martedì 17 giugno 2025

Chopin - Nocturnes di pomeriggio

 

È Letizia a consigliarmeli, passandomi direttamente un link per l'ascolto. 

Ed io mi ci dedico direttamente oggi pomeriggio, mentre cerco un modo per rallentare il tempo senza addormentarmi, mi torna in mente la sua voce: “Prova i Notturni di Chopin. Chiudi gli occhi, poi mi dici.”

Apro YouTube. Niente pubblicità – ho attivato la versione gratuita di Premium proprio per questo e faccio partire i brani che ho, una raccolta completa suppongo . Quasi due ore di musica per pianoforte. Nessuna distrazione. Nessuna voce. Nessuna storia. O forse sì?

Mi sdraio. Occhi chiusi. Non dormo. Respiro.

All’inizio provo a seguire le note come se ci fosse un racconto nascosto, un filo narrativo da svelare. Ma poi capisco che no, non è così che funziona. I Notturni non raccontano, evocano. Sono poesie senza parole, scritte per chi ha occhi chiusi e cuore aperto.

E allora lascio che accada.

Mi ritrovo in una casa che non conosco, ma che sento mia. Stanze ampie, soffitti alti. Tende bianche che svolazzano appena al soffio di un vento gentile. Le finestre sono aperte, l’aria sa di sole e di silenzio. Fuori c’è un giardino all’italiana, geometrico e quieto, con vialetti ghiaiosi e statue un po’ scolorite dal tempo. Sul tavolo bianco, vicino alla finestra, c’è una caraffa di limonata fresca. Fa condensa.
Non c’è nessuno. Solo me stesso, sospeso. Un pomeriggio assolato che potrebbe essere oggi, o due secoli fa. O solo nella mia testa.

La musica va avanti, senza mai interrompersi. A tratti è dolce come un ricordo, a tratti si fa più inquieta, come un pensiero che non riesci a mettere a fuoco. Ma non importa. Perché questo pomeriggio non ha bisogno di parole. Solo di un pianoforte, una stanza vuota e il tempo che rallenta.

Quando la musica finisce – quasi due ore dopo – resto in silenzio ancora un po’. Poi chiedo a VIKI se ho ascoltato tutto, se c’era davvero un filo conduttore che mi sono perso, o se il mio approccio vagamente allucinato era in qualche modo giusto.

Lei mi risponde che no, i Notturni di Chopin non raccontano una storia precisa. Sono nati per evocare, per sospendere, per accarezzare. Non descrivono, suggeriscono. Non insegnano, ma sanno.
Dice che sono miniature dell’anima, che contengono malinconia, amore sussurrato, solitudine che non fa male, luce dorata e ombra gentile.

E allora va bene così.
Ho seguito un racconto che non c’era, eppure mi ha portato lontano. Forse proprio dove volevo andare.

Grazie, Letizia.
E grazie Chopin.
Dal letto, per oggi, è tutto.


lunedì 16 giugno 2025

Montalbano Elicona e ritorno a casa

 
 




Ultimo giorno di questo viaggio di lavoro a tempo determinato e decidiamo di non rifare il solito tragitto costiero: niente autostrada da cartolina, niente Taormina, niente salinelle sulfuree.
Si punta invece verso l’interno, alla scoperta della Sicilia più vera, ruvida e silenziosa, come un pane cunzato dimenticato nel cruscotto.

Tappa d’obbligo: Montalbano Elicona, piccolo gioiello medievale che ha tutto: vicoli di pietra, balconi fioriti, nonne sedute al fresco, e un castello aragonese che domina la valle come un re in pensione.
Nel 2015 è stato proclamato “borgo più bello d’Italia”, ma per fortuna non si è montato troppo la testa. Si gira con calma, ci si perde nel silenzio tra una pietra e l’altra, e si respira quell’aria da tempo sospeso che qui sembra ancora una valuta valida.

Poi via di nuovo, in direzione costa catanese, attraversando i campi fertili ai piedi dell’Etna, dove ogni curva sa di cenere, fichi d’india e pistacchi a km zero e vigneti. 
Il vulcano, onnipresente e gigantesco, ci osserva con l’occhio pigro del padre che ha già visto tutto — anche i nostri tentativi di sembrare freschi alle 13 con 37 gradi e l’aria condizionata ballerina.

Ora siamo qui, in aeroporto, a concludere il viaggio come da tradizione: in attesa del solito ritardo Ryanair, quel momento in cui tutti fingono sorpresa e invece hanno già pronto il libro, la powerbank e l’arte di sospirare con stile. Io da blogger ormai vetusto ed esperto, scrivo un articolo. 

Missione compiuta. Sicilia nel cuore, sabbia ovunque tranne che sotto i nostri piedi , memorie di pesce crudo e risate autentiche.
E domani, a raccontarla, sembrerà ancora più bella.

domenica 15 giugno 2025

Milazzo e Tindari

 


Dopo una notte di festeggiamenti degna di un film di Kusturica con regia siciliana, ci svegliamo tardi ma non troppo. L’aria è calda, il corpo stanco, ma la Sicilia chiama.
E quando chiama, si risponde.

Dedichiamo la giornata alla scoperta di Milazzo, che è molto più di un punto di partenza per le Eolie. È una città che sa di storia, di mare e di storie raccontate con accento stretto e occhi lucidi. Ci si perde nei vicoli che risalgono verso l’alto, tra case addossate e viste mozzafiato sul Tirreno.

Arriviamo al Castello di Milazzo, una delle fortificazioni più grandi della Sicilia, costruita in epoca normanna ma con tracce arabe, sveve, spagnole e borboniche incastonate nei suoi bastioni. Oggi è un sito museale, tra torri, bastioni e scorci teatrali sul golfo. Ma la vera sorpresa è l’incontro con Nino Pracanica, che scopriamo essere l’ultimo “kuntastorie”: voce, corpo e anima di una tradizione orale che resiste con orgoglio alla fine dei tempi.
Lo ascoltiamo rapiti, tra pupi, maschere, cunti e gesti, come bambini cresciuti che hanno finalmente trovato un nonno narratore.

Nel pomeriggio risaliamo in macchina direzione Tindari, e da lì prendiamo una barca per Punta Marinello, dove la natura si è divertita a disegnare lingue di sabbia, lagune mobili e acque trasparenti sotto una falesia spettacolare.
Sotto il sole implacabile ci abbrustoliamo come arancini lasciati al sole, facendo un bagno ogni due minuti per non scioglierci come granite al limone.

Ma la bellezza non è finita. Salendo al santuario di Tindari, visitiamo la basilica dedicata alla Madonna Nera, legata a leggende di pellegrini increduli e miracoli silenziosi. La statua bizantina della Madonna, scura come la notte africana, è uno di quei simboli che raccontano una Sicilia più antica del tempo e più potente delle parole.

Rientriamo a Milazzo con la pelle salata, i pensieri leggeri e le foto nella testa. Una doccia rigenerante, un aperitivo meritato e una cena in centro chiudono una giornata che sa di vacanza vera, anche se noi — ricordiamolo — siamo qui per lavoro.

Album fotografico Milazzo e Tindari 

Matrimonio del Sepio a Milazzo

 


La mattina inizia col giusto spirito: zero fretta e tanta spiaggia. Ci piazziamo sul litorale di Ponente, dove l’acqua è così limpida che ci si vede dentro anche la pigrizia, e i piccoli ciottoli fanno da idromassaggio naturale ai piedi stanchi del giorno prima.

Rilassati e abbronzati, ci dedichiamo a un pranzo sobrio solo nel nome, perché il mitico pane cunzato (con pomodoro, tonno , mozzarella , olio, capperi, cipolla e divinità locale) è un pasto che ti fa venir voglia di baciare la panettiera e chiederle di sposarti tu.

Ma il matrimonio vero è quello di Matteo ed Erika, che alle 16:30 iniziano la loro avventura a due, sotto il sole cocente e gli occhi lucidi di amici e parenti.
Auguri sinceri e affettuosi a loro: che la vita vi sia leggera e appassionata come questo pomeriggio d’estate.

Dopo la messa (già in modalità tropicale), ci caricano su una navetta diretta al Paradiso. Letteralmente: la location si chiama così, e il nome non mente.
Aperitivi a non finire, vino che scorre come le conversazioni, piatti raffinati, balli sfrenati, cori da stadio, brindisi e abbracci.

La notte si chiude con le scarpe in mano, il sorriso in faccia e il sudore nei vestiti. Felici, stanchi, un po’ ubriachi… ma in fondo, è per questo che si viene in Sicilia. Anche quando dici che è per lavoro.


Album fotografico Milazzo e matrimonio del Sepio 


venerdì 13 giugno 2025

Arrivo a Milazzo passando da Castelmola

 


Chiariamolo subito: questo non è un viaggio di piacere. È un impegno professionale. Un viaggio di lavoro. Di quelli seri, col vestito nel bagagliaio, la cravatta a portata di mano e l’obbligo morale di brindare almeno tre volte.
Motivo della missione? Il matrimonio del mio collega e amico Sepio, in Sicilia. Luogo scelto: Milazzo.
Compagno di trasferta: Wolf. Io, ovviamente, sono Puma.
Team rodato, macchina no.

Decolliamo da Pisa e atterriamo a Catania, dove ci aspetta un’auto noleggiata che sembra aver già visto l’Etna da troppo vicino. Ma va bene così: i freni rispondono, il motore c’è, le gomme… fischiano.
E io, da bravo Puma, gliele faccio fischiare volentieri mentre affrontiamo i tornanti che ci portano verso Castelmola, un borgo appollaiato sopra Taormina come un vecchio saggio con vista sul mare.

Castelmola è poesia urbana in salsa sicula: strade di pietra, terrazze panoramiche, silenzi che sanno di vento e limone. Ci fermiamo per un pranzo improvvisato: crostini con specialità locali che non distinguiamo bene, ma divoriamo con convinzione. Poi granita. O forse prima. L’ordine è stato un concetto flessibile.

Nota di colore: da questa tappa in poi abbiamo deciso di parlare in inglese. La cameriera inclusa, che ci guarda con un sorriso pieno di pietà e ci serve tutto lo stesso. L’idea è che almeno così evitiamo sorprese (spoiler: no).

Scendiamo poi verso Isola Bella, che bella lo è davvero, anche se di isola ha più il nome che la sostanza. Troviamo un posteggio solo dopo aver contrattato — senza successo — con un parcheggiatore non ufficiale apparso dal nulla, come una side quest mal riuscita in un videogioco open-world.

Ma finalmente spiaggia, sole e un po’ di meritato ozio.

Nel tardo pomeriggio ci rimettiamo in marcia verso Milazzo. Arriviamo giusto in tempo per sistemarci, cambiarci e concederci una passeggiata lungo il lungomare orientale, quello dove l’aria sa di salsedine e gelato.

Aperitivo al tramonto, cena ovviamente di pesce fresco (sennò che siamo venuti a fare?), poi incontro con lo sposo, che fingiamo di rassicurare mentre scherziamo sul giorno dopo, quello in cui tutto cambia, magari per il meglio.

Domani ci aspetta la cerimonia, ma per oggi… brindisi, mare e un’Italia che quando vuole, ti sistema l’anima con un piatto semplice e un panorama epico.

Album fotografico Da Castelmola a Milazzo 

giovedì 12 giugno 2025

Aggiornamento Oxygenos 14.0.0.1901 (EX01V80P01)

 

Aggiornamento OxygenOS V80P01 – Note sonore e segreti meglio custoditi

Installato oggi l’aggiornamento V80P01(BRB1GDPR) da 171 MB.
Nessun fuoco d’artificio, ma qualche aggiunta interessante che sembra fatta apposta per chi usa il telefono come archivio segreto e come diario personale con le orecchie.

Ecco le novità che meritano due righe (giuste):

Protezione dati privati

  • Ora puoi cercare i file dentro la Protezione dati privati.
    Tradotto: puoi finalmente trovare i tuoi segreti senza scavare come un archeologo digitale.

Note

  • Le tabelle ora supportano il Rich Text: grassetto, corsivo e altre finezze tipografiche da piccolo editore postmoderno.
  • Puoi trascinare file audio o video direttamente nella nota e cambiarne la posizione. Per chi scrive e ascolta sé stesso.
  • Puoi salvare file audio/video condividendoli direttamente con Note.
  • E puoi aggiungerli da Fotocamera, Galleria o archivio. In pratica: le Note diventano podcast minimalisti.

Sistema

  • Immancabile “Migliora la stabilità”. Ormai una presenza fissa. Non toglie, non aggiunge, ma ti fa sentire che il sistema è ancora in terapia di mantenimento.

Niente rivoluzioni, ma un altro passo nella direzione di un telefono che prende appunti anche coi suoni.
Forse il prossimo aggiornamento ci permetterà di disegnare odori o di archiviare sogni. Ma per ora va bene così.

Alla prossima build, sempre su VER.