martedì 9 aprile 2013

Nick Mano Fredda (1967)


Regia: Stuart Rosenberg
Anno: 1967
Titolo originale: Cool Hand Luke
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (8.2)
Pagina di I Check Movies

Luke, o Nick come inspiegabilmente è stato "tradotto" nella versione italiana, è un carcerato dal carattere cinico ed ai limiti dell'anarchico, che finisce in carcere e non intende piegarsi alla regole che lo circondano. Giò, proprio il posto giusto per fare il duro e portare avanti le proprie idee liberali da sognatore. Il film, che vanta Paul Newman nella parte principale è del 1967 quindi abbiamo due modi di vedere questa pellicola: farlo con gli occhi dell'epoca oppure cercare di capirlo ad oltre quarantacinque anni di distanza. Non mi riesce nè l'una nè l'altra cosa per poter esprimere un giudizio in quanto non sono di quell'epoca, e pur avendolo visto per la prima volta ieri, non posso fare a meno di pensare che si tratta di una pellicola di decenni fa. Ci sta anche che sia uno dei primi film in cui vengano descritte le condizioni dei detenuti nel mondo carcerario, segnate con un messaggio libertario di fondo. Certo è che a distanza di anni, basta prendere un film a caso sull'argomento è lo trovi assolutamente più crudo e più schietto. Nick (o Luke) è qualcosa di più che un ribelle, dapprima incompreso e poi osannato dai propri compagni. E' l'icona di chi non si piega, di chi incessantemente non si arrende. Sebbene inizialmente non ci siano grandi o gravi ingiustizie nei suoi confronti, con il suo comportamento fa spazientire le guardie carcerarie facendole divenire degli aguzzini. Ed il suo braccio di ferro continua imperterrito, fino alla sua definitiva cattura e conseguente morte. Rigore e disciplina visti come qualcosa da cui poter anche fuggire, alienarsi, mettere da parte. Erano infatti gli anni del Vietnam e dei movimenti che sarebbero divenuti poi del '68, in cui molte cose vengono messe in discussione, anche e soprattutto dal cinema. Paul Newman rappresenta l'evasione, non solo letteraria dal carcere, che si respira nell'aria: non tutti hanno il coraggio di metterla in atto, ma almeno di sognarla e di avere un esempio da idolatrare. Ed alla fine, anche se viene sconfitto, le voci sul suo sorriso sornione rappresentano sempre una speranza per gli altri carcerati. Viste già decine di altre pellicole che sicuramente avranno preso spunto da questa, si rischia di non cogliere pienamente il messaggio e fossilizzarsi sulla linearità dei fatti raccontati: Nick fa l'idiota. Quando gran parte dei due anni di prigionia sono passati decide di fuggire, più per il gusto di farlo, che per le ingiustizie che la giustizia rappresenta.  Comunque c'è più gusto a vincere quando non si ha niente, e questo è vero.

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