Sveglia disumana ad un orario illegale, perché il volo da Pisa parte alle 6:25. Colazione? Neanche a parlarne. Giusto il tempo di infilarsi zaino, pantaloni lunghi e felpa tecnica per correre verso l’aeroporto. Fortuna vuole che oggi tutto fili liscio: niente ritardi, niente gate cambiati all’ultimo minuto. Atterriamo puntuali a Torp, che però è un tantino fuori mano: un’ora e mezza di autobus ci separa dal cuore di Oslo, abbastanza per fare chiedere alla vicina di poltrona (l'unica italo norvegese del mondo, credo) qualche consiglio e fissare fuori dal finestrino i paesaggi verdi che già anticipano l’aria del Nord.
Il mio alloggio è il Comfort Hotel Xpress Youngstorget, un posto pratico e centrale. Lascio al volo il bagaglio e, senza troppe esitazioni, inizio la mia maratona cittadina. Oslo ha un’anima doppia: da un lato l’architettura moderna, lineare, quasi minimalista; dall’altro piccoli angoli che ti ricordano che la storia qui ha radici antiche.
La prima tappa è il Teatro dell’Opera: una nave di marmo bianco che sembra salire dal fiordo. Qui l’arte non è solo dentro: la vera esperienza è salire sul tetto, percorrendo le sue rampe inclinate per godersi la vista della città e dell’acqua. Poco lontano, il Museo Munch, che oggi è praticamente un tempio dell’Urlo. Dentro, una folla di visitatori si alterna davanti alle versioni del capolavoro, cellulari alzati come se quel grido lo stessero immortalando per metterlo su Instagram più che per ascoltarlo. E quindi pure io non me ne voglio privare. E poi.. È uno dei simboli di VER: un caso?
Costeggiando il mare arrivo a SALT, un curioso spazio culturale fatto di saune, arte e birra, con vista sulle barche. Poi una deviazione verso il Municipio, imponente e decorato da murales che raccontano scene di storia e lavoro norvegese: qui ogni anno si consegna il Premio Nobel per la Pace. Un caso anche questo che io sia qui?
Non può mancare la Fortezza di Akershus, sentinella medievale che domina il porto dal XIII secolo, costruita per proteggere la città dalle invasioni. All’interno, cortili e mura che profumano di storia, con il vento che porta l’odore salmastro del fiordo.
Proseguo tra parchi e giardini, passando da Vippa Oslo, un’area gastronomica ricavata da un vecchio magazzino sul porto, oggi tempio dello street food internazionale. Risalgo verso il Palazzo Reale, con il suo ampio giardino aperto al pubblico, che merita una piccola passeggiata fresca tra le sculture.
A fine giornata il contapassi segna cifre da escursione e le gambe non protestano solo perché qui è tutta pianura. Ma Oslo, oggi, me la sono presa tutta: un mix di modernità, arte e storia che ti accompagna passo dopo passo, senza mai lasciarti il tempo di annoiarti. Tutto questo prendendola in considerazione per ciò che è, ovvero una città nordica, che niente a che vedere con le nostre, le francesi o le spagnole. Ma per rendere l'idea diciamo che non è solo blocchi squadrati e fatti con lo stampino. Comunque nel tardo pomeriggio ha pure preso a piovere e fare ancora più freschino. Ah bene. Domani sarà un altro giorno… e pure un’altra camminata.
Album fotografico Oslo, primo giorno in Norvegia
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