lunedì 1 marzo 2010

Ancora su Acciaio, ancora su Piombino


Acciaio - come in un fumetto - #2
Inserito originariamente da ste 71
Altri 5 cents sull'argomento. Se continuo così tra una settimana prenderò un caffè in meno a lavoro. Il tema può essere frivolo quanto scottante. Continuo infatti a leggere commenti e pareri molto discordi sul libro Acciaio, soprattutto se preso come riferimento per la città di Piombino. Anche quanto ho scritto venerdì scorso, mi rendo conto, può essere interpretato come un'arrogante presa di posizione a priori (non lo ho letto) contro il libro. Per quanto mi riguarda, non ho problemi a dichiarare che mi sento in grado di poterne parlare pur senza averlo neanche sfogliato, poichè i miei pensieri si incentrano soprattutto su ciò che ne è nato attorno. Voglio però precisare che la mia partecipazione al gruppo facebookiano "Piombino non è Acciaio" è nata soprattutto perchè non voglio che Piombino sia Acciaio. L'autrice descrive infatti una realtà romanzata ed esasperata ponendo qua e là alcuni aspetti e luoghi comuni che sono propri della mia città. E' inutile nascondersi dietro ad un dito: siamo chiusi, ignorantelli, comunistoidi con mentalità operaia, non di larghe vedute ed essendo legati quasi indissolubilmente all'industria, abbiamo spesso e volentieri situazioni economiche che possono risultare difficili.
 Certo, ma raccontare Piombino in questo modo è come dire che i siciliani sono mafiosi, gli svizzeri sono puntuali, gli scozzesi sono tirchi ed ai polacchi puzzano i piedi. So che la mia Piomba è differente, so che chi la ama o la vive, lo fa esaltando o ammirando altri aspetti positivi della città. Ed è per questo che amo dire che Piombino non è Acciaio. Perchè so che siamo altro e so che le fatidiche vie Stalingrado non devono e non dovranno esistere qua da noi. Forse si è parlato troppo a sproposito (dalla Dandini?) delle situazioni difficili che esistono nel libro e di conseguenza dovrebbero (??) esistere a Piombino.
Ad ogni modo non vorrei venisse fuori un caso "Il codice da Vinci" in cui alcuni si accanivano contro il libro poichè diceva cose non reali diffamando la Chiesa... Ciò che la Avallone racconta è una storia e Piombino è solo il contorno. Che poi l'abbia descritta in modo diverso da quello che può sembrare a noi, è oltre che un suo diritto, una licenza letteraria che può tranquillamente prendersi. D'altra parte ha utilizzato una location che conosce plasmandola alla storia che intendeva raccontare. Non è inusuale, anzi, mica crederete che tutto ciò che viene descritto nei romanzi si avvicini alla realtà? La New York di Deaver non sarà mai come la vera Manhattan, la Louisiana di Grisham idem, il mondo militare di Clancy uguale... Ed infatti sono solo libri. Tra l'altro, per chi ama la fantascienza, Dick o il cyberpunk converrà con me che Piombino si presta bene per una storia futuristica alla Sterling o alla Gibson proprio per la sua natura industriale. Quasi quasi ci scrivo su una storia...

2 commenti:

  1. beh, questo è il mio progetto dal titolo "Steel Town Distopy", ce l'ho da anni, ma se me lo fotti ti vengo a cercare!
    Già mi vedo Jena Plissken che plana sul tetto del grattacielo di via Petrarca...!

    e comunque il punto è il solito: te dici che le tue riflessioni si concentrano sul clamore che è nato intorno a questo libro, poi scrivi "L'autrice descrive infatti una realtà romanzata ed esasperata ponendo qua e là alcuni aspetti e luoghi comuni che sono propri della mia città"

    ma la domanda è "che diavolo ne sai?"

    la realtà, magari, è molto peggio. magari lei c'è anche andata leggera e il libro l'hanno letto le educande, quelli che non c'hanno avuto amici tossici, che non hanno conosciuto storie torbide. Quelli che oggi, senza sapere una sega, inneggiano a Pietrino Chia Libero e mi fanno sinceramente un po' più paura di un libro.

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  2. Dai Melone, ora non prendermi te in giro, non averlo letto, non significa essere totalmente ignoranti sull'argomento. Se scrivo qualcosa lo faccio con cognizione di causa. Non abito rinchiuso in una prigione, chi lo ha letto lo conosco. Penso di essere in grado, anzi lo sono di certo, di poter scrivere due o tre righe oggettive riguardanti una trama descritta anche più volte dalla stessa autrice nel corso di alcune interviste rilasciate. Altrimenti mi considererei un cretino, se potessi scrivere solo di argomenti o libri di cui ho letto di prima mano

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