venerdì 25 luglio 2025

The Imitation Game (2014)

 
Regia: Morten Tyldum
Anno: 2014
Titolo originale: The Imitation Game
Voto e recensione: 7/10
Pagina di IMDB (8.0)
Pagina di I Check Movies
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Ci sono film che ti colpiscono per la storia che raccontano, e altri che ti colpiscono per come la raccontano. The Imitation Game riesce a fare entrambe le cose, e lo fa con una delicatezza e una potenza emotiva che non mi aspettavo.

La vicenda di Alan Turing la conoscevo a grandi linee: il genio matematico che ha contribuito a decifrare Enigma, accelerando la fine della Seconda Guerra Mondiale. Ma il film riesce ad andare oltre la biografia e costruisce un ritratto intimo, quasi doloroso, di un uomo brillante e allo stesso tempo isolato, inadatto ai meccanismi sociali, ingabbiato in un’epoca che non era pronta per accettarlo.

Benedict Cumberbatch è strepitoso. Riesce a rendere Turing umano e spigoloso, vulnerabile e arrogante, a tratti tenero, a tratti insopportabile. Non è l’eroe hollywoodiano classico, e proprio per questo funziona: ci credi. Ti commuove. Ti arrabbia.

Il film è ben costruito, alterna le linee temporali con equilibrio, e tiene alta l’attenzione anche quando sai già come va a finire. E non parlo solo del codice Enigma, ma del destino tragico che tocca a Turing per il solo fatto di essere omosessuale. Quella parte colpisce duro. Il modo in cui viene trattato dallo Stato che lui stesso ha aiutato a salvare fa più rumore di mille esplosioni belliche. È un pugno nello stomaco. Ed è giusto che lo sia.

The Imitation Game non è solo un film biografico. È una riflessione amara sul genio, sulla diversità e sulla stupidità umana. Ma è anche un omaggio a chi ha fatto la differenza restando ai margini, combattendo battaglie invisibili. Un film che emoziona, senza essere ruffiano. E per me, questo, vale oro.



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