
Ci sono film che non hanno bisogno di mostrare tutto per essere disturbanti. La settima donna di Franco Prosperi (leggero pseudonimo di Francesco) è uno di questi. Un’opera che incide nella carne dello spettatore senza necessariamente farla vedere. E forse è proprio questo il motivo per cui, a distanza di quasi cinquant’anni, continua a far male.
Ambientato in un convento isolato, in un’Italia che sta ancora cercando di capire se crede più in Dio o nel caos post-‘68, il film racconta l’irruzione brutale di tre criminali in fuga, che sconvolgono l’equilibrio sacro di un piccolo gruppo di novizie. Lì, in quello spazio apparentemente protetto, si consuma una lenta e inesorabile discesa nell’orrore. Ma non è l’orrore a cui ci hanno abituato i torture porn americani o i remake acchiappa-click: La settima donna lavora per sottrazione. Le scene più violente ci sono, eccome, ma non vengono mai sbattute in faccia. E proprio per questo risultano ancora più inquietanti.
La violenza non è solo fisica, è psicologica, sacrilega, carica di tensione erotica e repressa. Florinda Bolkan, nel ruolo della suora protagonista, offre una performance intensa, fatta di sguardi, tremori e dignità ferita. Lo spettatore sente addosso la paura, il terrore paralizzante, l’impossibilità di reagire in un mondo dove ogni riferimento morale sembra crollato.
Ed è qui che La settima donna fa scuola. Oggi ci si affanna a imbastire horror sempre più splatter, sempre più artificiali, pieni di sangue finto e urla isteriche. Ma pochi riescono a costruire un senso di violazione così tangibile, di profanazione così potente, come fa Prosperi con pochi elementi: una location claustrofobica, tre uomini come bestie feroci, e il contrasto tra sacro e profano portato all’estremo.
Un film che mette a disagio. Non perché esagera, ma perché non ha bisogno di farlo. Un cinema violento, sì, ma intelligente, che affonda coltelli simbolici nella carne viva del senso di colpa, della paura del diverso, del trauma non detto. Guardarlo oggi fa quasi rabbia: con così pochi mezzi e nessun effetto digitale, riesce a essere più disturbante di decine di titoli recenti pieni di orpelli.
In definitiva, La settima donna è un pugno nello stomaco ancora attuale. Un promemoria su come si può essere spietati senza diventare ridicoli, e su quanto il vero orrore spesso risieda in ciò che non si vede, ma si sente.
Edizione: DVD
Non è un caso che le versioni fisiche (o digitali ) non si trovano con facilità. Semplice DVD con audio italiano anche in multicanale ed i seguenti extra:
- Presentazione (3 minuti)
- 2 schede didascaliche
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