martedì 3 dicembre 2013

Lawless (2012)


Regia: John Hilcoat
Anno: 2012
Titolo originale: Lawless
Voto: 6/10
Pagina di IMDB (7.2)
Pagina di I Check Movies
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I gangster movies sono tra i miei preferiti, e mi piacciono in molte salse. Se qui vogliamo fare un paragone direi che siamo parecchio sull'andante di Boardwal Empire con il proibizionismo (ovvio) non troppo vicino a Chicago o New York. Alla regia c'è John Hilcoat che odiai a suo tempo con The Road . Qui si comporta decisamente meglio, poi certo si dà la colpa ai registi tanto per avere un capro espiatorio, forse grazie alla sceneggiatura di Nick Cave, quello che fa il musicista di professione. Comunque come dicevo a me gasano abbastanza questi film, anche se non sono propriamente originali e propongono poco di nuovo. Con la presenza di Tom Hardy, che perlopiù grugnisce tra una scazzottata ed una sparatoria, il mio divertimento è assicurato. E' tornato in una parte lugubre e silenziosa come in Warrior e presumo sia il tipo di personaggio in cui si trova meglio (anche in Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno il suo personaggio non è che spenda tante parole). Fatto sta che la leggenda della sua invincibilità all'interno della trama ci piace, soprattutto quando a metà pellicola rischia di essere infranta. I complimenti più sentiti vanno però a Shia Labeuf (sì, proprio lui, l'odioso ragazzino di Transformers) che si ritrova in una parte disegnata appositamente per lui: il deboluccio ambizioso che tira fuori le palle al momento giusto. Tutta la vicenda si basa su di una storia vera, o quantomeno raccontata in un libro che narra appunto le vicende nei primi anni trenta della famiglia Bondurant in Virginia. Famiglia di cui oltre ai su citati protagonisti fa parte anche Jason Clarke, pure lui a suo agio nei panni del bestialotto montanaro. Il titolo la dice lunga sul tema affrontato: cattivi contro cattivi, senza alcuna legge nel mezzo. Che questi siano banditi trafficanti di alcol o poliziotti corrotti poco conta: abbiamo un'escalation di violenza abbastanza forte che dovrebbe vedere nè vincitori nè vinti, ma non è proprio così. Il pubblico, di cui faccio piacevolmente parte, apprezza soprattutto la velata parte ironica con cui si crea il mito e la leggenda, alle volte frutto di fortunate coincidenze. Si crede in ciò che si vuole credere anche e soprattutto quando c'è di mezzo la vita e la sopravvivenza. Nessun modello da seguire però, là dove la giustizia viene impacchettata nella scatola della vendetta ed il buono sta nel meno peggio. Graziose le tette di Jessica Chastain.

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