
Visto “Il Gioco dei soldi” (titolo originale Casino Jack) mi sono reso conto che il vero problema non è tanto il film… ma che io, di lobbying americana, capisco quanto un pesce rosso capisce di biliardo. Cioè: vedo che girano palline, ma non ho idea delle regole.
La pellicola segue le gesta (e le furbate) del lobbista Jack Abramoff, interpretato da un Kevin Spacey che fa il suo mestiere dignitosamente. Peccato che il film, girato tutto dal punto di vista del protagonista, sembri più un tentativo di giustificare il personaggio che di spiegare davvero cosa cavolo sia successo.
Ci si perde in una narrazione che strizza l’occhio alla commedia nera e al biopic ammiccante, ma che alla fine lascia con una sensazione fastidiosa: non ho imparato nulla, e nemmeno mi sono divertito granché. L’America dei giochi di potere resta lontana, fumosa e opaca. Anche perché il sistema delle lobby, lì, è una roba quasi legale e codificata. Da noi se provi solo a sussurrare “intermediazione opaca” ti arriva una denuncia prima ancora del caffè. Denuncia con un nulla di fatto, ma siamo già nel campo dell'illegalità,
Insomma, Il Gioco dei soldi tenta di essere uno sguardo cinico e affilato sul potere e la corruzione. Ma se non conosci bene le regole del gioco (io no), il risultato sembra più un riassunto confuso di un processo che avresti preferito vedere su Wikipedia, magari spiegato da Barbero.
Voto personale: 5 politico. O anche lobbistico.
Senza infamia, ma con molta nebbia.
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