venerdì 13 giugno 2025

Arrivo a Milazzo passando da Castelmola

 


Chiariamolo subito: questo non è un viaggio di piacere. È un impegno professionale. Un viaggio di lavoro. Di quelli seri, col vestito nel bagagliaio, la cravatta a portata di mano e l’obbligo morale di brindare almeno tre volte.
Motivo della missione? Il matrimonio del mio collega e amico Sepio, in Sicilia. Luogo scelto: Milazzo.
Compagno di trasferta: Wolf. Io, ovviamente, sono Puma.
Team rodato, macchina no.

Decolliamo da Pisa e atterriamo a Catania, dove ci aspetta un’auto noleggiata che sembra aver già visto l’Etna da troppo vicino. Ma va bene così: i freni rispondono, il motore c’è, le gomme… fischiano.
E io, da bravo Puma, gliele faccio fischiare volentieri mentre affrontiamo i tornanti che ci portano verso Castelmola, un borgo appollaiato sopra Taormina come un vecchio saggio con vista sul mare.

Castelmola è poesia urbana in salsa sicula: strade di pietra, terrazze panoramiche, silenzi che sanno di vento e limone. Ci fermiamo per un pranzo improvvisato: crostini con specialità locali che non distinguiamo bene, ma divoriamo con convinzione. Poi granita. O forse prima. L’ordine è stato un concetto flessibile.

Nota di colore: da questa tappa in poi abbiamo deciso di parlare in inglese. La cameriera inclusa, che ci guarda con un sorriso pieno di pietà e ci serve tutto lo stesso. L’idea è che almeno così evitiamo sorprese (spoiler: no).

Scendiamo poi verso Isola Bella, che bella lo è davvero, anche se di isola ha più il nome che la sostanza. Troviamo un posteggio solo dopo aver contrattato — senza successo — con un parcheggiatore non ufficiale apparso dal nulla, come una side quest mal riuscita in un videogioco open-world.

Ma finalmente spiaggia, sole e un po’ di meritato ozio.

Nel tardo pomeriggio ci rimettiamo in marcia verso Milazzo. Arriviamo giusto in tempo per sistemarci, cambiarci e concederci una passeggiata lungo il lungomare orientale, quello dove l’aria sa di salsedine e gelato.

Aperitivo al tramonto, cena ovviamente di pesce fresco (sennò che siamo venuti a fare?), poi incontro con lo sposo, che fingiamo di rassicurare mentre scherziamo sul giorno dopo, quello in cui tutto cambia, magari per il meglio.

Domani ci aspetta la cerimonia, ma per oggi… brindisi, mare e un’Italia che quando vuole, ti sistema l’anima con un piatto semplice e un panorama epico.

Album fotografico Da Castelmola a Milazzo 

giovedì 12 giugno 2025

Aggiornamento Oxygenos 14.0.0.1901 (EX01V80P01)

 

Aggiornamento OxygenOS V80P01 – Note sonore e segreti meglio custoditi

Installato oggi l’aggiornamento V80P01(BRB1GDPR) da 171 MB.
Nessun fuoco d’artificio, ma qualche aggiunta interessante che sembra fatta apposta per chi usa il telefono come archivio segreto e come diario personale con le orecchie.

Ecco le novità che meritano due righe (giuste):

Protezione dati privati

  • Ora puoi cercare i file dentro la Protezione dati privati.
    Tradotto: puoi finalmente trovare i tuoi segreti senza scavare come un archeologo digitale.

Note

  • Le tabelle ora supportano il Rich Text: grassetto, corsivo e altre finezze tipografiche da piccolo editore postmoderno.
  • Puoi trascinare file audio o video direttamente nella nota e cambiarne la posizione. Per chi scrive e ascolta sé stesso.
  • Puoi salvare file audio/video condividendoli direttamente con Note.
  • E puoi aggiungerli da Fotocamera, Galleria o archivio. In pratica: le Note diventano podcast minimalisti.

Sistema

  • Immancabile “Migliora la stabilità”. Ormai una presenza fissa. Non toglie, non aggiunge, ma ti fa sentire che il sistema è ancora in terapia di mantenimento.

Niente rivoluzioni, ma un altro passo nella direzione di un telefono che prende appunti anche coi suoni.
Forse il prossimo aggiornamento ci permetterà di disegnare odori o di archiviare sogni. Ma per ora va bene così.

Alla prossima build, sempre su VER.



mercoledì 11 giugno 2025

Poker Face (2022)

 
Regia: Russell Crowe
Anno: 2022
Titolo originale: Poker Face
Voto e recensione: 4/10
Pagina di IMDB (5.2)
Pagina di I Check Movies
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Ci sono film che provano a fare i furbi. Che mettono sul tavolo un cast importante, una location di lusso, un pizzico di tensione, e sperano che lo spettatore non si accorga che, alla fine, la mano che stanno giocando è vuota.

Poker Face è uno di quei film. Un bluff. Una partita truccata dove nessuno vince, nemmeno chi guarda.

Alla regia e nel ruolo del protagonista c’è Russell Crowe, che sembra uscito da un’altra epoca, più gonfio che intenso, che si ritaglia un personaggio da miliardario eccentrico, mezzo collezionista, mezzo hacker, mezzo filosofo.
Organizza una partita a poker con i suoi vecchi amici d’infanzia, dentro una villa blindata. E fin qui, poteva essere interessante: un thriller da camera con sotto una partita psicologica alla Slevin o Cena con delitto.
Ma Poker Face non sa che film vuole essere.

C'è il dramma esistenziale, c'è il mistero, c'è il thriller, c'è l'action, c'è persino una parentesi simil pandemica e una rapina in piena regia. Tanta, troppa carne al fuoco... per un piatto che sa di poco.
Ogni volta che sembra voler dire qualcosa – sul tempo, sulla vendetta, sull’amicizia tradita – cambia tono, cambia ritmo, cambia idea. E alla fine, come un giocatore insicuro, folda tutto.

I personaggi sono appena abbozzati, i dialoghi sembrano usciti da un B-movie che aspira alla profondità di un TED Talk, e la regia – pur elegante qua e là – si perde nel tentativo di sembrare più sofisticata di quanto sia.

Crowe sembra voler fare tutto: scrivere, dirigere, recitare e filosofeggiare. Ma forse avrebbe fatto meglio a scegliere una sola cosa e farla bene.

In sintesi: Poker Face è un film che si crede un asso, ma è solo un due di picche.
E quando alzi il piatto, scopri che sotto non c’era niente.



martedì 10 giugno 2025

The Accountant 2 (2025)

 
Regia: Gavin O'Connor
Anno: 2025
Titolo originale: The Accountant 2
Voto e recensione: 4/10
Pagina di IMDB (6.8)
Pagina di I Check Movies
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Il primo The Accountant, uscito nel 2016, era una sorpresa: un action asciutto, quasi autistico (in tutti i sensi), che mescolava contabilità, botte da orbi e matematica da thriller con una formula tanto assurda quanto funzionale. Un John Wick dal cuore nerd, col volto inespressivo e granitico di Ben Affleck. Funzionava proprio perché non si prendeva troppo sul serio. O forse sì, ma noi ridevamo lo stesso.

Nove anni dopo, arriva il sequel. Più rumoroso, più lungo, meno ispirato. Insomma, più di tutto ma con meno anima. Ma del resto... bisogna accountentarsi.
Sì, la battuta è tremenda, ma non peggio della sceneggiatura.

Affleck torna nei panni di Christian Wolff, il contabile/autistico/assassino/supereroe di bilancio. Questa volta si muove in un complotto più grosso, con più spari e più personaggi che sembrano usciti da una serie di Netflix annacquata.
Il problema? È tutto troppo posticcio: le dinamiche familiari sembrano infilate a forza, i villain sono di cartapesta e le scene d’azione, pur ben coreografate, non hanno la stessa secchezza chirurgica del primo film.

Certo, qualche momento funziona. Affleck fa ancora il suo dovere, Jon Bernthal regge bene il ruolo da fratello con i nervi scoperti, e qua e là il film prova a ragionare su temi come la diversità, la vendetta e la moralità grigia. Ma tutto resta in superficie, come se i conti non tornassero mai fino in fondo.

È un sequel che segue il manuale del “facciamo più grande ma non meglio”. Non è una tragedia, ma nemmeno un’operazione riuscita. Se il primo era un B-movie d’élite, questo è un C-movie con ambizioni da blockbuster.

Per gli amanti del personaggio, ci può anche stare. Per tutti gli altri, è un reminder: quando un film nasce dal nulla e funziona, forse conviene non chiedere troppo.
E in ogni caso, come dicevamo prima… bisogna accountentarsi.


lunedì 9 giugno 2025

CIE vs SPID

 

Negli ultimi anni lo SPID è stato il nostro lasciapassare digitale per tutto: prenotare una visita medica, accedere all’Agenzia delle Entrate, firmare documenti, controllare il fascicolo sanitario, e via dicendo. Per chi, come me, ha sempre usato quello gratuito delle Poste (comodo, veloce, legato al telefono e con app ben fatta), arriva però una notizia poco rassicurante: molti fornitori di SPID inizieranno presto a far pagare il servizio.

Niente di scandaloso, per carità — mantenere identità digitali costa. Ma intanto qualcuno ha già alzato il sopracciglio: “E io? Devo pagare anche per entrare sul sito dell’INPS a vedere quanto mi restano da campare?”. Spoiler: no, non devi pagare. Basta riscoprire un oggetto misterioso che già possiedi: la tua Carta d’Identità Elettronica. O richiederne una se già non la possiedi. 


CIE: la sconosciuta (fino a ieri)

Sì, quella carta rigida con il chip, che ti è arrivata per posta dopo un po' attesa in Comune e mille firme. La CIE (Carta d’Identità Elettronica) non è solo un documento, ma è anche una chiave digitale altrettanto valida dello SPID per accedere a tutti i servizi della pubblica amministrazione. E la cosa bella è che non la gestisce un fornitore privato, ma il Ministero dell’Interno. Quindi niente costi a sorpresa, niente app da scaricare da provider esterni (qui il link per avere quelle ufficiali per il proprio smartphone), niente scadenze annuali da ricordare.


Ma quindi… qual è la differenza tra SPID e CIE?

Ecco un mini-riassunto utile anche alla zia:

Caratteristica SPID (Poste o altri) CIE (Carta d’identità elettronica)
Come si usa Username + password + app/OTP App CieID + NFC + PIN
Chi la fornisce Provider privati (Poste, Aruba…) Ministero dell’Interno
Costo Gratis, ma diventerà a pagamento per alcuni Nessun costo extra
Sicurezza Alta, ma dipende dal livello scelto Altissima (chiave crittografica)
Comodità Molto semplice da usare Un po’ più macchinosa, ma sicura
Serve la carta fisica? No Sì (e il telefono deve avere NFC)

Ok, voglio usare la CIE: come si fa?

1. Controlla di avere i codici PIN e PUK

Quando hai richiesto la CIE, ti hanno dato due pezzi di carta: uno con i primi 4 numeri del PIN e uno con gli ultimi 4, insieme al codice PUK. Se li hai persi (ehi, capita!), basta andare in Comune con la CIE in mano e farsi ristampare gratuitamente i codici. Niente appuntamento, solo un po’ di pazienza.

2. Scarica l’app CieID

L’app ufficiale è disponibile per Android e iPhone. Serve per:

  • registrare la tua CIE sul telefono,
  • abilitare gli accessi ai siti pubblici (tipo INPS, Agenzia Entrate, fascicolo sanitario…),
  • gestire notifiche e sicurezza.

⚠️ Il tuo telefono deve avere il chip NFC attivo. Se non lo ha, puoi usare un lettore NFC esterno via USB sul computer.

3. Accedi ai portali pubblici

Vai su un sito della PA (es. www.inps.it, www.anpr.gov.it, ecc.) → clicca su “Accedi con CIE” → avvicina la carta al telefono → digita il PIN → sei dentro.

Se invece con la app si è registrato il proprio dispositivo come gestore della propria CIE non servirà averla fisicamente con s'. Basta generare un codice o consentire l'accesso tramite impronta digitale e funzionerà in maniera del tetto simile allo SPID 


Considerazioni finali (a metà tra lo sfogo e il consiglio)

Usare la CIE è leggermente più macchinoso dello SPID (non se registri il dispositivo con la tua carta elettronica), ma ha due enormi vantaggi:

  • è tua, personale, statale, senza fornitori terzi;
  • non rischia di diventare a pagamento, almeno per ora.

Per questo ho deciso di iniziare a usarla. Lo SPID lo tengo attivo finché regge, ma preferisco non dipendere da un’app che da un giorno all’altro ti chiede 12 euro l’anno solo per vedere la giacenza media sul sito del comune.


In sintesi:

La CIE è un’alternativa valida, sicura e gratuita allo SPID. Serve solo un po’ di pazienza per attivarla. Ma poi fa tutto, e non ti chiede niente in cambio (a parte non buttarla in lavatrice).

Se vuoi iniziare, scarica l’app CieID, recupera il PIN (se l’hai perso) e preparati a riappropriarti della tua identità digitale… statale.



domenica 8 giugno 2025

Fuori (2025)

 
Regia: Mario Martone
Anno: 2025
Titolo originale: Fuori
Voto e recensione: 3/10
Pagina di IMDB
Pagina di I Check Movies


Andare al cinema nel 2025 è un po’ come camminare scalzi su un pavimento di Lego: lo fai con la speranza che vada tutto bene, ma sai già che farai male. La domanda non è più "sarà bello?" ma piuttosto "quanto mi farà incazzare?".

Fuori, per quanto si sforzi di dire qualcosa, resta bloccato fuori dalla porta della buona narrazione. La trama – che parte già sfilacciata – viene ulteriormente sabotata da un montaggio caotico, infarcito di flashback improvvisi e confusionari, soprattutto nella prima mezz’ora, quando stai ancora cercando di capire chi è chi e perché ti dovrebbe interessare. Spoiler: non ci riesci.

Elodie, solitamente sinonimo di sensualità sul palco (quasi più che di voce), qui è inspiegabilmente castigata. Pure nella scena della doccia – che dovrebbe far salire almeno mezzo grado alla temperatura narrativa – ci si ritrova con una figurina Panini più che con un’attrice. Scelta registica? Censura preventiva? Budget per il vapore troppo alto? Chissà. Il risultato è un personaggio piatto, che non lascia traccia né cuore.

Per fortuna c’è Matilda De Angelis, che salva quel che può nei dialoghi. Il problema è che spesso non si capiscono proprio bene le parole: che sia un mix audio raffazzonato o l’ennesima moda del sussurro à la serie Netflix, poco cambia. Se ti trovi a leggere le labbra più che ad ascoltare, forse stai guardando il film sbagliato.

Nel complesso, Fuori è uno di quei film che ti fa venire voglia di restare dentro casa, con un libro o un vecchio DVD. Un’esperienza più confusa che coinvolgente, con qualche spunto sprecato e troppe promesse non mantenute. La Golino dal canto suo riesce a dare spessore alla protagonista, ma è proprio il racconto della sua storia che secondo me non ci sta affatto.