La sveglia suona presto, molto presto. Bergen dorme ancora, ma io sono già in marcia: un urban trekking mattutino per scoprire gli angoli che ieri avevo lasciato fuori. La città, pur essendo la seconda più grande della Norvegia, si lascia girare a piedi con sorprendente facilità. Stradine strette che improvvisamente si aprono su piazze, scorci di porto che spuntano tra le case, il contrasto continuo tra i colori vivaci delle facciate e il cielo che gioca a cambiare tono ogni dieci minuti.
Cammino senza fretta, ma con metodo, fino a quando arriva l’ora di apertura dei musei. Prima tappa: il Bryggen Museum, che racconta la storia del quartiere anseatico, cuore pulsante della Bergen medievale. Il museo si trova esattamente sopra i resti archeologici di edifici bruciati in un grande incendio del 1955, che paradossalmente ha permesso di riportare alla luce parti intatte di strutture in legno risalenti al 1100. Qui scopro come la Lega Anseatica trasformò Bergen in un centro commerciale di primo piano, dove il commercio dello stoccafisso era l’oro dell’epoca.
Poi è la volta del Bergenhus, la fortezza che domina l’ingresso del porto. È uno dei complessi fortificati meglio conservati della Norvegia e risale al Medioevo, con il mastio di Håkon’s Hall come fiore all’occhiello. All’interno, un grande salone che un tempo ospitava banchetti reali e oggi accoglie eventi e concerti. Poco distante, la Rosenkrantz Tower, parte del sistema difensivo, ricorda che Bergen, pur pittoresca, è stata anche città strategica da proteggere.
A metà giornata è tempo di cambiare prospettiva: mi imbarco per una mini crociera nel fiordo cittadino. Un’ora appena, ma sufficiente per vedere Bergen dal suo elemento più naturale, l’acqua. La barca costeggia le case colorate, passa vicino a isolotti minuscoli e sfiora scogliere dove l’urbanizzazione lascia spazio alla natura. Il tutto accompagnato da un commento che mescola storia, geografia e aneddoti curiosi. Sì, è un’esperienza decisamente turistica, ma vale la pena per avere il colpo d’occhio completo sulla città e il suo anfiteatro di colline.
Il vero piatto forte della giornata, però, arriva nel pomeriggio: trekking sul monte Ulriken, il più alto dei “Sette Monti” che circondano Bergen. Ho deciso di salire a piedi e poi scendere in funivia, e mai scelta fu più azzeccata. Circa 14 km sopraelevati (20 complessivi) , immerso nei paesaggi che avevo sognato quando questa gita era ancora solo un’idea su una mappa. Spazi verdi aperti che sembrano non finire mai, laghetti incastonati tra le rocce, piccole baite solitarie e viste che tolgono il fiato anche a chi è abituato a montagne più severe.
La prima parte del percorso è una passeggiata relativamente semplice, ma poi arriva il tratto più impegnativo, con un sentiero attrezzato da catena (non segnalato), giusto per dare un pizzico di adrenalina in più. Niente che possa spaventare chi mastica Apuane a colazione, ma comunque abbastanza tecnico da rendere la discesa bagnata più interessante. Ma lassù in cima… beh, la cima è un concentrato di soddisfazione e vento, con la città e il fiordo stesi sotto di te come in una foto aerea.
Torno a valle in funivia, guardando scorrere all’indietro il sentiero appena percorso. La giornata è stata talmente piena che non mi spaventa neppure la pioggia che ha deciso di farci compagnia in serata. Mi concedo un aperitivo a una modica cifra di 17,90 euro — sì, li ho contati, sì, sono dei bastardi, ma dopo una giornata così ogni sorso sa di ricompensa.
Bergen oggi mi ha dato tutto: storia, mare, montagne e pure un po’ di sfida fisica. E io mi sono preso tutto, fino all’ultima goccia. Inoltre cena al mercato del pesce con un surf & turf nordico a base di astice norvegese e... Balena. Eh sì..
Album fotografico Bergen, mini crociera e Monte Ulriken
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