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giovedì 30 luglio 2020

La Grande Bellezza (2013)




Regia: Paolo Sorrentino
Anno: 2013
Titolo originale: La Grande Bellezza
Voto e recensione: 6/10
Pagina di IMDB (7.8)
Pagina di I Check Movies
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Alla fine non è che poi coincida molto con la storpiatura La Grande Lentezza... O meglio, alla fine sì, ma resta un film interessante ed ammaliante. Quello che Sorrentino ci mostra resta un mondo lontano dal mio (dal nostro?), di eccessi, velleità, mondanità dilagante, pseudo cultura ostentata in maniera snob e così via. Ma non è soltanto questo: pur essendo sfilacciato nel racconto della trama affiorano in maniera prepotente debolezze nostalgiche, insoddisfazioni, nichilismo e cinismo arrendevoli. Per quanto mi riguarda più che il messaggio, la moralità o la prova appunto relativa al racconto, la lunga pellicola in questione (Netflix non propone inoltre la versione estesa) è quel modo forse un po' felliniano che la rende accattivante. Inoltre fotografia e montaggio e risultano godibili nella forma riuscendo a farmi accantonare il resto dell'essenza, lasciando infatti i personaggi con poco spessore. Le feste romane però colpiscono l'occhio e l'orecchio e simulano quello spreco di tempo che porta alla deriva tali personaggi che non fanno altro che sopravvivere. Non c'è mai invidia da parte dello spettatore, che ritrova la bellezza non tanto nei salotti e nelle vite altrui quanto nella messa in opera del tutto.

sabato 19 marzo 2016

Youth - La Giovinezza (2015)




Regia: Paolo Sorrentino
Anno: 2015
Titolo originale: Youth - La Giovinezza
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (7.4)
Pagina di I Check Movies
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Un film per essere bello deve piacere. Questo è noioso, inconcludente, volutamente filosofico da nicchia, in un parola odioso. Non basta la copertina (ho scelto l'altra) con un culo in bella evidenza. Non basta utilizzare Alfred come maggiordomo in pensione anticipata, non basta usare frasi scontate riprese dai Baci Perugina. Profondo? Manco per niente. Tutte cose già viste o già lette, messe su pellicola in maniera talmente lenta da renderle scontate e prive di interesse. L'essere vecchi è brutto? E' bello? E' ganzo? Boh, chi se ne frega in fondo. Gli attori vengono ricordati per cose frivole? Prendi esempio da Birdman se vuoi fare un capolavoro. Lo psuedo ospizio con gente con problemi è triste quasi quanto tutto il film. Inseriscici Maradona, sì bravo, dagli pure dei soldi per un finto palleggio e siamo a cavallo. Soporifero fino allo stremo, credo non ci sia altro da aggiungere.

venerdì 5 ottobre 2012

This Must Be The Place (2011)


Regia: Paolo Sorrentino
Anno: 2011
Titolo originale: This Must Be The Place
Voto: 5/10
Pagina di IMDB (6.7)
Pagina di I Check Movies
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Se leggi Sean Penn sulla locandina sei abituato ad aspettarti qualcosa di particolarmente sensazionale. Per certi versi anche in questo film di Sorrentino è così. Penn è solo un (grande) attore e non veste altri panni se non quelli del soggetto che recita. Potevamo aspettarci qualcosa di più da lui? Non credo, sebbene la prova sia da considerarsi sopra la media, il suo volto, le sue fattezze, i suoi atteggiamenti risultano ben troppo ingabbiati. Ci si attende un evolversi in crescendo, mentre il decollo non avviene mai. Un continuo rombo dei motori, ma manca una planata di quelle come si deve. Secondo me la colpa principale sta in Sorrentino, che nel suo zapping musicale, vuol far confluire tantissimi temi importanti: questi però risultano al termine della pellicola, solo come un'accozzaglia sconclusionata. Poteva fare molto di più, con molto di meno. La carriera di una rockstar ormai in pensione, mal si sposa con l'olocausto e al ricerca di se stesso ha poco a vedere con la redenzione e la promessa mai fatta ad un padre mai conosciuto.  Tutta la trama sembra una no sense story, in cui si alternano scene di ogni tipo, da quelle quasi oniriche a quelle quasi di azione. E' tutto un eterno quasi. Come se non bastasse mancano i punti di riferimento, che se rendono il tutto abbastanza originale danno anche quel forte senso di inutilità: il pickup che prende fuoco, il passaggio al pellerossa e persino la stessa traccia dei Talking Head cantata dal bambino, sono scene prese e messe lì. Tanto per fare la ganzata secondo me, e non tutti i registi possono permetterselo. L'emarginazione di John Smith, aka Cheyenne fa la giusta presa sul pubblico che però non si aspetta deviazioni così improvvise. Buono, anzi bellissimo, il contrasto che si crea con la figura androgina e dark ed i fantastici esterni dai colori vivaci che hanno la meglio su buona parte del film. Però davvero resti con un groppo in gola: non sai se prenderlo sul serio o no. Il personaggio è volutamente spento e probabilmente devastato dai bagordi e dall'eroina degli anni che furono, ma ha il tempo per gestire cose incredibili ed essere il fulcro di un'avventura che si sviluppa in maniera un po' macchinosa. Se sei apatico magari ti attacchi a qualsiasi cosa può di non sprofondare, anche ad una vendetta che non sarà mai la tua. Personalmente, ad esclusione della bella fotografia, della prestante colonna sonora e del volto delizioso di Penn non riesco ad apprezzare This Must Be The Place...