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martedì 1 settembre 2020

Cobra Kai [Stagione 1]




Anno: 2018
Titolo originale: Cobra Kai
Numero episodi: 10
Stagione: 1

Se sei nato negli anni ottanta e scopri che su Netflix è disponibile una serie TV (spinoff) di Karate Kid, qualsiasi cosa tu abbia in programma, la guardi. Potrà piacerti o mani, ma è anche probabile che tu la finisca. Sei addestrato così, non puoi farne a meno. Tra le cose migliori è che si tratta di un sequel ambientato ai giorni d'oggi, ovvero 34 anni (nel 2018) dai fatti visti ed apprezzati nel primo Karate Kid - Per Vincere Domani e sono presenti, in qualità di protagonisti sia Ralph Macchio (Daniel LaRusso) che William Zabka (lo sfidante cattivo). Non sono un super intenditore cinematografico e la mia cultura è base, ma non ricordo altre loro importanti apparizioni su grande o piccolo schermo. Vederli a distanza di così tanto tempo, da adulti, è davvero un'emozione. La trama inoltre si concentra, come uno speciale spinoff, sulla figura del biondo antagonista e del suo nuovo vecchio dojo, il Cobra Kai. La trama per la maggior parte del tempo, regge e funziona. Viene gestita con una punta ironica da commedia non politicamente corretta, in quanto i valori alla base del Cobra Kai stesso non sono molto genuini. Ci ritroviamo quindi con un gruppo di sfigati e vittime del bullismo, a divenire loro stessi bulli (almeno negli intenti) ed a sfruttare la violenza come strumento di difesa o per raggiungere i propri obiettivi. Non è quindi moralmente stucchevole, anzi. Tutto questo però, ai fini della storia, in cui non sembra esistere nessun vero cattivo, nessun vero villain, fa sì che dall'altra parte non esista una vera e propria figura "buona" per cui poter parteggiare. Si lascia al pubblico l'onere empatico di poter immedesimarsi in chiunque. E chiunque è in grado di prendere decisioni sbagliate, siano queste prese da adolescente che da adulto. Anzi, sono forse più gli adulti a continuare a comportarsi da adolescenti. Comunque, via con la seconda stagione.

mercoledì 25 giugno 2014

The Karate Kid - La Leggenda Continua (2010)


Regia: Harald Zwart
Anno: 2010
Titolo originale: The Karate Kid
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (6.2)
Pagina di I Check Movies
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Che ne penso? Che secondo me, supera l'originale. In molte cose. Lasciamo perdere per favore la nostalgia, e certo se il primo vero ed unico Karate Kid non avesse avuto il successo che tutti noi gli riconosciamo, Zwart non avrebbe potuto creare questo reboot. Ce n'era bisogno? Visti i risultati direi proprio di sì, anche se a dispetto del titolo qui si pratica il kung fu e non il karate. E' d'obbligo quindi tracciare una linea netta con le differenze tra i due film, ma almeno non abbiamo uno sterile remake. Nonostante il ragazzino (americano di colore emigrato a Pechino con la madre) vittima dei bulli (qui cinesi) entri nelle grazie del maestro di arti marziali, le similitudini terminano qui e nasce una storia parallela, più moderna e senza dubbio più di impatto visivo. Sarà anche vero che l'apprendimento del kung fu può risultare meno realistico rispetto all'originale, in cui Daniel LaRusso padroneggiava già calci e pugni, ma sia gli allenamenti che i combattimenti veri e propri non hanno quel retrogusto amato del finto cinematografico. Può far storcere il naso la sostituzione (per niente forzata, ma tranquillamente normale) di Ralph Macchio con un promettente e decisamente più adattato a calamitare simpatie Jaden Smith. Certo, è tutto creato ad hoc, per strizzare l'occhio ad un vasto pubblico di pre adolescenti e di famiglie, ma il bimbo è stato davvero capace, in più di un'occasione comprese le scene atletiche, che non sono da sottovalutare in una pellicola del genere. Poi la parte del maestro Myagi è stata data ad un certo Jackie Chan e posso mettere la mano sul fuoco che soprattutto lui è enormemente più azzeccato. Non sarà il simpatico vecchietto (alle volte stucchevole a dire il vero) giapponese che abbiamo imparato ad amare, ma basta una scena di combattimento acrobatico per non farci rimpiangere i movimenti arrangiati di Pat Morita. Anche il metti la cera togli la cera, è scomparso cedendo il posto ad un mantra meno carismatico: metti il giacchetto togli il giacchetto. Ok, non sarà il massimo, ma considero gran parte delle pellicola un omaggio per niente irriverente a quella di Avildsen. La storia è più, lunga, più complessa, più articolata, c'è spazio per alcuni momenti divertenti, altri romantici ed altri ancora drammatici. Il peso della trama però non è sorretto solo dal più maturo Jackie Chan (anche se la sua parte è cruciale), ma anche dal figlio d'arte Jaden Smith, che vuoi per raccomandazioni o per bravura, riesce a presenziare in ogni scena fondamentale della pellicola. I miei allenamenti da ninja fanno sì che promuova questo Karate Kid a pieni voti.

martedì 25 marzo 2014

Karate Kid 4 (1994)


Regia: Christopher Cain
Anno: 1994
Titolo Originale: The Next Karate Kid
Voto: 3/10
Pagina di IMDB (4.1)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon

Non serve Hilary Swank a salvare la quarta avventura dell'ormai odioso maestro Miyagi. Karate Kid si è esaurito con il primo capitolo poi abbiamo avuto il buio più completo culminato con questa schifezza. A Los Angeles non lo volevano più così fa una girata a Boston dove convince una vecchietta a restare solo in casa con la ragazzina abbastanza fica ed adolescente a tempo indeterminato. Le insegnerà lui come comportarsi. la vecchia accetta al volo ed il maestro dopo alcune frasi da vero simpaticone premia la Swank portandola in gita in un monastero nei dintorni. Qui la giovane si fa subito apprezzare non tanto per le tette, ma perchè cattura un grillo e lo regala ad un monaco. Nel frattempo riceve un duro addestramento: saltare da un sasso all'altro. Una volta tornata a in città va al ballo della scuola con un ripetente che sta sulle palle ai bulli di quartiere che fanno gli scemi calandosi dal tetto della palestra. Perchè? Deh perchè era ganzo. Il professore, guida spirituali di questi delinquentelli, li sprona a commettere diverse angherie tra cui la distruzione di una macchina e l'omicidio. Ma arriva la Karate Kid che mena di brutto. A rallentatore ci sarà spazio anche per lo scontro scapoli - ammogliati che vede in completo nero Michael Ironside e con la maglia bianca il maestro Miyagi. Il tutto è molto penoso. Tra le scene da ricordare, i monaci che diventano campioni mondiali di bowling tirando ad occhi chiusi e pregando, ed il solito maestro che con la sola imposizione delle mani guarisce un'ala spezzata all'aquila della Lazio. Fine.

venerdì 23 agosto 2013

Karate Kid III - La Sfida Finale (1989)


Regia: John G. Avildsen
Anno: 1989
Titolo originale: The Karate Kid, Part III
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (4.6)
Pagina di I Check Movies

Terzo capitolo della saga di Karate Kid creato solo per far passare il buon vecchio Daniel LaRusso (sempre Ralph Macchio truccato da giovane) per un bimbominkia che crede a tutto. Questo film è più legato al primo che al secondo se consideriamo la trama, ma per la sua scarsa importanza si rivela un annunciato insuccesso. Avildsen (ma chi glielo ha fatto fare?) cerca di stuzzicare l'attenzione riproponendo il tema della cattiveria contrapposta alla bontà rispolverando Kreese. Tutti i cattivi ridono sguaiati anche quando vengono conciati per le feste dal pacato maestro Myagi e il piccolo Daniel continua il suo percorso spirituale per capire ciò che è bene e ciò che è male. Spazzare con la granata per terra è cosa buona e giusta. Rompere il naso ad un farabutto che fa il furbo ed importuna la tua ragazza invece è sbagliato. Ma nel frattempo viene perdonato anche per le cose più idiote come devastare un bonsai all'atto rubato. Gli allenamenti non hanno nulla di interessante, neanche quelli con il maestro Silver (i due attori sono coetanei, ma non sembra) in cui si limitano a colpire delle tavole di legno. E quelli di Myagi si riducono a ginnastica respiratoria pre parto. Niente mosse segrete, niente metti la cera. Atterramento in stile judo e finta gomitata sulla spalla per vincere il titolo più ambito di una qualche contea sperduta nella periferia più remota di Los Angeles. Guardato solo per giungere senza vuoti al nuovo Karate Kid di Zwart, anche se scopro adesso che ce ne è addirittura un quarto prima. Oibò.


venerdì 19 aprile 2013

Karate Kid II - La Storia Continua (1986)


Regia: John G. Avildsen
Anno: 1986
Titolo originale: The Karate Kid, Part II
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (5.6)
Pagina di I Check Movies

Passano due anni nel mondo reale, quello in cui vive Ralph Macchio, ma soltanto sei mesi in quello in cui Daniel LaRusso è uno che mena forte. Eppure tutta questa differenza di età non si vede. Beh, meglio così, un punto a favore del realismo. Forse l'unico. Siamo in un Giappone anni ottanta proiettato ancora nel medioevo in cui le ragazze sono prenotate per essere maritate, la terra del villaggio è del maestro kattivo et mallevagio e l'onore è una questione di vita e di morte. Del resto se sono quel che sono lo devo soprattutto agli insegnamenti umili ed alla disciplina filosofica narrata dal grandissimo e venerabilissimo vecchio Miyagi. Un grande lui, un piccolo bambino io che seguiva il suo catechismo e non si accorgeva di quanto il film potesse essere brutto. Ad ogni modo il viaggio ad Okinawa era qualcosa di molto esotico e se Avildsen si è scordato di inserire qualche combattimento degno di nota, ci ha pensato nell'ultimissima parte, con calcetti a mezza altezza ed una serie di colpi in stile Rocky: niente colpo segreto ed acrobatico come quello visto nel primo episodio. In effetti la storia è ben più frammentata e difficilmente si capisce dove vogliano arrivare. Daniel San, si innamora della cinesina jappo di turno che gli prepara il tè con il rito dell'amore, salva un'altra bimba durante l'uragano e soprattutto spacca sei lastre di ghiaccio con un colpo. Forte il ragazzo, ma quanto a resistenza lascia molto a desiderare: appena lo sfiori si fa male. O magari simula per il calcio di rigore. Quando sembra finito però, sente i tamburi che suonano e inizia a schiaffeggiare come imbufalito. Termina l'incontro con una strizzata di naso all'avversario, che poverino avrebbe preferito morire. Altro che onore perduto. E' emigrato in Corea ed assembla telefoni per Samsung. Daniel invece è tornato in America ed ha un autolavaggio (a mano).

venerdì 4 maggio 2012

Karate Kid - Per Vincere Domani (1984)



Regia: John G. Avildsen
Anno: 1984
Titolo originale: The Karate Kid
Voto: 6/10
Pagina di IMDB
Pagina di I Check Movies

Se per i più grandicelli c'era Rocky, per i più giovani tirarono fuori dal cilindro Karate kid ( conosciuto anche come caratè chidde). Questo film fu qualcosa di davvero riuscito considerando che il combattimento sportivo è presente soltanto nei venti minuti finali su circa due ore: tutto il resto è una sorta di insegnamento verso la cultura umile e non violenta dello sport. Diciamo pure che per molti di noi Karate kid è stato simile al sussidiario a scuola, mostrandoci il lato buono della competizione e l'importanza delle piccole cose, dei gesti comuni e semplici. Molte battute ("togli la cera, metti la cera2 o "c'è paura in questo dojo? No, sensei") e i personaggi (il maestro Miyagi soprattutto) hanno creato tormentoni per più di una generazione cresciuta negli anni ottanta, e tutto questo pur avendo un attore (Ralph Macchio) che palesemente non sa neanche tenere l'equilibrio, figuriamoci fingere di combattere. Il nostro bagaglio culturale è pieno zeppo di Karate Kid ed è difficile oggi cercare di recensirlo in modo obiettivo. Eppure è sotto gli occhi di tutti la sua lontananza dall'essere un bel prodotto cinematografico. E' però decisamente funzionale, ti prende, ti fa apprezzare lo sport, riesce ad immedesimarti in Daniel Larusso. Del resto io stesso sono divenuto un campione nell'effettuare la mossa della gru, e come me altri miliardi di trentenni. Poco importa se la mossa fa cacare, è anti estetica ed inutile dal punto di vista pratico. Avildsen ce l'ha mostrata e noi l'abbiamo imparata, memorizzata, immagazzinata. E così per ogni altro centimetro di pellicola. Se siete cresciuti ed avete un figlio o un nipotino potrebbe toccare adesso a lui: non so quanto riesca ad apprezzare il vecchio jappo (che poi tanto vecchio non era) e il suo furbo sfruttamento minorile, oggi i film vanno in un'altra direzione. Sarebbe davvero curioso conoscere il parere di un giovanissimo. Mettiamo adesso un attimo da parte i sentimentalismi e valutiamo gli ingredienti vincenti del film: i già citati buoni propositi del vivere bene senza offendere il prossimo sono un dato di fatto ed a questi si aggiunge la possibilità del riscatto personale da parte del più debole in tutti i sensi (italoamericano, povero e trasferito dalla costa est a quella ovest). E' Macchio (avere 23 anni ed impersonare un gracile 16enne...) che impersona il Davide contro il Golia riuscendo a portare tutti i fan dalla sua parte, aiutato anche dall'arroganza e dalla meschinità del sensei bullo. Non tralasciamo poi la genuina ironia ("da dove vengono tutte queste auto? Da Detroit") del maestro di origini giapponesi a cui non manca una tragedia familiare che lo rende ancor più interessante. E per finire la storia d'amore tra i due adolescente con quella spruzzatina di Romeo e Giulietta, tanto per dar maggior sale alla trama. Imperdibile.