Arrivare a Madeira di notte ha qualcosa di surreale. Soprattutto quando la giornata è iniziata con cinque ore di macchina per raggiungere Malpensa, scelta non a caso: ho preferito un volo diretto, senza scali o corse tra gate, per atterrare nel cuore dell’Atlantico in un colpo solo. Quando l’aereo tocca terra con un po' del solito ritardo in stile Ryanair e l’orologio segna le undici passate, la in stanchezza è inevitabile, ma appena metti piede fuori e senti l’aria mite, ti investe quella scarica di energia che solo un’isola riesce a regalarti.
Madeira non è una meta qualunque: è un frammento di Portogallo sospeso nell’oceano, un piccolo arcipelago di origine vulcanica dove il verde delle montagne si tuffa direttamente nel blu profondo. Per farsi un’idea delle dimensioni: è più di tre volte l’Isola d’Elba, abbastanza grande da offrire panorami sempre diversi ma abbastanza raccolta da poterla attraversare in un paio d’ore di auto.
È anche la terra natia di Cristiano Ronaldo, dettaglio che qui non passa inosservato — basta dare un’occhiata al nome dell’aeroporto per rendersene conto. Ma oltre al campione di calcio, quest’isola è soprattutto un paradiso per chi ama camminare: sentieri, levadas e crinali che sembrano disegnati apposta per chi ha voglia di faticare un po’ per conquistarsi viste mozzafiato.
Non ho intenzione di svelare troppo del mio itinerario: sarà un viaggio dove i trekking faranno da filo conduttore, ma lascerò spazio anche all’improvvisazione, alle deviazioni e a quelle scoperte che non si pianificano, ma si incontrano per caso.
Per ora so solo questo: domani mi sveglierò a Funchal, con un’isola tutta da esplorare e il mare come compagno fisso. E se l’arrivo notturno è già così suggestivo, non oso immaginare cosa mi aspetta con la luce del giorno.
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