lunedì 7 marzo 2011

C'era una volta in America



Regia: Sergio Leone
Anno: 1984
Voto: 8/10
Pagina di IMDB
Pagina di I Check Movies

Non è semplice scrivere una recensione o pareri personali su di un film cult che ha fatto la storia del cinema. Valanghe di parole sono già state scritte mettendo nero su bianco i pensieri di migliaia di spettatori o critici. Il percorso che voglio intraprendere però riguarda molti dei migliori film che siano mai stati fatti. Facciamo finta che questa pellicola sia nuova, appena uscita al cinema ed io sia uno dei pochi fortunati ad averla vista in anteprima. Già perchè questo come tanti altri lavori immortali, non ha un scadenza nell'etichetta. E' uno dei quei film che possiamo goderci oggi come dieci, venti o trenta anni fa. 
Ieri mentre discutevo di cinema con l'amico Bastiancino son venute fuori anche alcune differenze sostanziali tra i libri ed i film. Per questi ultimi, in fase di valutazione, voglio qualche cosa di più oltre che una trama avvincente ed interessante. Il libro riesce secondo me ad essere più intimo e coglie tutti i tuoi sensi in maniera lenta ed armonica. Il cinema è più immediato e colpisce per primo il senso della vista, oscurando quasi gli altri. I veri capolavori cinematografici si distinguono dal resto perchè riescono a dare molto di più: può essere la fotografica, può essere la mimica o l'interpretazione del cast, può essere la colonna sonora o gli effetti speciali.
Possiamo insomma basarci su tante cose, che hanno il dovere morale di colpire la nostra attenzione. Troviamo qui infatti oltre attori di un certo calibro, affiancati da altri volti meno noti, una stupenda colonna sonora. Come al solito è Ennio Morricone a darci il ritmo durante la visione. Lo stile gangster in cui Leone vuole impegnarsi è uno dei più riusciti dal punto di vista dell'interesse del pubblico. Il tema trattato cattura sempre l'attenzione e dal punto di vista della regia, i continui flashback accendono e colmano quel senso di nostalgia che viene a crearsi in determinati momenti. La ricostruzione di vicende passate, in cui i protagonisti sono degli adolescenti è forse il fulcro di tutta la storia, ciò che lo spettatore vuole sapere e si aspetta. Vedremo che poi sarà utilizzata con successo in altri gangster movies come The Bronx o The Sleepers, tanto per citarne due. A differenza però con altri lavori riguardanti la malavita, qui i protagonisti difficilmente possono prendersi la totale simpatia da parte nostra, anche per la loro incoerenza morale. La violenza è un ingrediente base, spesso però è gratuita, malata e decisamente fuori luogo. Quando il male va oltre la sfera malavitosa e colpisce persone normali o innocenti, c'è puzza di marcio. La sostituzione dei neonati è vergognosa quanto macabra soprattutto se consideriamo la leggerezza con cui viene portata avanti. Lo stupro carnale di Deborah ha un che di squallido non solo dal punto di vista fisico: pensiamo al quasi vigliacco autista ed al suo gesto tardivo, ma di impatto. Insomma, il film tratta avvenimenti crudi e psicologicamente forti, ma fortunatamente nell'arco delle quasi quattro ore, questi non sono troppi e passano in secondo o terzo piano. Perchè la storia raccontata è calda ed effervescente, con colpi di scena degni di un thriller. La lunghezza e la staticità di alcune scene (quella iniziale del telefono che squilla o quella del cucchiaino che gira lo zucchero nel caffè) non sono mai fini a se stesse ed arricchiscono la trama invece di renderla stagnante e noiosa, come sarebbe avvenuto in altre occasioni.
Dal punto di vista umano e dei rapporti che intercorrono tra le persone abbiamo una vasta scelta di temi e situazioni che sono state trattate. Dal valore dell'amicizia a quello della fedeltà, dalla rabbia alla spensieratezza, dall'orgoglio all'indipendenza. Di tutte queste cose però sono accentuate le debolezze o le deviazioni che sicuramente fanno parte della vita umana. Il rapporto tra Noodles e Max anche inizialmente non è sincero, macchiato pure da qualche gelosia, per poi sfociare nel più grande dei tradimenti: abusare della fiducia di una persona per i propri fini. Lo stesso amore che Noodles prova per Deborah è contaminato da rabbia ed impotenza, e quello corrisposto da Deborah è triste, penoso, arrendevole. Senza tralasciare, come già detto in precedenza, il ricordo nostalgico dei tempi che furono ed i sogni perduti. La cosa migliore è proprio questa secondo me: la psicologia dei protagonisti.
Un applauso vorrei farlo anche ai doppiatori, troppo spesso ci dimentichiamo di loro e del grande Ferruccio Amendola.

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