
Ci sono film che ti prendono per mano con delicatezza e poi, all’improvviso, ti strappano via tutto. Remember Me di Allen Coulter (2010) appartiene a questa categoria: un dramma romantico che parte come tanti altri — con due anime ferite che si incontrano — e finisce come pochi, lasciandoti con un nodo in gola e la testa piena di domande.
Robert Pattinson, reduce dal successo di Twilight, qui abbandona la patina da vampiro tormentato per interpretare Tyler, un ragazzo inquieto, in conflitto con il padre (un convincente Pierce Brosnan) e con la vita. La sua strada incrocia quella di Ally (Emilie de Ravin), che porta dentro il trauma di un passato violento. È una storia di giovani adulti che si aggrappano l’uno all’altra cercando di dare un senso al dolore — e già questo basterebbe a renderlo un film intimo, malinconico, pieno di piccole verità.
Ma Remember Me non si accontenta di raccontare un amore difficile. Gioca una carta finale che, volenti o nolenti, segna il ricordo dello spettatore. Un finale che può essere definito “ruffiano”, ed è vero: c’è una certa volontà di manipolare l’emozione, di usare il trauma collettivo per colpire più forte.
Eppure… funziona.
Funziona perché, fino a quel momento, il film ha costruito un equilibrio fragile e sincero. Quando arriva la scena finale, il colpo al cuore non nasce solo dal contesto storico, ma dal fatto che ormai ci tieni davvero ai personaggi. Ti dispiace per Tyler come per un amico. Ti ritrovi a guardare lo schermo con il respiro sospeso, senza nemmeno accorgerti che la musica si è fermata.
Dal punto di vista registico, Coulter non osa molto, ma preferisce restare fedele alla sua Manhattan: malinconica, viva, imperfetta. È un film che parla di famiglie spezzate, del bisogno di perdonare, e di come la rabbia possa trasformarsi in amore — anche solo per un attimo.
Remember Me è uno di quei film che ti sorprendono quando ormai avevi smesso di crederci. Forse non perfetto, forse un po’ costruito, ma sincero nel voler ricordare che ogni giorno, anche il più banale, può essere l’ultimo in cui dici “ti amo”.
Nessun commento:
Posta un commento