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lunedì 9 marzo 2015

Ascensore Per Il Patibolo (1958)


Regia: Louis Malle
Anno: 1958
Titolo originale: Ascenseur Pour L'Echafaud
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (8.0)
Pagina di I Check Movies
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Il noir mi affascina, o almeno quello che io presumo sia tale, sebbene a conti fatti abbia visto davvero pochi film di questo genere. Non ci sono dubbi però su questo di Louis Malle , regista francese, che si basa su di una trama semplice e semplicistica, pur andando a sottolineare determinati elementi classici. E' il suo primo lungometraggio, di conseguenza una trama che si basa su di un romanzo non troppo elaborato, può anche starci. Il grosso del lavoro viene fatto in ambito di regia e fotografia: ambientazioni notturne, pensieri espressi ad alta voce, la protagonista (Jeanne Moreau) che vaga solitaria ed affranta... Amore e destino si scontrano, la pellicola si incentra totalmente su personaggi negativi, che per sentimenti (e denaro) commettono un omicidio. Il caso vuole che rocambolescamente vadano ad impicciarsi in guai altrettanto gravi, in maniera tanto fortuita, quanto forzata all'interno della storia. Questa però può essere messa da parte e concentrarsi sui sentimenti, dettati dall'amore, difficile da inseguire e raggiungere, è il modo migliori per gustarsi la pellicola. I due amanti, separati in maniera netta e drastica, dalla telefonata iniziale, si ritrovano soli: uno in balia degli eventi e dei propri errori, l'altra più dinamica , ma altrettanto impotente nei confronti del fato, che alla fine farà di tutto per non farli ricongiungere. L'ascensore e le notturne strade parigine sono due facce della solita claustrofobica medaglia. Impossibile uscire dall'angusto spazio che tiene prigioniero Maurice Ronet ed impossibile per la Moreau trovare il proprio amato (e complice) mentre un'altra coppia, ancora più scellerata, inconsapevolmente rovinerà ancora di più i loro piani. Ad impreziosire il climax ci pensa Miles Davis con la sua tromba che accompagna le passeggiate nell'oscurità

domenica 26 febbraio 2012

Arrivederci Ragazzi (1987)


Regia: Louis Malle
Anno: 1987
Titolo originale: Au Revoir Les Enfants
Voto: 6/10
Pagina di IMDB
Pagina di I Check Movies

Non amo i film documentario, ma lascio sempre uno spazio, neanche tanto piccolo, per quelli che riguardano gli ebrei e l'antisemitismo. Ritengo che non se ne parli mai abbastanza, e soprattutto che giustizia non verrà mai fatta. Purtroppo. Al di là dei sentimentalismi, la pellicola francese non è niente di particolare, anzi piuttosto noiosa nella parte iniziale, dove tra il gruppo di adolescenti che animano il collegio cattolico, non prevale mai un protagonista sull'altro. Di conseguenza, non sapendo in anticipo il profondo tema trattato, la trama mi è risultata un po' scarsa di significato. La lente di ingrandimento invece si sofferma su di una ambientazione abbastanza atipica per questo genere di film: normali ragazzi benestanti che vanno a scuola dal clero. E' proprio questa normalità che rende bello il film: una situazione che è inquinata dalla bruma nazista dell'epoca, dall'odio verso gli ebrei. Agli occhi dei ragazzini, ingenui ed onesti, non è una colpa essere ebrei. Si convive con questo dato di fatto, tra paure ed arrendevolezze, fino a capire il vero dramma una volta che si viene toccati da vicino. Nessuna pietà per gli israeliti, nessuna pietà per chi dà loro rifugio. Il colpo da maestro di Malle sta nel rendere dolorosa una storia tranquilla, senza utilizzare nessun tipo di strazio. E' l'evolversi della vicenda che non sfuggi di mano ai protagonisti, ma alla realtà dei fatti. Non c'è bisogno di vedere il lager, i soprusi (soltanto accennati), le violenze gratuite e lo sterminio. Il dolore sta nella consapevolezza di ciò la realtà ha creato: mostri. Non è un film politico, retorico o filosofico, ogni movimento è filtrato dalla vita, spensierata dei giovani, che loro malgrado si trovano a dover fare i conti con un abominio più grande di loro, intangibile. La sofferenza e la tristezza è solo negli occhi e negli sguardi dei protagonisti, il mezzo con cui si svolge tutto quanto.