Dopo la giornata titanica alla Croda del Becco di ieri, oggi ho deciso di non lasciare nulla al caso: il meteo dei prossimi giorni dava piogge forti e quindi il secondo trekking impegnativo andava piazzato subito. Stanchezza o no, bisognava approfittarne.
Parto da Riscone, dove parcheggio l’auto. Qui molti prendono la funivia per risalire fino al Plan de Corones, ma io preferisco risparmiare i 35 € del biglietto e guadagnarmi la cima con le mie gambe. La salita è dura ma regolare: un dislivello “ignorante”, come direbbe qualcuno, ma che scorre bene.
I primi 500 metri di dislivello sono un continuo zig-zag su tornanti nel bosco, avvolto dal profumo di resina e con il terreno ancora fresco del mattino. I successivi 300 diventano più gentili: il sentiero si apre a tratti, regala scorci sulla valle e permette di riprendere fiato senza perdere il ritmo. Poi arrivano gli ultimi 500, ancora più severi ma con un paesaggio che cambia radicalmente: prati larghi, quasi praterie alpine, che accompagnano fino alla vetta.
Arrivato in cima, le nuvole giocano a nascondino con il sole, ma il cielo resta variabile e la vista è spettacolare: un panorama a 360 gradi sulle Dolomiti, con cime che spuntano da ogni lato come denti aguzzi e vallate profonde che si perdono all’infinito.
Non contento della conquista, decido di non fermarmi e inizio un saliscendi tra vari sentieri. Il più noto è quello che porta al Concordia 2000, un monumento inaugurato nel 2003 per celebrare la pace e l’unione tra i popoli. Al centro c’è una grande campana in bronzo, collocata a 2.275 metri di quota, con incise parole che richiamano alla fratellanza universale. Ogni giorno, alle 12.00, la campana viene suonata e il suo rintocco si diffonde nella valle. Davvero un simbolo suggestivo in un luogo così sospeso tra cielo e terra.
Camminando trovo anche la “via artis”, un percorso costellato di installazioni artistiche contemporanee. Sono opere spesso fatte con materiali naturali o che dialogano con l’ambiente circostante: sculture, strutture lignee, giochi di forme e colori che spuntano lungo il sentiero, trasformando la camminata in una piccola galleria d’arte a cielo aperto. Una contaminazione riuscita, che spezza la monotonia del verde con spunti di riflessione e curiosità.
La giornata non finisce qui: al Plan de Corones ci sono anche due musei che meritano una visita. Il primo è il Lumen, un museo dedicato alla fotografia di montagna. Modernissimo, ospitato all’interno di una ex stazione della funivia, racconta la storia delle prime immagini alpine fino all’arte fotografica contemporanea, con installazioni multimediali e mostre temporanee. Interessante e ben curato, riesce a far vedere la montagna sotto una lente inedita eppure ormai parte delle nostre vite: quella dell’obiettivo fotografico.
Il secondo è uno dei sei musei della rete Messner: il MMM Corones. Ideato ovviamente da Reinhold Messner, è stato progettato dall’archistar Zaha Hadid e si sviluppa in gran parte sottoterra, con enormi vetrate che si affacciano nel vuoto. Qui il tema è l’alpinismo tradizionale: attrezzature d’epoca, racconti delle prime ascensioni, riflessioni filosofiche sul rapporto tra uomo e montagna. Non è un museo neutrale: è la visione di Messner, con la sua impronta forte e personale, e proprio per questo affascina.
Dopo un lungo giro, tra boschi, prati, arte e musei, scendo di nuovo a Riscone a fine giornata. Gambe stanche, sì, ma il cuore pieno: oggi il Plan de Corones non è stato solo una cima conquistata, ma un vero crocevia di natura, cultura e panorami.
Album fotografico Plan de Corones
Album fotografico Museo Messner e Museo Lumen
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