lunedì 8 marzo 2010

Silvia Avallone - Acciaio

 

Autore: Silvia Avallone
Pagine: 358
Editore: Rizzoli
Data di pubblicazione: 2010
Voto:  
Pagina di Anobii

Descrizione del libro:

Nei casermoni di via Stalingrado a Piombino avere quattordici anni è difficile. E se tuo padre è un buono a nulla o si spezza la schiena nelle acciaierie che danno pane e disperazione a mezza città, il massimo che puoi desiderare è una serata al pattinodromo, o avere un fratello che comandi il branco, o trovare il tuo nome scritto su una panchina. Lo sanno bene Anna e Francesca, amiche inseparabili che tra quelle case popolari si sono trovate e scelte. Quando il corpo adolescente inizia a cambiare, a esplodere sotto i vestiti, in un posto così non hai alternative: o ti nascondi e resti tagliata fuori, oppure sbatti in faccia agli altri la tua bellezza, la usi con violenza e speri che ti aiuti a essere qualcuno. Loro ci provano, convinte che per sopravvivere basti lottare, ma la vita è feroce e non si piega, scorre immobile senza vie d'uscita. Poi un giorno arriva l'amore, però arriva male, le poche certezze vanno in frantumi e anche l'amicizia invincibile tra Anna e Francesca si incrina, sanguina, comincia a far male.

Commento personale:
Questa volta non si tratta di 5 cents, ma di ben 18 euro! Soldi che non avrei mai speso per acquistare questo genere di libro, ma ne ho sentito un po' la necessità in quanto piombinese e per via del "caso" che si è creato attorno all'opera. Non amo le storie di questo tipo, pessimistiche, esasperate e un po' lagnose. Prima di commentarlo con gli occhi dell'operaio bifolco nato e vissuto e Piombino, lo farò con quelli del lettore accanito, solo ed esclusivamente per il romanzo in sè.
La vicenda narrata l'ho trovata alquanto pesante, e vi è presente quel misto di sudiciume e squallore che possiamo leggere anche in "Ti prendo e ti porto via" di Ammaniti o vedere in "Non ti muovere" con Castellitto. Non è una storia che ti prende, ma che al contrario fatichi a portare avanti. Inoltre è inconcludente e non si arriva a capire il perchè debba essere uno stralcio di vita da raccontare. Non ha niente di interessante e niente di interessante capita nella vita insulsa e dagli aspetti esagerati delle due protagoniste. Ok, l'autrice non intendeva forse narrare niente di particolare riguardo alle protagoniste e queste sono forse un pretesto quanto lo è la città scelta. Intendeva infatti raccontarci qualcosa di disperato, il ruolo della donna, dell'amore, del fato e del degrado negli ambienti industriali. Lo ha fatto in modo infelice, sia dal punto di vista letterario (troppi periodi che si intrecciano tra loro, la voce fuori campo che con opinioni personali interrompe discorsi o descrizioni), sia dal punto di vista della realtà. Escludendo anche vari errori di carattere "storico" (nel 2002 si usava già l'euro e YouTube è nato solo nel 2005... figuriamoci se quegli ignoranti di piombinesi sapevano di poterci caricare filmati dal cellulare già tre anni prima..) vediamo una descrizione dei luoghi e delle situazioni che si vengono a creare poco realistica, con clichè e luoghi comuni. La pesantezza lascia però molto spazio anche alla banalità. Mio Dio: tutte cose già viste, già lette e già scartate dai miei gusti. Una sfilza di modellini precostruiti su cui far girare tutto: il ganzo di turno, duro, bello, spacciatore, ma con un cuore. Il babbo picchiatore, la moglie sottomessa. Le protagoniste bellissime e fotografate in un'istantanea tipo Veline (la bionda e la mora guarda caso, boia che originalità). La vita in fabbrica pericolosa, la ricca e snob che ha occhi per il protagonista di Gioventù Bruciata. Le situazioni già riviste in altre opere tanto per rendere più tosta la realtà (le bimbe che pisciano per le scale come nella storia di Cristiana F. e i ragazzi dello zoo di Berlino).
La scelta dell'ambientazione in Piombino inoltre risulta fuori luogo (poi resta stupita se alcuni piombinesi - di quelli che magari i libri sanno leggerli e non si limitano alla Gazzetta dello Sport - criticano il romanzo) poichè per descrivere quel marciume e quel degrado non sembra essere il luogo adatto. Che a Piombino, città fortemente industrializzata, abbiamo la nostra dose di problematiche, di famiglie "difficili", di situazioni squallide è indubbio. In tutto il mondo è così. Ma si tratta solo di una dose, mentre leggendo il libro il "quartiere popolare" di via Stalingrado si estende quasi a tutta la città. Posso capire, anzi approvo alla grande, la scelta di creare di sana pianta  via Stalingrado (a Piombino so rossi anche i muri...) e posizionarla di fronte alla spiaggia di Salivoli e renderla invivibile (ruggine mista a sabbia etc), per plasmare la città alla storia da raccontare... Ma se lo si fa, facciamolo per bene. Luoghi reali (il bar da Aldo esiste, ed il padrone è proprio Aldo) stereotipati ed inseriti in un contesto immaginario ed esasperato (chi non si fa una sambuca in estate alle 3 del pomeriggio? mah), fanno sì che Piombino diventi estremamente lontana da quella descritta. Su certe cose si può soprassedere, il racconto è di fantasia, ma i luoghi descritti no... Ignoranza, indifferenza ed applausi durante l'11 settembre, come se un avvenimento del genere non tangesse minimamente chi gioca a carte in un bar, o si rolla una canna sotto il tavolino.
Se volete leggerlo, sappiate che non è niente di che... Tanta pubblicità per quasi niente. Da leggere però almeno per farvi un'idea. Certo però che 18 euro sono tantini... Se leggete il blog, quasi sicuramente mi conoscete di persona, passate da casa, che vi presto io il libro.

34 commenti:

  1. Condivido tutto, parola per parola. Ho scritto quasi lo stesso sul mio blog.

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  2. Effettivamente hai scritto un'ottima recensione, parlando sia del romanzo sia delle differenze che ha ho con la città.

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  3. OK.CONDIVIDO QUELLO CHE HAI COMMETATO,ALLA TUA PROSSIMA RECENSIONE.

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  4. Sono piombinese ed ho letto il libro.
    Per quanto riguarda la banalità della storia sono d'accordo con te, ma quello che dice di Piombino è, purtroppo, la verità.
    In molti passaggi mi sono sentita offesa, ma, anche se esasperata, la realtà piombinese è questa.
    Non è forse vero che in fabbrica si muore? Non è forse vero che Piombino non ti offre nessun sbocco lavorativo e che con una laurea ed un master il massimo al quale puoi aspirare è un posto di commessa in coop o di operaio? Non è forse vero che l'unico svago è fare le vasche in corso?
    Certo, giustamente mi si potrebbe obiettare che questo è ciò che accade in ogni provincia; ma io sono nata qui, e mi dispiace vedere il mio paese, che considero bellissimo, rovinarsi anno dopo anno con le sue stesse mani.

    eheheheh, di sicuro l'unico che può offendersi, e con ragione, è Aldo che vede definire il suo bar come "squallido e pieno di vecchi nullafacenti".

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  5. E' vero che in fabbrica si può morire, non che in fabbrica si muore. E' vero che la sicurezza in fabbrica non è mai abbastanza, ma questa è una cosa comune a la grande maggioranza delle fabbriche. La Lucchini non è Piombino come può sembrare dal racconto. In Lucchini ci lavorano tanti operai (non solo piombinesi) ma quanti sono? 2000 circa compreso l'indotto? Facciamo 3000 per esagerare? Non è l'unica possibilità, e non è l'unica alternativa al fuggiri di qui. Questo è un dato di fatto da non sottovalutare, neanche per una città fortemente industrializzata come la nostra. Sui divertimenti in parte può essere vero, ma capita ovunque diciamo, e Follonica non è solo Gilda che fa prostituire ragazzine 14enni (???) ad esempio. Sinceramente Piombino e la Val di Cornia li vedo con occhio differente, forse perchè ci vivo, ma elencarne solo i difetti (accentuati) lo trovo fuorviante.

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  6. Caro Jack, sto leggendo il libro e direi che "Acciaio" non cambierà sicuramente la storia della letteratura: tra l'altro la scrittrice ha un modo di de-scrivere un po "vecchio", neorealista... inconsueto per una ragazza giovane. Per quanto riguarda Piombino invece il problema non mi pare se si possa riconoscerlo o no nello sfondo del romanzo (che per sua natura è finzione), ma quanto veramente percepiamo noi piombinesi (sono piombinese anche io!) della nostra città... tu riesci a sentirlo ancora il "puzzo" della fabbrica (Virzì)? se non lo senti più inizia a farti delle domande: cos'altro non sento o non vedo...

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  7. Grazie per il commento, la mia recenzione comunque è divisa in due parti. Solo nella seconda si parla delle differenze che possono esserci tra Piombino ed il libro. Come già spiegato negli altri due articoli precedenti, ritengo che sia una cosa normale, si tratta di un libro, si tratta di finzione, non di un articolo giornalistico. Poi, essendo piombinese, ho approfittato per continuare nella recensione ed inserire pareri personali riguardanti l'esagerazione (certo voluta) della storia che da un parte cerca di essere fedeli a determinati ambienti (bar da Aldo, bar Nazionale, Scognamiglio) dall'altra però mescola il tutto con la parte non reale.
    Il puzzo della fabbrica lo sento? Hai voglia... così come quello della discarica, ma quando faccio il bagno a Salivoli (sebbene a me non piaccia come spiaggia) posso sentire il puzzo di nafta, ma non emergo dall'acqua con la ruggine nel naso... E se vado a Perelli o Riva Verde posso anche sentire il puzzo di qualche fosso, ma mi godo la bandiera blu per il secondo anno consecutivo...

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  8. Caro Jack comprendo l'amore per la propria città... ma non mi pare proprio che questo giustifichi il paragone tra il "puzzo" del fosso di Riva Verde e quello della Lucchini: cerchiamo di essere seri, dai... Ognuno ha il proprio parere sulla "fabbrica", o sulla discarica (messa all'ingresso della città) e chiunque può consolarsi all'ombra della bandiera blu... ma chiediti: Piombino è una bella città? Io dico che Piombino è una brutta città: avrà un bel mare (che c'era anche prima di farci la città), avrà un bel clima (che non dipende da noi), ma, nel corso del tempo si è trasformata in un pessimo posto dove vivere... si è trasformata nel brutto sfondo di un brutto romanzo...

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  9. Il libro me lo hanno prestato, almeno quei soldi li ho risparmiati! Lo sfondo è Piombino (così sembra!), lo si desume appunto da certi precisi indicatori; a tratti però non lo riconosci più, così deduco che la storia avrebbe potuto svolgersi tranquillamente a Taranto o in altra città industriale, senza un preciso indicatore geografico!Mi sembra la dimostrazione di un caso letterario creato in laboratorio da una grande casa editrice!
    E poi, questa ragazza a Piombino c'è stata proprio male visto i colori con cui ha dipinto questo spaccato di vita!

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  10. Ciao Anonimo delle 18:26 (non so come distinguerti dagli altri :) ) che Piombino non sia una città non espressamente bella (brutta mi pare esagerato, forse non ci si è mai spostati...) dipende anche da cosa vogliamo vedere. Di sicuro bella o brutta che sia, non è quella raccontata nel romanzo. Poi i gusti sono personali, ma i fatti reali son diversi da quelli di una storia narrata in quel modo. Non mi pare di aver scritto che qui c'è il paradiso, anzi, per renderla tale c'è da lavorare molto. Ma non era questo il punto :)

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  11. Caro Jack... proprio perchè mi sono spostato molto posso dirti con certezza che Piombino è una brutta città (potrei anche spiegarti nei dettagli il perchè... ma non è questa la sede): non si tratta di paradiso o inferno, siamo ancora vivi per fortuna... si tratta finalmente di constatare che Piombino è un pessimo luogo... solo comprendendo quanto siamo caduti in basso si potrà iniziare a risalire: altrimenti ci sarà solo lo spazio per la consolazione... cioè il bagno a Perelli dopo la sirena. Comunque, ancora una volta, i romanzi, belli o brutti, ci aiutano a parlare della realtà... grazie Silvia.

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  12. Come già detto qui non sto parlando di piombino se ti piaccia o non ti paiccia, o se piaccia o non piaccia alla Avallone. Qui ho parlato del libro, che parere personale, è brutto, forse quanto per te è brutta Piombino... Ma il tema non è Piombino, è un libro che si discosta dalla realtà (non solo quella descritta) ed ha al suo interno numerose imprecisioni ed imperfezioni. Speriamo che i prossimi siano migliori.

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  13. Ciao io non sono d Piombino, ma la conosco perchè facevo le vacanze all'Elba (una volta però sono restato a Piombino). Il libro lo sto finendo, e l ho comprato proprio perchè raccontava una storia in una città che conosco bene o male. Anche per me non è un genere che amo leggere, non leggo poi neanche troppo, è la storia non mi piace. Vuole essere drammatica, ma è frivola. Invece per Piombino, io che la conosco poco, ma che in parte l ho vissuta, dà l'idea esaggerata del degrado urbano. Per molte volte ho visto solo la strada che va al porto, ma ste cose le vedo anche a Livorno, a Gnenova o qualsiasi città industriale. Dal libro sembra invece che tutto sia marcio... Un po' esagerato, per ora voto 5.

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  14. imprecisioni ed imperfezioni? tipo?

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  15. Tipo l'uso delle lire quando c'è l'euro, l'uso di Youtube quando ancora non esiste, qualche errore grammaticale, qualche passaggio netto ta discorsi, descrizioni e voce fuori campo, adattamenti forzati alla storia, insomma anonimo l hai letto o no il libro? e la recensione che ho scritto sopra?

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  16. Janne, tanto di cappello. Metodico, coerente e corretto compri il libro, lo leggi e lo recensisci al volo.
    Stavolta, thumbs up. :-)
    Io, con l'etichetta di "lapidario e categorico" che mi contraddistingue, mi limito ad appoggiare qualche macigno:

    a) Ma davvero c'è Aldo? Voglio dire, checché ne abbia potuto scrivere, per quel poco che lo conosco, a lui sicuramente gl'importa una sega (siamo piombinesi e quindi uso espressioni piombinesi, non vogliatemene). Vorrei ricordarvi che per tutti lui è "Il Tranquillone"...
    b) Colcàzzo - con rispetto parlando - che a Piombino non ci sono sbocchi occupazionali oltre la fabbrica e la còppe. Io conosco uno sbotto di gente (mi limito ai giovani, qui) e tutti fanno lavori differenti: insegnanti, termotecnici, operai, disegnatori, baristi, commercianti, meccanici, architetti, benzinai, fotografi, muratori, impiegati e chi più ne ha più ne metta. Se uno vale, fa. Se uno pretende, finisce a lamentarsi.
    c) Colcàzzo (c) che non ci sono forme di divertimento. A piombino c'è un fermento musicale che in luoghi ben più "a la page" come per esempio la Versiia, se lo sognano: quasi tutti suonano uno strumento, quasi tutti hanno gruppi musicali e si danno da fare. Ci sono importanti manifestazioni musicali, anche sperimentali, e si è ripreso a ospitare concerti dopo vent'anni di morte dello spettacolo. C'è un festival internazionale di cortometraggi che si è spostato completamente qui DA SIENA, non da Campo all'Olmo. C'è fermento fotografico, come diceva il Janne qualche post fa, e vi inviterei a vedere da soli visto che ne sono direttamente interessato.
    Diciamo piuttosto che la gente non è mai contenta.
    d) Brutta città? Mah. Andatevene. A me piace eccome. Mi piace l'atmosfera, il polpo lesso, il casino dei fine settimana quando non trovi parcheggio; mi piacciono i gabbiani che sembrano tacchini e assaltano le vecchie al cimitero; mi piace il Falcone, andarci al mare, respirare l'elicriso, il mirto e il finocchio marino; mi piace sentire da casa il rumore del mare grosso in lontananza; mi piace "duemmezzaccàla semmezzincòrso", anche se non lo faccio più; il fritto misto mentre si passeggia, i capperi sul castello, il casino del porto; mi piace anche via di Portovecchio, perché l'industria ha anche lei un fascino imbattibile; mi piace conoscere i sentieri che tagliano il promontorio, i capanni, i giallarelli e i leccini; mi piace poter suonare De Andrè al circolo di pesca sportiva, il passo delle aguglie, le rondini che tutti gli anni tornano a nidificare nel garage...
    Quante ce n'è di cose che mi piacciono qui.
    Ma chi se ne va, non torni virtualmente o saltuariamente a gettar merda per poi fuggire di nuovo. Se vogliamo che Piombino migliori occorre restare e migliorarla; andarsene e criticare è disfattismo allo stato puro.

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  17. a) esatto, Il Tranquillo :)
    Non solo c'è il suo bar, ma c'è proprio lui che tra l'indifferenza totale della clientela (che non capisce l'vento) durante l'attacco alle Torri, buta giù una frase del tipo "boia deh, gliele hanno suonate all'americani". Niente di più tra una sambuca nel primo pomeriggio ed una canna rollata al tavolino...

    b)senza contare poi il fatto che in fabbrica (qualsiasi) un ci so solo operai. E che tra gli operai non ci solo morti che camminano, o chi come massima aspettativa richia l'amputazione di un arto

    c)o diciamo anche che l'erba del vicino è sempre più verde. Ma nel libro neanche tanto, visto che l'unico divertimento che può esserci a Follonica è costituito dal Gilda (il resto di Follonica non conta)

    d) qui poi i gusti son gusti. Non descrive essenzialmente Piombino quanto brutta (può essere brutta o meno), ma la descrive per quello che non è. Come se scrivessi un libro ambientato in Belgio e tutti lavorassero nelle fabbriche di cioccolatini. Cioccolatini che poi serviranno solo per adescare i bimbi da parte dei pedofili...

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  18. no ma io commentavo i commentatori, non il libro.

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  19. e io commentavo il tuo commento ai commentatori, i commentatori commentando il tuo commento, ed il libro commentando i commenti dei commentatori ed il tuo commento.

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  20. Ciao da Follonica!! C'è sempre stata una vena di campanilismo da tra "la città delle ciminiere" e la Citttà delle spiagge :-)
    Piombinesi che la sera vengono qui a ballare, o follonichesi che vanno a Piombino a lavorare, però c'è stata sempre una certa sinergia.
    Ho letto il libro, mi aveva preso quasi bene, era incalzante, ma stava davvero descrivendo la periferia industriale italiana. o adattava semplicemente le situazioni a proprio uso e consumo?
    Tutto ciò che dice su Piombino è volutamente mirato per farla apparire ciò che non è. Tutti invidiano la piazza Bovio sul mare, il castello, baratti e il centro storico, così come migliaia di turisti da tutta italia vengono a follonica non certo per il solo Gilda come dice l 'autore della recensione. Follonica è famosa per i divertimenti e le discoteche e le spiagge, ma anche per la natura dei dintorni così come piombino e campiglia.
    Non poteva ambientare il romanzo nella fabbriche di torino o di taranto? o a scampia? boh da qualche parte che lo rendesse più reale...

    Domenico

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  21. Ho letto il libro e ho letto i commenti.
    Preferisco di gran lunga il libro.
    Il lupo perde il pelo ma non il vizio nazionale del tiro al piccione su chi ha successo.
    La difesa di ufficio di Piombino di tutti i commentatori è tanto accanita quanto fuori luogo.
    Il libro è un romanzo, non un inchiesta giornalistica su Piombino.
    La scelta di raccontare una storia di emarginazione invece che una storia di successo non è sindacabile.
    Cari commentatori, vi invito a rileggere il libro senza pregiudizi e con la dovuta 'pietas' (se ne siete capaci) nei confronti dei personaggi.
    Lasciatevi trasportare dai sentimenti.
    Sentirete che musica.

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  22. Per forza preferisci il libro ai commenti: noi non siamo scrittori. Inoltre se tu avessi letto anche le altre recensioni vedresti la tua teoria del tiro al piccione per chi ha successo, naufragare.
    Strano poi che tu abbia letto solo la "difesa" di piombino, quando invece molti commenti sono incentrati su altro.

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  23. Bravo!
    Vedi che anche tu sei d'accordo che il libro è preferibile ai vostri commenti?
    Approfitta di questo momento di lucidità per (ri)leggerlo.
    Vedrai, mentre lo leggerai dirai com Rocky (Stallone non Avallone): non fa male, non fa male, non famale....

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  24. Bravo!
    Vedi che anche tu hai capito che il libro è preferibile ai vostri commenti ?
    Approfitta di questo momento di lucidità per (ri)leggerlo.
    Vedrai, mentre lo leggerai dirai: non fa male, non fa male, come Rocky (Stallone non Avallone)

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  25. La differenza è che il suo libro (per me spazzatura) costa 18 euro. I commenti (di chiunque) sono aggratis quindi fa meno male un commento che non ti piace che diciotto euri spesi male. Specie in una città dove so tutti operai che rischiano la vita a lavorare in Lucchini, un giorno sì, e l'altro pure. A meno che i 18 euro non si facciano rubando il rame al Quagliodromo o facendo la porno ballerina al Gilda (a 14 anni!!).

    I commenti restano gratuiti, come i momenti di lucidità.

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  26. Bravo !
    Vedi che anche tu sei d'accordo che il libro è preferibile ai vostri commenti?
    Approfitta di questo momento di lucidità per rileggerlo.
    Vedrai che mentre lo rileggerai dirai: NON FA MALE, NON FA MALE, come Rocky (Stallone non Avallone)

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  27. Roberto, ti si è rotto il disco? E' già la terza volta. Capisco l'interesse di rileggere più volte un libro, ma il rileggere più volte un commento non è che sia il massimo.

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  28. Alex
    Una storia banale, scritta banalmente. Mi sembra di avere letto una fiaba fuori dalla realtà, c'è solo un realismo idealistico e fuori da ogni verosimiglianza. Troppo zeppo di parolacce e porcherie gratuite, neanche lontanamente aderenti alla realtà, anche la più schifosa.

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  29. "La faccia sporca di ghisa"...
    mamma mia, ma questa lo sa almeno che cosa è la ghisa? Vuole raccontare i pericoli della fabbrica, ma tra uno spinello ed una visita al centro sociale di bologna, ha studiato poco la vita operaia...
    Per il resto il libro è inconcludente e non scritto bene... Oalmeno non scritto da premio strega...

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  30. A me il libro è piaciuto,come mi è piaciuto "non ti muovere"(e come mi è piaciuto il film) quindi decuco che abbiamo gusti diversi.Quello che credo è che il libro non sia piaciuto ai Piombinesi semplicemente perchè descrive negativamente Piombino e quindi si siano sentiti offesi.Altrimenti non mi saprei proprio spiegare questo accanimento su un libro che come tanti può piacere oppure no.Io l'ho visto solo come un romanzo che mi ha suscitato delle emozioni,che poi sia più o meno fedele alla descrizione che fa di Piombino è un'altro discorso:io questa realta così drammatica non l'ho vissuta ,certe cose sono vere altre sono un pò esagerate ma non è da questo che si valuta un libro e neanche dalle imprecisioni(di cui anch'io mi sono accorta)come quella dell'euro,insomma va io un libro lo valuto in base a quello che mi trasmette leggendolo, alle sensazioni che mi lascia a ciò a cui mi fa pensare e questo è fortemente soggettivo.
    sara

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  31. Ciao. Ho letto il libro da pochissimo perchè frequento un circolo di lettura e commento molto interessante a Pesaro, nella città in cui vivo. L'ho letto solo per questo motivo, solitamente non mi piace leggere best sellers o boom letterari pubblicizzati troppo...infatti avrei fatto bene a non leggerlo. L'ho trovato scontato. Tratta tantissimi temi, troppi, senza arrivare a dare un senso e accendere una scintilla nel lettore. Non mi ha toccato, mi è scivolato addosso e questo è un fatto insolito, poichè reputo la letteratura a tutti i livelli degna di essere apprezzata e interpretata come fatto intellettuale di grandissimo sforzo ed energia. Mi è dispiaciuto chiudere il libro e dire "vabbè". Le uniche cose che mi sono piaciute sono la figura di Sandra, la madre di Anna, e il finale, finalmente un senso di libertà e apertura. Per il resto concordo con te su tutto. Ciao.

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  32. Grazie per il feedback. Il fatto è proprio come hai detto te dei molti temi trattati, che avrebbero anche potuto essere interessanti se sviluppati in altro modo e se conclusi. Purtroppo invece sembrano presi e messi lì per fare ciccia.

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  33. Piombino è veramente Acciaio!!!

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