
Siamo su Barrayar, ma lontani dalle trame di palazzo o dai campi di battaglia. Qui c’è una tranquilla stazione meteorologica tra i ghiacci, isolata dal mondo, che ovviamente tanto tranquilla non resterà. Perché ovunque vada Miles, i guai lo seguono come una nuvola radioattiva.
Miles Vorkosigan è uno di quei personaggi che ti rimangono incollati addosso. Non è il classico eroe tutto muscoli e carisma: è fragile, deforme, iperintelligente, con una lingua più affilata di una lama di plasma e una testardaggine degna di miglior causa. E sì, è raccomandato: figlio di papà, cresciuto in ambienti nobili, ma che cerca (spesso goffamente, spesso genialmente) di guadagnarsi un suo posto nel mondo militare. E in questo racconto breve, ce la mette tutta, tra malintesi, sospetti e una tensione che cresce come una bufera in arrivo.
La Bujold, che non conoscevo, non sbaglia un colpo. Ha il talento raro di infilare personaggi vivi, dialoghi brillanti e ambientazioni credibili anche in poche pagine. Questa storia si legge velocemente, ma lascia quella piacevole sensazione di aver fatto un giro completo, di aver vissuto un’avventura compatta ma intensa.
Un ottimo modo per avvicinarsi alla saga di Miles, oppure per rituffarcisi dentro con leggerezza.
E diciamolo: serve coraggio per scrivere un personaggio come Miles. Uno che non può contare sul fisico, ma che ribalta tutto grazie al cervello, al cuore e a una buona dose di faccia tosta.
Se cercate una space opera d’azione, qui c’è poco da sparare. Ma se volete una storia intelligente, ironica e umana, infilatevi questa tra una nuotata e una birra fresca. Dura poco, ma si fa ricordare.
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