sabato 14 aprile 2018

L'Ultimo Spettacolo (1971)




Regia: Peter Bogdanovich
Anno: 1971
Titolo originale: The Last Picture Show
Voto e recensione: 7/10
Pagina di IMDB (8.1)
Pagina di I Check Movies
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America. Texas. Provincia. La vita monotona, in bianco e nero, di balordi, operai, studenti, persone con piccole aspirazioni che vedono il proprio mondo essere sempre uguale a se stesso. Al bar, tra una partita di biliardo e l'altra, l'argomento di discussione sono gli scarsi risultati della squadra di football locale. Tutto il mondo è paese, questo ancora più paese rispetto agli altri: ciò che può stravolgere il perpetuo vivere è una festa cittadina per il Natale, una gitarella fuoriporta in Messico, niente di più. Mentre il mondo di inizio anni cinquanta sta cambiando, proprio mosso dall'America che sta cambiando. L'industrializzazione, la fuga verso la città, la speranza di trovare qualcosa di nuovo e di diverso altrove, dove magari ci sono più donne, più lavoro, più cose da fare. Perchè nel borgo di provincia le voci corrono, gli amori (o i flirt) si susseguono, ma il tutto resta monotono, fermo, statico. E la regia di Bogdanovich riesce a dipingere nero su bianco questo tipo di esistenza, marginale, fatto di malesseri e piccole cose che ritroviamo nel quotidiano. Un quadro triste, drammatico, malinconico che si snoda quasi come fosse un romanzo di formazione corale, in cui i protagonisti e le loro storie si intrecciano. Le loro aspirazioni sono blande, quando esistono, inconsistenti, intorpidite e si limitano al vivere alla giornata, cercare un uomo da sposare, mangiarsi un cheeseburger o guardare un film al cinema. Tutto qui, per un soggetto spento, che non sa di esserlo. Se non nella versione adulta che compone la storia, in cui la nostalgia regna sovrana, ed i proprio sogni mai realizzati e forse fatti tardivamente vengono condivisi o spostati verso i più giovani. Bogdanovich inoltre non si tira indietro parlando di sesso e mostrandolo al pubblico, ma lo fa con cognizione di causa e coerenza: è rappresentato in maniera goffa, repentina rendendolo un pure e semplice atto che compone la monotonia che impregna tutto il contesto. Pellicola significativa, potente, un estratto sociale indiscutibilmente bello e per niente variopinto.

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