista non è sguaiata, ma matura. Così si apprezzano i dialoghi senza che scadano nell'ovvio e nel comico fine a se stesso. Struttura e scenografia con cambio di stile ogni tre per due, citazioni, amore per New York, le fobie... Una lista dei punti vincenti sarebbe assurda perchè scritto uno ne viene a mente un altro. Grazie a lui ho capito che la maggior parte di noi ha bisogno di uova.

mercoledì 28 gennaio 2015

Una Commedia Sexy In Una Notte Di Mezza Estate (1982)


Regia: Woody Allen
Anno: 1982
Titolo originale: A Midsummer Night's Sex Commedy
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.7)
Pagina di I Check Movies
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Commedia sottile, ironica, non esattamente originale, ma pur sempre piacevole. Gli intrecci amorosi di tre coppie, ognuna con piccoli o grandi problemi da risolvere, tutti che ruotano attorno al sesso. Woody Allen è anche uno dei protagonisti, assieme a Mia Farrow, Tony Roberts, Josè Ferrer, Julie Hagerty e Mary Steenburgen, ed il suo modo di proporsi e proporci la commedia è classico, con battute simpatiche ed il suo atteggiamento nevrotico contrapposto a quello degli altri attori. Di conseguenza lui non è il solo ed unico protagonista principale, ma fa parte di un coro di voci, sebbene indossi i panni, almeno metaforicamente del leader. Sicuramente non sarà tra le commedie più rinomate, intelligenti o divertenti, ma un sorriso riesce a tirarlo fuori e resta la finezza con cui certe situazioni si svolgono nei vari intrecci . L’ingrediente principale è l’equivoco a sfondo erotico, ma niente di volgare o boccacciano, soltanto un susseguirsi di farse sexy in uno sfondo a tratti comico. Buoni alcuni momenti ed alcuni dialoghi, ma sicuramente possiamo goderci anche altri lavori di Woody Allen altrettanto leggeri, ma più divertenti. L’ispirazione alla commedia Shakespeariana poteva essere un tantino più marcata su alcuni tratti, mentre il film scivola via come la brezza leggera in una notte di mezza estate. A mio avviso in parte sporcato dal carattere fantastico e paranormale che ritengo abbia il suo scopo di fare da collante ad alcune scene.

venerdì 20 aprile 2012

Midnight In Paris (2011)


Regia: Woody Allen
Anno: 2011
Titolo originale: Midnight In Paris
Voto: 5/10
Pagina di IMDB
Pagina di I Check Movies

Quanto ogni nostra opera ricalca quelle precedenti senza nessun tipo di novità ecco che comincia una crisi risolvibile soltanto con l'inserimento di una caratteristica del tutto inaspettata, che sconvolga. Quando questo comporta un audace, ma on per questo genuino, uso del fantastico si rischia un flop. E' a mio avviso quanto successo a Woody Allen con questa pellicola, che nella struttura, nella trama, nei personaggi e nei dialoghi non ci offre niente che non sia già stato visto in passato, ma ci obbliga ad una proiezione fantastica di per sé poco interessante e sterile. L'originalità è sì evidente, e ti colpisce come uno schiaffo accendendo il tuo interesse, ma il colpo gobbo è dato dal fatto che i vari personaggi del passato si materializzano come una sorta di lista della spesa, aggiungendo pochissimo spessore alla figura dell'artista. Trovo infatti che situazioni ed aneddoti riguardanti i vari Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway, Pablo Picasso, Salvador Dalì e via discorrendo siano un tantino falsi. Non so se per colpa degli attori che si sentivano troppo nella parte o per il fatto che abbiano quel senso di realtà onirica, ma di sicuro queste figure non aggiungono niente di nuovo, pur essendo una novità. Sono anzi decisamente banali ed ingioiellati con stereotipi tediosi. Diversi anni fa, uscì con un quotidiano una raccolta di racconti che se non ricordo male si intitolava "Le interviste impossibili" in cui alcuni giornalisti si cimentavano ad intervistare personaggi famosi del passato. In quel caso spesso l'ironia veniva fuori alla grande, mentre in questo film, anche Owen Wilson fatica e non poco a strapparci un sorriso con i suoi vaneggiamenti nervosi in pieno stile Allen. Insomma, abbiamo qualcosa che punta sull'originalità, ma non accende la miccia. Eppure il barilotto di dinamite poteva anche essere tra quelli che preferivo, con scrittori interessantissimi di un'epoca perduta e soprattutto i surrealisti che tanto mi interessano. Non c'è dubbio che vivere in una Parigi anni venti, possa essere magnifico per chi è bloccato nel presente, ed è proprio per questo che poteva almeno provare ad uscire dal clichè della coppia alto borghese in crisi. Una sceneggiatura innovativa sporcata dalla solita minestra riscaldata.

lunedì 9 aprile 2012

Misterioso Omicidio A Manhattan (1993)


Regia: Woody Allen
Anno: 1993
Titolo originale: Manhattan Murder Mystery
Voto: 6/10
Pagina di IMDB
Pagina di I Check Movies

Spassosa e nervosa commedia in pieno stile Woddy Allen, con imprevisti sviluppi che portano la trama ad essere un vero e proprio thriller. Di quelli leggeri, ma ben studiati. L'ironia innata del regista ed attore è allo stesso tempo velata ed onnipresente, riuscendo a ricalcare ed omaggiare anche lavori del passato (La finestra sul cortile o La signora di Shanghai ) e mantenendo una sua originalità. La pellicola, straordinariamente comica è però qualcosa di più attento e studiato con sottolineature anche alla vita di coppia di persone non più giovani , che battono la noia, cercando stimoli. Forse non solo per gioco, che poi risulteranno essere anche abbastanza pericolosi. Quattro anti-eroi capitanati dal maestro Allen, che tra una battuta ed un tic nervoso scava più a fondo, portando dritto dritto allo spettatore un tesoro inusuale per una commedia: un misterioso omicidio, o meglio ancora: la possibilità senza prove, che il delitto perfetto sia stato commesso. Cinismo e sofferenza passano in secondo piano, così come le ambientazioni, interessanti e ben ricostruite, ma velate sempre dalla forza dei dialoghi.

martedì 22 novembre 2011

Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni (2010)


Regia: Woody Allen
Anno: 2010
Titolo originale: You will meet a tall dark stranger
Voto: 4/10
Pagina di IMDB
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Tedioso ed inconcludente, una vera perdita di tempo. Ambientato nella Londra contemporanea non riesce a farsi apprezzare non solo perchè brutto ed insignificante, ma anche per la stucchevole fascia sociale a cui si riferisce. Praticamente è incentrato su nullafacenti benestanti, che non sono felici e passano senza successo da una storia all'altra. C'è lo scrittore truffaldino che non riesce a sfondare, la vecchia che spende una fortuna da una chiromante, il vecchio che si sente giovane ed a colpi di Viagra sposa una squillo con neanche la metà dei suoi anni, la mogliettina pseudo fedele che lavora in una galleria d'arte e vorrebbe una storia con il suo principale. Noia, noia, noia. La commedia non è per niente divertente, e l'unico dialogo degno di nota è quello tra Banderas e la Watts quando lui, con maestria aggira le domande che lei gli pone. Un po' poco per Woody Allen. Un po' poco anche per qualcosa di leggero e piacevole. Forse la favoletta dei sogni di qualche speranzosa ragazzotta di provincia, che vede sfumare anche queste belle vite in problemi comuni e mondani. Neanche si ha una fotografia ed uno spaccato di Londra che siano decenti: si svolge quasi tutto negli interni. Il bluray non dà nessun valore aggiunto: nessun extra ed un audio DTS HD (3.0) di cui si può fare certamente a meno in questo genere di pellicola.

venerdì 26 agosto 2011

Basta che funzioni (2009)


Regia: Woody Allen
Anno: 2009
Titolo originale: Whatever works
Voto: 4/10
Pagina di IMDB
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Da dove parto? Nè dall'inizio, nè dalla fine, mi sembra ovvio, ma dal punto di non ritorno; ovvero dall'entrata in scena della madre (che madre? Di chi? Eh, ma che dici?). Se infatti analizziamo il suo ingresso è difficile non vederlo come come un atto estremo, ma maldestro per far decollare il film. Inizialmente, tra l'altro, neanche era partito poi così male, con lo sproloquio al gusto di cinismo amaro di Boris (interpretato da un anonimo Larry David che cerca di essere simile a Woody Allen) e con l'introduzione agli avvenimenti che seguiranno. Manca però quel tocco magico che possa accendere l'interesse, consacrando invece una sagra delle banalità che non può essere migliore de "Il bisbetico domato", in cui la misoginia è sicuramente più apprezzabile. Dicevo, che pare ingranare abbastanza bene per poi perdersi in un qualcosa di non ben precisato. Sicuramente Allen accortosi di ciò ha voluto dare maggiore enfasi alla storia, ed appunto con l'inserimento della madre prima e del padre poi, ha fatto più danni della grandine. I personaggi, mancano di spessore, sembrano marionette che eseguono quanto il copione impone loro. Insomma, già di per sè il genere della commedia non mi riempie gli occhi, poi ci mettiamo anche situazioni improbabili ed ingiustificate, per me si può parlare di vero e proprio fiasco. La storia si svolge esattamente come la racconto, nè più nè meno: Boris è un vecchio genio cinico ed antipatico. Un giorno incontra una sbandata e nonostante il suo odio profondo per le donne, gli incolti ed i barboni la ospita in casa. In breve (toh, ma guarda) se ne innamora, nonostante sia una deficiente cronica e la sposa. La pipa un po' nonostante a lui non piaccia il sesso ed intanto cerca di spiegarle il suo bieco punto di vista del mondo, le sue manie e le sue paranoie ipocondriache. Arriva la mamma di lei ed è contraria al matrimonio, ma scopre se stessa e si fidanza con due uomini (contemporaneamente in un menage a trois). Arriva poi il babbo di lei, che scopre essere gay. Lei nel frattempo lascia il vecchio e va con il primo bellone di turno che la impala senza il Viagra. Alla fine vivono tutti felici e contenti. Wow, imperdibile.

giovedì 18 agosto 2011

Match point (2005)


Regia: Woody Allen
Anno: 2005
Titolo originale: Match point
Voto: 7/10
Pagina di IMDB
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Sì, per il genere commedia e per il filone Woody Allen lo preferisco di molto rispetto al già recensito Vicky Cristina Barcelona. Il punto di forza nei film di questo genere è dato indiscutibilmente dalla trama e da quel colpo di coda in più che riesce a dare. Quello che ti rimane, fin da principio. Sto parlando del valore intrinseco che vine dato alla fortuna, alla sorte, al caso, qui vista proprio come signora dominante della vita, soprattutto nel bene. Abbiamo ancora una volta la trasgressione legata all'infedeltà, in una pellicola più buia e meno vivace del solito, che vede come cornice Londra. Una City soffocante, dal punto di vista morale, dei legami, degli impegni. Una scappatella, che si trasforma in una montagna, di difficile gestione, fino a sfociare nel'impensabilmente assurdo. Nell'irrimediabile. Una fortuna imperatrix mundi che non aiuta proprio gli audaci, ma anche i maldestri. Bravo Allen, anche nel lanciare nuovamente Scarlet Johansson e darle fiducia. Le due ore davanti alla tv passano bene ed il film scorre senza troppe pretese, in certi punti volutamente ripetitivo, cercando di tardare il momento clou. La versione bluray non dà, come spesso accade recentemente, niente di più nè dal punto di vista degli extra, nè da quello dell'audio.

lunedì 1 agosto 2011

Vicky Cristina Barcelona (2008)

Regia: Woody Allen
Anno: 2008
Titolo originale: Vicky Cristina Barcelona
Voto: 6/10
Pagina di IMDB
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Per dare un voto sincero ai film dobbiamo valutare anche le aspettative ed il genere, oltre che le situazioni che ci portano a guardarli. Per questo motivo a conti fatti possono risultare delle differenze sostanziali nei giudizi dati nel corso degli anni. Questa commedia diretta da Woody Allen, si discosta  dai tipici canoni del regista, risultando meno ironica, ma sempre profonda. Un prodotto riuscito solo parte però, con un finale piatto che stona con l'andamento della storia e sottolinea una possibile ed eventuale tristezza di fondo. Il tema trattato è molto attuale, e "moderno" se vogliamo: il rapporto amoroso (o solo attrattivo) tra coppie. Con sale, pepe e paprika per renderlo più saporito. infatti non mancano triangoli sessuali, infedeltà, situazioni imbarazzanti e certe volte esagerazioni dal punto di vista libertino. Insomma, un sacco di ingredienti che sviluppano una trama non tanto divertente quanto paradossale. Forse la ricerca dell'amore vero e della vita felice è solo una chimera irraggiungibile creata dal mondo benpensante. O forse la libertà in una coppia, portata all'estremo e solo un modo per occupare un vuoto incolmabile di infelicità. Ciò che è giusto sta nel mezzo? Non sembra di certo stare nelle monotonia o nella trasgressione, ognuna delle quali ha i suoi lati positivi, ma è carica di aspetti negativi.
La mano di Allen si vede essenzialmente nella parte psicologica dei personaggi, messi a nudo, come fossero modelli di se stessi. Bella la Barcellona e al Spagna fotografate, brava ed intrigante  Penelope Cruz, attraente ma non eccessivamente (si punta anche su altro nel film) Scarlet Johansson.
Per il bluray contenuti extra risicati all'osso, ma un buon DTS HD Master 3.0 anche per la nostra lingua.