
Non è certo il film che ti aspetti da un regista iconico come Sam Peckinpah, quello che ha riscritto le regole del western e dell’action con Il mucchio selvaggio e Cane di paglia. Eppure Osterman Weekend, uscito nel 1983 e tratto da un romanzo di Robert Ludlum (sì, quello di Jason Bourne), è una creatura strana, ibrida, quasi malata. Ultima opera di un autore ormai provato fisicamente e psicologicamente, è un thriller paranoico che sembra vivere in uno specchio deformante, dove la CIA fa la parte del Grande Fratello e gli amici del weekend diventano sospetti, burattini e potenziali traditori.
La trama in breve: un giornalista televisivo (Rutger Hauer, che pochi mesi prima era il replicante più figo della storia in Blade Runner) viene avvicinato da un misterioso agente (John Hurt) che gli rivela che i suoi amici più intimi sono in realtà spie sovietiche. Bastano pochi minuti e sei già nel delirio: sorveglianza, manipolazione, giochi mentali, intrighi che si accartocciano su sé stessi.
Peckinpah ci mette dentro tutto quello che può: telecamere ovunque, montaggi sincopati, flashback schizofrenici, una regia che alterna momenti di autentica tensione a sbalzi da thriller televisivo anni '70. Il problema? È tutto un po’ sopra le righe. Il romanzo di Ludlum è già un mattone incasinato, il film riesce nell'impresa di renderlo ancora più contorto, aggiungendo il malessere del regista e un'atmosfera straniante da incubo post-Watergate.
Il cast è da urlo: oltre a Hauer e Hurt, ci sono Dennis Hopper (che sembra uscito da un trip acido), Burt Lancaster (quasi in autoparodia), e Meg Foster, con quegli occhi da aliena che inquietano più di mille effetti speciali. Tutti sembrano sapere qualcosa che tu spettatore non capisci fino in fondo. E forse nemmeno loro.
Alla fine, Osterman Weekend è un film imperfetto, malato, invecchiato male ma affascinante. Un esempio di cinema che prova a dire troppo, quando forse sarebbe bastato dire meno ma meglio. Però è anche l'addio amaro di un regista che aveva fatto la guerra al sistema hollywoodiano, e che qui sembra circondato da nemici invisibili.
Insomma: un pasticcio di classe, un bignami di paranoia anni '80. Se ti piacciono i film dove non ti fidi di nessuno (nemmeno del regista), è da vedere almeno una volta.
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