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giovedì 3 ottobre 2019

A Prova Di Errore (1964)




Regia: Sidney Lumet
Anno: 1964
Titolo originale: Fail-Safe
Voto e recensione: 6/10
Pagina di IMDB (8.0)
Pagina di I Check Movies
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Film:
Spietatamente bello. Certo, vecchiotto, in bianco e nero, non propriamente attuale come trama, ma di sicuro avveniristica ed in piena sintonia con gli avvenimenti del periodo storico, gli anni sessanta, in cui è uscito. La versione seria, drammatica, forse meno fortunata e conosciuta del Dottor Stranamore. Un lavoro di fantapolitica che farebbe impallidire il miglior Tom Clancy: anzi, diciamo la verità, ovvero che sicuramente avrà avuto la fortuna di guardarlo più e più volte ed ispirarsi a questa pellicola o aver letto il romanzo da cui prende spunto il film. Anche se la particolarità di questo non è l'azione, ma i suoi dialoghi, le claustrofobiche stanze dei bottoni, gli abitacoli degli aerei che potrebbero distruggere il mondo. Il finale è chiaro, netto, lascia una speranza in sospeso, senza cadere nello scontato e normale lieto fine: Lumet riesce nell'incredibile impresa di mostrare gli orrori di una guerra totale senza utilizzare nessuna immagine di distruzione, in quello che ai fini della storia può essere considerato a tutti gli effetti un sacrificio sostenibile. E che sacrificio!!!

Edizione: DVD
Versione scarsa dal punto di vista qualitativo che fa parte della Columbia Classics. Video spesso sgranato in molte scene, audio in stereo. Come extra:

  • Commento audio
  • Trailer
  • Fail-Safe revisited (16 minuti)

venerdì 4 maggio 2018

Serpico (1973)




Regia: Sidney Lumet
Anno: 1973
Titolo originale: Serpico
Voto e recensione: 7/10
Pagina di IMDB (7.8)
Pagina di I Check Movies
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Film:
Pesante e miliare film della vasta produzione di Sidney Lumet, che prende ispirazione da una storia vera, quella del poliziotto americano, di chiare origini italiane, Frank Serpico, il quale porta alla luce uno dei più grandi sistemi di corruzione diffusa all'interno del dipartimento di New York durante gli anni sessanta. Il protagonista è interpretato da Al Pacino, anche in questa occasione (tra le precedenti ricordiamone una a caso: Il Padrino) risulta grandioso. Inoltre per rendere la vita più "semplice" ai truccatori, le scene sono recitate in ordine cronologico inverso, mostrandosi prima quindi con folti capelli e barba lunga, poi via via sempre più curato. La trama viene raccontata in maniera non lineare, partendo quasi dalla fine e poi aiutandoci con flashback ora di breve durata, poi sempre più lunghi e  corposi, troncati con stacchi netti. Entriamo così nel vivo della storia, e conosciamo il personaggio quasi ad ammirare una specie di documentario sui generis che come location ha la magnifica e suggestiva New York degli anni sessanta, con i suoi quartieri indiscutibilmente evocativi. Chi vuol bene al mio giardino vuole bene pure a me.

Edizione: bluray
L'uscita in bluray è un'esclusiva di DVD-Store e si sentiva davvero la mancanza di una buona edizione italiana di questo film. Le due tracce, la nostra  e quella originale inglese, sono entrambe in DYS HD MA stereo. Purtroppo non ci sono extra.

lunedì 10 marzo 2014

La Parola Ai Giurati (1957)


Regia: Sidney Lumet
Anno: 1957
Titolo originale: 12 Angry Men
Voto: 7/10
Pagina di IMDB (8.9)
Pagina di I Check Movies
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Non cadiamo nell'errore di giudicare l'imputato colpevole od innocente. Non è roba per noi, è solo materiale per la giuria. Non sapremo mai se il ragazzo abbia ucciso realmente o no suo padre, ma fino a quando resta il ragionevole dubbio, non può essere giudicato colpevole. Giusto o sbagliato è così e Lumet con la sua pellicola d'esordio ci racconta uno dei migliori legal thriller mai realizzati. Quasi ogni singola scena è ambientata e realizzata in una calda ed opprimente stanza di tribunale, abitata dai dodici giurati che dovranno confrontarsi per raggiungere un verdetto sul caso di parricidio. Lo spettatore non conosce i fatti se non tramite i dialoghi di questi uomini. Non siamo stati presenti durante il processo, e neanche durante il compimento del fatto. La certezza pare inequivocabile, solo un piccolo dubbio. Basta questo ad aprire una breccia che vedrà quella arrabbiata dozzina fare i conti con la propria coscienza e la propria esperienza. Tutto appunto in una stanza, tutto in bianco e nero, tutto senza che ci sia un briciolo di azione o un minimo colpo di scena. La trama è dettata esclusivamente da dialoghi e ed in quadrature in primo piano che colpiscono un volto dietro l'altro. Ognuno ha i suoi perchè, ognuno ha le sue certezze, che spiega di fronte ad un pubblico sempre più vacillante nelle intenzioni. Henry Fonda, nonostante tutto, vota per la non colpevolezza, sicuro di non essere sicuro. Già perchè prima di condannare un ragazzo, spiega, vorrebbe almeno discuterne un po'. Eppure ogni prova raccolta e menzionata sembra andare in unica direzione. E guardate, forse, e lo dico sollevando un ragionevole dubbio sulla morale e sulla trama del film, il ragazzo ha veramente ucciso il padre. Ma chi può averne la certezza stando a come è andato il processo? La giuria, non può condannare senza averne una certezza piena, inconfutabile. Ecco, quindi la pellicola è un insieme di riflessioni su questo aspetto del sistema legale americano, ma soprattutto sulla psicologia di ogni personaggio, che si distingue dall'altro. La bellezza del film, più che nella trama è proprio nel modo di presentare questi dodici sconosciuti: ci insegna a riconoscerli da piccoli gesti prima, da frasi detti, da comportamenti tenuti. E dodici sono tanti credetemi, ma non ce n'è uno uguale all'altro. Chi prima chi dopo si mette a nudo, dal più debole e pacato, al più arrogante e prepotente. Tutti passano sotto l'occhio indagatore della telecamera che non è certo avara di primi piani che colgono le espressioni, forse oggi troppo marcate e teatrali, dei protagonisti. Sarà anche vecchiotto e fuori moda, ma è davvero un gran bel vedere.

mercoledì 14 marzo 2012

Quel Pomeriggio Di Un Giorno Da Cani (1975)


Regia: Sidney Lumet
Anno: 1975
Titolo originale: Dog Day Afternoon
Voto: 6/10
Pagina di IMDB
Pagina di I Check Movies

Pur sapendo che si trattava di una storia vera ho dovuto ricontrollare. Ed in effetti è così. Tutto questo ha dell'incredibile, davvero. Ok, può essere romanzato quanto vogliamo, ma si tratta di avvenimenti realmente accaduti nel 1972 e di una loro trasposizione cinematografica di soli tre anni dopo. Sono rimasto sconcertato in quanto, a tratti può sembrare comico tanto la faccenda narrata è casuale e disorganizzata. Una rapina senza arte nè parte, che cozza notevolmente con tutto ciò che ci aspettiamo: violenza ed efferatezza mancano totalmente. Per questo la storia di Sonny Wojtowicz e di ciò che ha tentato quel dannato pomeriggio a Brooklyn è impensabile.Al di là della trama, che evidenzia soprattutto la disperazione condita di stupidità, abbiamo una regia che riesce a rendere interessante e bello ciò che è insolito ed inusuale. Non c'è il grande colpo milionario, lo spargimento di sangue o la task force alla Rambo. C'è una storia ordinaria, costellata di episodi casuali, per lo più non voluti e non programmati. Una rapina sui generis, che resta però tra le più avvincenti raccontate. Per quanto mi riguarda non credo ciecamente alla veridicità di quanto Lumet ci mostra, ma è evidente il dito puntato verso i mezzi di informazione e la trasformazione in show di una vicenda che di natura è tragica. Il tenere gli ostaggi (che hanno però una sorta di sindrome di Stoccolma) ed il tenere duro nei confronti della polizia (anche fin troppo mansueta), innalza Sonny allo status di idolo delle masse e dei disadattati: il suo fare outing, sebbene non proprio volontariamente, è visto come una manifestazione di forza, così come tutta la sua scellerata gestione della rapina. Un leader che non sa essere tale e tanto meno vuole esserlo, ma ci si ritrova suo malgrado. Grandissimo merito va ad Al Pacino che rende il personaggio credibile ed umano con una serie infinita di sentimenti. Da idiota quale è come rapinatore risulta ottimo nel manovrare l'opinione pubblica e fomentarla. Non so bene se il merito del successo debba andare a ciò che viene raccontato o al come.