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mercoledì 14 maggio 2025

Joint Security Area (2000)


Regia: Park Chan-wook
Anno: 2000
 Titolo originale: Gongdonggyeongbigu-yeok JSA (공동경비구역 JSA)
Voto recensione: 7/10
Pagina di IMDB (7.7)
Pagina di I Check Movies
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Film:
Ci sono film che ti annoiano con la guerra. E poi arriva Joint Security Area, che parla dell’assurdità di una guerra che ancora che porebbe esserci, di una situazione di stallo, mentre ti mostra un mozzicone di sigaretta che brucia piano tra due ragazzi con la stessa età, la stessa lingua e lo stesso culo congelato dalle notti di guardia al confine più assurdo del mondo.

Siamo nella zona smilitarizzata tra Corea del Sud e Corea del Nord. Una zona tanto blindata quanto grottesca, dove basta uno sputo di troppo per far partire una catastrofe mondiale. Ma Park Chan-wook (che ancora non aveva fatto Oldboy) non si concentra sulla politica: va più a fondo, nei non detti, nei legami che si formano sotto le uniformi, tra spari e biscotti al cioccolato.

La trama si apre su un’indagine in stile thriller: ci scappa il morto, c’è tensione diplomatica, entrano in scena gli svizzeri (sì, gli svizzeri!) per cercare di capire chi ha sparato per primo. Ma il cuore del film non è “chi” o “come”, bensì “perché”. E la risposta, spoiler-free, fa più male di uno schiaffo dato da un amico.

Quello che colpisce è la costruzione lenta ma inesorabile del legame tra i soldati del fronte opposto, un’amicizia tanto fragile quanto sincera, che vive di sguardi, scambi di battute, risate strozzate. L’equilibrio precario viene reso magistralmente dalla fotografia fredda, dalle inquadrature geometriche e dall’uso chirurgico del silenzio. Perché in JSA il vero nemico non è il nord o il sud: è il sistema che impedisce a due esseri umani di esserlo fino in fondo.

Park Chan-wook qui si fa già notare per stile e ritmo, e anche se non ha ancora la furia visiva di Oldboy, la sua mano si sente eccome: è tutto controllato, misurato, elegante. A tratti quasi dolce, poi brutalmente gelido. Come la verità, che non interessa a nessuno se non rovina la narrativa ufficiale. Perchè vederlo nonostante (o grazie a) i sottotitoli? Perché è un pugno nello stomaco avvolto in una carezza. Perché parla di frontiere, ma le distrugge a colpi di umanità. Perché a distanza di vent’anni è ancora attuale, ancora necessario, ancora potentissimo.

Joint Security Area non è solo uno dei migliori film sudcoreani che ho visto. È uno di quei film che ti fanno venire voglia di scrivere, viaggiare, piangere e lanciare una ciambella oltre il confine.

 
Edizione: bluray
A parte il valore artistico del film, Joint Security Area ha anche ricevuto un trattamento da vero culto grazie all’edizione Blu-ray lanciata da CG Entertainment tramite la piattaforma Startup: una campagna di raccolta preordini per stampare copie numerate e limitate. Slipcover in cartoncino verticale con un primo artwork e la numerazione sul retro (copia #004/600). Nella custodia abbiamo il secondo artwork e all'interno i nomi di chi ha partecipato alla Startup, oltre al disco bluray. La traccia in DTS HD MA multicanale è quella originale in coreano, ma ci sono i comodi sottotitoli in italiano. Gli extra sono:
  • EPK (22 minuti)
  • Interviste (5 minuti)


 

domenica 2 marzo 2025

Mr. Vendetta (2002)


Regia: Park Chan-wook
Anno: 2002
Titolo originale: Boksuneun Naui Geot (복수는 나의 것) 
Voto e recensione: 6/10
Pagina di IMDB (7.5)
Pagina di I Check Movies
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Film:
 “La vendetta è un piatto che va servito freddo”, dice il proverbio. Ma nel primo capitolo della trilogia della vendetta di Park Chan-wook, il piatto è sporco di sangue e servito con un senso di inevitabilità tragica che travolge ogni personaggio. Con “Mr. Vendetta” (2002), il regista sudcoreano costruisce un'opera cruda e spietata, un noir che scava nel dolore umano e nella spirale della ritorsione senza possibilità di redenzione.
Ryu (Shin Ha-kyun) è un operaio sordo che cerca disperatamente di salvare la sorella malata, bisognosa di un trapianto di rene. Dopo essere stato truffato da un’organizzazione clandestina di trafficanti d’organi, si affida all’ultima risorsa possibile: rapire la figlia di un ricco imprenditore (Song Kang-ho), sperando di ottenere il denaro necessario per l’operazione. Ma il destino ha altri piani. Una serie di eventi inarrestabili trasforma il suo gesto disperato in un incubo di morte e vendetta, coinvolgendo Dong-jin, il padre della bambina, in un duello silenzioso e spietato dove il dolore si tramuta in rabbia e la giustizia in carneficina.
Park Chan-wook mette in scena un thriller che si discosta dalle classiche narrazioni di vendetta. Qui non c’è un eroe e non c’è un villain: ci sono solo vittime. La violenza, mai gratuita, è mostrata con un realismo disturbante e senza spettacolarizzazione. Non ci sono montaggi frenetici o musiche incalzanti a coprire il rumore della morte: il regista sceglie il silenzio, la lentezza, la crudezza. I momenti più atroci vengono mostrati con un distacco quasi documentaristico, lasciando che il peso delle azioni parli da solo.
Dal punto di vista estetico, il film è un capolavoro visivo. Le inquadrature simmetriche, i colori saturi e l’uso delle geometrie creano un contrasto stridente con la brutalità della storia. L’acqua, presente in molte scene chiave, diventa un simbolo ricorrente di vita e morte, con il fiume che finisce per essere una metafora della fatalità che trascina tutti i personaggi verso il loro destino.Se in “Oldboy” (2003), il secondo film della trilogia, la vendetta è accompagnata da una ricerca della verità e un senso di giustizia distorta, in “Mr. Vendetta” è solo disperazione. Nessuno ottiene ciò che vuole. Nessuno esce vincitore. La vendetta non è un atto liberatorio, ma un processo inevitabile che si autoalimenta fino a lasciare solo macerie umane.“Mr. Vendetta” è un film difficile, che non offre facili risposte né momenti di sollievo. È il ritratto di un mondo in cui la miseria umana e le ingiustizie sociali trasformano anche le persone più comuni in carnefici. Park Chan-wook firma un’opera amara e spietata, il primo tassello di una trilogia che ridefinirà il genere revenge movie, influenzando il cinema internazionale per anni.Non è un film per tutti, ma se sei disposto a farti trascinare in un vortice di tragedia e violenza inesorabile, allora merita assolutamente di essere visto.
 
Edizione: bluray 4K
Le edizione della Midnight sono sempre tra le più belle. Qui abbiamo un cartoncino rigido che fa da slipcover alla bella custodia a libretto. Due gli artwork utilizzati e due i dischi contenuti: il primo con il film in 4K ed il secondo con il bluray. Abbiamo anche lo spazio per l'alloggiamento della cartolina da collezione e per il booklet a colori di 22 pagine. Tracce audio originale ed italiana in DTS HD MA multicanale ed i seguenti extra:
  • Commento audio del regista
  • Making of (30 minuti)
  • Gli storyboard (10 minuti)
  • Gli effetti speciali (7 minuti)
  • La vendetta secondo Kim Newman (14 minuti)
  • Trailer originale
 

mercoledì 3 settembre 2014

Stoker (2013)


Regia: Park Chan-wook
Anno: 2013
Titolo originale: Stoker
Voto: 4/10
Pagina di IMDB (6.9)
Pagina di I Check Movies
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Beh che io non riesca a cogliere la raffinata arte orientale potrebbe essere vero, ma se mi si presenta un no sense thriller abbastanza lento e con quel gusto di cinema “di un certo tipo” (proprio scritto tra virgolette), mi aspetto davvero qualcosa di più. A tratti, ho anche quasi sperato o temuto che potesse trattarsi di una copia decisamente arrangiata di Donnie Darko. Negli intenti. Invece niente mistero ed ermetismo psicologico. La trama che vede India (Mia Wasikowska) alle prese con l’ambiguo zio (Matthew Goode) e con la per niente realistica madre vedova (Nicola Kidman) è scomposta in modo che non sia lineare, ma tutto sommato si riduce ad avere un personaggio malato tanto da essere rinchiuso in una clinica psichiatrica ed il resto dei soggetti che lo assecondano in maniera più che discutibile. Chan-wook (che dieci anni prima diresse Old Boy) sottolinea la crisi nella famiglia, presente già prima della morte del padre, fratello e marito Richard, ma non pare sia abbastanza pungente. Più che un film drammatico ne esce fuori un thriller con omicidi qua e là. Nulla di inquietante se non le intermittenze di sguardi del trio. Un risvolto di tipo fantastico invece che reale lo avrei preferito, ma più ci speravo e più capivo che fosse stato improbabile. Boh roba del tipo che India è morta ed è solo un fantasma… Dai coreani ci si può aspettare di tutto. Invece, non è andata così. Ultimamente non sono fortuna con i film, tutta colpa di Funflus, sia chiaro.

venerdì 5 agosto 2011

Oldboy (2003)


Regia: Park Chan-wook
Anno: 2003
Titolo originale: 올드보이 (Oldboy)
Voto: 6/10
Pagina di IMDB
Pagina di I Check Movies

Riesco ad apprezzarlo, ma non ad ammirarlo. Parto quindi dagli aspetti negativi che secondo me ingabbiano l'intera pellicola. Pur essendo un film apertamente visionario, la confusione la fa da padrona. Troppo. Essendo una produzione sud coreana, sarebbe stato meglio avere, da parte mia, una maggiore conoscenza di questa cultura cinematografica, anche se è apprezzabilissimo ugualmente. Non capisco però la bravura o meno degli attori. Diciamo che se lo avesse diretto un occidentale, ci avrei visto bene Quentin Tarantino. Non so se i due si conoscano, se Chan-wook abbia preso spunto dall'altro (e viceversa) o se sia soltanto un caso, ma riesco a vederci qualcosa di simile. Forse solo di accennato, come le scene violente (fino ad un certo punto), i combattimenti ripetitivi, l'ossessione per il dettaglio i dialoghi ben costruiti. Quello che non mi convince è però la semplicità delle azioni. Troppo facile e troppo veloce il susseguirsi della ricerca e degli indizi. Per tutti il resto, dalla fotografia alle musiche è veramente una bell'opera. Di quelle che restano impresse. Il concetto della vendetta che si gusta con calma, è gestito molto bene. Tutto grava intorno a questo sentimento, che risulta essere molto effimero una volta che si riesce ad ottenerlo. Enigmi, ipnosi, arti marziali ed un macabro odio, quasi senza senso sono gli altri ingredienti che si mischiano per supportare una trama fantastica ed inverosimile. La prigionia, da prima la piccola in seguito la grande, soffocano il protagonista, ma non tanto lo spettatore che rocambolescamente viene proiettato da una scena all'altra. Lo avrei visto più volentieri in una produzione più lunga, a puntate magari. Il protagonista infatti ha tutti i risvolti dell'eroe noir, che cerca risposte e vendette. Non sempre trova quello che vorrebbe a colpi di violenza e con un po' di amore.
Un film che potrebbe essere raffinato, per chi ama le pellicole asiatiche o molto particolari.