Con Vudù per il presidente, Hugo Pratt ci riporta in quell’angolo del mondo dove politica e superstizione si guardano negli occhi e si confondono. E con loro, torna anche Soledad, una figura che Corto (e i lettori) hanno già imparato ad apprezzare: affascinante, intelligente, con quella sfumatura di mistero che le donne di Pratt sanno portare con eleganza naturale.
Qui la magia aleggia come una brezza calda e inquieta. È lì, ma non si capisce mai davvero se sia reale o solo un’arma sottile per spaventare, manipolare, sopravvivere. Ed è esattamente in questa zona ambigua che Corto si muove a suo agio: osserva, ascolta, non prende mai tutto per buono, ma non esclude mai nulla.
Il tono del racconto è sospeso tra intrigo politico, giochi di potere e suggestioni mistiche. Pratt gioca come sempre sul filo sottile tra realtà e leggenda, lasciando al lettore la libertà (e il piacere) di decidere cosa credere. Soledad e Corto si ritrovano, e tra loro non serve spiegare troppo: basta uno sguardo, qualche parola non detta, e la complicità è lì, viva come sempre.
Vudù per il presidente è un episodio che mescola fascino, potere e superstizione, e lo fa con la leggerezza tipica di Pratt: mai didascalico, sempre evocativo. Corto si conferma ancora una volta spettatore ironico di un mondo in cui la verità è sempre più strana della leggenda.
Anche queste tavole sono presenti in Corto Maltese - L'integrale
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