
L’idea di spostare l’azione nell’Ottocento poteva anche essere interessante: un horror-western non è di per sé un’eresia, anzi, ha un suo fascino. Il problema è che qui non funziona nulla. I dialoghi sono piatti, scolastici, recitati senza convinzione. L’ambientazione è sfruttata male, ridotta a qualche scenografia polverosa e cavalli buttati lì per ricordarti che sei nel passato. Non c’è tensione, non c’è ironia, non c’è quella brillantezza pulp che aveva reso il primo film un piccolo gioiello anarchico. Qui tutto è prevedibile fin dall’inizio, e quel colpo di scena che dovrebbe far esplodere la parte vampiresca arriva come una formalità burocratica: ti aspetti che succeda, succede, e ti lascia assolutamente indifferente.
Anche la struttura è una copia sbiadita dell’originale: prima parte più “realistica”, seconda parte con i vampiri. Solo che, se nel ’96 quell’idea era un colpo di scena geniale e dirompente, ormai qui è solo una barzelletta raccontata per la terza volta, senza verve e senza la minima sorpresa. L’effetto “wow” si è perso per strada già dal secondo film, e questo terzo non fa altro che scavare la fossa un po’ più profonda. Persino i vampiri sembrano svogliati: non c’è sangue, non c’è splatter, non c’è cattiveria. Sono quasi decorativi, come se dovessero esserci per contratto.
Il film si prende pure sul serio, e questa è forse la cosa più fastidiosa. Dove il primo giocava con l’assurdo e il secondo almeno si divertiva a esagerare, questo terzo prova a darsi un tono da “storia d’origine”, ma senza avere né la scrittura né l’atmosfera per sostenerlo. Ne esce un western spento con qualche mostriciattolo buttato lì a metà. E quando mancano sia i dialoghi intelligenti sia le scene truculente, resta davvero poco da salvare.
Non c’è ironia, non c’è coraggio, non c’è personalità. Dal tramonto all’alba 3 è uno di quei sequel-prequel che si dimenticano già durante i titoli di coda. Un esercizio pigro di riempimento per tenere in vita un marchio, ma senza il minimo amore per il materiale originale. Un film che vorrebbe spiegarti da dove viene tutto, ma finisce solo per farti rimpiangere di aver voluto saperlo.
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