Autore: Dmitry Glukhovsky
Anno: 2002
Titolo originale: Metrò 2033 (Метро́ 2033)
Voto e recensione: 3/5
Pagine: 779
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Trama del libro e quarta di copertina:
L'anno è il 2033. Il mondo è ridotto ad un cumulo di macerie. 
L'umanità è vicina all'estinzione. Le città mezze distrutte sono 
diventate inagibili a causa delle radiazioni. Al di fuori dei loro 
confini, si dice, solo deserti e foreste bruciate. I sopravvissuti 
ancora narrano la passata grandezza dell'umanità. Ma gli ultimi barlumi 
della civiltà fanno già parte di una memoria lontana, a cavallo tra 
realtà e mito. Più di vent'anni sono passati dall'ultimo decollo di un 
aeroplano. I binari ferroviari, abbandonati, portano verso il nulla. 
L'etere è spento e laddove prima suonavano le frequenze delle maggiori 
radio mondiali, da Tokyo a New York fino a Buenos Aires, ora regna solo 
il silenzio. L'uomo è stato sostituito da altre forme di vita, mutate 
dalle radiazioni e più idonee a vivere nella nuova arida terra. Il tempo
 dell'uomo è finito. Poche migliaia di esseri umani sopravvivono 
ignorando il destino degli altri. Vivono nella metropolitana di Mosca, 
la più grande del mondo. È l'ultimo rifugio dell'umanità. Le stazioni 
sono diventate dei piccoli stati, la gente riunita sotto idee, 
religioni, filtri dell'acqua o semplicemente per difendersi. È un mondo 
senza domani, senza spazio per sogni, piani e speranze. I sentimenti 
hanno lasciato spazio all'istinto di sopravvivenza, ad ogni costo. Vdnkh
 è la stazione più a nord, una volta la più bella e più grande. Oggi la 
più sicura. Ma oggi una nuova minaccia si affaccia all'orizzonte. 
Artyom, un giovane abitante di Vdnkh, è il prescelto per addentrarsi nel
 cuore della metro, fino alla leggendaria Polis, per avvisare tutti 
dell'imminente pericolo e ottenere aiuto. È lui ad avere le chiavi del 
futuro nelle sue mani, dell'intera metro e probabilmente dell'intera 
umanità.
Commento personale e recensione:
Libro abbastanza pesante sotto diversi punti di vista, ma una volta preso il via lo si legge con davvero tanto interesse.  Si tratta di un malloppone, e nell'immaginario collettivo, non poteva essere altrimenti trattandosi di un autore russo. Inoltre posseggo la versione con copertina rigida che racchiude tutta la trilogia, quindi anche portarselo al mare, (ho impiegato più di due anni per finirlo) faceva la sua (s)porca scena e fatica. Conoscevo da diversi anni questo titolo perchè circolava come esempio negli ambienti p2p o del copyleft - copyright alternativo. Infatti la sua storia editoriale ha voluto sì che l'autore, dopo innumerevoli rifiuti da parte delle case editrici a cui aveva proposto il romanzo, lo condividesse online e permettesse ai lettori di dire la propria anche con consigli e suggerimenti, che sono stati poi adottati ed inseriti nella versione definitiva di largo successo. Tralasciando la fatica iniziale per memorizzare alcuni nomi impronunciabili e cercare di capire la disposizione delle varie stazioni, il libro si snoda in una serie di avventure in cui azione, dialoghi e pensieri permettono al lettore di fare luce su molti aspetti curiosi che riguardano questo particolare esempio di fallout. L'idea delle stazioni abitate dai superstiti, ognuna organizzata in maniera differente (e colorita) rispetto alle altre riesce a dare spunto per tenere l'azione nel vivo. Certe volte può sembrare una corsa ripetitiva, ma non mancano le pagine da leggere tutte d'un fiato con un ritmo maggiore e secondo me migliore. Ho preferito poi la seconda parte, soprattutto nel prefinale che mi ha risvegliato anche qualche ricordo legato al primo Battaglia Per La Terra, a cui resto particolarmente legato.
 
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