lunedì 23 giugno 2025

Blind Guardian - Nightfall In Middle-Earth

 

Autore: Blind Guardian
Anno: 1998
Tracce: 22
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Non sono mai stato un fan sfegatato di Tolkien. Lo rispetto, certo, e ne riconosco l’impatto gigantesco, ma non ho mai avuto il poster di Gandalf in cameretta né ho imparato il Quenya. Eppure Nightfall in Middle-Earth è uno di quegli album che riesce a farti sentire Tolkien anche senza averlo letto con devozione. È talmente ispirato, orchestrato, vivo... che la sua grandezza supera di slancio la barriera del testo originale. Questo è un disco che respira e racconta, più che semplicemente suonare.

Lo presi in CD anni fa, quando ormai avevo già ascoltato parecchio metal, ma Nightfall fece comunque il botto. A differenza di altri album dei Blind Guardian — pur sempre ottimi, ma talvolta schiacciati da una produzione troppo caotica o da una velocità esasperata — qui tutto è perfettamente equilibrato: le cavalcate, i cori, i momenti acustici, le esplosioni, le pause. È il loro capolavoro. E sì, lo dico senza timore.

Ogni pezzo è un frammento di un mondo. Gli interludi parlati che si intrecciano alla narrazione non sono semplici riempitivi, ma veri respiri drammatici, come sipari che si alzano e si abbassano a segnare il ritmo teatrale dell’epopea. È musica che racconta, che costruisce immagini, che — senza bisogno di effetti speciali — ti sbatte in faccia il dolore di personaggi leggendari, la follia della guerra, il senso di perdita, il rimorso eterno.

L’opener Into the Storm ti prende a ceffoni: sei nel mezzo di una battaglia, le chitarre galoppano, i cori esplodono. Ma poi arriva Nightfall ed è subito chiaro che qui non si scherza: una ballata epica ma piena di tensione, quasi più vicina a un requiem che a un lamento, eppure con una forza melodica da pugno nello stomaco.

Ogni brano potrebbe essere sviscerato per ore: Mirror Mirror che è diventata, a ragione, un’icona live; Blood Tears che ha una costruzione melodrammatica quasi da musical oscuro; The Curse of Feanor che è puro metallo in fiamme, un manifesto di orgoglio e dannazione. Ma forse il brano che più mi colpì al primo ascolto — e ancora oggi mi raggela — è A Dark Passage: lungo, denso, quasi visionario. È lì che i Blind Guardian mostrano fino a che punto si può spingere il power metal senza perdere in coerenza o profondità.

La produzione, affidata a Flemming Rasmussen (già al lavoro con i Metallica di Master of Puppets), è caldissima, stratificata, teatrale. Ogni suono è scolpito, mai lasciato al caso. Gli arrangiamenti vocali sono da pelle d’oca: una vera e propria architettura di voci, con Hansi Kürsch che si dimostra qui — se ce ne fosse ancora bisogno — uno dei frontman più espressivi del genere.

È un album complesso, sì. Serve tempo. Serve attenzione. Ma ripaga. Lo dico da ascoltatore non tolkieniano: Nightfall in Middle-Earth riesce a evocare un mondo e a dargli carne, sangue, fiamme e gloria. Ed è raro, rarissimo, che un disco ci riesca davvero, senza scenografie fittizie o giri di parole. Solo con la musica.


Tracklist (edizione standard CD):

  1. War of Wrath
  2. Into the Storm
  3. Lammoth
  4. Nightfall
  5. The Minstrel
  6. The Curse of Feanor
  7. Captured
  8. Blood Tears
  9. Mirror Mirror
  10. Face the Truth
  11. Noldor (Dead Winter Reigns)
  12. Battle of Sudden Flame
  13. Time Stands Still (At the Iron Hill)
  14. The Dark Elf
  15. Thorn
  16. The Eldar
  17. Nom the Wise
  18. When Sorrow Sang
  19. Out on the Water
  20. The Steadfast
  21. A Dark Passage
  22. Final Chapter (Thus Ends…)



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