lunedì 2 giugno 2025

San Leo, Pennabilli e ancora San Marino

 


 


Oggi la sveglia è stata più umana. Il programma era meno fisico ma decisamente più denso di storia, magia e poesia. Prima tappa: San Leo, che già dal nome sa di cavallo bianco e cronache medievali. Un borgo incastonato su un enorme sperone di roccia calcarea, che domina la Valmarecchia come un’aquila in posa. Arrivarci è un po’ come fare ingresso in un dipinto del Romanticismo: strade strette, silenzio irreale, e la fortezza lassù, che ti guarda da secoli come se stesse valutando se lasciarti entrare.

Ed è proprio quella fortezza, oggi museo, a custodire una delle storie più affascinanti e inquietanti d’Italia: la prigionia e la morte del Conte di Cagliostro. Alchimista, truffatore, guaritore, iniziato e massone – ma aveva anche dei difetti – fu imprigionato qui nel 1791 per volere dell’Inquisizione. Morì quattro anni dopo, consumato dall’isolamento e, forse, dai suoi stessi segreti. La sua cella, il famoso “pozzetto”, è ancora lì: claustrofobica, gelida, muta. Ma non priva di una certa inquietudine vibrante. E tu, mentre sbirci dentro, ti chiedi se stia ancora recitando l’ultima formula.

Lasciata San Leo con le ossa ancora tiepide di sole, mi sono diretto a Pennabilli, piccolo gioiello appenninico e terra adottiva di Tonino Guerra. Il poeta, sceneggiatore e artista ha disseminato il borgo di installazioni, frasi, spazi sospesi e un vero e proprio museo a cielo aperto  che si esplora come una caccia al tesoro dell’anima.

Tra l’orto dei frutti dimenticati, la meridiana dell’incontro, l’angelo coi baffi e i luoghi dell’anima, Pennabilli ti obbliga a rallentare. A guardare le cose con occhi diversi. A fermarti davanti a una pietra su cui è scritto “Gianni, l'ottimismo è il profumo della vita”. E capire che non serve molto altro. In realtà non c'è quella frase da nessuna parte, ma sarebbe stato ganzo visto che è stata ideata da lui. 

Il caldo bestiale di questi giorni non ha fatto sconti, ma oggi almeno c’era vento. E per chi cammina (o si perde tra i pensieri), fa tutta la differenza del mondo. Tra le tante piccole cose fatte a Pennabilli, ho anche suonato la campana tibetana gigante, detta Campana Chasa . Un gesto simbolico che secondo alcuni porta bene, secondo altri fa semplicemente vibrare qualcosa dentro. In ogni caso, l’ho fatto. E ho espresso che nella mia prossima avventura io possa incontrare uno stegosauro. Non so dove, né come, ma non ha importanza.

Il pomeriggio è stato lungo e polveroso, ma la serata l’ho dedicata di nuovo a San Marino, approfittando delle ore più fresche e del fascino notturno che il borgo regala con generosità. Un ritorno, sì, ma con uno sguardo diverso. Come spesso accade: quando torni in un posto dopo averlo vissuto davvero, non lo guardi più con gli stessi occhi.

E anche oggi, tra storia, vento e poesia, ho fatto il pieno di stimoli. E un po’ di magia.


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