Visualizzazione post con etichetta Nicolas Winding Refn. Mostra tutti i post
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martedì 27 aprile 2021

Pusher 3 - L'Angelo Della Morte (2005)

 

Regia: Nicolas Winding Refn
Anno: 2005
Titolo originale: Pusher III
Voto e recensione: 6/10
Pagina di IMDB (7.3)
Pagina di I Check Movies
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Film:
Nonostante sia il terzo (ecco il primo ed il secondo) della trilogia Pusher di Refn, c'è da dire che resta sempre su ottimi livelli. Rispetto ai precedenti si notano comunque dei cambiamenti nella struttura della trama: abbiamo la storia raccontata in un lasso di tempo relativamente breve di sole ventiquattro ore ed abbiamo il girato maggiormente concentrato sulla figura del protagonista, in questo caso Milo è più continuativo. E' una pellicola compatta, ben messa in opera che può presentare alcuni momenti statici, ma non per questo meno interessanti di quelli più dinamici. La focalizzazione sul personaggio inoltre ci mostra il cambiamento che si annida nella sua persona, negli sforzi per continuare a comandare nonostante le nuove generazioni, nonostante l'amore per la figlia (che non cade lontana dall'albero) ed il tentativo maldestro di disintossicarsi. Tutto questo, con un ritmo davvero cadenzato senza mai spingere deliberatamente sull'acceleratore, porta ad una escalation di situazioni complicate da risolvere. Almeno per l'uomo comune, non certo per il criminale prezzolato. E lo squallore della periferia viene sempre fuori, sia dai dialoghi sia dalla fotografia che ci porta in un mondo danese incredibilmente inatteso.

Edizione DVD
Gli altri due capitoli erano bellamente in streaming su Prime Video mentre questo si fa fatica a trovare. L'unica edizione con lingua italiana a quanto pare è il DVD in questione, che non presenta neanche un extra.

domenica 11 aprile 2021

Pusher II - Sangue Sulle Mie Mani (2004)

 

Regia: Nicolas Winding Refn
Anno: 2004
Titolo originale: Pusher II
Voto e recensione: 6/10
Pagina di IMDB (7.4)
Pagina di I Check Movies
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Appena finito di guardare il primo, non ho resistito  e mi sono agganciato subito al sequel. Il protagonista non è più Frank (ucciso o fuggito, non ne abbiamo ancora la certezza), ma Tonny (Mads Mikkelsen), già con una parte importante nel precedente. Sono passati un po' di anni, ma l'atmosfera è la solita. Borghi di periferia urbana malfamata, balordi ad ogni angolo ed ambientazioni cupe o squallide. Forse meno votato all'azione del precedente e più introspettivo, con un protagonista che dimostra di essere un pesce piccolo, anche inadatto a determinate situazioni, con la giusta dose di paura ed ingenuità che contraddistingue alcuni malviventi da mezza tacca. Eppure, veniamo a sapere già nella parte iniziale che Tonny è il figlio di un pezzo grosso della malavita, ma nonostante il tatuaggio RESPECT impresso sulla propria nuca, nessuno sembra considerarlo e lui è in balie di conoscenze (per niente possono essere definite amicizie) pericolose che lo faranno cadere in tunnel di guai sempre più grandi. E seguito ancora una volta dalla telecamera a mano che ci porta nel vivo dell'azione e ancora di più nei pensieri di Tonny che è evidentemente tormentato. Un lavoro sociale che va oltre al semplice gangster movie come c'era stato modo di apprezzare precedentemente a cui si aggiunge una parte emotiva e di resa maggiore.
 

Pusher - L'Inizio (1996)

 
Regia: Nicolas Winding Refn
Anno: 1996
Titolo originale: Pusher
Voto e recensione: 6/10
Pagina di IMDB (7.4)
Pagina di I Check Movies
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Lungometraggio di esordio per Nicolas Winding Refn e si nota una certa marcia in più. Location fuori standard quella inserita nei bassifondi di Copenaghen, tra pusher appunto, malavita, false amicizie, sotterfugi, imbrogli per campare e tirare avanti. Ambienti sempre cupi, lo spacciatore come figura solitaria che cerca di fare da sè, al massimo sfruttando gli altri, tutto all'interno di una storia che punta al realismo, con la camera che segue i protagonisti anche in maniera aggressiva, quasi fosse una sorta di docufilm con inquadrature strette. Grande prova inoltre degli attori, che non sembrano scimmiottare, quanto invece essere proprio genuini nelle parti loro assegnate. Debiti che aumentano di giorno in giorno, così come la struttura interessante del soggetto principale (Kim Bodnia visto già nel successivo The Bridge) in un ritmo che vede la trama suddivisa per i giorni della settimana in cui si svolgono i fatti. Refn ci dà un quadro abbastanza preciso della vita, non esattamente ordinaria, che si svolge in queste periferie losche in cui tirarla in culo al prossimo è l'elemento più costante ed essenziale. Di questa prima pellicola seguiranno altri due sequel e pure un remake.
 

martedì 1 novembre 2016

The Neon Demon (2016)




Regia: Nicolas Winding Refn
Anno: 2016
Titolo originale: The Neon Demon
Voto e recensione: 6/10
Pagina di IMDB (6.4)
Pagina di I Check Movies
Acquista su Amazon (Limited con booklet)

Non si può etichettare e Nicolas Winding Refn lo sa, ma non è un horror. Tanto per fare chiarezza. E' però la creazione di un cineasta che sfrutta le geometrie soprattutto simmetriche, il simbolismo e gli specchi, il silenzio interrotto da suoni musicali, una fotografia sensazionale che ti lascia spesso a bocca aperta. E con tutte queste cose, non puoi proprio catalogare questa opera. L'ossessione della bellezza è in primo piano, l'intimità dei fatti celata da immagini spezzate, una colonna sonora che invade le scene prive di suono. E siamo all'interno di un mondo, quello dalla moda, già raccontato in numerose salse, ma mai come in questo la protagonista (Elle Fanning) viene fagocitata dall'ambiente ostile e perverso dell'apparire. Magnetica, ti una bellezza pura e semplice, attira le attenzioni di chiunque le stia attorno, soprattutto in maniera negativa. Il mondo è crudele, e quello in particolare è colmo di invidia, amarezza, violenza che vedremo soltanto nelle scene finali, ma che aleggia nell'aria elettrica dei neon e della musica ipnotica. La pellicola è girata bene, ha un accelerazione importante e macabra verso il finale, ma riesce a tenere sempre la solita cadenza, le immagini ed i colori ti colpiscono specie quando associati ai suoni. Il lavoro è senza dubbio encomiabile, anche se soffre un po' per quel senso di opera di nicchia con al puzza sotto il naso. E' davvero gradevole, intelligente, simbolico. Il bluray della Midnight Factory è poi perfetto: video strabiliante, audio italiano DTS MA HD, ed i seguenti extra:
Disco:

  • Storyletters: lo scandalo di Nicolas Winding Refn (23 minuti)
  • Intervista a Nicolas Winding Refn (34 minuti)
  • Photogallery
  • Trailer
Booklet (10 pagine):
  • Il film assoluto
  •  I motivi del Neon Demon
  • L'equazione della paura

domenica 3 gennaio 2016

Bronson (2008)




Regia: Nicola Winding Refn
Anno: 2008
Titolo originale: Bronson
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.1)
Pagina di I Check Movies
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Bronson è un gran bel film. Se non lo guardi con sufficienza riesci a vederne la drammatica poesia che ci gira intorno e che lo rende triste, grottesco, ben eseguito. Tom Hardy, l'uomo che sospettavo sapesse solo grugnire, si rivela una gradita sorpresa mentre si racconta. Anzi, mentre racconta sul palco, la vita del proprio personaggio, Bronson: il carcerato più famoso d'Inghilterra. E su quel palco, o con la camera che lo riprende in primo piano, pare si assistere ad uno spettacolo cabarettista in cui si mettono a nudo i pensieri di una celebrità malata. A tratti mi ha ricordato, nuovamente con tristezza, lo spettacolo di Mike Tyson in cui si racconta. Ma quella è un'altra storia. Winding Refn riesce a proporci la violenza rendendola artistica ed il soggetto qui usato si presta d'incanto: violenza pura senza che ci sia un obiettivo alto prefissato e da raggiungere. Non la violenza di Arancia Meccanica e neanche quella da picchiaduro o da pellicola carceraria, un tipo piuttosto di forma d'arte, malata e ricercata. La storia è raccontata in maniera grottesca, visionaria, senza che si abbia un linea temporale ben delimitata e precisa, intermezzando le scene di azione o di prigionia a monologhi, mutamenti facciali degni di un mimo, umorismo nero che capita quasi casualmente. La star è lui, un triste ragazzo in cerca di una notorietà che gli può causare soltanto guai e anni da aggiungere al proprio curriculum di carcerato. Triste perchè non è un prodotto dell'emarginazione, della società ingiusta o di cause di forza maggiore: Bronson si mette nei pasticci giorno dopo giorno grazie alla propria scelta scellerata di usare la forza e la violenza come trampolino di lancio per un successo ch solo lui riesce a percepire. Tra le decine di pellicole sul mondo del crimine e sui carcerati questa è senza dubbio tra le più originali. E credo che sia la migliore prova artistica di un Tom Hardy forse troppo sottovalutato.

venerdì 21 febbraio 2014

Solo Dio Perdona (2013)


Regia: Nicolas Winding Refn
Anno: 2013
Titolo originale: Only God Forgives
Voto: 3/10
Pagina di IMDB (5.8)
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L'ego di alcuni registi è talmente smisurato che sono convinti di partorire un capolavoro semplicemente facendosi una sega. E Refn si adopera in un puro esercizio stilistico talmente noioso che nonostante la durata simile ad un cortometraggio riesce a farci pregare affinchè la fine giunga veloce ed indolore. Non abbiate paura di dire che anche a voi non è piaciuto. Alcuni telespettatore snob cercheranno di inventarsi una qualche lettura ermetica da scovare chissà dove e chissà quando. Dove risiederebbe la magia della pellicola? Nei filtri verdi rossi ed azzurri? Nei lunghi silenzi e nei dialoghi ridotti all'osso? Nelle lunghe inquadrature sui muti sguardi forzati dei protagonisti o sull'indugiare nel mostrarci le mani? Bah, tutta roba già vista altrove e che non necessita di essere ripetuta per narrare una trama priva di pathos, in cui la morale va cercata con un lumicino da notte. Violenza priva di senso che vede un poliziotto tailandese fai da te, giustiziere dell'ultim'ora impegnato in una faida da due soldi con un idiota americano che fa lo spacciatore. Potete sprecare fiumi di parole per inseguire un tecnicismo fine a se stesso e compiacervi di quanto sia particolare e sui generis, ma il succo di fondo è che il film fa schifo. Lasciate da parte i percorsi spirituali e la metafisica quindi, bollatelo per ciò che vi resta finiti i novanta minuti senza recupero: un sonnifero illegale.

sabato 6 ottobre 2012

Drive (2011)


Regia: Nicolas Winding Refn
Anno: 2011
Titolo originale: Drive
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.9)
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Proprio come in in Warrior ecco un personaggio schivo, enigmatico e di poche parole. Addirittura qui non ha nome, il driver interpretato da Ryan Gosling. Si cala benissimo nella parte, anche se gli manca lo sguardo omicida da pazzo. Per questo ho subito pensato a Warrior ed a Tom Hardy che avrei visto meglio inserito nel cast. Poi Drive, con il mondo della guida, delle corse, degli stunt non c'entra quasi nulla: possiamo pure dire che il titolo è fuorviante per chi si aspetta qualcosa in stile Fast And Furious o Fuori in 60 secondi. Però abbiamo un accattivante ed incalzante action movie con le caratteristiche del thriller, in cui l'eroe è meravigliosamente pulp, freddo, sanguinario e pur essendo dalla parte sbagliata della giustizia è un buono. Di quelli che non se ne fanno niente dei soldi, ma che lottano per un ideale romantico ormai appannaggio di certi romanzi. La storia diretta dall'esordiente (per il cinema americano) Nicolas Winding Reth è colma di intrecci, casuali e quasi paradossali, ma non mancano i lunghi stacchi piatti e statici, che di sicuro ti spiazzano. Quando di aspetti tanta azione,o anche una parola ecco che il perfetto Ryan Gosling se ne sta lì fermo e zitto. Viene da domandarti se sia ritardato o men, ed è questo che lo rende pericoloso. Sangue e violenza non mancano di certo, ma sono sempre ben gestiti, senza avere un abuso dalle forti tinte rosse. Di contrasto poi ci sono i dialoghi: interessanti e da poliziesco, ma non troppo sopra le righe, pur ribadendo il fatto dei numerosi vuoti dettati dal silenzio imbarazzante. Per chi ama il noir moderno ed il pulp (differente da quello di Tarantino) è un film emozionante da apprezzare.